Flight - di Robert Zemeckis (2013)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Orlando, Florida, USA. Whip Whitaker viene svegliato dalla solita telefonata di quella stronza della sua ex moglie che vuole i soldi degli alimenti per la scuola del figlio. Whip è un alcolizzato, ma anche un pilota di aerei, dipendente della compagnia SouthJet; nella stanza, con lui, c'è una delle sue assistenti di volo, Katerina Marquez, con la quale ha una relazione sessuale. Hanno passato la notte scopando, ubriacandosi e assumendo cocaina. C'è un volo tra poche ore, e per riprendersi Whip, che tutto sommato è pure un buon pilota, esperto e senza timori, si fa una botta di cocaina, infila l'uniforme e gli occhiali da sole, e via. Il volo è il 227 verso Atlanta, niente di che ma il tempo non è dei migliori. Il secondo pilota è il giovane Ken Evans, un po' titubante davanti a condizioni meteo così avverse; Whip sospende la distribuzione di alcolici a bordo, è una misura obbligatoria in casi del genere, fa annunciare che i passeggeri devono rimanere con le cinture allacciate, e parte con un'impennata a velocità massima per venir fuori dalla turbolenza ed assestarsi sopra le nuvole, manovra che manda nel panico Evans, dopo di che, in condizioni tranquille, lascia a lui i comandi e va a rovesciare tre bottigliette mignon di vodka in un succo di frutta, se lo scola, si rimette al suo posto e schiaccia un sonnellino. Quando l'aeroporto di Atlanta si avvicina, Whip è svegliato da uno scossone. Si deve essere rotto qualcosa, e l'aereo sta precipitando in picchiata. Evans è nel panico, l'equipaggio pure, figuriamoci i passeggeri. Whip però non perde la calma: sarà l'esperienza, sarà l'incoscienza, fatto sta che prendendo i comandi, facendosi aiutare sia da Evans, sia da Margaret, l'assistente capo, compie ogni manovra possibile per evitare un disastro. Arriva a capovolgere l'aereo quando capisce che l'apparecchio ha perso anche i dispositivi di frenata, mentre insieme alla torre di controllo cerca un luogo dove effettuare un atterraggio d'emergenza, visto che l'aeroporto più vicino sarebbe troppo lontano. Rallenta così la corsa dell'aereo, lo rimette a testa in su, individua uno spazio aperto, plana nonostante la velocità sia sempre troppo alta, e attende l'impatto. Perde conoscenza. Si sveglia molte ore dopo, in un ospedale di Atlanta. Nella sua camera c'è il vecchio amico Charlie Anderson, ex pilota, adesso rappresentante del sindacato. Si complimenta con Whip, gli dice che è ormai un eroe: 96 persone su 102 sono salve, grazie alle sue manovre. Tra i sei morti c'è Katerina, mentre Evans è in coma. E' naturalmente in corso un'indagine della NTSB, ma non dovrebbero esserci problemi. Ecco che arriva l'amicone Harling Mays. Più che un amico, Harling è lo spacciatore personale di Whip. Harling cerca di far capire a Whip che lui adesso è un eroe, e dovrebbere pretendere un trattamento da eroe. Whip vuole solo fumare, e l'unica cosa che gli interessa dalla visita di Harling è se gli ha portato da fumare.
Whip è abbastanza sconvolto, ma il suo corpo reagisce bene, tanto che verso sera sgattaiola nel vano scale per fumarsi una sigaretta in pace. Lì, fa conoscenza con Nicole, una bella giovane donna che sta riprendendosi da una overdose di eroina. Whip rimane colpito da Nicole.
Quando Whip finalmente esce dall'ospedale, per evitare i giornalisti, si rifugia nella fattoria del nonno. Mentre passa a trovare Nicole, che sta venendo buttata fuori di casa, Whip si offre di ospitarla; al tempo stesso, il suo esame tossicologico rivela che il suo tasso alcolico al momento dell'incidente era rilevante, e che nelle ore precedenti aveva assunto sia alcol che droghe. Inizia una schermaglia con l'avvocato che la compagnia aerea mette a disposizione di Whip, Hugh Lang, che cerca di "salvargli il culo"; d'accordo con Charlie, vorrebbero che il pilota/eroe si desse una ripulita, mettendosi in riabilitazione. Mentre la storia con Nicole assume una dimensione reale, Whip non riesce ad ammettere di essere un alcolizzato e un tossicodipendente, e non vuole nessun tipo di aiuto. Charlie e Hugh sono disperati, l'inchiesta va avanti, Whip rischia diversi anni di carcere per omicidio plurimo preterintenzionale, e Nicole, già sobria da mesi, trova sempre più difficile stare insieme a lui. Ogni cosa, perfino il rifiuto da parte del figlio, sembrerebbe sufficiente per motivare Whip a dare un taglio netto alle sue dipendenze.
Come ormai sapete bene, voi che mi conoscete, quando mi dilungo così tanto nel raccontarvi una trama di un film, il significato è chiaro: quel film mi è piaciuto un bel po'. Ora, è il periodo dei film "o la va o la spacca", candidati agli Oscar, nati appositamente per raccogliere statuette, e solitamente poi, nel corso del resto dell'anno, riusciamo a scovare "piccoli" film che ti riempiono l'anima ed il cuore, che lasciano un segno indelebile dentro lo spettatore che cerca quel qualcosa in più dal cinema. Ma godiamoci il momento, quello dei "filmoni", con grandi nomi e grandi cast, grandi budget e grandi aspettative. Flight, ritorno al cinema "movimentato" di un altro grande e famosissimo regista, Robert Zemeckis, non sarà Lincoln, ma certamente è un film che vale il prezzo del biglietto (anche se, con i prezzi italiani, sarebbe l'ora di ripensare a questa frase fatta), e mette di fronte a una di quelle cose che ci piace vedere al cinema, senza possibilmente affrontarne nella vita privata: il dilemma etico. Visto che vi ho già abbastanza ammorbato con quello che doveva essere un riassunto della storia, ma è diventato un papiro, la faccio breve e non aggiungerò appesantimenti: Zemeckis, che nel 1999 aveva già affrontato le dipendenze in un documentario per Showtime (Robert Zemeckis on Smoking, Drinking and Drugging in the 20th Century), perché anche se non è un tuo problema personale quasi certamente coinvolge qualcuno dei tuoi migliori amici (tematica molto sentita negli USA), imbastisce, con la sceneggiatura di John Gatins (candidato all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale), un film robusto, spettacolare, pirotecnico anche dal punto di vista della regia, con una colonna sonora piena di grandi classici rock, un film su, appunto, una lotta interiore di un uomo alla deriva, che rimanda, rimanda, ma alla fine, ma proprio alla fine, riesce a fare la cosa giusta. Denzel Washington (Whip Whitaker) si ricandida prepotentemente all'Oscar come miglior attore protagonista, nel cast un sempre spumeggiante John Goodman (Harling Mays), la bellissima Nadine Velazquez (Katerina Marquez, in molti la amiamo da My Name is Earl), che qui ha poco minutaggio ma si mostra in tutto il suo splendore, Don Cheadle (Hugh Lang), Bruce Greenwood (Charlie Anderson), e l'altrettanto bella Kelly Reilly (Nicole). Apparizione per la grande Melissa Leo nei panni di Ellen Block, a capo dell'inchiesta sull'incidente.
Applausi per tutti.
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