No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081130

porno libera tutti 3


La seconda parte è stata pubblicata ieri



Spitzer e la squillo


Questa definizione sembrerebbe assolvere gli appassionati del porno. Il rapporto sessuale, dopo tutto, comporta un contatto fisico, un incontro carnale che internet e i dvd non possono offrire, a prescindere da quello che avviene nel cuore o nella mente del presunto adultero. Ma c’è un altro modo di affrontare la questione. Quando, lo scorso inverno, il governatore di New York Eliot Spitzer è stato costretto a dimettersi per le sue frequentazioni con una prostituta, una serie di blog, programmi radio e articoli di giornale si sono chiesti se la prostituzione debba essere legale o illegale. Eppure, malgrado tutte le chiacchiere sull’opportunità o meno che l’Fbi si interessasse alle abitudini sessuali di Spitzer, quasi nessuno ha detto, almeno pubblicamente, che Silda Spitzer, sua moglie, avrebbe dovuto accettare di buon grado il comportamento del marito, perché le era rimasto fedele con il cuore e la mente e si era limitato a tradirla con il corpo. Ora, provate a partire dalla (quasi universale) convinzione che gli atti di Spitzer nella sua stanza d’albergo costituissero adulterio, e poi chiedetevi se la moglie si sarebbe sentita ugualmente tradita nel caso il marito si fosse limitato a pagare per guardare una prostituta al lavoro mentre lui si accomodava in una poltrona d’albergo per masturbarsi. Sospetto che un sacco di gente risponderebbe di sì: non perché non ci sia una differenza tra guardare e fare, quanto perché sul piano morale questa differenza non è così significativa da impedire che entrambi i comportamenti siano considerati tradimenti. Potete facilmente intuire dove voglio arrivare. Se guardare un’altra donna in carne e ossa che compie atti sessuali vuol dire essere adulteri, perché assistere allo stesso tipo di spettacolo sullo schermo di un computer o alla tv non dovrebbe essere considerato un tradimento? L’uomo che fa uso di materiale hard non sta già tradendo sua moglie, a prescindere dalla possibilità che questa abitudine porti a qualcosa di peggio? Giustissimo, potreste rispondere, ma c’è tradimento e tradimento. L’uomo che lascia cadere gli occhi sulla foto di Gisele Bündchen sulla copertina di GQ, ammiccante e con il sedere scoperto, in un certo senso tradisce la sua compagna, ma solo un moderno Savonarola potrebbe spingersi a parlare di adulterio in un caso del genere. Il vero confine è quello tra fantasia e realtà: da una parte c’è una squillo che fa davvero sesso con un uomo, dall’altra una pornostar che vende la propria immagine a un gran numero di uomini che non conoscerà mai. In quest’ultimo caso, il porno è “un universo fittizio, fantastico, perfino allegorico”, come lo ha definito alla metà degli anni novanta Laura Kipnis, sociologa e critica della cultura. Secondo questa interpretazione la pornografia è “mitologica e iperbolica” piuttosto che reale, ed è considerata non una sorta di rapporto sessuale mediato ma una forma di intrattenimento della cultura popolare, come i gialli e la fantascienza.


continua il prossimo venerdi
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Nella foto Gisele Bündchen

20081129

porno libera tutti 2


La prima parte è stata pubblicata ieri



Tuttavia, non esiste ancora un’idea condivisa di quale sia il rapporto che lega pornografia e infedeltà. Il porno ha un effetto negativo per le relazioni interpersonali? È una componente insopprimibile dell’esistenza umana? Ed è degradante per le donne? Secondo i sondaggi, su queste domande la società statunitense è spaccata a metà. Questa divisione tende a seguire linee di genere: oggi le donne guardano i film hard più che in passato, ma rimangono comunque più critiche verso il porno rispetto agli uomini. Anche nella generazione di internet questa spaccatura tra i sessi è nettissima. Un’indagine condotta l’anno scorso su un campione di studenti universitari ha rivelato che il 70 per cento delle donne non aveva mai guardato immagini porno, contro il 14 per cento dei maschi, mentre quasi la metà dei ragazzi intervistati ha ammesso di guardare materiale porno almeno una volta alla settimana, contro il 3 per cento delle donne.
Un’opinione molto comune considera la pornografia un’abitudine innocua e al massimo un po’ sciocca. È proprio quest’atteggiamento ad aver trasformato alcune icone dell’industria dell’hard, come Jenna Jameson e Ron Jeremy, in celebrità di serie C e a spingere le stelline esordienti a produrre video sexy nella speranza di fare carriera. Secondo un’altra prospettiva, invece, il porno è un vizio grave che apre la strada a tradimenti reali. Uno studio del 2004 dimostra che la percentuale di uomini che usano materiale pornografico è tre volte più alta tra i mariti infedeli che tra quelli fedeli. Nel bestseller di Tom Perrotta Little children, il marito della protagonista – tradito a sua volta – è ossessionato da una pornostar conosciuta via web di nome Slutty Kay (Kay la sporcacciona), al punto da comprare online le sue mutandine e iscriversi al suo fan club. Il marito di Brinkley potrebbe aver seguito un percorso simile, come altre celebrità appassionate di porno che sono apparse sulle pagine dei giornali scandalistici. A questo punto vale la pena di precisare meglio i termini del dibattito. Negli ultimi trent’anni, i videoregistratori, la tv on demand via cavo e internet hanno profondamente cambiato il modo in cui il pubblico si avvicina al porno. Le innovazioni tecnologiche hanno reso la pornografia moderna un’esperienza più immediata e personale. Nella lunga storia dell’erotismo non esiste nulla di paragonabile al modo in cui oggi milioni di americani possono guardare materiale hard, al punto che facciamo fatica a capire e giudicare il fenomeno. Mentre ci sforziamo di interpretare quest’universo fatto di dvd e video a luci rosse, dovremmo cominciare a porci una domanda essenziale: l’uso della pornografia è una forma di adulterio? A riguardo, il giudizio più netto è quello pronunciato da Gesù nel Vangelo: “Vi dico che chiunque guardi una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”. Perfino tra i cristiani osservanti, però, quest’insegnamento tende a essere
considerato una sorta di guida per il raggiungimento della santità, totalmente inutile per i comuni peccatori che cercano di capire se possono avere fiducia nel loro partner. La maggioranza degli americani, credenti o laici, tende a distinguere i pensieri lussuriosi dalle azioni e si attiene alla deinizione di adulterio contenuta nel dizionario Merriam-Webster: “Rapporto sessuale volontario tra un uomo sposato e una persona diversa da sua moglie o tra una donna sposata e una persona diversa da suo marito”.


continua domani
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Nella foto: Ron Jeremy

20081128

serie


Sono contento che anche il mio co-blogger abbia delle "fisse" televisive. Del resto, i serial rappresentano la nuova frontiera dell'arte visiva.

Mi sto portando avanti col lavoro, e vi voglio aggiornare un po'. Non svelo troppo, perchè non vi voglio togliere la soddisfazione di scoprire nuovi sviluppi e nuove trame; se però volete parlarne, sono a vostra disposizione.


Dunque:


Weeds - Sto guardando la quarta serie, terminato l'episodio 6. Negli USA è terminata la quarta serie con 13 episodi. I'm in.

Dexter - Sono alla terza serie, episodio 4. Ci ho fatto anche un piantino (Yes, we will marry you). Sta andando in onda negli USA questa serie, siamo all'episodio 9.

My name is Earl - Ho terminato di vedere la terza serie. Sono in possesso dei primi 10 episodi della quarta, in onda adesso negli USA (lì siamo all'episodio 11). Hi crab man!

The Wire - Ho cominciato la serie 3, episodio 1. Purtroppo, non riesco a trovare gli episodi di questa serie sottotitolati in italiano. Me la sto guardando quindi, in inglese e doppiato in spagnolo, per vedere di capire quanto più possibile. E' dura, ma qualcuno lo deve fare.

Californication - Negli USA sta andando in onda la serie 2, il prossimo episodio, in onda domenica sera, sarà il 10 (e si intitolerà In Utero: inutile domandare perchè questa serie sia superiore. Nella colonna sonora di questo episodio sono previsti pure i Pearl Jam con Nothingman). Io sono all'episodio 5, Vaginatown. Strepitoso il 4, The Raw & The Cooked, con colpi di scena a ripetizione e un finale estremamente toccante sulle note di Freebird degli immarcescibili Lynyrd Skynyrd. Fuck!


Ma non mi sono accontentato. Mi sto accattando i primi 43 episodi (prima serie completa) di In Treatment, in barba alla raccomandazione dell'amico Monty. Vedremo com'è.


Nella foto, le due protagoniste femminili di Earl.

energie


Un libro interessante, almeno pare.

shield

dopo aver impazientemente atteso lo scaricamento della serie completa , finalmente ieri sera ho iniziato la visione di THE SHIELD.
ho visto le prime tre puntate della prima serie.
mi piacciono.
alla tele avevo visto solo un paio di serie la 5 e la 6. straordinarie.
serate occupate

porno libera tutti 1


Da Internazionale nr. 765, articolo/reportage sul porno "moderno". Apre interessanti interrogativi. Enjoy.


