No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130120

Tipitina

Treme - di David Simon e Eric Overmyer - Stagione 3 (10 episodi; HBO) - 2012


Due anni dopo Katrina (l'uragano, per chi arrivasse adesso da Saturno), la vita va avanti a New Orleans, e, per qualcuno, anche a New York o ad Indianapolis.
Antoine Batiste sta diventando un uomo, ed un musicista, nuovo, grazie anche a Desiree, che lo tiene sulla "retta via", e che in questa stagione trova il tempo per essere coinvolta in un comitato di protesta contro l'abbattimento indiscriminato delle case danneggiate da parte della municipalità (e si trova, indirettamente, a scontrarsi con Nelson Hidalgo, sempre alla ricerca di nuovi affari, nuovi finanziamenti, nuove mammelle da mungere). Janette Desautel continua a lavorare a New York, con crescente apprezzamento, ma New Orleans è come una calamita: le si presenterà l'opportunità di tornare. La famiglia Lambreaux si trova a fronteggiare dapprima una nuova situazione di tranquillità e di apprezzamento per il "loro" album di crossover di indian-jazz, e una sorta di inversione dei ruoli (Delmond è preoccupato che l'album non sia pienamente compreso, ed è preoccupato del giudizio degli altri, mentre ad Albert non gliene può fregare di meno: la scena durante la quale sente un loro pezzo in radio e si bulla con i suoi nuovi colleghi è esattamente il contrario di come avrebbe reagito nelle scorse stagioni), ma qualcosa di brutto sta arrivando: come accade spesso nella vita reale, in casi come questi, la famiglia si compatterà ancora di più. Nella famiglia Bernette, l'elaborazione del lutto, che sembrava essere cosa fatta, si rivela più complessa. Toni trova un nuovo, giovane alleato nel giornalista L.P. Everett, un personaggio che si rivelerà fondamentale per questa stagione, illustrando come ci si può innamorare di una città che non è la tua, se questa città è New Orleans, mentre Sofia sembra aver trovato una certa stabilità col suo fidanzato musicista, che però Toni non approva per la differenza d'età; ma le battaglie di Toni creeranno una situazione decisamente sgradevole per la famiglia, e coinvolgeranno pure L.P. LaDonna continua ad affrontare il processo sul suo stupro con enorme dignità, ma non mancheranno i momenti difficili; la sistemazione insieme alla cognata durerà pochissimo, suo marito la asseconderà, da bravissima persona qual è, e l'agguerrita cinquantenne conoscerà pure Albert Lambreaux, con il quale instaurerà un rapporto dolcissimo che ci farà versare qualche lacrima. Sonny, praticamente un'altra persona, deve però continuare a combattere col suo inferno personale, mentre realizza che è davvero innamorato di Linh, e che il di lei padre è davvero una brava persona, a dispetto dei modi e delle tradizioni. Che sia davvero giunto il momento di mettere la cosiddetta testa a posto? DJ Davis torna in radio e lavora al suo grandioso progetto di una jazz-opera, mentre mette in piedi un tour turistico dei luoghi storici della musica a New Orleans (spassoso); il suo rapporto con Annie va alla grande, ma la ragazza si trova un manager come si deve, e la sua musica comincia a piacere in giro, non soltanto a New Orleans. Infine c'è Terry Colson, che pensavamo maggiormente distrutto dal mancato funzionamento della sua storia con Toni. Invece, Terry è alle prese con la presa di coscienza del suo non essere nativo di New Orleans, ma del fatto di amarla ugualmente. La scena col mago in bicicletta è qualcosa di straordinario, è poesia allo stato puro. Durante questa stagione, Terry affronterà un ostracismo tremendo sul posto di lavoro, verrà costretto al limite delle dimissioni, ma la sua cocciutaggine aprirà le porte per un minimo di giustizia. E, proprio sul finale...

Il pezzo scritto appositamente da Steve Earle, e che, come potete notare, fa da tagline alla terza stagione.

