Big Inner - Matthew E. White (2012)
Personaggio molto particolare questo White (no relation with Breaking Bad), già Fight the Big Bull, collettivo musicale avant-garde che ha collaborato anche con Justin Vernon (aka Bon Iver), e ancor prima con i Great White Jenkins, a quanto pare una rock band. Questo Big Inner, uscito esattamente un anno fa, è stato acclamato da molte riviste straniere, e non so davvero come abbia fatto a finire sul mio lettore mp3. Fondatore pure del Patchwork Collective (collettivo musicale con lo scopo di generare una scena musicale locale) a Richmond, Virgina, luogo dove presuppongo viva, White è un tipo sensibile e spirituale (a meno che non sia tutto un grande scherzo, ascoltare la seconda metà della conclusiva Brazos, con quell'interminabile e irresistibile dilatazione psycho-blues che recita ininterrottamente "Jesus Christ is our Lord, Jesus Christ he's your friend"), che infarcisce i suoi testi di citazioni religiose senza però risultare pesante, raccontando di sé qua e là, anche dolorosamente, ma sempre senza risultare tragico. A livello musicale, c'è di tutto, suonato senza spocchia, arrangiato superbamente, quasi sottovoce, ma con grande maestrìa. Jazz, Soul, Americana, Gospel, Rock, naturalmente, riferimenti infiniti (Jorge Ben, a cui è accreditata Brazos, Jimmy Cliff per Will You Love Me, anche se in realtà di Cliff c'è solo una citazione, per di più di Many Rivers to Cross, e il pezzo è un remake di Games People Play di Joe South, ma White dice di essersi ispirato alla versione di Lee Dorsey, come riferisce Fabio Codias), anche se in verità, pare che l'idolo assoluto di questo ragazzone barbuto sia (mi vien da dire "naturalmente") l'immarcescibile Randy Newman, del quale coverizza Sail Away dal vivo, e al quale, pare, ha portato brevi manu un suo demo (a casa di Randy!). Quindi, come dire, un calderone musicale interessante, sussurrato con quella voce suadente, quasi sorprendente per uno col suo fisico, e una spiritualità "simpatica" (buddy Christ?) anziché la satira tagliente del maestro Newman. Ma, di sicuro, un disco al tempo stesso leggero ed intellettualmente stimolante.
PS grazie a Massi per l'ispirazione
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