Hysteria - di Tania Wexler (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ganzetto
Nella Londra Vittoriana, Mortimer Granville, un giovane laureato in medicina adottato dalla famiglia St. John-Smythe, lavora in decine di ospedali ma continua ad essere licenziato. Il suo problema non è l'incompetenza, bensì il suo essere in anticipo sui tempi: in ogni ospedale, sostiene strenuamente le regole igieniche di base, e si preoccupa costantemente della presenza dei germi. Credeteci o no, all'epoca la maggior parte dei dottori non credeva alla loro esistenza, per cui Granville viene costantemente messo alla porta. Alla continua ricerca di un impiego che gli permetta, prima o poi, di avere un reddito stabile e, di conseguenza, una posizione, una moglie e una famiglia, si presenta all'ambulatorio del dottor Dalrymple. Il dottore in questione è specializzato nella cura di quello che si credeva all'epoca il male del secolo: l'isteria femminile. Dalrymple ha sempre l'anticamera piena, visto che pratica il massaggio vaginale. Granville viene assunto all'istante, e l'anticamera si riempie sempre di più. Dalrymple è talmente soddisfatto di Granville, che si convince a proporgli di entrare in società con lui; inoltre, visto che le sue due figlie sono in età da marito, incoraggia Granville a corteggiare, e poi a fidanzarsi, con la più giovane, Emily, posata, docile, amante della musica e ricercatrice nel campo della frenologia. Granville è, al contrario, intimorito dall'altra figlia di Dalrymple, Charlotte: femminista, socialista, attivista ante litteram, continuamente in contrapposizione rispetto al padre e alla sorella, vive in mezzo ai poveri e alle prostitute, dirigendo (e indebitandosi) una casa-rifugio dedicata appunto a queste classi sociali. Tutto pare andare per il meglio, quando Granville comincia ad accusare fortissimi dolori alla mano destra, sottoposta a stress sempre più forti dato l'impennarsi del lavoro all'ambulatorio. Incapace di lavorare con la sinistra, Dalrymple non può far altro che licenziarlo. Granville torna a casa St. John-Smythe, dove il suo fratellastro Edmund, pseudo-inventore folle e nullafacente cronico, accoglie i suoi sfoghi e lo mette al corrente del suo ultimo studio: uno spolverino elettrico. Casualmente, Granville si accorge che la vibrazione dell'arnese dà sollievo al suo dolore. Perché non usarlo per fare il lavoro che normalmente veniva fatto con le mani?
Divertente, ritmato e ben recitato, questo terzo lungometraggio della Wexler, che con un tono apparentemente leggero e superficiale illustra tutta una serie di errori storici, e rivendica al tempo stesso un femminismo quasi anni '70 rivisitato in chiave moderna, ma con radici nel passato (appunto) vittoriano. Si ride ma si riflette, e decisamente il film è più intelligente di quanto ci si potesse aspettare dai trailer.
Ottime le prove di Hugh Dancy (Granville), Jonathan Pryce (Dalrymple) e Felicity Jones (Emily), brillanti quelle di Rupert Everett (Edmund) e di Maggie Gyllenhaal (Charlotte). Interessante quella di Sheridan Smith (Molly). Come ridere in maniera intelligente, come non essere scurrili con un tema "spinto". Conosco un sacco di gente che dovrebbe prendere lezioni dalla Wexler.
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