Madre notte - di Kurt Vonnegut (1961)
Howard W. Campbell Jr, nato negli USA, emigrato insieme alla famiglia in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, cresce da tedesco. E' un drammaturgo, sposato con la bellissima e amata Helga, che fa da splendida protagonista in tutte le sue commedie; allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale, le sue commedie sono le preferite da Hitler, dai suoi leccapiedi e dai suoi bracci armati. Viene quindi ingaggiato dall'establishment nazista come voce della propaganda in inglese: condurrà un programma radiofonico, durante il quale esalterà la nazione ariana, il suo credo, le sue assurde convinzioni, per reclutare adepti tra gli statunitensi. Viene contattato da un agente del ministero della guerra statunitense che, cosciente del fatto che Campbell non è per niente interessato al nazismo, gli propone di diventare un agente del controspionaggio.
Sono d'accordo con chi dice che, leggendo questo Madre notte (per di più, nel mio caso, il primo libro in assoluto che leggo di Vonnegut), non si ha immediatamente l'impressione che sia un libro-capolavoro. Esile, con una prosa semplice, diretta, seppur lasciando molte cose in sospeso, nebulose, evidentemente fin troppo profondo per impattare nell'immediato, Vonnegut per prima cosa destabilizza il lettore con quel suo cinismo che può perfino essere scambiato per superficialità, affrontando un tema a tutt'oggi scottante come l'Olocausto (e averlo letto contemporaneamente a L'industria dell'Olocausto di Finkelstein - del quale vi parlerò tra un po' - ha, probabilmente, contribuito ancor di più ad apprezzare il cinismo raffinato di Vonnegut), dopo di che orchestra un plot struggente, vissuto dal protagonista con sofferenza ma raccontato con distacco, altro espediente che destabilizza il lettore, e produce, a posteriori, l'effetto riflessivo che conferisce il valore aggiunto. Libro profondamente intelligente, scritto da una mente più che lucida e graffiante.
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