No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130810

pini

Pines - A Fine Frenzy (2012)

Come potete evincere dall'anno di uscita (il mese fu ottobre), ci ho messo un bel po' ad assorbire un minimo questo terzo lavoro di Alison Sudol, in arte appunto A Fine Frenzy. Pines arriva dopo One Cell in the Sea del 2007, e Bomb in a Birdcage del 2009, e, a quanto pare, nasce da un soggiorno nella zona di Cascade Range, è accompagnato da un e-book e da un cortometraggio animato (lo trovate a fine recensione). Traccia dopo traccia, segue la storia fantastica di un albero al quale è stato donato il libero arbitrio (quindi, una sorta di concept album, diciamolo), e innesca riflessioni sulla rapidità della vita in questo secolo. Bucolico ed etereo, sussurrato e decisamente fuori dagli schemi, Pines ci mostra un'artista che ha deciso di percorrere la strada probabilmente più difficile, una strada che non la porterà mai al successo planetario, una strada che sottintende ricerca, passione, capacità di trasmettere emozioni vibranti per mezzo della musica. Perché se qualcuno ha ascoltato i due lavori precedenti, saprà perfettamente che Alison Sudol è capacissima di scrivere ed interpretare canzoni pop d'autore, di lasciare il segno, ed avrebbe perfino il physique du role per far innamorare uomini e donne solo con la leggiadria della sua musica. E invece, la nostra pel di carota nata a Seattle, come detto ha deciso di raccontare storie, di dipingere quadri ogni volta diversi attraverso le sue canzoni. Ecco, quindi, spiegato il motivo per cui ci ho messo così tanto a "digerirlo", il perché non riuscivo a rintracciare quel o quei pezzi che fungono normalmente da "chiave", per scardinare il disco, per riuscire ad entrarci dentro. Perché, evidentemente, Pines va preso così, tutto intero, 67 minuti e 42 secondi di musica soave come la voce che la canta.

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