Digital Garbage - Mudhoney (2018)
Al decimo album in studio per la seminale band di di Seattle, Washington, l'unica novità rilevante è una politicizzazione delle liriche, come si può intuire vagamente dal titolo, "spazzatura digitale". Contro le sparatorie, che avvengono perfino in chiesa, contro i necon, contro l'estremismo evangelico, contro la corsa al successo, contro la diffusione di paure insensate ("Robot e alieni rubano posti di lavoro, stanno portando droga, violenteranno tua madre! / Attenti alle luci abbaglianti della città dove le lesbiche stanno aspettando di rubare tua moglie!" canta un Mark Arm mai domo e ancora in gran forma, in Paranoid Core), il tutto con il solito suono che ci riporta indietro di 30 anni, senza particolari picchi compositivi (non c'è una nuova Touch Me, I'm Sick), ma senza riempitivi: undici tracce oneste, per una band fedele alla linea, stavolta davvero preoccupata per il futuro del pianeta.
At the tenth studio album for the seminal band of Seattle, Washington, the only relevant news is a politicization of lyrics, as you can vaguely guess from the title, "digital garbage". Against the shootings, which happen even in church, against the necon, against evangelical extremism, against the race to success, against the spread of senseless fears (“Robots and aliens stealing jobs, they’re bringing drugs, they’ll rape your mom!/Beware the city’s dazzling lights where dykes are waiting to steal your wife!", sings a Mark Arm never tamed and still in great shape, in Paranoid Core), all with the usual sound that brings us back 30 years, without particular compositional peaks (there is no new Touch Me, I'm Sick), but without fillers: eleven honest tracks, for a band faithful to the line, this time really worried about the future of the planet.
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