No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130826

a est del Sole, ad ovest della Luna

Sol austan, Mani vestan - Burzum (2013)

Prima di parlare di musica, alcuni aggiornamenti. Dalla prima volta in cui vi ho parlato di Varg Vikernes, decisamente un personaggio fuori dagli schemi, in occasione dell'uscita del suo disco Fallen, il suo secondo dopo la scarcerazione, sono accadute alcune cose. Sono usciti altri due dischi, Umskiptar nel 2012 e questo, a fine maggio 2013, e Vikernes, lo scorso mese, è stato nuovamente arrestato in Francia, a Salon-la-Tour, dove pare si fosse trasferito con la famiglia: sua moglie, francese, con regolare porto d'armi e iscritta al locale poligono, aveva acquistato alcuni fucili. Le autorità locali sostengono che Vikernes stesse pianificando una strage.
Nell'aprile di quest'anno, Burzum ha pubblicato il brano Back To The Shadows, affermando che sarebbe stato l'ultimo prodotto in stile black metal. Infatti, il disco del quale parliamo oggi, è un disco totalmente strumentale, ma soprattutto in stile dark ambient, suonato quasi interamente con sintetizzatori. Non si sa se questo sarà lo stile che Burzum intende conservare da qui in avanti, visto che non è la prima volta che si dedica all'ambient
Andiamo al sodo: com'è il disco? Un disco di sottofondo, senza dubbio, senza tracce che spiccano più delle altre, probabilmente anche un po' prevedibile, ma anche un po' inquietante, magari lasciandosi suggestionare dalla storia del personaggio. Alcuni pezzi (Mani vestan, Solarras, Fedrahellir, Solargudi, Ganga at solu, Hid) racchiudono un suono vicino al clavicembalo (non posso assicurarvi che lo sia veramente, o che il suono che Burzum cercava con le macchine fosse di un clavicembalo, quel che so è che a me lo ha ricordato), e questo, a mio giudizio, è un po' la chiave di lettura del disco. Sol austan, Mani vestan, è un disco che richiama il silenzio assordante dei fiordi, la maestosità dei ghiacci e del freddo, l'aria rarefatta delle fredde foreste nordiche, pur se a tentare di ricreare certe atmosfere è la tecnologia. L'incedere è, naturalmente, lento e rilassato, quasi pacificante, forse c'è solo un timido tentativo di generare una vaga atmosfera techno con Runar munt bu finna, con una base leggermente più ritmata, ma in definitiva il disco si fa ascoltare con una certa curiosità.

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