Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: ce ne fusse
Roma caput mundi, si dice. Ma quando sei in periferia, c'è poco da latineggiare. Legate dallo stesso enorme condominio senza personalità, tre storie apparentemente slegate, si intrecciano fino ad esplodere. Marco esce di galera dopo 5 anni (per spaccio), e prova tenacemente a farsi una vita lontana dall'illegalità: è impossibile, e torna allo spaccio, fermo sulla panchina in mezzo al quartiere, come su un faro che gli permette una visione globale sulla miseria circostante. Sonia, che vive con la nonna, cerca disperatamente di studiare e raggiungere la laurea, e contemporaneamente di rendersi indipendente economicamente: l'unica via di guadagno è il bar, in realtà una bisca, nonché crocevia di malavitosi di piccolo cabotaggio, di Sergio. Faustino, Massimo e Federico sono invece tre amici inseparabili, nonostante le loro diversità, e l'amicizia in questione li fa sentire come invincibili; questa sensazione li porta ad azioni che, nella loro irreversibilità, possono condannarli a non avere futuro...
Il Serpentone del quartiere Nuovo Corviale a Roma è lo sfondo, invadente ma necessario co-protagonista, di questa quasi opera prima (in realtà i due hanno condiviso ben tre cortometraggi prima di questo lungo, e Coluccini è stato regista di un documentario), che dovrebbe essere un lavoro che inorgoglisce in quanto italiani, e invece è stato praticamente invisibile. Girato evidentemente con budget ridotto, ha una fotografia decente, denota buona tecnica, assembla un discreto gruppo di attori, all'interno dei quali spiccano Fabio Gomiero (Federico), Maurizio Tesei (Marco) e Ughetta D'Onorascenzo (Sonia), ma soprattutto un'ottima sceneggiatura, stringente e ad orologeria, dialoghi crudi e credibili, scenari da bassofondo finalmente altrettanto credibili.
C'è tensione, azione, riflessione, c'è una fotografia abbastanza triste, ma innegabilmente reale, di una disperazione tutta italiana. Non sarà perfetto, ma ad averne.
Nessun commento:
Posta un commento