Tutto sommato, sono quasi d'accordo con la recensione di Kerrang, a proposito di questo quarto album da solista per il problematico cantante dei Creed, seppure sarei stato meno largo con il voto. Il disco parte molto bene, con un pizzico di elettronica ma con delle belle chitarrone potenti, sembra di ascoltare qualcosa di inedito degli Stone Temple Pilots dei tempi belli. Poi, nonostante la comparsata di Dorothy e il supporto del fenomeno chitarristico greco Yiannis Papadopoulos su ben tre brani, il disco si ammoscia inesorabilmente verso la totale prevedibilità. Peccato, perché alla fine, il tipo mi sta pure simpatico, con tutti i suoi casini e nonostante la sua ossessione per la fede.
All in all, I almost agree with Kerrang's review about this fourth solo album for the problematic singer of Creed, although I would have been less broad with my rating. The album starts off very well, with a pinch of electronics but with some nice powerful guitars, it feels like listening to something unreleased by Stone Temple Pilots from the good old days. Then, despite Dorothy's appearance and the support of the Greek guitar phenomenon Yiannis Papadopoulos on three songs, the album inexorably softens towards total predictability. It's a shame, because in the end, I even like the guy, with all his messes and despite his obsession with faith.
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