Architects + Beartooth + Polaris, Alcatraz MI, 30 gennaio 2019
Primo concerto del 2019, si parte già a gennaio con un minitour personale, prima tappa a Milano. Albergo nelle vicinanze dell'ormai leggendario Alcatraz, 15 minuti a piedi per raggiungerlo, so già che lì mi incontrerò con gli amici Elenina e Beach. Arrivo e, pare per i fatti tristi accaduti qualche settimana prima ad un concerto di Sfera (morti calpestati per fuggi fuggi seguito ad alcuni spruzzi di spray al peperoncino), la coda si prolunga per diverse centinaia di metri, svolta in via Giuseppe Piazzi, lungo il marciapiede. La affronto con molta serenità, anche se un gruppetto di giovani dell'hinterland milanese mi fa riflettere su quanto eravamo tristi quando anche noi eravamo giovani, ascoltando i racconti delle loro serate precedenti (ma non glielo dico), e mi stupisce la regolarità della coda stessa, essendo in Italia. Naturalmente, non potevano mancare dei venditori irregolari di birra. C'è però un altro motivo che causa l'assembramento: l'organizzazione, su Facebook, ha comunicato (alle 17,21) che i concerti erano stati tutti anticipati di 30 minuti, in seguito alle richieste degli artisti (quindi degli Architects, che evidentemente volevano essere pronti per le 23); l'apertura delle porte rimane alle 19, e l'inizio dei Polaris va alle 19,30. Scontato perderli. I Polaris, quindi, continueranno ad essere dei perfetti sconosciuti per me, ma quando entro trovo quasi subito Elenina, che mi fa sempre piacere incontrare. Tra l'altro, lei è una fotografa accreditata, ed è pure brava. Dopo un po' ecco anche Beach con la sua combriccola. Chiacchieriamo sopra l'esibizione dei Beartooth, creatura del vocalist Caleb Shomo, un tipo che sa come tenere in pugno un audience, band che mescolando punk rock e metalcore torna indietro fino ad ottenere una sorta di revival nu metal. Esibizione apprezzata ed Alcatraz che si riempie, cosa che regala un bel colpo d'occhio. Migliorie visibili (era un bel po' che non ci mettevo piede), peccato per la sala fumo, enorme ma simile ad una camera a gas.
Poco dopo le 21,30 parte l'intro di Death Is Not Defeat, e i cinque salgono sull'elegante palco per un concerto, la cui scaletta potrete trovare qui, che sicuramente consacra Sam Carter come uno dei cantanti metalcore più dotati, insieme ad una band che è riuscita a trovare una nuova spinta dalla catarsi seguita all'elaborazione del lutto, dopo la morte di uno dei loro componenti più importanti. Infatti, su quel palco è un po' come fossero in sei, fino all'omaggio finale, con le iniziali di Tom Searle dentro un cuore stilizzato, sul fondale del palco, calato sulle note della conclusiva Doomsday, subito dopo Gone With the Wind, canzone nella quale lo stesso Tom, autore delle liriche come sempre fino alla sua morte, parlava apertamente dell'avvicinarsi della sua fine. Il live degli Architects è quindi una roba emotiva, oltre ad essere una sassata di incredibile potenza. Grazie al suono, sorprendentemente chiaro per un concerto in terra italica, abbiamo potuto apprezzare una band che suona come una cosa sola, e che a differenza degli amici BMTH, vuole rimanere dentro lo steccato del metalcore per rimanerci e per primeggiare. Canzoni perfette, esecuzioni impeccabili, partecipazione corale alle stelle, comunicazione di Sam tra un pezzo e l'altro infarcita di ringraziamenti e di fuckin' (probabilmente più i secondi che i primi, anche se i primi sono stati molti), trovate sceniche d'effetto, potenza da vendere. Alle 22,55 è tutto finito, e la notte milanese non è neppure troppo fredda (anche se l'indomani nevicherà): usciamo fuori per ribadire a noi stessi che è stato un gran concerto.
Shortly after 9.30 PM the intro of Death Is Not Defeat starts, and the five go up on the elegant stage for a concert, whose set list you can find here, which surely consecrates Sam Carter as one of the most gifted metalcore singers, together with a band that has managed to find a new push from the catharsis following the mourning process, after the death of one of their most important components. In fact, on that stage is a bit as if they were in six, up to the final tribute, with the initials of Tom Searle inside a stylized heart, on the backdrop of the stage, dropped on the notes of the final Doomsday, just after Gone With the Wind, song in which the same Tom, author of lyrics as always until his death, spoke openly of the approach of his end. The Architects' live is therefore an emotional stuff, besides being a throwing stone of incredible power. Thanks to the sound, surprisingly clear for a concert in Italy, we could appreciate a band that sounds like one thing only, and that unlike the friends BMTH, wants to stay inside the metalcore fence to stay and to excel. Perfect songs, impeccable performance, choral participation to the stars, Sam's communication between a track and the other filled with thanks and fuckin' (probably more the seconds than the first, even if the first were many), suggestives theatrical effects, powerful. At 10.55 it's all over, and the night in Milan is not even too cold (even if the next day it will snow): we go out to reiterate to ourselves that it was a great concert.
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