No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120914

enrico

Henry - di Alessandro Piva (2012)

Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: un ce n'è romani a Roma?

Roma, oggi. Se una volta si diceva che Roma era caput mundi, adesso lo è davvero, e non perché comanda l'Impero. Gianni è un tossico con poche speranze, fidanzato con la bellissima Nina, insegnante di aerobica col vizietto della droga pure lei, ma leggermente meno dipendente rispetto a Gianni. Rocco è il compagno di sballo di Gianni. Per via della maledetta astinenza, e della cronica mancanza di denaro, si ritrovano coinvolti non solo nell'omicidio di Spillo, il loro pusher di fiducia, ma soprattutto in mezzo alla lotta senza quartiere tra due bande, per la (non) spartizione del mercato dell'eroina romano. Da una parte i meridionali, che l'hanno sempre avuta in mano, dall'altra gli africani, che in mano hanno soltanto un prodotto micidiale e nuovissimo, chiamato Henry. Come se non bastasse, c'è perfino la polizia che indaga, con una coppia che sembra assortita dal caso: il commissario Silvestri, bravo, intuitivo, ma fin troppo ligio alle regole, ed il suo assistente Bellucci, consumatore regolare di cocaina e, probabilmente, con troppi film polizieschi visti alle spalle. Difficile che da tutto questo esca qualcosa di buono...
Alessandro Piva, a mio parere, è un regista più che interessante. La sua evidente difficoltà a lavorare e ad "essere visto" in Italia, è un segno dello stato dell'arte. Qualcuno si ricorderà il suo delizioso debutto, La CapaGira, visibile 12 anni fa nei circuiti d'essai, che ricevette vari osanna dalla critica. Il suo secondo film, Mio cognato, meno apprezzato, proseguiva comunque un discorso che valeva la pena di essere ascoltato. Questo terzo film, Henry, del 2010 ma arrivato con enormi difficoltà nelle sale italiane quest'anno, completamente autoprodotto, è l'ennesimo tassello di una carriera che meriterebbe ben altri responsi, ma che in Italia passa praticamente inosservata. A dispetto del suo possibile inquadramento nel film di genere, Henry è un lavoro che denota una mano personale, mette in mostra un cast di tutto rispetto, mantiene la tensione e racconta la realtà italiana della grandi città come altre produzioni non riescono a fare. Ennesima prova da sottolineare per Michele Riondino (Gianni), nel cast anche Carolina Crescentini (Nina), Claudio Gioé (Silvestri), Pietro De Silva (Rocco), Paolo Sassanelli (Bellucci), Max Mazzotta (Spillo), David Coco (Ciccio) e l'immancabile Dino Abbrescia nei panni di Martino, un gangster con un acconciatura improponibile. Da sostenere.

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