Inseparabili - Il fuoco amico dei ricordi - di Alessandro Piperno (2012)
Sono passati più di vent'anni dal fattaccio. Dal "ritiro" dalla vita del padre Leo (poi morto), accusato ingiustamente di aver avuto una relazione con la fidanzatina di Samuel, il fratello minore di Filippo. I Pontecorvo, famiglia ebrea della Roma bene. Le vite dei due fratelli sono andate avanti; e, come per scherzo, hanno preso vie diametralmente opposte a quelle desiderate dai due. Filippo, che ha sposato una bellissima (e squilibrata) pseudo-attrice di fiction, ex ragazzina di Non è la Rai, il fratello maggiore che desiderava lavorare il meno possibile e fuggire dalla vita sociale, diventa improvvisamente famoso grazie ad un film da lui diretto e tratto da una sua graphic novel. Samuel, intrappolato dentro un rapporto di coppia che va avanti per inerzia, senza amore e soprattutto senza sesso, visto che lui stesso soffre di impotenza, Samuel che ha bruciato le tappe del mondo economico fino ad arrivare a New York, adesso, all'insaputa di tutti, alla vigilia delle nozze, è in bancarotta. E, a parte tutte queste cose, ancora nessuno, tra i due fratelli e la madre Rachel, a distanza di oltre vent'anni, ha mai parlato, pronunciato, chiarito, quel che è accaduto con il padre.
Vincitore del Premio Strega di quest'anno, Inseparabili è la seconda parte del dittico Il fuoco amico dei ricordi, dopo il precedente Persecuzione, che raccontava appunto il fattaccio occorso al padre dei protagonisti di questo secondo romanzo, e li "raccontava" da piccoli. Premettendo che non faccio granché caso ai premi, questo terzo libro di Piperno non mi è parso un lavoro talmente importante da vincere un premio. Per fare un paragone, visto che Persecuzione e Inseparabili sono le due parti di un dittico, ma che un pizzico di continuità (alcuni personaggi) esiste pure con il primo libro di Piperno Con le peggiori intenzioni, romanzo che si muoveva dentro il solito ambiente (evidentemente l'autore adesso deve dimostrarci di essere capace di conoscerne, o di saper raccontare, anche altri), quest'ultimo mi è piaciuto sicuramente di più del debutto, ma decisamente meno del precedente. Non metto in dubbio che Piperno sia uomo di cultura, ma la prosa appare scontata, inutilmente prolissa, ripetitiva, senza slanci; la storia va a strappi, e soffre di momenti piuttosto inutili. Sarà la differenza di estrazione sociale, forse, ma c'è sempre un senso di spocchia a tratti insopportabile, che, uscendo dalle righe, influenza me lettore, leggendo di questa famiglia, e che impedisce la nascita di emozioni; nel libro precedente, evidentemente, la tragedia occorsa al capofamiglia riusciva a suscitare un minimo se non di empatia, di pietà. A parte questo, probabilmente un mio problema (ma che potrebbe occorrere anche ad altri lettori), rimane l'altro fatto, e cioè quello che in generale questo libro non è certamente un capolavoro. L'impressione è che sia scritto così così, e che sia permeato di psicologia spicciola. Secondo me, un passo indietro.
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