Tradite dal porno


Guardare un film a luci rosse è adulterio? E perché il sesso online è sempre più diffuso? L’Atlantic racconta come gli Stati Uniti convivono con la pornografia di massa

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ROSS DOUTHAT, THE ATLANTIC, STATI UNITI


Il matrimonio tra l’ex modella Christie Brinkley e l’architetto Peter Cook è naufragato due anni fa nel più classico dei modi quando lei ha scoperto che lui andava a letto con la segretaria diciottenne. L’estate scorsa, però, il processo per il divorzio è stato un evento piuttosto singolare. Dopo aver insistito perché i giornalisti potessero assistere al dibattito, Brinkley e i suoi avvocati hanno presentato un lungo elenco di accuse piccanti sulla passione di Cook per la pornografia: hanno raccontato dei tremila dollari al mese spesi in siti web per adulti, delle foto che metteva in rete, dei suoi soprannomi preferiti (happyladdie2002 e wannaseeall, per esempio) e perfino dei video che avrebbe girato mentre si masturbava.


La società divisa


L’aspetto più interessante di queste rivelazioni è però l’ambiguità sul limite che Cook era accusato di aver superato. L’abitudine a guardare video porno era di per sé un tradimento? Cos’era più grave, l’irresponsabilità economica o la dipendenza dalla pornografia? Veniva forse messa in dubbio la capacità di Cook di essere un buon genitore? O era sotto accusa perché il materiale porno poteva finire sotto gli occhi del figlio? L’obiettivo di tutte queste accuse era convincere la corte e il pubblico che Cook era un marito ancora peggiore di quanto la sua relazione con un’adolescente facesse pensare. Ma era molto meno chiaro se bastasse a dimostrarlo la sua passione per la pornografia o se invece erano i particolari – i soldi spesi, i siti visitati, le esibizioni con la webcam, i rischi per i bambini – a fare la differenza. L’idea che la pornografia, e specialmente quella hardcore, abbia a che fare con l’infedeltà coniugale è un argomento di cui in America si discute già da qualche tempo. Anche perché, secondo le ultime stime, l’industria del porno è ormai una forma d’intrattenimento diffusissima, che genera grandi profitti. Un’inchiesta condotta nel 2002 dall’American academy of matrimonial lawyers, l’associazione degli avvocati matrimonialisti statunitensi, suggerisce che il porno via web gioca un ruolo significativo in un numero sempre maggiore di cause di separazione. Il divorzio Brinkley-Cook, infatti, non è stato il primo a far trapelare imbarazzanti rivelazioni sulla passione per il porno dei personaggi famosi. Nel 2005, all’inizio della sua movimentata causa di divorzio, Denise Richards ha accusato Charlie Sheen di aver messo in rete le foto dei suoi genitali e di nutrire una vera e propria ossessione per i siti porno con ragazze appena maggiorenni. Due anni dopo, Anne Heche, la ex di Ellen De Generes, ha rinfacciato a suo marito di passare il tempo a guardare siti hard invece di prendersi cura del figlio di cinque anni. Anche la cantante country Sara Evans, nel 2006, ha rivolto al marito accuse del genere.


continua domani
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Nella foto, Denise Richards con Richie Sambora

20081127

canne

leez , la mia signora, in quanto cittadina svizzera vota per le elezioni svizzere e per i referendum. 
qualche settimana prima del giorno delle votazioni in svizzera arriva a casa il modulo elettorale, per il voto postale, e un libretto esplicativo sui voti del caso. per i referendum il libretto riassume solitamente la linea di pensiero del partito o gruppo che lo ha indetto e il pensiero del governo o del gruppo in opposizione.
tra i referendum quelli più spesso indetti sono quello per entrare in europa e quello sull'uso più o meno legale della cannabis.
io, che per ora non voto, sono contro l'entrata della svizzera in europa e a favore della cannabis e faccio pressioni elettorali che solitamente vengono recepite.
qualche anno fa erano famosi i coffee shop oltre confine. anche la sorella di leez ci ha lavorato come commessa per un anno....
quell'anno i nostri armadi profumavano tantissimo ...

veto sospechoso


Brutta notizia, questa. In agosto, quando ero nella regione di San Juan, c'era una discreta mobilitazione, volantinaggio, manifesti, le persone erano tutte molto interessate al problema. Diversi luoghi sensibili come falde acquifere e ghiacciai andini sono "minacciati" da scavi e miniere, alcune anche abbandonate da decenni perchè non redditizie (soprattutto perchè i metodi eco-compatibili di estrazione e lavaggio di alcuni minerali preziosi costano di più di quelli "selvaggi"). L'Argentina ha potenzialmente il petrolio del futuro, e cioè un sacco d'acqua; però, così facendo probabilmente, godrà di benefici immediati (con i soldi che gli entreranno da parte delle multinazionali minerarie), ma rischia di rimanere a bocca asciutta nel futuro. E di lasciare a bocca asciutta pure il pianeta.

La mossa della "Presidenta" non è molto ecologica.

garbage


Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Leggete questo articolo qui tratto da L'Espresso (grazie a Matteo della segnalazione). Mi ha colpito moltissimo la prima parte, e devo riconoscere che Berlusconi è stato furbissimo: per mantenere la promessa ha "nascosto" la monnezza nelle caserme. Impossibile che i soldati si lamentino.

Geniale.

the answer is blowin' in the wind 1


Da Internazionale, nr. 765, un reportage statunitense su un'isola che si è affrancata dal petrolio.

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L'isola nel vento


Gli abitanti di Samsø, in Danimarca, non sono più dipendenti dai combustibili fossili. Usano l’energia prodotta dalle loro turbine. Senza sacrifici e dando il buon esempio a tutti


ELIZABETH KOLBERT, THE NEW YORKER, STATI UNITI



Jørgen Tranberg è un allevatore di Samsø, un’isola della Danimarca. È un uomo robusto con una massa di capelli castani e un senso dell’umorismo imprevedibile. Quando sono arrivata a casa sua, in una grigia mattina della primavera scorsa, era seduto in cucina e fumava una sigaretta guardando la tv. Le immagini sgranate, in bianco e nero, provenivano dalla telecamera a circuito chiuso della sua stalla. Una delle mucche stava per partorire e Tranberg la stava tenendo d’occhio. Abbiamo parlato per qualche minuto, poi mi ha chiesto ridendo se volevo arrampicarmi sulla sua turbina a vento. Non è che ci tenessi particolarmente, ma ho detto di sì lo stesso.
Siamo saliti in macchina e abbiamo percorso una strada sterrata piuttosto sconnessa. All’orizzonte si profilava minacciosamente la turbina. Quando l’abbiamo raggiunta, Tranberg ha spento la sigaretta e ha aperto una porticina alla base della torre. All’interno c’era una scala a pioli di un’ottantina di metri, formata da otto scale attaccate una sull’altra. Abbiamo cominciato a salire e quasi subito ci è venuto il fiatone. In cima all’ultima scala c’era una botola, che portava
a una specie di sala macchine. Ci siamo infilati dentro: eravamo sopra al generatore. Tranberg ha spinto un bottone e il tetto si è aperto rivelando un cielo grigio e un mosaico di campi verdi e marroni che si stendevano fino al mare. Ha spinto un altro bottone e i rotori, che aveva spento mentre salivamo, hanno cominciato a girare, prima lentamente e poi sempre più veloci. Sembrava che stessimo per decollare. Mi piacerebbe poter dire che era una sensazione esaltante, ma in realtà mi dava la nausea. Tranberg mi ha guardato ed è scoppiato a ridere.
Samsø, che ha una superficie di circa cento chilometri quadrati, si trova nel Kattegat, un braccio del mare del Nord. A sud l’isola è più larga, mentre a nord si assottiglia come una lama: vista su una carta geografica somiglia un po’ a un busto di donna e un po’ a una mannaia. Ha 22 villaggi, tutti addossati sulle sue strade strette, che danno le spalle ai campi dove i contadini coltivano patate, grano e fragole. Grazie alla particolare geografia della Danimarca, Samsø è proprio al
centro del paese e, al tempo stesso, in mezzo al mare. Negli ultimi dieci anni sull’isola si è verificata un’improbabile rivoluzione. Quando tutto è cominciato, alla fine degli anni novanta, i 4.300 abitanti di Samsø avevano quello che potremmo definire un atteggiamento convenzionale
nei confronti dell’energia: finché c’era, la cosa non li interessava. La maggior parte di loro si riscaldava con il gasolio che arrivava nelle navi cisterna e usava l’elettricità importata dalla terraferma via cavo, che per lo più veniva prodotta bruciando carbone. Di conseguenza, ogni abitante di Samsø immetteva in media nell’atmosfera circa undici tonnellate di anidride carbonica all’anno. Poi gli abitanti dell’isola hanno deciso di cambiare le cose. Hanno formato cooperative
e organizzato seminari sull’energia eolica. Hanno eliminato le caldaie e le hanno sostituite con pompe di calore. Alla fine del 2001 l’uso dei combustibili fossili era già stato dimezzato.
Nel 2003, invece di importare elettricità, l’isola ha cominciato a esportarla. Nel 2005 produceva più energia rinnovabile di quanta ne usasse.


continua sabato 13 dicembre 2008

20081126

dimostrazione 9













Non chiudiamo la carrellata.
In versione sdrajati pè tera...

dimostrazione 8


Chiudiamo questa carrellata su uno dei vostri blogger preferiti con un intenso primo piano mentre studio l'atlante, nel giardinetto di casa Sabien/Dria, Gent, Belgio, settembre 2008.

