The Future - di Miranda July (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ma occosa vor dire?
Los Angeles, California. Sophie e Jason sono una coppia di trentenni, ad un punto cruciale della loro relazione e delle loro vite. Lei è insegnante di danza, lui fa l'assicuratore via telefono. Stanno insieme da quattro anni, vivono perennemente online, ognuno col suo laptop, sdraiati sul divano. Non sono troppo in sintonia col mondo che li circonda. Decidono di adottare un gatto, che è affetto da una malattia renale. Stipulano il contratto, dovranno attendere quattro settimane. Come se si trattasse di un figlio, decidono di usare queste quattro settimane per realizzarsi completamente, per cementare il loro rapporto prima dell'arrivo del gatto Paw-Paw, che dovranno accudire e quindi, che cambierà le loro priorità. Entrambi si licenziano dai rispettivi lavori, e si danno degli obiettivi da raggiungere, come detto, entro breve. Sarà un opera di miglioramento, oppure si perderanno strada facendo?
Atteso a lungo, visto che il film precedente dell'artista statunitense risaliva al 2005, e soprattutto perché proprio quel film, Me And You And Everyone We Know, incantò la critica e il poco, pochissimo pubblico che ebbe la fortuna di vederlo, questo nuovo (relativamente) The Future, ancora non uscito in Italia, è a mio parere inferiore al precedente. Tratto da un lavoro teatrale della stessa regista, presentato nel 2007, sceneggiato da lei stessa, che recita inoltre nella parte di Sophie e dà la voce al gatto Paw-Paw (si, il gatto in adozione parla, fa da voce off, ecco perché vi avevo detto che in un certo qual modo questo film ha qualcosa di simile a Beginners), The Future è l'ulteriore riflessione sulla vita, e soprattutto sul crescere, sulla necessità di condividere questa vita con un'altra persona, sul timore che tutti noi abbiamo di crescere e su quanto questa paura ci paralizzi, portandoci alla pigrizia, all'inazione, a posticipare le cose, a perdere tempo con cose o persone che a volte si possono rivelare interessanti, a volte no.
L'occhio della July è sognante, la voce fuori campo di un gatto, gli inserti onirici, i salti temporali, addirittura la sospensione della realtà, premonizioni e coincidenze, parlano chiaro (per modo di dire), i personaggi principali sono talmente strani che fanno tenerezza (e anche ridere), ma al tempo stesso il deragliamento delle due vite, causato dalla "scadenza" che si sono imposti, fa paura. Nonostante tutto ciò, il film è a mio parere esageratamente simbolico, un po' troppo surreale, nonostante affronti una storia più che plausibile, e quindi risulta a tratti indigesto, leggermente supponente. Hamish Linklater (visto di recente in The Big C e in Battleship), nei panni di Jason, è bravo a tratteggiare un giovane molto simile a Sophie, ingenuo, idealista, con la testa tra la nuvole; Miranda July fa lo stesso con la sua Sophie, anche se spesso viene il sospetto, ricordandola nel film precedente, che non si sforzi per niente, che sia realmente così anche nella vita reale.
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