No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20190125

Vessel

Zola Jesus, Sfinks 700, Sopot PL, 16 novembre 2018


Come vi ho raccontato in questa occasione, so che si tratta di una roba da fuori di testa, ma voglio provare a vivere così. E quindi, volo Pisa-Danzica del venerdì mattina, del resto del soggiorno vi racconterò in separata sede, ed eccomi qua dentro il piccolo ma affascinante Sfinks 700 di Sopot, Polonia, seduto su una comoda poltrona del bar dentro il locale, ad attendere che il pubblico cominci ad affluire nella piccola sala per concerti adiacente. Mentre sono seduto, vedo Nina Danilova uscire dal bagno, trafelata. Scompare dietro il minuscolo palco. L'orario dell'inizio del concerto è preventivato molto presto, e qualche minuto prima io e le altre decine di persone (credo non si arrivi al centinaio, stasera) presenti, cominciamo a sistemarci comodamente nella sala citata poc'anzi. Sembra l'atrio di una vecchia casa americana, di quelle che si vedono nei film horror, una scala che porta al piano di sopra, il palco è posto a piano terra nella sala principale, quella della scala. La presunta casa è scarnificata: ai muri solo dei poster nell'ingresso, poi altro. Dall'esterno, potreste scambiare il locale per una Sala del Regno. Eccola, sul palco, insieme a due musicisti, Alex DeGroot alla chitarra e Louise Woodward al violino. Nina è vestita di scuro. Si comincia con Veka, e naturalmente, gli estratti dall'ultimo Okovi la faranno da padrone. Sono colpito da quello che il tecnico delle luci riesce a fare con così poco: lo spettacolo viene completato ed arricchito. Dopo Soak arrivano i primi due passi indietro, con l'ottima Dangerous Days e la bella Hikikomori. Al termine di questo primo blocco, Nina comincia a dialogare col pubblico, e mi sorprende. Mi aspettavo una timidona, e invece ne esce fuori una tizia che potrebbe fare la stand up comedian. Certo, è aiutata dal caso e dal pubblico. Comincia salutando, dicendo che posti come questi le ricordano un po' le sue radici (Ucraina, Slovenia), e soprattutto, quando viene da queste parti si abbuffa del suo cibo preferito, dumplings. Ora, dobbiamo aprire una piccola parentesi: in italiano potremmo tradurre ravioli (ma anche i tortellini rientrano nella definizione generica). Qua in Polonia, i pierogi sono la specialità nazionale, in molte versioni. Detto questo, quando Nina pronuncia dumplings, accade qualcosa che dà il via ad un siparietto irresistibile. Dalla primissima fila, una coppia si sbraccia: hanno portato dei pierogi fatti in casa, in un contenitore, sapendo della passione della cantante. Lei se ne accorge, li prende, ringrazia, e si accorge che sul tappo, c'è la lista degli ingredienti. Alla fine della lista c'è: "love". Il pubblico, insieme a lei, è divertito e commosso. Lei comincia una serie di battute micidiali sul fatto che adesso dovrà chiudere il concerto più in fretta possibile, per mangiarseli, ed altre cose, molto divertenti. Con una trasparenza ammirevole, Nina chiude questa parentesi confessando che adesso sarà molto difficile introdurre la prossima canzone in scaletta: Witness, scritta per una persona a lei molto vicina, che ha tentato il suicidio qualche tempo fa. Una canzone molto triste. Ma tira dritto, e la versione che ne esce è da brividi. La voce di questa ragazza è bellissima, voi tutti lo sapete già, ma ogni tanto è bene ricordarlo, ed ascoltarla dal vivo è un ottimo reminder. Si prosegue passando attraverso belle versioni di Clay Bodies, Wiseblood, Remains, e si arriva a quella che è forse la mia preferita, Vessel. La prendo come un regalo per aver fatto tanta strada, e rifletto sul fatto che Nina Danilova, se avesse voluto solo il successo, si sarebbe messa nelle mani di un curatore di look, fatta un paio di ritocchi di chirurgia plastica, poi nelle mani di un produttore/DJ, e avrebbe senz'altro sfornato 2/3 dischi pieni di singoli, e fatto un sacco di soldi. Invece, stasera è qui davanti ad un pubblico si, adorante, ma che potrebbe entrare comodamente in una pizzeria di medie dimensioni. Segue Exhumed, una piccola pausa, e si chiude con Skin, per la quale Nina scende in mezzo al pubblico (proprio come l'altra artista che ho deciso di vedere prima di chiudere l'anno).
Finito. Guardo l'ora, è prestissimo, fuori è freddo. Forse ripensando al paragone di prima (il pubblico in una pizzeria), vado a cercare una pizzeria.



Here she is, on stage, together with two musicians, Alex DeGroot on guitar and Louise Woodward on violin. Nina is dressed in dark. It starts with Veka, and of course, the extracts from the last Okovi will be the master. I am struck by what the lighting technician can do with so little: the show is completed and enriched. After Soak arrive the first two steps back, with the excellent Dangerous Days and the beautiful Hikikomori. At the end of this first block, Nina begins to dialogue with the public, and surprises me. I was expecting a really shy girl, and instead comes out a chick who could do the stand up comedian. Of course, it is helped by chance and by the public. She starts by saying goodbye, saying that places like these remind you a little of her roots (Ukraine, Slovenia), and above all, when he comes here she gets binges of her favorite food, dumplings. Here in Poland, pierogi are the national specialty, in many versions. That said, when Nina utters dumplings, something happens that gives rise to an irresistible theater. From the very first row, a couple waves: they brought home-made pierogi, in a container, knowing the singer's passion. She notices, takes them, thanks, and realizes that on the cap, there is the list of ingredients. At the end of the list there is: "love". The audience, together with her, was amused and moved. She begins a series of deadly jokes about the fact that she will now have to close the concert as quickly as possible, to eat them, and other fun things. With an admirable transparency, Nina closes this parenthesis confessing that now it will be very difficult to introduce the next song in the setlist: Witness, written for a person very close to her, who tried to commit suicide some time ago. A very sad song. But pull straight, and the version that comes out is amazing. The voice of this girl is beautiful, you all know it already, but sometimes it is good to remember it, and listen to it live is an excellent reminder. Continue through beautiful versions of Clay Bodies, Wiseblood, Remains, and you get to what is perhaps my favorite, Vessel. I take it as a gift for having come a long way, and I reflect on the fact that Nina Danilova, if she only wanted success, would be put in the hands of a curator of look, made a couple of touches of plastic surgery, then in the hands of a producer/DJ, and she would have turned out 2/3 discs full of singles, and made a lot of money. Instead, tonight is here in front of a public, adoring, but that could comfortably enter a medium-sized pizzeria. It follows Exhumed, a small pause, and closes with Skin, for which Nina goes down in the audience, to sing it among us.

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