Ricordo (e ringrazio) ancora una volta che le foto vecchie, versione Boy-Scout, sono di Massimo, quelle del Belgio, recenti, sono di Dria.

dimostrazione 7


Mi avvierei alla conclusione ripubblicando una foto che ormai ha fatto storia. Qui siamo ad un altro Campo Estivo, ma qualche anno dopo, più o meno siamo nel 1982, mi pare di ricordare. Inutile che sottolinei gli occhiali Lozza a "goccia" e le Adidas modello Tampico.

dimostrazione 6


Ancora Belgio, sul mare a De Haan, ancora io 30 anni dopo. Si vedono di spalle o di lato, Matilde (dietro una mia gamba) e Sabien seduta sulla sabbia. Io sto sparando di sicuro qualche cazzata.

dimostrazione 5


Qui si sfiora il capolavoro. Qua sto mostrando, orgoglioso ma sbruffone, quello che realizzai con i soli oggetti disponibili, quindi carta, nastro adesivo, spago e legnetti, un soggetto qualsiasi che ci rappresentasse per una specie di gara di arte povera. Che cosa potevo fare, io? Un cesso. Completo di spazzolone, scatola con galleggiante, sciacquone con catena (di spago), supporto per carta igienica e, addirittura, pezzo di spago colorato di marrone che rappresentava un corposo stronzo(lo, come diciamo dalle nostre parti).

Da notare il cappello, che è tornato di moda qualche anno fa. Come dire, una specie di fashion-maker.

dimostrazione 4


Qui sono in posa davanti ad un suggestivo angolo di Bruges. 2008.

dimostrazione 3


Qui, sempre al Campo Estivo 1978, sono quello che guarda in macchina, basso, con i capelli che sembrano il guscio di Calimero (solo che il guscio era bianco) e l'espressione da deficiente, ma contenta e sorridente. Un po' furbetta, addirittura. Il quarto da destra. Come notava giustamente Vit, quello con le mani sul pacco.

dimostrazione 2


In questa, scattata da Dria a fine settembre (2008), sono a casa di Sabien e Dria, appunto.

dimostrazione 1


Per la serie "come si cambia", ecco a voi una serie di foto che dimostrano di quanto un corpo possa devastare una persona. In questa foto, di 30 anni fa esatti (un po' di più, visto che era estate) sono il secondo a partire da sinistra. Come sapete, ero un boy-scout.
La foto è stata scattata da Massimo detto Trottolino, che ringrazio come si dice dalle nostre parti abbestia, per aver recuperato le foto.

love is the answer


Mi ha molto interessato questo articolo su Repubblica di ieri, anticipazione di Amori, nuovo libro del poliedrico Jacques Attali. Voglio solo riportare questo passaggio:


Non esiste nessuna pratica (dall' incesto alla zoofilia, passando per la pedofilia, il feticismo, la pornografia o l' erotismo) che, vietata da alcune società, non sia fortemente raccomandata da altre e soltanto i rapporti sessuali tra madre e figlio sono condannati universalmente.


Sono cose che personalmente sapevo, e che secondo me devono farci riflettere molto.

suggestionabili


Volevo farvi leggere questa recensione di 3 anni fa. Buona lettura.
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Paolo Benvegnù, 12/11/2005, Firenze, Auditorium Flog

L’eterno Flog ospita stavolta l’ultima data del tour di Paolo Benvegnù, tour seguito alla pubblicazione del debutto solista “Piccoli fragilissimi film”; più che un concerto, recitano le pubblicità, una festa, denominata “Piccoli fragilissimi sport”, quindi a tema, almeno sembra. Così è. Entriamo dentro all’auditorium, e in platea è sistemato un tappeto verde a simulare un campo da tennis in erba, completo di rete, ed una enorme palla da tennis è appesa al soffitto. Un ragazzo ed una ragazza stanno disputando una simulazione grottesca di una partita a tennis, appunto. Due tipi vestiti da arbitri si aggirano per il locale fischiando. Il palco presenta un salottino con lampada soffusa e tavolino da salotto con superalcolici e bicchieri. Luci di Natale attorcigliate all’asta del microfono e alle tastiere. Dopo l’interminabile partita a tennis, una voce tipo “quello dell’autoscontro alla fiera” annuncia che nell’angolo alla destra del palco c’è Selene, la dea dell’amore. Non è l’ex pornostar ormai attrice di teatro. Pare dia consigli sentimentali, e stili una lista per accedere al salottino sul palco durante il concerto. In effetti, durante il concerto, diverse coppie si daranno il cambio in quella postazione. Il risultato, per chi guarda, non è dei più esaltanti. Finalmente (devo dirlo, tutto il corollario non mi è parso così interessante), poco dopo le 23,15, ecco Benvegnù ed i suoi musicisti (basso, Gionni Dall’Orto, batteria, Andrea Franchi, chitarra, Massimo Fantoni, tastiere, Fabrizio Orrigo; c’è anche una sezione fiati, tre elementi, che in alcuni pezzi sale sul palco); nonostante ci sia una discreta affluenza, si può tranquillamente dire che Benvegnù sia uno dei musicisti italiani più sottovalutati, ingiustamente. Ciò non toglie che meriti il massimo rispetto, soprattutto per come non si sia mai svenduto, nonostante, soprattutto con gli Scisma (per chi non lo sapesse, Paolo è stato la mente di quella band), sia arrivato davvero vicino alla notorietà più spicciola e meno nobile, anche se lo spessore della band era grande, per testi, musiche, spinta in avanti e sguardo all’indietro in maniera dosata.
Detto questo, il concerto, pur se in una cornice un po’ pacchiana (come già detto), si rivela delizioso. Paolo, tra prima ora e una ventina di minuti abbondanti di bis (durante i quali si presenta in judogi, per non parlare degli altri, conciati chi da pugile, chi da maratoneta…..ma va bene, era una festa, e lo sport era il tema), oltre a buona parte dei pezzi dell’ottimo debutto solista “Piccoli fragilissimi film”, snocciola se non erro cinque/sei pezzi degli Scisma (se contiamo anche la meravigliosa I Am The Ocean, in comproprietà con i Venus e Giorgia Poli), e la cover di In A Manner Of Speaking dei Tuxedomoon.
Alcuni pezzi, compresi quelli degli Scisma (il concerto si rivela ulteriore occasione di riflessione su quanto il panorama italiano abbia perso col loro scioglimento), acquistano una dimensione gioiosa con l’inserimenti dei fiati, ma in generale la dimensione rock, come spesso accade, la fa da padrone a differenza del disco. Una buona dose di energia scaturisce dal palco, anche se non diremmo un’eresia se accostassimo Paolo e i suoi pezzi ad un Gino Paoli moderno e rock, addirittura molto più intenso dal punto di vista delle liriche, sempre molto suggestive. La chiave del concerto sta tutta qui, unita all’eleganza delle composizioni. Con quel pizzico di robustezza in più, come resistere a pezzi come la malinconica Quando passa lei, il potenziale hit cerebrale Suggestionabili, la fatalista Il mare verticale, la divertente, ma solo in superficie, Only For You? Impossibile.
Del resto, c’è poco da fare. Ci muoviamo ma siamo immobili. Siamo troppo suggestionabili.
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Grazie a Sabry per la preziosa collaborazione.
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Foto tratta da qui.

20081125

Crack the Shutters - Snow Patrol

Un pezzo davvero emozionante.

antichi sapori

Di solito non parlo di ristoranti, anche se apprezzo gli amici che si dilettano nelle recensioni. Mangiare e bere bene è una delle gioie della vita, e per noi epicurei è fondamentale.
Questa volta, voglio darvi anch'io un consiglio. Per la terza volta, in occasione della trasferta a Parma (per Parma-Livorno), sono andato con gli amici "di stadio" a mangiare alla trattoria Antichi Sapori, Parma località Gaione. Ogni volta è sempre migliore. Si mangia alla grande, l'ambiente è giusto, i gestori sono giovani e simpatici, alla mano, e soprattutto si spende una cifra corretta. Anzi, forse per la qualità che troverete, si spende pure troppo poco.

