No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20181203

Orizzonte

Bring Me the Horizon + The Fever 333 + Yonaka, Mediolanum Forum, Milano, 13 novembre 2018

Dopo mesi di corse (per tornare a lavoro il giorno seguente), e anni di rinunce, forse adesso è il momento di prendersela comoda. E magari anche di vedersi concerti di band per le quali non impazzisco, ma che mi paiono degne di nota. Mi prendo quindi tutto il tempo che mi serve per questo martedi sera: parto la mattina, mi fermo a pranzo, faccio il check in in uno degli alberghi che permettono di raggiungere il Forum (attualmente si chiama Mediolanum) di Assago a piedi, e addirittura, me la dormo un paio d'ore (mentre sento il soundcheck). Esco all'ora dell'apertura delle porte, 2 minuti e sono alla cassa, ritiro il biglietto e mi metto in coda. Noto che il pubblico, mediamente, è poco più grande di quello di Ghali. Genitori che accompagnano ragazzini, e soprattutto, ragazzine. Dietro di me, una domanda all'altra in che anno è nata: 2001. Mio nipote è del 2004.C'è una generazione intera, tra me e loro. E c'è tutta una riflessione da fare, visto che oggi riascoltavo qualche pezzo dei BMTH, e in alcuni passaggi, musicalmente mi ricordavano gli Slayer (la prossima settimana saremo di nuovo qui, per quello che dovrebbe essere il loro ultimo tour): ma i giovani di oggi non ascoltano solo la trap? Perché ci sono tanti adolescenti qui, a vedere la band inglese? Magari è perchè Oliver Sykes, il frontman, è figo, ma secondo me non basta. Come che sia, benvenuti nel metal, giovani.
Entro, mi posiziono. Ascolto gli scambi, ancora, tra genitori accompagnatori e giovani eccitati. In orario, cominciano gli inglesi Yonaka, da Brighton, capitanati dalla cantante Theresa Jarvis, che ha una voce che ricorda le grandi cantanti rock. Lo stile è ancora da definire, è rock, molto melodico, i pezzi ancora non hanno quel dono di essere ricordati, mentre la voce di Theresa meriterebbe qualcosa di più incisivo. Dopo un breve cambio palco, ancora in orario, ecco i Fever 333 da Inglewood, California, che addirittura Wikipedia definisce "un supergruppo rapcore". L'inizio mi lascia un po' così, un tentativo di far rivivere i Rage Against the Machine più pop, o gli HO99O9 bianchi (mi sbagliavo, due di loro sono neri, almeno per metà), ma pian piano devo ammettere che i tre ci danno dentro, sono spettacolari in maniera americana (esagerata; il batterista Aric Improta è noto per il suo stile, come dire, esibizionista), e l'esibizione riscalda la platea. Non hanno ancora nessun disco di lunga durata, così come gli Yonaka, quindi onore a chi li ha scelti per portarseli in tour (lo sanno, e ringraziano). Sugli ultimi due pezzi vado a mangiarmi un panino, però.
Eccoci alle 21,20. Perfetto orario, ecco la band di Sheffield, UK. Palco enorme e ben distribuito tra i sei componenti, con Oliver libero di scorazzare anche sulla passerella centrale che si inoltra e fende le prime file.
Si parte con Mantra, il primo singolo dal nuovo disco Amo, che uscirà solo a gennaio 2019. E' un piacere vedere tutte (come da previsioni, il Forum non è pieno se non per metà) queste teste ondeggiare. Il suono, così come è stato per le due band di apertura, è molto buono, forse solo la voce, ogni tanto, "affoga". The House of Wolves ricorda a tutti da dove vengono, mentre la seguente Avalanche, uno dei tanti anthem che i BMTH sono stati capaci di comporre (e probabilmente, ne hanno ancora in serbo), dimostra come è cambiata la direzione. Le luci sono molto belle, ottima la trovata dell'americana semovente, oltre a quella fissa, che si alza, si abbassa, si muove in diagonale, e crea begli effetti. Si prosegue con una equilibrata scelta di canzoni tra Sempiternal e That's the Spirit, con in più i due singoli dal prossimo Amo (Wonderful Life oltre alla già citata Mantra), e It Never Ends, da There Is a Hell, Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven, Let's Keep It a Secret. Oliver tiene in pugno decisamente il pubblico, arriva addirittura a far sedere tutta la platea verso la fine. Can You Feel My Heart è probabilmente quella più "partecipata", e Drown, che chiude il set prima degli encore, viene eseguita in acustico, ed è sentitissima. Gli encore sono da vittoria facile, Doomed e una massiccia Throne. Prima delle 23 è tutto finito. Credo che non dovremo ignorare i Bring Me the Horizon, nemmeno noi della generazione pre-millennial.


Here we are at 21.20. Perfect timing, here is the band from Sheffield, UK. Huge and well-distributed stage among the six components, with Oliver free to roam even on the central catwalk that proceeds and cleaves the first rows.
It starts with Mantra, the first single from the new album Amo, which will only come out in January 2019. It's a pleasure to see all (as expected, the Forum is not full if not half) these heads banging. The sound, as it was for the two opening bands, is very good, maybe only the voice, sometimes, "drowns". The House of Wolves reminds everyone of where they come from, while the following Avalanche, one of the many anthem that the BMTH have been able to compose (and probably still have in store), demonstrates how is changed the direction. The lights are very beautiful, excellent is the idea of ​​the moving crown, in addition to the fixed one, which rises, lowers, moves diagonally, and creates beautiful effects. We continue with a balanced choice of songs between Sempiternal and That's the Spirit, plus the two singles from the next Amo (Wonderful Life in addition to the aforementioned Mantra), and It Never Ends, from There Is a Hell, Believe Me I've Seen It. There Is a Heaven, Let's Keep It a Secret. Oliver holds the audience in a decisive grip, even goes so far as to sit all the audience towards the end. Can You Feel My Heart is probably the most "participated" one, and Drown, who closes the set before the encore, is performed in acoustic, and is very heartfelt. The encores are easy winner, Doomed and a massive Throne. It's all over before 11 PM. I think we will not have to ignore the Bring Me the Horizon, not even we of the pre-millennial generation.

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