Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Buenos Aires. Elena è un'anziana e affermata regista di documentari. Mentre sta lavorando alla sua prossima uscita assieme alla fidata assistente Esther, viene avvertita che il marito Augusto, un musicista, è stato ricoverato all'ospedale, e pare grave. All'ospedale, le due donne incontrano Adela, una ragazza molto più giovane, mai vista. Soprattutto Elena, inizia a sospettare che questa giovane sia l'amante di suo marito; ne ha la certezza quando, in procinto di morire, lo stesso Augusto le chiede di avere cura di lei. La donna (Elena) cerca di elaborare come può i sentimenti che la pervadono: da una parte il dolore del lutto, la scomparsa di una persona che amava da tutta una vita; dall'altra, la rabbia per essere stata tradita, ingannata, e per non essersene accorta nemmeno lontanamente. Ma Adela, alla quale evidentemente Augusto ha raccomandato la stessa cosa, tenta un avvicinamento: va a trovare Elena a casa, si presenta al funerale, le offre dei fiori. Elena rifiuta sdegnata, ancora avvinta soprattutto dalla rabbia; Adela, che non è così forte come ci appare all'inizio, si dispera e tenta il suicidio. Elena, messa davanti ad una scelta difficile (firmare per prenderla con sé, oppure farla internare), memore della "promessa" fatta al marito, prende Adela in casa sua. Comincia così un confronto serrato, tra due personalità molto diverse.
Proprio qualche tempo fa vi parlavo di Marcos Carnevale, esperto sceneggiatore argentino e discreto regista: di lui mi è capitato di vedere il delicato e divertente Elsa y Fred, in Italia divenuto Intramontabile Effervescenza (chissà come gli è venuto in mente al titolista/traduttore), da lui appunto scritto e diretto. Questo Viudas è un buon film, con un tono da commedia ma con contenuti che indagano, seppur sommariamente, il dolore della perdita. La storia l'abbiamo vista altre volte, qui si sviluppa un po' come se fosse un film di Susanne Bier: le due donne che amavano lo stesso uomo obbligate a convivere. Il film scorre in maniera deliziosa, e le interpreti principali, tutte attrici argentine super-esperte, padroneggiano la scena con grande sapienza. Il risultato, quindi, non è niente di trascendentale, ma godibile e senza ridondanze: ce ne fosse.
Graciela Borges è Elena (ve ne ho parlato in occasione di Dos hermanos), e devo dire che è spettacolare; Valeria Bertuccelli è Adela (l'avete vista anche voi in XXY, e se non l'avete fatto fatelo), Rita Cortese è Esther. C'è, nei panni molto divertenti di un travestito/donna di casa, Martín Bossi, e il tormentone musicale del film è Paisaje, un pezzo iper-melodico un po' retrò, scritto nientemeno che da Franco Simone, e interpretato da Vicentico, marito di Valeria Bertuccelli, ma soprattutto cantante dei Los Fabulosos Cadillacs.
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