Il loro sito: http://www.cucinaparmigiana.it/

Ovviamente, grazie agli amici del "muro de' briai amaranto" che mi ci hanno portato la prima volta. Voi sapete chi siete.

la voce di oggi

semiologia

meno comune semeiologia, sostantivo femminile

1 Scientifico: scienza che studia l'uso dei segni linguistici e di ogni altro codice della comunicazione nel quadro della vita sociale

2 Medicina: semeiotica

etimologia: composto di semio + logia

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semio

primo elemento di parole composte della terminologia scientifica, con il significato di "segno" o "in relazione con i segni": semiologia, semiotica, semiografia

etimologia: dal greco semeion, "segno"

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logia

secondo elemento di parole composte, con il significato di "trattazione", "studio", "dottrina" (psicologia, teologia) o "espressione", "discorso" (filologia, analogia)

etimologia: dal greco -logía, derivato di lógos, "discorso"

20081124

cassettina 4 - operazione inverno

Kaiser Chiefs Never Miss A Beat
Kings Of Leon Closer
Stonerider Juice Man
Be Your Own Pet You're A Waste
Gavin Rossdale Love Remains The Same
Dillinger Escape Plan Milk Lizard
Puddle Of Mudd We Don't Have To Look Back Now
The Raconteurs Many Shades Of Black
30 Seconds To Mars From Yesterday
Ben Folds ft. Regina Spektor You Don't Know Me
Everlast Friend
AC/DC Touch Too Much
Hellacopters By The grace Of God
Kid Rock Blue Jeans And A Rosary
My Chemical Romance This Is How I Disappear
P.O.D. Shine With Me
Snow Patrol If There's A Rocket Tie Me To It
The (International) Noise Conspiracy Capitalism Stole My Virginity
Simple Plan When I'm Gone
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cassettina 3 to hell and back

cassettina 2 the revenge

cassettina 1 do the right thing

playlist - nella chiavetta usb

30 Seconds To Mars - A Beautiful Lie
AC/DC - Higway To Hell
AC/DC - Back In Black
Antony & The Johnsons - Another World EP
Basia Bulat - Oh My Darling
Beatrice Antolini - A due
Brett Anderson - Wilderness
Elvenking - Two tragedy Poets
Everlast - Love War And The Ghost Of Whitey Ford
Jesse Harris - Feel
Kid Rock - Rock N Roll Jesus
Le luci della centrale elettrica - Canzoni da spiaggia deturpata
Los Natas - Delmar
Los Natas - El Hombre Montaña
Lykke Li - Youth Novels
Michael Franti & Spearhead - All Rebel Rockers
Moltheni - I segreti del corallo
My Chemical Romance - The Black Parade
P.O.D. - When Angels And Serpents Dance
Raf - Metamorfosi
Santogold - Omonimo 2008
Simple Plan - Omonimo 2008
Snow Patrol - A Hundred Million Suns
The Hellacopters - Discografia completa
The (International) Noise Conspiracy - A New Morning, Changing Weather
The (International) Noise Conspiracy - The Cross Of My Calling
Tormento & Esa - Siamesi Brothers
Vinicio Capossela - Nel niente sotto il sole

brian


Il "dandy" per eccellenza non finisce mai di stupire. Brian Ferry (ne parlammo qua), indimenticabile leader dei Roxy Music, continua a 63 anni suonati ad essere un instancabile tombeur de femmes. Leggete qui.


Buon per lui.


Nella foto, Lily Cole.

20081123

Belgio set 08 - 7

Bedlam in Belgium 7


Siamo di nuovo in autostrada, ed arrivare a Bruges è un attimo. Ci perdiamo per trovare un parcheggio (naturalmente coperto), ma la situazione si risolve abbastanza in fretta e siamo vicinissimi al centro. Del resto, mi pare che Bruges non sia così enorme. Sembra di stare in pieno medioevo, ogni angolo di questa cittadina è deliziosamente artistico. Ci sono in giro un sacco ma veramente un sacco di turisti, belgi compresi, ovviamente. Avendo visto da poco questo film, mi ritrovo ad osservare e riconoscere tutti gli scorci dove sono state girate le scene. La piazza e il campanile sono imponenti, i canali e le viuzze splendidi. Negozi di dolciumi schifosamente grasse ed eccezionalmente tentatrici dappertutto. Non possiamo esimerci, ma ci regoliamo.

La passeggiata è soddisfacente, e il rientro un po' insonnolito, ma piacevole. Sento casa di Dria e Sabien già come casa mia, e si mangia di gusto anche perchè Sabien cucina bene. Mi corico con un certo piacere, senza lo stress da sveglia mattutina per il lavoro.


La sveglia è lenta, mi ci sto abituando, non vorrei risentirne al ritorno. Si decide di fare un giro a Ieper, la città natale di Sabien, che si preannuncia interessante. E' un po' più lontana di Bruges, non lontana dalla frontiera con la Francia. In effetti è un gioiellino. A parte quel pizzico di malinconia che già si nota nelle spiegazioni di Sabien e addirittura in quelle di Dria (quella era la casa dove vivevamo, quella era la nostra panetteria), la storia di questo piccolo centro è un po' triste e molto cruenta: durante la Prima Guerra Mondiale fu teatro di scontri tra tedeschi e inglesi, e alla fine fu completamente rasa al suolo. Inoltre, ha il macabro primato di aver dato il nome all'altresì detto gas mostarda, che si chiama (appunto) anche iprite (dal nome francese di Ieper, Ypres).

La città fu ricostruita interamente e fedelmente dopo la guerra; in mezzo alla piazza principale troneggia il Mercato dei Tessuti, una costruzione imponente che ricorda una grande chiesa, che in origine era stato costruito sopra un canale che adesso non c'è più. La piazza è ampia e ariosa, ed è costellata da localini con tavoli all'aperto, dove ci sediamo per bere qualcosa e dove ci raggiunge il fratello di Sabien, simpaticissimo come la sua fidanzata che conosceremo poco dopo. Spassoso il mix di chiacchiere che si crea: Sabien e suo fratello in olandese, lui con me e Dria in inglese, io e Dria in italiano, con Matilde che appare un po' spaesata, ma solo a momenti. Giriamo un po' fino alle mura e alla porta principale della città, dove ci sono le lapidi dei caduti, che furono moltissimi (da parte inglese circa 300mila); i ragazzi mi raccontano che perfino famiglie indiane vengono fin qui in pellegrinaggio, dato che l'esercito inglese contava anche e soprattutto su soldati che venivano dalle colonie. Nonostante tutto ciò, l'aria che si respira è tranquilla e rilassata. Magari esistono luoghi dove la guerra insegna qualcosa.

Rientro a casa, che ricorda quello di ieri sera, fra battute e discorsi seri, senza pensare troppo al fatto che questa brevissima vacanza è ormai terminata. Infatti, il check in on-line è lì che mi aspetta. Prima di spegnere la luce e di dormire, scopro dai messaggi sul cellulare che mio padre, sbagliando giorno, era all'aeroporto di Pisa ad aspettarmi. Ci chiariamo. Speriamo non si sia scocciato troppo e che ci sia anche domani sera.


Il lunedì scorre lento, e di meglio non potrei chiedere. L'esperienza di oggi è la spesa al supermercato, insieme a Dria, una di quelle che ormai aspettavo dal primo giorno. Ed è comunque interessante, per rendermi conto di quello che anche il mio breve soggiorno a Berlino di un mese dopo mi confermerà, e cioè che in Italia costa tutto di più. Non solo. Altre particolarità mi colpiscono. Pochi fronzoli ma una discreta scelta nella varietà di ogni tipo di prodotto. Offerte con assaggi ad ogni angolo del market, senza "rappresentanti" che ti approcciano, tutto self-service. Reparto orto-frutta (yogurt compresi) isolato dal resto con tende di plastica con una temperatura artica: è consigliato indossare il giacchetto prima di entrare. Per i calvi, pure il cappello di lana. Casse con le cassiere o i cassieri in piedi. Scaffali altissimi con scale o pinze apposite per raggiungere i prodotti.


Nel tardo pomeriggio si fa una specie di merenda-cena. Tutta la famiglia si anticipa per permettermi di sedere al tavolo con loro, per l'ultima volta (per questa volta). Saluto Sabien e Matilde, poi Dria mi accompagna fino a Charleroi con l'auto. Le ultime chiacchiere, poi un abbraccio. Ci vorrà un po' per rivedersi. Passo i controlli, faccio la coda, scambio qualche chiacchiera con passeggere in fila. Durante il volo mi faccio i cazzi miei. Arriviamo in anticipo, non è ancora mezzanotte. Per l'una dovrei essere a letto. Mi faccio due risate con mio padre che mi riporta a casa, scambio sms con un collega che si premura che sia arrivato e che riesca ad andare a lavoro l'indomani, lui deve andare in ferie. Lo tranquillizzo. Forse per qualcuno è ancora strano che uno scenda da un aereo a mezzanotte e alle sette del giorno dopo sia a lavorare. Non è più così: siamo nel mondo globale. Siamo in Europa. E noi siamo l'ultima ruota del carro, signori.

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Jumbolo in giardino di casa Dria/Sabien preso nella lettura dell'atlante, per decidere dove vuole essere scarrozzato. Foto di Dria

the good, the bad and the tanner


Silvio Berlusconi, oggi.


