Emotivi anonimi - di Jean-Pierre Améris (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ganzetto
Francia. Angélique Delange è una grandissima cioccolataia. Ama il cioccolato, è più di una droga: è la sublimazione del suo io. Solo col cioccolato riesce ad essere se stessa, pienamente e perfettamente realizzata. Non ha più paure. Perché Angélique è eccessivamente, esageratamente incredibilmente emotiva. Timida, tremolante, paranoica. Ed ecco perché, per esprimere al massimo le sue potenzialità, diventa "conosciuta" come "l'eremita": un mito tra gli amanti del cioccolato, ma nessuno conosce le sue fattezze. Nessuno sospetta che sia una donna. Ma rimane senza lavoro. E quindi, si mette, non senza enormi difficoltà, a cercarne un altro. Ovviamente, si rivolge ad altre piccole fabbriche di cioccolato. E un giorno, si presenta a quella di proprietà di Jean-René Van Den Hugde. E, indovinate un po'? Jean-René ha lo stesso, identico, spiccicato problema di Angélique. Immaginatevi il colloquio di lavoro: degno di Totò. Il risultato, però, è il preludio ad altre risate: Angélique viene assunta, ma come addetta alle vendite. Immaginatevi: una "emotiva anonima" (Angélique frequenta dei gruppi di sostegno di persone come lei, con le quali condivide le sue difficoltà) costretta, per lavoro, ad andarsene in giro per negozi per vendere il cioccolato della fabbrica artigianale di Jean-René ed i suoi collaboratori. Uno spasso. Insomma, per far girare le cose al meglio, due cose devono accadere: Angélique deve mettere in pratica le sue ricette, anziché andare in cerca di clienti, e sia lei che Jean-René devono riuscire a dichiarare l'un l'altro il loro reciproco amore. Perché è proprio così: sono fatti l'uno per l'altra.
Levigato, furbetto, ma anche delizioso film franco-belga, che in patria (nelle due, per la precisione) uscì sotto il Natale 2010, e da noi è uscito esattamente un anno dopo. Ed è risultato vincente, perché ha giustamente deliziato molti spettatori. Regia allegra che non perde occasione per piazzare nella narrazione inserti musical, due attori divertenti anche da soli, ma che insieme funzionano a meraviglia, una storia prevedibilissima, ma gentile, delicata e piena di speranza, ed il gioco è fatto.
Primo film di Améris che arriva da noi (ma non è il suo primo, assolutamente), i due protagonisti sono Benoit Poelvoorde nei panni di Jean-René (l'abbiamo visto in Mammuth e in Kill Me Please), e Isabelle Carré in quelli di Angélique (ultimamente anche in Ciliegine di Laura Morante, qualche anno fa ne I sentimenti), davvero bravi.
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