No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130117

Django senza catene

Django Unchained - di Quentin Tarantino (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Nel 1858, in Texas, i fratelli Speck stanno trasportando un gruppo di schiavi neri alla vendita. Vengono fermati dal dottor King Schultz, un ex dentista tedesco, che chiede se tra gli schiavi c'è qualcuno che proviene dalla piantagione dei fratelli Brittle. Uno schiavo di nome Django gli dice che lui viene da lì, e Schultz, incurante degli Speck che gli intimano di non parlare agli schiavi, chiede a Django se saprebbe riconoscere i Brittle. Quando lo schiavo gli risponde affermativamente, Schultz libera Django, uccide uno dei due fratelli Speck e ferisce l'altro, portando con sé Django e liberando gli altri schiavi. Schultz si rivela: in realtà, adesso è un cacciatore di taglie, e sta cercando di Brittle da un bel po' di tempo. Se Django lo aiuterà nella cattura (o nell'uccisione dei tre), Schultz gli darà la libertà e qualche soldo. Schultz, nonostante sia uno spietato bounty killer, è un brav'uomo: quando Django gli racconta che il suo sogno è liberare sua moglie, Broomhilda, un po' per la storia, un po' perché Django è affidabile, un po' perché il nome di sua moglie gli fa venire in mente la terra natìa, prende l'aiutante davvero a cuore. Tant'è che, trovati ed uccisi i Brittle, Schultz propone a Django un altro patto, che l'ormai ex schiavo accetta di buon grado.

Vi giuro che non lo faccio di proposito. Mi sono messo alla visione cancellando, o almeno tentando di cancellare, ogni preconcetto legato al fatto che, secondo me, Tarantino è finito già da diversi anni; forse ce l'ho fatta, forse no, fatto sta che mentre l'hype creato a bella posta intorno alla nuova uscita tarantiniana (esce esattamente oggi) finisce, i critici accreditati si strappano già le vesti ed osannano il nuovo capolavoro, io mi son visto queste due ore e quarantacinque minuti (avete capito bene) di esercizio di stile senza rimanerne incantato. Grandissimo amante del cinema, questo è superfluo ma bisogna riconoscerglielo, Tarantino stavolta omaggia il western all'italiana in tutte le maniere possibili, ricreandone perfino lo stile nei titoli di testa e di coda (e perfino nelle sovraimpressioni), ingaggia Franco Nero per un cameo (era lui il Django di uno dei film che ha maggiormente ispirato questo lavoro, quello di Sergio Corbucci del 1966; nel cameo Franco Nero in pratica "dice" questo) ed Ennio Morricone, che compone per Elisa Ancora qui (una delle varie "stonature" della pellicola, il pezzo non c'entra assolutamente niente), per la colonna sonora, e mette su un filmone dove cerca di ricreare atmosfere epiche alla Sergio Leone. Cast enorme, che fa naturalmente da grande richiamo, Tarantino costruisce una storia di vendetta (dichiarando che questo Django Unchained è la seconda parte della trilogia della vendetta cominciata con Inglorious Basterds) che, dopo aver affrontato l'orrore della Seconda Guerra Mondiale, adesso "fa i conti" col Paese che gli ha dato i natali, quegli Stati Uniti d'America che si macchiarono del peccato originale della schiavitù nei confronti degli africani, reiterandolo fino all'arrivo del Lincoln di Spielberg (scherzo), e quindi sceglie come protagonista un nero al quale, come detto, un cacciatore di taglie restituisce la libertà, e "istruisce" a dovere su come ottenere l'agognata vendetta, riscattando l'amata contro i bianchi schiavisti e crudeli, ma pure contro i neri leccapiedi e razzisti a loro volta.
Nonostante tutto ciò, Django Unchained non mi ha coinvolto, disturbandomi con le recitazioni tutte sopra le righe, e spesso esagerando decisamente con splatter, ultraviolenza ed esplosioni, cadendo, sempre a mio modestissimo parere, nel ridicolo. Così facendo, anche il messaggio anti-razzista affoga nel grottesco.
Buffissimo l'inglese ottocentesco (perfino troppo esente da accento) di Christoph Waltz (Schultz), l'unico sobrio, paradossalmente, risulta Jamie Foxx nei panni del protagonista Django Freeman, massiccio e misurato, anche se il finale esagerato sciupa un po' il tutto. Ci sono pure Leonardo DiCaprio (Calvin Candie), Samuel L.Jackson (il perfido leccaculo Stephen), Walton Goggins (si, quello di The Shield, che vedrete anche in Lincoln, qui nei panni di Billy Crash) e James Remar (si, il padre di Dexter, qui uno dei tirapiedi di Candie). Cameo anche per il regista stesso. Grande regia, naturalmente, colonna sonora spesso stridente, non sempre indovinata.

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