"Il mio complimento al presidente Obama è stato un po' invidioso. Tutti vorremmo essere abbronzati come Naomi Campbell e Obama".






La domanda a questo punto è: c'è o ci fa?

autoricarica 2

La prima parte è stata pubblicata ieri


Prove generali di car sharing
L'idea del car sharing è avere un'auto solo se serve, tagliando i costi fissi del possesso del mezzo. Abbiamo provato anche questa soluzione, per vedere se e come funziona. Piccoli tragitti: prenoto un'auto via web al punto di prelievo più vicino a casa, 1 km a piedi. Piove, poco importa, arrivo al garage di via Scalvini (uno dei 35 di Milano) in meno di 15 minuti. Il ritiro è più semplice di quanto pensassi. L'auto è pulita, ha il pieno di benzina. Non pago l'Ecopass e parcheggio gratis sulle strisce blu. Alla fine ho percorso 17 km, spesa totale 22,11 euro. La riconsegna è fissata per l'1.45, visto che il garage chiude alle 2.00. Lascio l'auto, tutto in regola, torno a casa in bus.Percorsi più lunghi: vado a Genova in treno, prendo un'auto a due passi dalla stazione, la riconsegno l'indomani e riparto. Va tutto liscio fino alla riconsegna. Il veicolo ha un allarme sonoro che segnala un possibile ritardo. In teoria ho ancora dieci minuti, ma non so più dove mi trovo e quanto disti il parcheggio. Chiamo il call center per segnalare che forse non arriverò come previsto entro le 17.30. C'è una persona in attesa dell'auto e va avvertita. Se non c'è un altro mezzo disponibile prenderà un taxi, che verrà rimborsato. Arrivo al parcheggio e riconsegno alle 17.45. Non vedo nessuno in giro. Nessuno con cui scusarmi per il disagio. Richiamo il centralino per avvertire che l'auto è al suo posto. Non occorre farlo, ma ci tengo. Attendo un po' prima di parlare con un operatore. La voce sembra un po' seccata. Il regolamento spiega che il ritardo si paga se supera la mezz'ora con una penale di 25 euro. Mi va bene: sulla fattura di 56,22 euro non è addebitata. Al di là dei conti (costi fissi: 140 euro la tessera annuale e 150 di cauzione, più una tariffa oraria e una a chilometraggio) il car sharing funziona se si rinuncia all'idea dell'auto propria (è ideale per chi usa l'auto poco e per tragitti brevi). E ci si libera dalle schiavitù di assicurazione, bollo, manutenzione e caro carburante. Info
https://fornitori-luce.it/curiosita/enjoy-eni-carsharing/#Enjoy-carsharing


I veicoli utilizzati
L'auto Reva è nata a Bangalore, in India, sette anni fa. Gli inglesi l'hanno ribattezzata G-Wiz e la rivista Ethical Consumer l'ha premiata come migliore eco car, valutando una serie di parametri compresa la produzione a basso impatto ambientale. È una city car: guida automatica, sistema di frenata a doppio circuito e a recupero di energia. Le 8 batterie a 6 volt mantengono il centro di gravità basso, che dà stabilità al mezzo. La carrozzeria è di pannelli in abs indeformabile. Raggiunge i 65 km/h, ha un'autonomia di 60/80 km e una ricarica costa meno di 1 euro e mezzo. Il modello base costa 13mila euro, quello full optional 16 euro. Lo scooter Eco-909 raggiunge i 40 km/h. Ha un'autonomia di 28 km. Si ricarica completamente in 8 ore al costo di 50 centesimi di euro. Come tutti i ciclomotori elettrici è esente dal bollo per i primi 5 anni, mentre l'assicurazione è ridotta del 50%. Di produzione cinese, costa 1.860 euro. La bici Anna Greenspark ha un'autonomia di circa 25/30 km. È venduta a 650 euro. La velocità massima è di 25 km/h. Incentivi per l'acquisto: il ministero per l'Ambiente li ha previsti dall'anno scorso per chi rottama un mezzo a due ruote e acquista un mezzo a trazione elettrica: si tratta di sconti del 30% sul listino, massimo 250 euro per la bici e 1.000 per un ciclomotore).
NB: si ringraziano l'officina Rudelli di Brescia e Car Sharing Italia per aver fornito i mezzi in prova.

Numeri in viaggio
Autodipendenza
L'Italia è il Paese d'Europa con il maggior numero di auto di proprietà: 54 ogni 100 abitanti. I costi per comprare e mantenere l'auto equivalgono al 17% del reddito pro capite. La metà degli spostamenti su quattro ruote copre tragitti brevi, di meno di 5 km. La velocità media di un'auto in città è di 17 km/h.

Su due ruote
In Italia le due ruote rappresentano il 23% dei veicoli per il trasporto individuale. Il 13,9% è costituito dai ciclomotori (fino a 50 cc), mentre i motocicli rappresentano il 9,1%. Ferrara vanta il record di spostamenti in città in bicicletta: oltre il 27%. A Milano la percentuale è del 5,5%: 130mila tragitti giornalieri, con una crescita del 150% rispetto a dieci anni fa.

Bolidi a batteria
Tesla Roadster è un'auto elettrica, ma è pensata per correre. Lanciata sul mercato Usa nel 2006, arriverà in Europa nel 2010. Con dei numeri: 210 km all'ora, accelerazione da zero a cento in 4 secondi, batterie con 400 km di autonomia e costi bassi (mezzo centesimo di euro a km percorso, così dicono). Costo del miracolo non inquinante: 100mila dollari negli Usa, 99mila euro in Europa. Ordini già chiusi per quest'anno, si può tentare nel 2009 (www.teslamotors.com). Pare che Mitsubishi sia pronta a rispondere con una piccola sportiva, la i-MiEV, che ha una autonomia di 160 km e si ricarica in sette ore.

Bike sharing d'Italia
Duecento bici distribuite in 19 parcheggi nel cuore della capitale. Il servizio ha debuttato a giugno e conta un migliaio di tesserati. La prima mezz'ora sulle due ruote in condivisione è gratuita, le successive costano un euro (max 4 ore al giorno). La tessera d'iscrizione si fa nei punti di informazione turistica. Collegandosi al sito www.roma-n-bike.com si può scoprire dove le bici sono disponibili. Il bike sharing funziona già in altri 26 comuni italiani e conta oltre 12mila utenti. Tutte le informazioni si trovano sul portale www.bicincitta.com

fine

20081122

correndo stamane

l'aria era fresca cristallina pungente.
dopo mezz'ora la prima auto incontrata ha avuto un effetto devastante sui miei polmoni.
ho sentito il catrame tra gli alveoli. 
cattivo come il diavolo.
nell'ipod neil young suonava l'assolo di hurricane.
l'assolo di hurricane è uno dei più belli assoli del rock.
lungo e profondo. 
sporco e riverberato.
un uragano che arriva e ti lascia lì che ti guardi in giro e pensi a cosa è successo ma non lo capisci.


autoricarica 1

Da D la Repubblica delle donne, nr. 622
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ESPERIENZE
Auto, motorino e bici elettrica. Sono valide alternative ai mezzi a benzina. Ma il mercato non le accetta. D le ha provate per spiegare il perché

