Nella mia foto, uno scorcio della nostra camera a Camaná |
Di giorno, tutto assume un aspetto quasi dignitoso. Vedi foto di Dria.
Si esce a fare colazione e poi via, verso Arequipa. Non c'è troppa distanza, rispetto a quella che abbiamo percorso ieri; ma i panorami si rivelano interessanti. Si va verso l'interno, si passano imponenti altipiani, poi si inizia a salire.
E insomma, dai e dai, si arriva ad Arequipa, detta la ciudad blanca, soprannome per il quale troverete una lista consistente di motivi, nessuno dei quali certi. La seconda città del Perù ha dato tra gli altri, i natali a Mario Vargas Llosa. Già dalla nostra fermata a Paracas, eravamo orientati ad alloggiare in un piccolo hotel chiamato La casa de Tin Tin, così chiamato perché uno dei proprietari è belga francofono, nonché fan del fumetto. Non abbiamo però prenotato; arrivati su quella sorta di strada che pare faccia da circonvallazione della città, cerchiamo l'hotel con l'indirizzo, ma il GPS non la trova. Chiamo quindi l'hotel, due o tre volte, e cerco di farmi spiegare come arrivare. L'indicazione principale è quella che l'hotel si trova sotto un ponte, che però è chiamato in due modi diversi. Con l'aiuto di Dria, alla fine riusciamo a trovare l'hotel, e fortunatamente c'è posto. Ci piace, ci installiamo, e compriamo pure l'escursione al cañon del Colca, attrazione principale del circondario. La gentilissima receptionist che scoprirò chiamarsi Silvana, la stessa che con pazienza mi aveva spiegato come arrivare all'hotel, ci indica come arrivare in centro a piedi, e ci dà anche qualche numero di telefono di compagnie di taxi, nel caso ci servissero. Mentre accade tutto questo, si materializza la padrona, la señora Ana, che è curiosa di sapere chi è arrivato. Gli dico che siamo italiani, ma lei puntualizza che sono italiano, si ma che parlo spagnolo con una specie di accento argentino. La cosa, devo ammetterlo, un po' mi inorgoglisce, e se devo dire la verità, non so neppure perché. La signora si dimostra simpatica e gentile, e chiacchieriamo un poco sul rapporto tra peruviani ed argentini; mi spiega che ai peruviani gli argentini stanno simpatici, a differenza dei cileni, e mi racconta che durante la guerra delle Falkland, mentre i cileni concedevano basi militari agli inglesi, loro inviavano supporto agli argentini. Conosco un po' la storia, tramite i miei amici argentini; so che il Cile si è reso antipatico a peruviani e boliviani per alcune dispute sui confini, mentre con gli argentini c'è una rivalità da vicini che risale a chissà quando. Anche lei ci dà qualche dritta su cosa vedere in città e nei dintorni. Dopo aver parcheggiato l'auto dentro i confini del quartierino, delimitato da sbarre e cancelli e sorvegliato da guardie (mi è venuto in mente La zona), ci facciamo indicare anche qualche posto dove mangiare, e ci avviamo a piedi verso il centro; il cielo è scuro, ma per il momento la pioggia sembra scongiurata. Accanto all'hotel, a pochi metri, scorre impetuoso e gonfio dalle precipitazioni copiose, in questo periodo, il fiume Chili.
1 commento:
come quasi 50 anni?!
senza ironia eh, ero certo che le 50 primavere le avessi già passate.
cmq finalmente con una persona appresso che fa le foto "vere" si apprezzano di più i tuoi viaggi.
grazie Dria
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