Neurosis + Converge + DeafKids, Zona Roveri, Bologna, 17 giugno 2018
Insieme all'amico Mazza, ci attardiamo finché i DeafKids non li sentiamo vagamente mentre regoliamo le scartoffie dell'ingresso. Avessi saputo prima che vengono dal Brasile, magari sarei stato più curioso. Di più non vi so dire, se non che pestano duro. Non si poteva mancare a questa tremenda accoppiata, questo incrocio di due band seminali che vagano per l'Europa questa estate: peccato che la Zona Roveri, quando c'è il pienone, diventi invivibile, a meno che tu non rimanga sulla soglia. Così faremo, e nonostante ciò, il caldo è poco sopportabile. Se penso che solo pochi giorni prima, per i Baroness c'era la desolazione, sento che qualcosa non funziona nella percezione del pubblico. Il combo di Salem, Massachusetts, sale sul palco in orario e parte senza indugi con Reptilian, e in un'ora abbondante mette in fila sedici pezzi, per la maggior parte (nove, per essere precisi) estratti dal nuovo The Dusk In Us, inframezzandoli con chicche da Jane Doe (Concubine), Axe To Fall (Dark Horse), All We Love We Live Behind (Aimless Arrow, Empty on the Inside) e You Fail Me (Drop Out, Heartless, Eagles Become Vultures). Normale, per una band che ormai ha un repertorio vastissimo. L'impressione è ottima, come sempre e nonostante il suono poco chiaro, un rullo compressore con emozioni, tutte paradossalmente lasciate all'ugola urlante e drammatica di Jacob, e una padronanza assoluta dei pezzi, con la tendenza, nonostante con un batterista come Ben tu ti possa permettere qualsiasi cosa, a rallentare sempre più spesso, a preferire pezzi pesanti alternati a quelli al fulmicotone. La chiusura con Concubine però ci ricorda chi sono, e da dove vengono.
Cambio palco che permette di respirare un po' a tutti, e verso le 23 ecco i precursori del post-metal, direttamente da Oakland, California. Given to the Rising è il pezzo di apertura, suono leggermente più definito rispetto ai Converge, ma naturalmente, set molto più catartico e meno d'impatto. Anche qui abbiamo un repertorio sconfinato, e la scaletta è molto equilibrata lungo tutti (o quasi) i dischi della band. A lungo andare, però, nonostante la potenza del suono, i passaggi e i cambi di tempo, i nove pezzi in tutto per un'ora abbondante, annoiano un poco.
The Salem, Massachusetts, combo gets on the stage on time and leaves without delay with Reptilian, and in an abundant hour gave us sixteen trucks in line, most of them (nine, to be precise) extracted from the new The Dusk In Us, interspersed with goodies from Jane Doe (Concubine), Axe to Fall (Dark Horse), All We Love We Live Behind (Aimless Arrow, Empty on the Inside) and You Fail Me (Drop Out, Heartless, Eagles Become Vultures). Normal, for a band that now has a vast repertoire. The impression is excellent, as always and despite the unclear sound, a steaming roller with emotions, all paradoxically left to the dramatic screaming of Jacob, and an absolute mastery of the tracks, with the tendency, despite a drummer like Ben you can allow anything, to slow down more and more often, to prefer heavy tracks alternating with those with a ultraspeed. The closure with Concubine, however, reminds us who they are and where they come from.
Change of stage that allows everybody to breathe a little, and around 11 PM here are the precursors of post-metal, directly from Oakland, California. Given to the Rising is the opening track, a slightly more defined sound than the Converge, but of course, much more cathartic and less impactful. Also here we have a boundless repertoire, and the lineup is very balanced along all (or almost) the records of the band. In the long run, however, despite the power of the sound, the passages and the changes of rhythm, the nine tracks in total for an abundant hour, get us bored a little.
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