di Renata Storaci

Quando arrivano sotto casa, a bordo di un autocarro scoperto, sono persino un po' emozionata. Eccoli, i mezzi elettrici: una bici, uno scooter e un'auto. Buffissima, la Reva: è una minicar rosso fiammante (grande 2,6 m x 1,3 m) classificata come quadriciclo pesante. Ovviamente è una euro 4. Zero emissioni di CO2. Uno slogan campeggia sulle fiancate: "Io non inquino, e tu?". La prima sensazione alla guida è un certo déjà vu: capisco dopo un attimo che l'emozione che mi evoca è quella dell'autoscontro. Ovviamente c'è un indicatore della carica: segna giallo, cioè è quasi a metà. Luigi Rudelli, l'imprenditore che mi ha prestato i mezzi, ha un'officina meccanica alla periferia di Brescia e una passione per i veicoli elettrici: "Sono alternative valide, ma non si riesce ancora a proporle con facilità sul mercato", spiega mentre mi affida le chiavi dei tre mezzi. "È una questione di mentalità. La gente si rifiuta di pensare al futuro del pianeta, anche se si preoccupa del caro-petrolio. Personalmente preferisco la bici. È perfetta per muoversi in città. E se ti scordi di ricaricarla non rimani a piedi". La produzione delle due ruote elettriche è ormai monopolio assoluto della Cina. E biciclette dotate di batteria si trovano tra gli scaffali degli ipermercati, anche se non vanno a ruba. Gira anche voce di negozi gestiti da cinesi dove le bici elettriche vengono "truccate" sbloccando il meccanismo della pedalata assistita: non occorre cioè che si pedali per azionare il motore. Sulla nostra bici grigio metallizzato nuova di zecca, invece, è il pedale che regola la velocità e se si supera il limite dei 23 km/h il motore si ferma. Non ho un garage, quindi la ricarica dell'auto non è semplice. Tirare un cavo attraverso il cortile fino all'auto parcheggiata fuori è sconsigliabile. Chiedo aiuto al mio meccanico, che è incuriosito dal veicolo. Reva somiglia un po' all'auto di Topolino. È omologata per quattro, anche se i passeggeri dietro non viaggiano comodissimi. Il suo utilizzo è un po' condizionato dall'indicatore della carica e dal contamiglia. Non mi piacerebbe provare l'esperienza di rimanere con la batteria a terra. Vorrei invece ricaricare l'auto a una centralina pubblica. Chiamo così il call center della Regione Lombardia per scoprire quali sono quelle già attive. "Centraline di ricarica? Mai sentite prima", rispondono. Spiego cosa sono e aggiungo che dovrebbe essercene una in via Pola, in una delle loro sedi. "Mi informo e la richiamo". Ecco, quella stazione di ricarica è destinata solo ai mezzi della Regione (due scooter e due auto ibride), le altre invece dipendono da una società mista che si chiama Zincar, metà del Comune di Milano e metà privata, cioè dell'Unione del commercio. Bizzarro che neppure sul web esista una mappa delle centraline già attive. Per la cronaca: a Firenze ce ne sono un centinaio; a Roma una dozzina. La prima colonnina milanese è stata inaugurata due anni fa in largo Richini, di fronte all'Università Statale; le altre 19 previste vanno un po' a rilento (saranno sette entro fine novembre) per le autorizzazioni di vari uffici tecnici del Comune che occorrono per realizzare gli scavi. Scopro che per usare la centralina occorre una Eco-card (gratuita): vado in centro a ritirarla con la Reva che s'infila agile nel traffico, ma accade l'imponderabile. La spina del suo cavo elettrico non è compatibile con la presa della colonnina. Sono furibonda. Non rimane che il garage degli amici per ridarle la carica. La gestione di scooter e bici è più semplice: nottetempo stendo un cavo di un paio di metri in cortile, sperando di non essere spiata dai vicini. Lo confesso: sono abituata allo sprint di un motociclo 150 cc e all'inizio la velocità ridotta mi fa un po' effetto. Come la silenziosità dei mezzi. Li metto alla prova su una serie di tragitti di circa un paio di chilometri. Ovviamente il motorino è più veloce e più solido, ma a sorpresa non più di tanto: guadagna un terzo del tempo rispetto alla bicicletta. Il plus del tutto personale della bici è l'aria tra i capelli e la sensazione di svagatezza, un po' da gita in città. Il minus è che il telaio è un po' appesantito dal blocco batteria. Il problema della bici è che attira l'attenzione, forse troppo. Al mercato all'aperto due giovani nordafricani mi chiedono incuriositi come funziona. Finché un giorno accade l'irreparabile: l'assicuro a un palo davanti al negozio di scommesse vicino a casa di un amico. E la bici Anna scompare nel nulla, per sempre. Inutili le ricerche nei luoghi classici del riciclo dei mezzi rubati. Ps: il mio amico confesserà che quello è il palo preferito in assoluto dai ladri; una settimana dopo sparirà dal parcheggio nel cortile la sua due ruote, fedele compagna di viaggio fino a Santiago di Compostela. Che dire: non c'è (più) strada sacra che protegga.

continua domani

20081121

rubina


La canzone preferita da questo blog


Vita rubina - Moltheni


L'altra notte mentre uscivo fuori dalla discoteca
mi è passata a quattro metri la mia vita
camminava col bicchiere e un vestito nero
mi ha guardato ma non mi ha cagato.

La conosco bene è in collera con me
mi rimprovera le cose che non ho voluto fare,
mi rimprovera parole che non ho voluto dire
che mi avrebbero cambiato in meglio insieme a lei.

Ho rivisto il corpo morto di mio padre con i baffi neri
diventati bianchi in un'ora o poco più
ho rivisto quelle estati infinite col mio amico Gigi
con il sole che ci amava e ci baciava i piedi scalzi
ho rivisto mio fratello e le sue mani buone
quelle mani adulte che lo so, io non avrò mai,
ho rivisto le città che non mi sono appartenute
i miei anni come ombrelloni chiusi in piena estate
i cavalli le farfalle e le mie fate
diventati un giorno cani a quattro teste
porte chiuse a chiave e finestre
galleggiare in un mare di fotografie

E' la mia vita
la scorciatoia per entrare in te e in me
che difendo con le unghie e poi la perdo
come un anello ai piedi non è ieri, è oggi.

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Applausi.

ben



Pensate anche voi, come me, che un disco come Night And Day di Joe Jackson rimanga inarrivabile nel suo genere?

Provate il nuovo di Ben Folds Way To Normal. Non è a quei livelli, ma vi farà almeno riconciliare con quel tipo di musica.

euro


Chi mi conosce lo sa: se dovessi buttarmi in politica, farei l'europarlamentare. Questo articolo conferma che in queste cose ho fiuto.

brandenburger tor


Nell'attesa di trovare l'ispirazione per raccontarvi qualcosa a proposito di Berlino, vi consiglio di leggere questo post di Matteo Alviti, collaboratore di Internazionale, dal suo blog. Bello il post, bello il blog.

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Qui Berlino Matteo Alviti

Sotto il cielo di Berlino, crocevia tra vecchia e nuova Europa, multicentrica città d'immigrazioni vicine e lontane nel tempo e nello spazio


La stanza del silenzio

Sono uscito e c'era un sole accecante. Sono stati cinque mesi abbastanza lunghi, soprattutto silenziosi. Li ho trascorsi nella porta di Brandeburgo. Nella stanza del silenzio. Sono 14 anni che al centro di in una delle città più movimentate d'Europa c'è una stanza senza suoni. Se la sono inventata dei non meglio specificati "cittadini berlinesi" per riflettere sul senso della storia divisa. O anche su quello che ognuno si porta dentro in attesa di trovare un attimo di calma per pensare. O anche solo per vedere che effetto fa, una stanza del silenzio. L'idea, a dirla tutta, l'hanno rubata a Dag Hammerskjöld, ex segretario Onu che nel Palazzo di vetro, nel 1954, fece riservare una stanza per la meditazione.

Ma prima o poi dovevo uscire. Per vedere che cos'era successo alla Germania, travolta dalla crisi internazionale e scivolata nella famigerata recessione tecnica. Per capire dove sarebbe andata a finire la grande coalizione con cancelliera e vicecancelliere, Merkel e Steinmeier, a sgomitare per un posto al sole in vista della campagna elettorale dell'anno prossimo. (Hanno telefonato entrambi a Obama per congratularsi e nessuno dei due gli ha dato dell'abbronzato). Con la Spd, il partito socialdemocratico, in una profonda crisi esistenziale, diviso tra la solitudine dell'orgoglio riformista e la compagnia della sinistra massimalista. Ma sono poi così estremisti, Lafontaine e i compagni della Linke, o sono solo dei socialdemocratici radicali? Con i Verdi che dopo anni tornano per strada al fianco del movimento antinuclearista per tentare di bloccare le scorie che viaggiano tra la Germania e le Francia, mentre strizzano l'occhio ai gialli del partito liberale, che del nucleare sono sostenitori convinti. Con gli studenti medi che fanno l'ondina e a Berlino, alla fine della loro manifestazione, entrano di forza all'università, la Humboldt, occupando aule e ingresso, e distruggendo una mostra sui beni confiscati dai nazisti agli imprenditori ebraici. E gli universitari a guardarli, tra l'attonito e l'incazzato.

E allora sono uscito. E ho trovato le cose più o meno come le avevo lasciate. All'angolo, all'ingresso della metro vicino casa, il contrabbandiere di sigarette vietnamita continua a guardare a destra e a sinistra, guardingo. I metalmeccanici, nonostante la recessione, si sono portati a casa il 4,2% di aumento, che in realtà è un po' meno ma va bene lo stesso. L'83% dei berlinesi continua a fare la raccolta differenziata, anche dei rifiuti organici, che vengono rivalorizzati al 95%. E l'azienda pubblica per la raccolta dei rifiuti della capitale, la Bsr, continua a lavorare al meglio, visto che qui non ci sono discariche che stanno per scoppiare. Le discariche le hanno chiuse nel 2005, per legge.

Tra ottobre e novembre ci sono stati e ci saranno il festival del teatro italiano (venerdì è andato in scena Gomorra al Volksbühne, vibrante ma rispetto al libro poco incisivo), quello dei corti, quello del cinema israeliano e quello del cinema porno. Dell'indie-porno, dove si potevano incontrare registi statunitensi che omaggiano gli Weather Underground, il Larry Flint del porno danese, vedere documentari sulla caduta del comunismo vista attraverso la pornografia gay dall'est Europa e discutere con brillanti registe porno-femministe e attrici appassionate di Palahniuk, Safran Foer e degli album dei Tool.

A Potsdam, vicino Berlino, l'Institut for climate change continua a lavorare alacremente, e con il pieno sostegno del governo. Mentre l'Istituto per la tecnica agraria cerca il modo di prolungare la vita dei prodotti agricoli il più a lungo possibile, infilando dei sensori all'interno delle patate per capire come e perché marciscano. E fa ricerca di altissimo profilo per tentare di sviluppare dalle granaglie, a costi accettabili, di mercato, un materiale che in futuro possa sostituire tutti quelli prodotti dal settore petrolchimico. Naturale al 100%.

