Mosse vincenti - di Thomas McCarthy (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: la miseria è brutta
Nel New Jersey, l'avvocato Mike Flaherty, allenatore della squadra scolastica di lotta per passione, sta andando in bancarotta. Tiene all'oscuro la moglie Jackie e le due figliolette Abby e Stella, un po' per non farle preoccupare, un po' perché si vergogna come un cane, ma il fatto è che non ha i soldi neppure per far tagliare un ceppo di un vecchio albero che sta da anni in mezzo al suo giardino. Quando non sa più davvero come andare avanti, ecco il colpo di genio: un cliente, Leo Poplar, affetto da demenza senile, deve essere affidato ad un tutore o ad una casa di riposo. Visto che nessuno dei suoi parenti è rintracciabile, Mike convince il giudice ad affidare Leo a lui: divenendo suo tutore, beneficerà di 1500 dollari al mese. Mike affida ugualmente Leo ad una casa di cura, anche se continua a preoccuparsi per lui e ad andarlo a trovare. Il problema non è completamente risolto, ma è sulla buona strada. Dopo qualche tempo, spunta fuori il giovane nipote di Leo, Kyle. All'incirca quindicenne, arriva dall'Ohio per vivere con il nonno; timido e di poche parole, fugge da una madre tossicomane attualmente in riabilitazione, e dal di lei fidanzato, che a lui non va troppo a genio. Mike e Jackie lo accolgono in casa loro, con un'iniziale riluttanza da parte di Jackie che, in seguito, diverrà la sua più strenua difenditrice. Mike scopre inoltre che Kyle è un ottimo lottatore, e lo iscrive quindi a scuola in modo da renderlo parte della sua squadra: Kyle si integra, si fa nuovi amici, vince le gare, diventa un fratello maggiore fantastico ed amorevole per Abby e Stella. Ma d'un tratto, la situazione Win-win (tutti vincitori) viene interrotta dall'arrivo di Cindy, la madre di Kyle, appena uscita dalla riabilitazione. Pretende che il figlio torni con lei, e l'affidamento del padre. E così facendo, si scopre pure che Mike...
Caratterista interessante (a parte il cinema, era in The Wire), regista di belle speranze, sceneggiatore altrettanto valido (oltre ai suoi film è anche uno degli scrittori di Up), McCarthy ci aveva affascinato con il suo debutto The Station Agent e convinto definitivamente col seguente L'ospite inatteso; abituati così bene, questo Win Win (solita traduzione inefficace in italiano, Mosse vincenti), film discreto, ben diretto e ben recitato, storia edificante e non troppo dolorosa, risulta molto meno incisivo e non lascia il segno, a differenza dei due film citati in precedenza. Questo, nonostante (come al solito) un cast di tutto rispetto: c'è l'immenso Paul Giamatti nei panni di Mike, Amy Ryan è Jackie, una pletora di caratteristi micidiali (Bobby Cannavale, Jeffrey Tambor, Burt Young, Margo Martindale) e un debutto impressionante, quello di Alex Shaffer nei panni di Kyle. La storia, pur toccando il problematico tema della recessione, ed altri, come la tossicodipendenza o l'abbandono dei figli a se stessi, solo di striscio, sembra non affondare mai, e l'atmosfera risulta sempre un po' troppo buonista. Dopo un film meraviglioso, un film così così. Attendiamo comunque il suo prossimo progetto da sceneggiatore, ancora senza regista: per il momento si intitola Million Dollar Arm, parla di un rappresentante di sportivi professionisti che si mette a reclutare giocatori asiatici di cricket per farli giocare a baseball nella Major League, ed il protagonista sarà Don Draper. Scusate, Jon Hamm.
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