Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Siamo a Buenos Aires nel 1965. El Nene e Angel sono due malviventi inseparabili. Li chiamano "i gemelli, e hanno finito per assomigliarsi perfino fisicamente. Oltre che lavorare insieme, hanno una complessa relazione omosessuale. Si sono conosciuti nei bagni di una stazione, e non si sono più lasciati. Sono molto diversi, caratterialmente. Nene è pragmatico, calmo, carismatico. Angel è lunatico, nervoso, solitario, e soprattutto, sente voci. Negli ultimi tempi le cose non sono andare troppo bene, con il "lavoro". Quando Fontana propone loro di far parte di un ristretto gruppo, per dar vita ad una rapina che dovrebbe fruttare sette milioni di pesos, tutti si mettono al lavoro perché la cosa riesca perfettamente, fin nel minimo particolare. Invece, la rapina riuscirà, ma cominciano a lasciare una scia di sangue che rischia di ingrossarsi. Tutta la polizia argentina sta addosso alla banda, al che decidono di nascondersi belli tranquilli vicino a Montevideo, in Uruguay, per fare in modo che le acque si calmino, dividersi il bottino, e campare di rendita. Della banda fa parte anche El Cuervo, che sarà l'elemento destabilizzatore dell'alchimia nella coppia dei "Gemelli".
Marcelo Piñeyro è (l'ennesimo) regista argentino conosciuto pochissimo, o praticamente ignorato, in Italia: su otto film girati dal 1993 ad oggi, nel nostro Paese ne è arrivato solamente uno, Kamchatka del 2002. Tra l'altro, adesso che ne ho visti alcuni, non mi pare neppure il migliore. Eppure, vi assicuro che è un regista davvero valido, attratto dalle sceneggiature dense di plot twist, amante del thriller atipico, senza dimenticarne le implicazioni psicologiche. Mi rammarico ancora oggi di non aver scritto niente sul suo El método, film del 2005, ma come forse ricorderete, ho tentato di recuperare parlandovi sia del suo ultimo Las viudas de los jueves, film risalente ormai al 2009, e di uno dei suoi primi lavori, Cenizas del paraiso, del 1997, precedente a questo di cui vi parlo oggi.
Plata quemada (appunto, soldi bruciati) si basa sul libro omonimo di Ricardo Piglia, che a sua volta si basa su un fatto realmente accaduto in Argentina. Con l'aiuto di una coinvolgente ricostruzione storico-ambientale (tanto che fino al momento di verificare l'anno di uscita del film, ero convinto si trattasse di un lavoro molto più vecchio), e un manipolo di attori davvero intensi, e con i quali Piñeyro pare avere un rapporto particolare visto che appaiono in più di uno dei suoi lavori, riesce a raccontare una storia vibrante, al limite, a disegnare personaggi votati all'autodistruzione, con un finale davvero fiammeggiante. Un vero peccato che pellicole e autori del genere siano snobbati qui da noi.
Leonardo Sbaraglia è El Nene (qualcuno forse se lo ricorderà per averlo visto in Salvador), Eduardo Noriega è Angel (ultimamente in Blackthorn insieme a Sam Shepard, film ancora inedito da noi, Noriega ha lavorato anche con Amenabar in più occasioni), Pablo Echarri è El Cuervo (era in Cronaca di una fuga), e tutti insieme fanno a gara a chi è più bravo. Nel cast anche la bella Leticia Brédice (Nove regine, Segreti di famiglia, Kamchatka), Dolores Fonzi è Vivi (era nell'interessante El aura, e per la cronaca, ma ve l'ho già detto, è la donna di Gael García Bernal, col quale ha già avuto due figli), e il grande vecchio Héctor Alterio (Losardo), ultimamente in Intruders.
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