Insomma, fuori dalla stanza del silenzio mi sono guardato intorno, e ho capito che avevo fatto bene a uscire da quel posto. Mi sa che sono stato zitto troppo a lungo, scusate. D'ora in poi proverò a seguirla un po' di più, questa città.


15 Nov 2008 - posted by Matteo Alviti

20081120


Grazie a Piazza XX che per primo me li ha segnalati, allego il testo del loro pezzo forse più famoso, senz'altro quello maggiormente significativo.


DE' MADDE'

(I Licantropi)

Dé maddé boia dé maddé guarda lui lì
maddè bello, figu vieni vì.
Dé maddé boia dé maddé dici a me
invece te, ma se un ti fai mai vedé.
E questo non è un mantra tibetano
né un coro di preghiera musulmano
non è buddismo indiano o giapponese
ma è quello che ti dice un livornese.
Se vai nella città dei Quattro mori
dove il libeccio spettina i signori
e giri per le strade intorno al porto
ti giuro amore un giorno ti ci porto.
A sentire...
Dé maddé boia dé maddé guarda lui lì
maddè bello, figu vieni vì.
Dé maddé boia dé maddé dici a me
invece te, ma se un ti fai mai vedé.
E questo non si dice in sinagoga
non lo dice Don Abbondio con la toga
non lo canta la tribù degli zulù
non è il sabba delle streghe né il voodoo.
Ma se vai nella città che io amo tanto
quella col cuore tinto d'amaranto
e giri per le strade del mercato
hai visto amore poi ti c'ho portato...
E si va nella mia città
cacciucco e baccalà, del Livorno in serie A
5 e 5 a volontà, della Izzeri e Cianciua
e der budello di tu mà, la mia la lasci stà.
Dé maddé maddé ma boia dé
Dé maddé maddé ma boia dé
E dicono che questa è la più strana
tra tutte le città della Toscana
per via di quella legge livornina
che pressappoco sai cosa diceva.
Qualunque culto razza o religione
vieni a Livorno ti ci trovi bene
anche se sei del posto più lontano
basta che tu non sia un pisano
E si va nella mia città
cacciucco e baccalà, del Livorno in serie A
del budello di tu mà, 5 e 5 a volontà
c'è Antignano, c'è Corea,
c'era la Izzeri e Cianciua
le 'atene ai portuali ed i ponci dar Civili
le pottine in baracchina,
Vernacoliere fino in Cina
ci s'ha pure il grattacielo,
la Madonna a Montinero
e da tutta la città si alza un grido Pisa merda
Dé maddé maddé ma boia dé
Dé maddé maddé ma boia dé.
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Questo il loro sito web.
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La foto è tratta da qui.

against the Cross


Non hanno un grande seguito, in Italia, ed è un peccato, soprattutto perchè i loro concerti sono ad alto tasso adrenalinico. Sto parlando degli svedesi rock and roll con testi ed attitudine marxista-leninista The (International) Noise Conspiracy, che escono in questi giorni con il loro quinto album.

Li ha accolti tra le sue braccia forti di produttore Rick Rubin, impegnato a rivitalizzare il mercato musicale producendo le grandi promesse del rock. Ne esce fuori questo The Cross Of My Calling, ovviamente ben prodotto, anche se, in minima parte, la produzione attenua la vena selvaggia degli svedesi.

Se non li conoscete, dovete aspettarvi canzoni brevi (esclusa la conclusiva title track, una specie di suite che ricorda le improvvisazioni dal vivo) e molto rock and roll (del resto la "scuola" svedese non si smentisce mai); Rolling Stones, The Doors (apertamente citati in Child Of God, come dice nel loro myspace Lyxzén - il singer - stesso), MC5 e via discorrendo, senza disdegnare il punk delle origini ma con un tocco di seventies (le spruzzate di tastiera qua e là, le rullate) sempre presente. Un occhio sempre attento ai ritornelli melodici (nella loro carriera ne hanno scritte di belle canzoni, credetemi; voglio citare solo l'inno Capitalism Stole My Virginity) e testi diretti al cuore dell'imperialismo (termine desueto, ma con loro è proprio il caso di usarlo).

Belle Assassination Of Myself, Hiroshima Mon Amour, Washington Bullets, bellissima Dustbins Of History, tutta da cantare, ma il disco è ottimo nel suo insieme. Buona pure la prova strumentale: l'assolo di chitarra di Boredom Of Safety è classico ma superlativo.

Come scrissero, sulle mura dello stadio, i tifosi dell'Empoli in previsione della partita contro il Livorno, bentornati compagni.


The (International) Noise Conspiracy - The Cross Of My Calling

20081119

el orfanato


The Orphanage - di Juan Antonio Bayona 2008


Giudizio sintetico: si può perdere


Laura è cresciuta in orfanotrofio, e in fondo era felice. Diventata una donna, col marito Carlos e il figlio adottivo Simon (sieropositivo), va ad abitare nella stessa villa che faceva da orfanotrofio quand'era piccola, con l'intenzione di ristrutturarla ed aprirla di nuovo con l'antica destinazione. Simon comincia a raccontare strane storie su un gruppo di amici immaginari, e Laura non si sente tranquilla...


Spinto da critiche ottime, prodotto da Guillermo Del Toro, il film è un thriller con sfumature horror, e gioca con stereotipi di genere. Mostra poco o nulla, e tiene la tensione piuttosto alta. Il paragone con The Others è azzeccato, lo sfalsamento dei piani tra realtà e immaginazione (o meglio, suggestione) è il tema portante del film, assieme all'istinto materno. E' ammirevole l'intento di costruire una storia che impaurisca ma che tenga al centro di tutto i sentimenti.

Il problema vero di questo film è che risulta di una pallosità ai limiti dell'assurdo, la regia da cartolina non aiuta, il cameo di Geraldine Chaplin neanche; l'ottima prova di Belén Rueda (già apprezzata in Mare Dentro, era l'avvocatessa del protagonista), bella e capace (anche se, complici i primi piani impietosi, il tentativo di farla passare per 30enne risulta goffo), non riscatta lo spettatore da un'ora e quaranta minuti circa di tentativi vani di scovare una storia interessante, o anche solo un sussulto di vera paura.

to the hospital (for God's sake)

E' ufficiale: il "nostro" Primo Ministro è fuori controllo. Credevamo di aver visto (e sentito) tutto con il Presidente Emerito Francesco C(K)ossiga, ma Silvio Berlusconi è sulla buona strada. Leggete allegramente qui (che peccato non aver visto Ballarò. O forse è un bene?).
La cosa più allucinante è la sua ammissione dell'incontro con Di Pietro nel 1994. Siccome io a queste cose ci sto attento, non so chi di voi si ricorda quante volte Berlusconi ha negato di aver fatto questa cosa. Innumerevoli.

Io, sinceramente, sono impaurito al cospetto di una persona così. Che poi si nasconde dietro ai lampioni e sbuca fuori all'improvviso facendo cucù.

Oh-my-God

20081118

assolutamente

per chi ama tutto del porno

cucu

Berlusconi si è nascosto dietro un lampione e poi ha fatto cucù alla Merkel. Non ci credete? Guardate qui.

Il commento giusto è stato quello dell'amico Filippo: ommadonna.....

hip hop vs blues






Prima di tutto, scusate il ritardo. Ormai sono quasi due mesi che devo scrivere questo post. Quindi meglio tirato via che mai fatto.



Sono usciti quasi insieme, due album che, per uno strano motivo, probabilmente solo mio, accomuno. Sto parlando dei nuovi lavori di Michael Franti (con i suoi Spearhead) e di Everlast/Whitey Ford. A mio parere li accomuna un passato hip hop, seppure diverso nello spessore, e inversamente proporzionale nel successo di pubblico. Infatti, Franti con i suoi Disposable Heroes of Hipoprisy fu molto apprezzato dalla critica e diventò oggetto di culto, mentre Everlast con gli House Of Pain era meno "impegnato socialmente" ma ottenne un successo quasi planetario, ed ancora oggi la loro Jump Around echeggia un po' ovunque.



Franti, poeta e soprattutto ottimo interprete dei tempi moderni (television, the drug of the nation, breeding ignorance and feeding radiation cantava ai tempi dei Disposable), pacifista, lottatore e uomo sempre dalla parte dei più deboli, con i suoi Spearhead attraversa praticamente tutti i generi musicali pur mantenendo vivo l'impegno; in questo ultimo lavoro il reggae prevale (l'opener Rude Boys Back In Town sembra già un classico del genere), ma la classe deborda e abbraccia praticamente tutto (A Little Bit Of Riddim è un funky/reggae irresistibile, All I Want Is You e Have A Little Faith sono due ballatone struggenti e quasi pop, The Future è rock, High Low, con le mitiche Zap Mama, è quasi un classico r'n'b). Alla base di tutto però, c'è ovviamente il blues.




