No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120920

Dormant Beauty

Bella addormentata - di Marco Bellocchio (2012)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: assassini!

Italia, 2009. Durante gli ultimi sei giorni di "vita" di Eluana Englaro, quattro storie che hanno direttamente o indirettamente a che fare con quella, si dipanano. Uliano Beffardi è un parlamentare del PdL che è dilaniato da una crisi di coscienza: vorrebbe, per coerenza personale, votare contro al decreto presentato e voluto dal suo partito, che si opporrebbe all'eutanasia: lui stesso, qualche tempo prima, ha "staccato la spina" a sua moglie, malata terminale, sulla di lei richiesta. Sua figlia Maria, divenuta attivista del Movimento per la vita, da quel giorno ha rapporti freddissimi con lui; mentre da Roma lo richiamano per votare il decreto, lei sta per partire per Udine, dove manifesterà e pregherà con gli altri attivisti, perché Eluana non venga lasciata morire. Poi c'è Rossa, una bella eroinomane che ha deciso di suicidarsi: il dottor Pallido, al quale Rossa tenta di rubare dei soldi, decide di convincerla a non farlo, forse infatuato della donna. Infine, la storia di una famiglia di attori: la madre, di origini francesi, grande e famosissima attrice, si è ritirata dalla scena per assistere e pregare per la figlia Rosa, in coma e dipendente dai macchinari proprio come Eluana. Il marito, attore dallo scarso esito, accetta a malincuore, ma con pacatezza, di essere escluso dalla di lei vita; il figlio Federico, aspirante attore, invece è colpito dolorosamente dal fatto, e reagisce con rabbioso egoismo. Sullo sfondo, oltre appunto al trasferimento di Eluana all'hospice La Quiete di Udine e la contrapposizione dei due "schieramenti" (pro e contro l'eutanasia), lo scontro istituzionale tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, il tentativo in extremis della maggioranza di governo di bloccare il distacco dai macchinari, il distacco dei politici dalla gente comune, il tentativo di cavalcare l'oggi con una cieca indifferenza al domani, tipica della politica italiana.

Di primo acchito, Bella addormentata mi è parso il film più democristiano di Bellocchio, e pur non essendo un fine conoscitore del suo cinema, negli ultimi anni ne ho visti un po'. In realtà, è vero che questo film, il quale prende a pretesto la vicenda della morte di Eluana Englaro, è l'occasione di Bellocchio per lanciare la riflessione sulla libertà di scelta. Questa parte, a mio giudizio più politica, è interessante, e fa perdonare tutta una serie di scelte di sceneggiatura altrimenti prevedibili, forzate e piuttosto pacchiane. C'è poi una parte che non esiterei a definire qualunquista, ma che almeno il regista tenta di mettere in piedi con una certa classe: i politici italiani son tutti uguali, opportunisti, corrotti e ladri. La fotografia di Daniele Ciprì, lodata da tutta la critica, non mi è parsa trascendentale, ma magari sono io che me ne intendo poco. Bellocchio è capace di creare scene interessanti, ma le storie non si amalgamano benissimo, e alla fine ci si chiede se davvero tutte quante fossero così necessarie, così come un ritmo talmente soporifero da far desiderare l'eutanasia anche allo spettatore; è vero che ci piace il cinema che dica qualcosa, ma c'è modo e modo di dirlo, ed è arrivata l'ora di non dare più giudizi positivi solo per il nome del regista. Il cast è ricco, ma il tenore del film probabilmente non stimola grandi prove. Incomprensibili, per me, le lodi alla prestazione di Maya Sansa, attrice che stimo da tempi non sospetti, che qui interpreta Rossa: la Sansa non è credibile nei panni di una eroinomane, mi dispiace. Particolarmente negativa la prova di Brenno Placido nei panni di Federico: take it easy ragazzo. Sempre straordinario invece Roberto Herlitzka (il Senatore psichiatra), dignitoso Toni Servillo (Uliano Beffardi), non particolarmente memorabile l'interpretazione della grande Isabelle Huppert (la madre di Rosa, nelle note del cast iscritta come Divina Madre), anche se la sua presenza innalza sempre di tono qualsiasi film (il regista la omaggia anche con una citazione metacinematografica: c'è una scena nella quale il figlio sta guardando un suo vecchio film alla tv; il film esiste davvero, ed è La storia vera della signora delle camelie), non pervenuto il pur bravo Michele Riondino (Roberto), d'obbligo la citazione per Alba Rohrwacher (Maria Beffardi), che però continua a darmi l'impressione di interpretare sempre la stessa parte in quasi tutti i suoi film.

PS: la locandina non vi ricorda quella famosa scena finale de Le invasioni barbariche?

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