No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130106

Sex. Power. Murder. Amen.

The Borgias - di Neil Jordan - Stagioni 1 e 2 (9 e 10 episodi; Showtime) - 2011/2012

Anno di grazia 1492. Il cardinale Rodrigo Borgia è, come gli altri cardinali, al capezzale di papa InnocenzoVIII. Con l'aiuto dei suoi due figli più grandi, Cesare e Juan, manovrerà il conclave che si apre alla morte di Innocenzo, e diventerà, non senza difficoltà, papa Alessandro VI. Giuliano Della Rovere è il suo rivale più duro, e non demorde neppure dopo la fumata bianca. E' chiaro che bisogna correre ai ripari, soprattutto in una penisola così divisa. Creare alleanze, blindare le posizioni. Se Della Rovere prima proverà ad attaccare Alessandro VI per via della sua condotta libertina, dopo si rivolgerà al re di Francia, Carlo VIII. Nel frattempo, Rodrigo non perde tempo: avendo ben quattro figli da Vannozza Cattanei (che qui, in The Borgias, chissà perché diventa Cattaneo), ne "usa" subito tre. Cesare è fatto cardinale per avere voti a favore in Vaticano, Juan diventa gonfaloniere dell'esercito papale, Lucrezia viene data in sposa a Giovanni Sforza, per creare un'alleanza con il centro-nord Italia. Ma i pericoli non finiscono mai.

Come promesso, ecco che oggi mi occupo di un'altra serie dedicata alla famiglia forse più micidiale del medioevo: i Borgia (in realtà Borja, venendo dalla Spagna). Tutti concordi sul fatto che Showtime l'abbia messa in programmazione e prodotta sulla scia di The Tudors (che non ho visto, ma curiosando qua e là mi par di capire che non valga la pena), possiamo tranquillamente affermare che questa "versione" è quella più spettacolare e tendente alla telenovela (il titolo del post, come potete notare dalla foto, è una delle tagline di presentazione della serie), nonostante ci sia la mano di Neil Jordan, uno che ha fatto del cinema  più che rispettabile, addirittura raggiungendo livelli di culto con La moglie del soldato (e vi si è avvicinato con Breakfast on Pluto). C'è anche da dire che non c'era neppure bisogno di sceneggiare granché, tante sono le nefandezze, gli intrighi, gli assassini, le illegalità, le trame, messe in atto dai Borgia. Ma si sa, esistono tanti tipi di pubblico. The Borgias è godibile visivamente, e mi perdonerete se sono un po' di parte, visto che dei costumi se ne occupa Gabriella Pescucci, già premio Oscar e mia concittadina (proprio del paesello). C'è una bella fotografia, ma ci sono anche delle schifezze: sui fondali fatti con photoshop o quello che è, siamo ai livelli di Revenge. Ci sono regie dinamiche, inesattezze storiche (ma forse sarebbe più giusto dire che la storia è piegata alle esigenze di audience) a piene mani, tette e culi a volontà (ma su questo forse non si è neppure calcato la mano), sottotrame omosessuali, bisessuali e via dicendo, ma, nonostante le storpiature dei nomi italiani da parte dell'intero cast (se lo seguite in lingua originale), e nonostante che il concetto anglosassone dell'Italia e della storia sia molto vago, non dispiace "vedersi" in un prodotto televisivo che farà anche acqua, ma è pur sempre una produzione importante. Con questo non voglio dire che The Borgias sia una serie imperdibile, sia chiaro.
Parliamo adesso del cast. Rodrigo Borgia, ovvero fino a questo momento la figura principale (anche se storicamente, quella che dovrebbe diventare più importante sarebbe quella di Cesare), è interpretata da Jeremy Irons. Ora, a Irons gli vogliamo bene tutti, è stato un grande attore, ha fatto film e parti indimenticabili. Ma qua si rasenta il ridicolo, e la sua interpretazione lascia veramente l'amaro in bocca. Il suo "oppositore", Giuliano Della Rovere, interpretato da Colm Feore, è molto più credibile e degno. François Arnaud (Cesare Borgia) e David Oakes (Juan Borgia), handicappati da pettinature e parrucche ridicole, non impressionano granché, così come Holliday Grainger nei panni di Lucrezia (Borgia, of course). Se lo stesso possiamo dire di Joanne Whalley nei panni di Vannozza, non è così per la diafana Lotte Verbeek, che impersonando Giulia Farnese buca lo schermo. In alcune parti per così dire minori, troviamo le maggiori sorprese. Straordinario il francese (nato a Vienna) Michel Muller, un attore comico-satirico che abbiamo visto addirittura in Train de vie e in Wasabi, nella parte di Carlo VIII di Francia. Interessante la prova di Gina McKee (In The Loop, Espiazione, Notting Hill) nei panni di Caterina Sforza (la madre di Giovanni dalle Bande Nere), una donna straordinariamente forte alla quale rende giustizia (e al confronto della quale la Lucrezia Borgia di questa serie sembra un'oca). Ma il personaggio vincente di questa serie, che gli sceneggiatori dovranno per forza tenere fino in fondo se non vorranno assistere ad un'emorragia di contatti, è quello di Micheletto (ispirato a Michelotto Corella), interpretato in maniera esemplare da Sean Harris (ultimamente in Prometheus, è stato Ian Curtis in 24 Hours Party People, era in Harry Brown), uno dei pochi personaggi vibranti di questa serie. Tra le curiosità del cast, troviamo in alcuni episodi Emmanuelle Chriqui (Sancia), Derek Jacobi (cardinal Orsini), Noah Taylor e Mickey Sumner (figlia di Sting e Trudy Styler).

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