Ancora una volta grazie a serialmente.com (i pochi fan di questa serie devono per forza aggregarsi, ma quello che mi stupisce, fino ad un certo punto, è che i giudizi, anche sulle piccole cose, sono identici), ho trovato lo slogan perfetto per definire il rapporto che ho con questa serie, ed è il titolo di un articolo di indiewire: "Why Treme is the greatest show you can never get your friends to watch" (perchè Treme è il più grande show che non riesci a far vedere ai tuoi amici). E i motivi li sappiamo benissimo, senza che indiewire ce li ricordi: Treme non è una serie di azione, non ci sono le storie d'amore patinate, i colpi di scena, il montaggio serrato, la storyline principale e quelle secondarie, i personaggi inutili che possono morire senza che lo show ne risenta o che possono semplicemente scomparire senza motivo. Se guardi Treme devi solo sapere che ti metterai lì, davanti a quello schermo, per un'ora, ed amerai qualsiasi cosa facciano i protagonisti, soffrirai per le ingiustizie che subiscono, crescerà in te la rabbia che provano loro, vorrai commettere i loro sbagli per crescere come persona, e una gita in bicicletta lungo gli argini ti regalerà un momento indicibile di felicità, così come assistere ad uno spettacolo teatrale ti farà commuovere fino ai singhiozzi perché ti ricorderà qualcuno che non c'è più. Soffrirai per un amore che sta per finire, ma un momento dopo ti ritroverai a tifare per una storia vecchia che si riapre.
Treme è una specie di Report di Rai Tre sotto forma di fiction, poliziotti corrotti sotto accusa, giornalisti freelance che rompono il cazzo su omicidi insabbiati, pattuglie che per rappresaglia pedinano e fermano tutti per intimorire. Azioni che si spiegano lentissime, come nella vita di tutti i giorni. Questo è quello che è accaduto ad una città. Poi c'è quello che di quella città rappresenta la spina dorsale, la storia, l'essenza. La musica. Ci sono momenti in Treme che ti toccano il cuore anche se quel genere che sta scorrendo sullo schermo non è quello per cui impazzisci. Chi, come me, come voi, sa che la musica è una delle caratteristiche che vi rende quello che siete, può capire. Poi c'è la cucina. Che secondo me, una serie che riesce a parlarmi di cultura del cibo senza annoiarmi è qualcosa di straordinario. E poi ci sono gli indiani e il Mardi Gras, sempre più favolosi. L'episodio 7, Promised Land, tra parentesi diretto da Tim Robbins, è favoloso. Il carnevale, il giornalista metallaro che rimane entusiasta della festa, ubriaco perso, i colori degli indians e tutti quelli che cuciono i vestiti, le ceneri sparse nel fiume (e quelle di Harley, il personaggio interpretato da Steve Earle, dentro la custodia della chitarra), il documentario sull'uragano, la marching band dei ragazzi di Antoine e quella dei marines. Mi commuovo solo ricordandolo. Potrei continuare, ma mi fermo. Vi ricordo solo l'apparizione di Isabella Rossellini nella parte della madre di Annie. Non dico niente sul cast, sarebbe inutile: favolosi. Come ho detto più volte, un po' per le loro interpretazioni, un po' per i loro personaggi, ti viene voglia di abbracciarli come appaiono sullo schermo. Quasi tutti.
Nel 2013, Treme tornerà per la quarta stagione, composta da cinque soli episodi, che saranno anche gli ultimi. Avete tutto il tempo per recuperare questa serie, e quando vi deciderete, mi ringrazierete per aver insistito.

2 commenti:

lafolle ha detto...

a me l'hai fatta vedere.
e ti ringrazio.

la mia serie preferita.
poco da dire perchè hai già detto giustamente tutto te.

new orleans baby!

Roberto ha detto...

Non c'è bisogno di insistere, l'ho già amata dalla prima stagione. Treme ti rimane dentro, entre le altre serie vanno e vengono...