Thrice + Brutus, Zona Roveri, Bologna, 27 giugno 2018
Quando mi metto in testa una cosa, ultimamente devo farla. Dopo che, al solito, dietro a consigli musicali, ho conosciuto questo atipico trio belga di Leuven, che l'anno scorso ha fatto uscire uno dei debutti più esplosivi, fremevo dalla voglia di vederli live. Anche se fra poco più di un mese apriranno la data estiva milanese di Chelsea Wolfe, mi viene voglia di fare questa toccata e fuga infrasettimanale a Bologna, e candidarmi come persona più snob dell'anno: vi spiegherò tra poco. Quindi, mercoledì 27 giugno, esco da lavoro ad un'ora decente (piuttosto strano per me), e attraverso l'appennino, giusto per essere alle 21 alla Zona Roveri, dove i Brutus stanno per aprire per i californiani Thrice. Pochi intimi nel caldo, vivibile solo se si è in pochi appunto, del locale, ecco Stijn, chitarra, Peter, basso, e Stefanie, voce e batteria, che ha lo scarno drum kit montato di lato, e sulla destra del palco (per chi guarda). Partono con March, con un suono un po' approssimativo, ma non si danno per vinti, e ci danno dentro come forsennati. Eseguono la maggior parte del loro disco di debutto, in una quarantina di minuti, la voce di Stefanie spesso affoga nel complesso del suono, ma si capisce bene quando ringrazia i pochi (ma buoni) che sono arrivati così presto per vederli. Mi sento chiamato in causa. Salutano e se ne vanno. E io, nonostante abbia pagato il biglietto intero, me ne torno a casa, senza attendere nemmeno che comincino i Thrice.
Few intimate in the heat, livable only if you are just a few, of the room, here is Stijn, guitar, Peter, bass, and Stefanie, voice and drums, which has the lean drum kit sited by the side, and on the right of the stage (for who looks). They start with March, with a sound a bit sloppy, but do not give up, and give us inside as madmen. They play the most of their debut album, in forty minutes, Stefanie's voice often drowns in the overall sound, but we can understands well when he thanks the few (but good) who came so early in order to see them. I feel called into question. They greet and leave. And I, despite having paid the whole ticket, I go back home, without even waiting for the Thrice to begin.
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