La distanza da percorrere non è granché (311 km), quindi possiamo anche prendercela con calma. Non è che stiamo benissimo, quindi facciamo colazione con calma, e subito dopo, la señora Ana ci intrattiene chiedendoci come stiamo, ci prepara una sorta di tisana, ci regala un paio di rotoli di carta igienica (dicendoci che, non stando bene, è buona norma che ce la portiamo dietro; aggiunge "non è elegante, ma fa niente"), ci dice che dovremo attraversare Juliaca, poco prima di arrivare a Puno, e di farci attenzione per due motivi. Il primo, per strada c'è di tutto, e nessuno segue nessuna regola, il secondo è che, secondo lei, Juliaca è la città più brutta del mondo. "Fate delle foto, è orribile", ci dice. Salutiamo tutti, ringraziando per la cortesia, e andiamo. Sbagliamo strada una volta, per uscire da Arequipa e prendere la strada giusta, e poi tutto fila piuttosto liscio, il mal di testa si attenua, quando guido sto bene insomma. Qualche fermata per sgranchire le gambe, si sale molto, si rimane quasi sempre sopra i 3.000 metri, non abbiamo fretta, e quindi arriviamo a Juliaca. In effetti, c'è del vero in quel che dice la signora Ana, qua c'è del brutto vero, e sulla strada c'è un bel casino, contando che non è che sia una metropoli come Lima. Ne usciamo, e rimangono ancora un po' di chilometri per Puno. Ci incasiniamo un po' per trovare il Totorani Inn, che si rivela un'alberghetto piuttosto modesto, ma il proprietario è come l'aveva descritto Ana, solo con una faccia da furbo non da poco. Ci installiamo, facciamo un giro in città per mangiare qualcosa e per orientarci. Le foto che seguono sono di Dria, scattate lungo la strada.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20150420
Perù - Febbraio 2015 (14)
Giovedì 12 febbraio
La distanza da percorrere non è granché (311 km), quindi possiamo anche prendercela con calma. Non è che stiamo benissimo, quindi facciamo colazione con calma, e subito dopo, la señora Ana ci intrattiene chiedendoci come stiamo, ci prepara una sorta di tisana, ci regala un paio di rotoli di carta igienica (dicendoci che, non stando bene, è buona norma che ce la portiamo dietro; aggiunge "non è elegante, ma fa niente"), ci dice che dovremo attraversare Juliaca, poco prima di arrivare a Puno, e di farci attenzione per due motivi. Il primo, per strada c'è di tutto, e nessuno segue nessuna regola, il secondo è che, secondo lei, Juliaca è la città più brutta del mondo. "Fate delle foto, è orribile", ci dice. Salutiamo tutti, ringraziando per la cortesia, e andiamo. Sbagliamo strada una volta, per uscire da Arequipa e prendere la strada giusta, e poi tutto fila piuttosto liscio, il mal di testa si attenua, quando guido sto bene insomma. Qualche fermata per sgranchire le gambe, si sale molto, si rimane quasi sempre sopra i 3.000 metri, non abbiamo fretta, e quindi arriviamo a Juliaca. In effetti, c'è del vero in quel che dice la signora Ana, qua c'è del brutto vero, e sulla strada c'è un bel casino, contando che non è che sia una metropoli come Lima. Ne usciamo, e rimangono ancora un po' di chilometri per Puno. Ci incasiniamo un po' per trovare il Totorani Inn, che si rivela un'alberghetto piuttosto modesto, ma il proprietario è come l'aveva descritto Ana, solo con una faccia da furbo non da poco. Ci installiamo, facciamo un giro in città per mangiare qualcosa e per orientarci. Le foto che seguono sono di Dria, scattate lungo la strada.
La distanza da percorrere non è granché (311 km), quindi possiamo anche prendercela con calma. Non è che stiamo benissimo, quindi facciamo colazione con calma, e subito dopo, la señora Ana ci intrattiene chiedendoci come stiamo, ci prepara una sorta di tisana, ci regala un paio di rotoli di carta igienica (dicendoci che, non stando bene, è buona norma che ce la portiamo dietro; aggiunge "non è elegante, ma fa niente"), ci dice che dovremo attraversare Juliaca, poco prima di arrivare a Puno, e di farci attenzione per due motivi. Il primo, per strada c'è di tutto, e nessuno segue nessuna regola, il secondo è che, secondo lei, Juliaca è la città più brutta del mondo. "Fate delle foto, è orribile", ci dice. Salutiamo tutti, ringraziando per la cortesia, e andiamo. Sbagliamo strada una volta, per uscire da Arequipa e prendere la strada giusta, e poi tutto fila piuttosto liscio, il mal di testa si attenua, quando guido sto bene insomma. Qualche fermata per sgranchire le gambe, si sale molto, si rimane quasi sempre sopra i 3.000 metri, non abbiamo fretta, e quindi arriviamo a Juliaca. In effetti, c'è del vero in quel che dice la signora Ana, qua c'è del brutto vero, e sulla strada c'è un bel casino, contando che non è che sia una metropoli come Lima. Ne usciamo, e rimangono ancora un po' di chilometri per Puno. Ci incasiniamo un po' per trovare il Totorani Inn, che si rivela un'alberghetto piuttosto modesto, ma il proprietario è come l'aveva descritto Ana, solo con una faccia da furbo non da poco. Ci installiamo, facciamo un giro in città per mangiare qualcosa e per orientarci. Le foto che seguono sono di Dria, scattate lungo la strada.
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