Vaxis - Act I: The Unheavenly Creatures - Coheed and Cambria (2018)
Ho sempre avuto un rapporto strano, direi quasi conflittuale con la band di Nyack, New York, probabilmente perché non ho mai approfondito gli ascolti, e non sono mai riuscito a "collocarli" come genere. Sono infatti andato a controllare, e non ho mai scritto niente su di loro, se non una volta quando mi sono stupito che si potesse abbandonare una band come i Dillinger Escape Plan per, appunto, una come i Coheed and Cambria (il batterista Chris Pennie). Chissà se la cosiddetta maturità, implica anche questo: mettersi pazientemente all'ascolto di qualcosa che non si è compreso fino ad allora. Ma devo rivelarvi che non è stato per niente difficile, in questo caso: il nono disco in studio dei Coheed e, a mio modestissimo parere, molto bello. Sono stati catalogati spesso alla voce progressive, ma direi che se si esclude qualche tempo dispari e l'uso delle tastiere, l'etichetta è esagerata, almeno per questo disco. Le canzoni sono piuttosto lineari, anche quelle più lunghe; come quasi tutti i loro dischi, anche questo è un concept, che è ispirato alla saga fumettistica The Amory Wars, scritta dal cantante e chitarrista della band, Claudio Sanchez. L'attitudine progressive si sposa con un approccio heavy metal classico, un po' alla Iron Maiden, e da una ricerca della melodia decisamente riuscita, tanto che il risultato mi fa pensare a dei moderni Journey, più che ai Rush. Nonostante la lunghezza del disco (quasi 80 minuti per 14 canzoni ed un iniziale prologo), ci sono una quantità di belle canzoni tale, che un'altra band qualsiasi ci avrebbe probabilmente scritto almeno tre dischi diversi, con vari riempitivi. Vi invito a superare le diffidenze, in caso ne aveste, e ad ascoltarlo: ne rimarrete stupiti.
I have always had a strange relationship, I would say almost conflicting, with the band from Nyack, New York, probably because I have never deepened the listenings, and I have never been able to "place them" as a genre. I went to check, and I never wrote anything about them, if not once when I was amazed that someone could leave a band like the Dillinger Escape Plan for, in fact, another one like the Coheed and Cambria (the drummer Chris Pennie did it). Who knows if the so-called maturity, also implies this: to patiently listen to something that has not been understood until then. But I must reveal to you that it was not difficult at all, in this case: the ninth record in studio by the Coheed is, in my humble opinion, very good. They have been cataloged often at the voice: progressive, but I would say that if you exclude some polyrhythms and the use of the keyboards, the label is exaggerated, at least for this record. The songs are quite linear, even the longest ones; like almost all their records, this is also a concept, which is inspired by the comic book saga The Amory Wars, written by the singer and guitarist of the band, Claudio Sanchez. The progressive attitude is combined with a classic heavy metal approach, a bit Iron Maiden-ish, and a research for the melody decidedly successful, so that the result makes me think of a modern Journey, rather than to the Rush. Despite the length of the record (almost 80 minutes for 14 songs and an initial prologue), there are a lot of beautiful songs such that any other band would probably have written at least three different records, with various fillers. I invite you to overcome the prejudice, in case you have, and to listen to it: you will be amazed.
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