Schrody (Erik, questo il vero nome di Everlast) è, se vogliamo, e con tutto il rispetto, più dozzinale, ma piace e affascina la voce, profonda e sensuale, e questo suo confrontarsi anche sfrontatamente con semidei, vedi Folsom Prison Blues, dove mischia il super-classico di Johnny Cash con samples di Insane In The Brain dei Cypress Hill (qualcuno - ed anch'io l'ho pensato la prima volta che l'ho sentita - pensa che invece i samples siano di Jump Around, ma cambia poco in realtà): un grande rischio! Il blues che si incrocia con l'hip hop, sia in pezzi sostenuti (Naked su tutte), sia in ballate venate di malinconia western (Friend, Anyone); nonostante molta critica lo snobbi, il risultato è interessante. Ascoltate pezzi come Everyone, una naturale evoluzione da blues a rythm and blues, oppure la divertente Dirty, che abbina il classico col moderno, senza disdegnare sonorità molto accessibili.



Michael Franti And Spearhead - All Rebel Rockers



Everlast - Love War And The Ghost Of Whitey Ford


20081117

benza elvetica

ho fatto il pieno ieri in svizzera.
vicino al confine si può pagare in euro.
la verde l'ho pagata 0,998 euriiiii europeiiiii....
praticamente quasi come il metano in italietta...

playlist

Chiavetta USB

30 Seconds To Mars - A Beautiful Lie
AC/DC - Higway To Hell
AC/DC - Back In Black
Antony & The Johnsons - Another World EP
Basia Bulat - Oh My Darling
Beatrice Antolini - A due
Brett Anderson - Wilderness
Elvenking - Two tragedy Poets
Everlast - Love War And The Ghost Of Whitey Ford
Jesse Harris - Feel
Kid Rock - Rock N Roll Jesus
Le luci della centrale elettrica - Canzoni da spiaggia deturpata
Los Natas - Delmar
Los Natas - El Hombre Montaña
Lykke Li - Youth Novels
Michael Franti & Spearhead - All Rebel Rockers
Moltheni - I segreti del corallo
P.O.D. - When Angels And Serpents Dance
Raf - Metamorfosi
Santogold - Omonimo 2008
Simple Plan - Omonimo 2008
The Hellacopters - Discografia completa
The (International) Noise Conspiracy - The Cross Of My Calling
The Killers - 5 Tracks 2008
Tormento & Esa - Siamesi Brothers
Vinicio Capossela - Nel niente sotto il sole

20081116

canzone contro di me

voglio un tempio
per adorarti

(stop) crying

Antefatto. Come sapete ormai tutti, sono di lacrima facile. Inoltre, c'è poco da fare, sto invecchiando, anche se sto invecchiando abbastanza bene, ma divento ultra-sensibile.
Sere fa ero in macchina da solo, come spesso mi succede. Stavo ascoltando un cd che mi sono fatto di recente, con il disco nuovo dei P.O.D. e quello di Raf. Per far entrare tutto in un cd ho tolto lo strumentale dei POD e di quello di Raf ho messo solo 5 canzoni, quelle che mi piacciono. Quando sono arrivato a Metamorfosi (la canzone) di Raf, ho messo a fuoco che il pezzo poteva anche parlare di una persona che non c'è più, e sono scoppiato a piangere. Questo il testo.
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C'è qualcosa che nasce da lì
Dove tutto finisce e così
Quando non c'è più niente da fare
C'è qualcosa che...
C'è qualcosa, qualcosa di te
Tra le parole e il disordine
E i pensieri scomposti e smarriti
Sparsi qua e là...
Forse il mondo riuscirà
A rifarsi il trucco e l'abito
Come una farfalla che mi gira intorno
E in fondo è un po'
Come se tu fossi sempre qua
Puntualmente, in ogni cosa bella che mi capita
Per ricordarmi che ogni giorno è il giorno migliore
Siamo in viaggio da sempre
Qui dove niente si crea
Nè si distrugge
Tra realtà illusorie
E infinite metamorfosi...
E anche l'abbraccio più intenso
Quando credi che sia l'ultimo
E' qualcosa di più, di più, di più
Mentre il mondo cade giù
Chiede il paradiso al diavolo
Io resto sempre più là fuori dal tempo
Dove sarai a nasconderti, chissà
Da qualche parte, in qualche angolo della mia anima
Oggi un anno se ne va ma è un giorno come gli altri
Uno qualunque
Si, un anno se ne va ma è un giorno come gli altri
Uno qualunque
Perchè ogni giorno è il giorno migliore
Ogni giorno è il giorno migliore...

little brunette

Fans del ministro Brunetta e non, leggetevi questo articoletto. Alcune riflessioni mi sono nate spontanee leggendolo ed incrociandolo con una notizia che ho letto su Internazionale di questa settimana.
Il ministro prima dice che i fannulloni spesso stanno a sinistra, poi dice che lui è di sinistra. E' socialista. E, se non ricordo male, era socialista negli anni che hanno contribuito a far si che, in questo paese, socialista divenisse un'offesa equivalente a ladro.
Poi, dopo l'intervento di Epifani, corregge il tiro (almeno, lui crede), e dice che il sindacalismo di sinistra ha sempre rifiutato la meritocrazia. Questo discorso ha una certa base di verità, lo riconosco. Anche se è un po' fuori dal tempo. Molte persone, che si ritengono di sinistra come me, e che lavorano come me, potrebbero affermare, come penso io che, da quando anche il sindacalismo di sinistra (c'era ancora Cofferati alla guida della CGIL) ha accettato la meritocrazia del sistema occidentale/capitalistico, ci va bene la meritocrazia.
Certo che detto da uno che dice di essere di sinistra, e socialista, fa un po' ridere.

Ma, se qualcuno che legge ed ha in simpatia il ministro Brunetta, avete mai riflettuto sul fatto che il ministro non ha mai mosso un dito nei confronti di quelli che sono a livelli alti? E questo mi spiazza un po', a dire la verità.
Poco prima di leggere questa notizia, ho letto su Internazionale, che riprende la notizia da Libération, che il parlamento olandese ha votato una legge che mette un tetto agli stipendi dei top manager (anche e soprattutto privati, badate bene), aumentando sensibilmente (del 30%) la tassazione su bonus e premi se guadagnano più di 500mila euro l'anno, oppure se questi incentivi superano l'ammontare del loro stipendio annuo (anche le aziende rischiano una penale consistente: se aumenteranno lo stipendio di un manager pochi mesi prima della sua uscita di scena, per garantirgli una pensione più alta, dovranno pagare il 15% di imposte supplementari sugli utili). Qui potete leggere un articolo del Sole 24 Ore di maggio che anticipava l'ingresso in vigore di questa legge, e il fatto che l'Olanda spingerà sull'Unione Europea perchè questa legge diventi attiva a livello europeo (e il ministro Tremonti, divenuto assertore di un "capitalismo etico" dovrebbe concordare).
Sembrerebbe che al governo in Olanda ci siano dei bolscevichi calvinisti. Non vedo l'ora che ci colonizzino.

verità

Da Repubblica di oggi
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LA LETTERA
I nostri agenti onorano tutti i giorni la Costituzione

Caro Direttore,
leggo che Repubblica si aspettava (anche) dai vertici della Polizia segnali di fedeltà alla Costituzione. Il vertice della Polizia è uno solo. Sono io. Credo perciò di doverle una pacata spiegazione. Metterei intanto da parte il richiamo alla fedeltà alla Costituzione che è assai suggestivo mediaticamente, ma anche questione troppo seria per essere messa in discussione dalla vicenda che trattiamo. Oltre 150 anni di storia, i nostri morti e il lavoro diuturno per il bene dei cittadini di migliaia di persone sottopagate onorano la Costituzione ogni giorno. Non credo perciò che nessuno abbia bisogno di essere rassicurato sulla fedeltà alla Costituzione delle forze di polizia.
Credo invece, e sono d'accordo con Repubblica, che il Paese abbia bisogno di spiegazioni su quel che realmente accadde a Genova. L'Istituzione, attraverso di me, si muove e si muoverà a tal fine senza alcuna riserva, non attraverso proclami via stampa, ma nelle sedi istituzionali e costituzionali.
Si muove, e si muoverà, inoltre, con i fatti. Dall'inizio del mio mandato, ad esempio, mi sto adoperando per approfondire, e anche correggere, tutte le modalità di intervento "in piazza" anche avviando la costituzione della prima scuola di polizia per la tutela dell'ordine pubblico che sarà inaugurata il prossimo 3 dicembre. Abbiamo ai vertici dei reparti, investigativi e operativi in genere, persone pulite. Dal luglio dello scorso anno, io sono il loro garante e mi assumo, come ho già fatto, la responsabilità per gli errori che possano commettere.
Caro direttore, sto scrivendo l'ultimo capitolo della mia storia professionale e non lo macchierò certo per reticenza, per viltà o per convenienza.

Antonio Manganelli
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Bene, signor Capo della Polizia Manganelli Antonio, stiamo aspettando.