Anticipato dall'EP intitolato Metal, il buon vecchio Jason Newsted, l'uomo che detiene un primato simile a quello di Andrew Ridgeley degli Wham (come Ridgeley suonava la chitarra senza corde, così Newsted suonò il basso sull'unico disco rock in cui il basso non si sente, e sto parlando, gli esperti lo sanno bene, di ...And Justice For All dei Metallica, band nella quale, come tutti sapete, altrimenti tornate sui banchi di scuola, militò dopo la triste morte del ben più dotato tecnicamente Cliff Burton - la leggenda vuole che fosse scelto per la sua capacità di stare al passo con Hetfield con le bevute - provenendo dagli allora pochissimo conosciuti Flotsam and Jetsam, una band che sempre Hetfield, quel buontempone, definì Flintstones and Jetsons, ma che a me erano piaciuti col loro debutto Doomsday for the Deceiver) dà "alle stampe" il suo primo disco con una band che porta il suo cognome. Jason è al basso e alla voce, Jesus Mendez Jr. alla batteria, Jessie Farnsworth alla chitarra, e, ingresso dell'ultima ora, Mike Mushok, lead guitar e membro formatore degli Staind.
Il disco è un po' una delusione, ma, certo, dipende da cosa ci si aspettava. Forse mi ero illuso, pensando al fatto che, avendo fatto parte anche dei Voivod, dal 2002 al 2008, potessimo trovare in questo Heavy Metal Music, qualcosa di stimolante, non troppo prevedibile, grintoso ma con un QI. Invece, con tutto il bene che gli voglio, 'sto disco sembra un Bignami degli stereotipi hard rock/heavy metal. Un po' di Metallica old-style (Soldierhead), un po' di Motorhead (Long Time Dead), un po' di Motley Crue (Heroic Dose), un po' di Black Sabbath alla lontana (Nocturnus), e via citando (o scimmiottando); una voce che insomma, lo sappiamo tutti che lo studio fa miracoli, ma che poi dal vivo lo abbiamo sentito un sacco di volte e al massimo poteva fare la controfigura del rutto di Wyoming in Ovosodo con la voce, l'amico Jason Newsted, prove strumentali tutte da turnisti, niente di realmente eccitante o da sottolineare. Diciamo che il buon Jason, usando una classica metafora calcistica, rappresenta un bel medianone con tanti polmoni e piedi ruvidi. Per i numeri 10, bisogna guardare da un'altra parte.
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