No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20170131

I migliori dischi del 2016 per Jumbolo con la J / Top Ten 2016

1) La Terza Guerra Mondiale - The Zen Circus
2) Folfiri o Folfox - Afterhours
3) Stage Four - Touché Amoré
4) Lady Wood - Tove Lo
5) Skeleton Tree - Nick Cave and The Bad Seeds
6) Citizen of Glass - Agnes Obel
7) 22, A Million - Bon Iver
8) The Serpent Only Lies - Crowbar
9) The Weight of These Wings - Miranda Lambert
10) Seal the Deal & Let's Dance - Volbeat



Potrei commentare. Ma non lo farò. Vi basti il clip di questa canzone bellissima, della band pisana (ma livornese nel cuore, e pure come residenza) vincitrice dell'awards più ambito del globo terracqueo: il disco dell'anno di fassbinder lato jumbolo. Girato quasi interamente a Livorno, Tirrenia, e lungo lo Scolmatore.
E' stato un anno interessante, anche se ci ho dovuto riflettere a bocce ferme. E mi ha aiutato ad espandere gli orizzonti, come potrete notare dai 10 dischi che ho "eletto".
Buon ascolto.

I could comment. But I won't. Enough with the clip of this beautiful song, the band from Pisa (but with Livorno in the heart, and as well as a residence) winner of the most coveted awards of the globe: the album of the year for fassbinder, Jumbolo point of view. Filmed almost entirely in Livorno, Tirrenia, and along the floodway.
It was an interesting year, although I had to think about it when the dust has settled. It helped me to expand the horizons, as you can see from the 10 records I "elected."

Enjoy.

20170130

I Canyon

The Canyons - di Paul Schrader (2013)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)

Los Angeles, California. Christian è un giovane molto benestante, grazie ad un fondo fiduciario enorme concessogli dai genitori; produce horror a basso costo, e sta cenando con Tara, la fidanzata, ex aspirante attrice, la sua assistente personale Gina, e il di lei fidanzato Ryan, al quale Christian ha assegnato una parte nel suo ultimo film. La cena prende una piega strana quando Christian racconta che lui e Tara hanno una relazione aperta, usano app per trovare altre persone che facciano sesso con loro. Man mano che la storia si sviluppa, scopriremo che Tara e Ryan si conoscevano molto bene fino a qualche tempo prima, e che Christian e Gina non sapevano niente di tutto ciò. I legami intrecciati tra i quattro non si limitano però a questo. Le gelosie incrociate porteranno ad una spirale di violenza.

Mi ricordo che all'epoca dell'uscita di The Canyons, se ne fece un gran parlare. Ovvio: la sceneggiatura è di Bret Easton Ellis, a mio giudizio autore del libro più importante degli ultimi 25 anni (occhio Bret, i 25 anni stanno per scadere), American Psycho, ci sono scene erotiche abbastanza esplicite, uso di attori (e attrici) pornografici (oltre a James Deen, protagonista nei panni di Christian, ci sono Danny Wilde/Chris Zeischegg nella parte di Reid, Lily LaBeau, e mi pare di averne visti almeno altri due, ma potrebbero essere di più), la partecipazione di Gus Van Sant come attore (è il Dr. Campbell, l'analista di Christian), la direzione di Paul Schrader. Mi sono deciso a recuperarlo, sperando di vedere qualcosa di interessante, ma il risultato è stato, come correttamente scrive un utente di imdb.com, "The greatest WTF movie ever made", dove (ma lo saprete) WTF sta per "what the fuck?", che potremmo tradurre come "che cazzo ce ne frega", più o meno, per dire che potete tranquillamente perdervelo. Sono d'accordo. L'ambientazione prova ad essere anni '80, il periodo preferito da Ellis del resto, l'intreccio è telefonatissimo anche se prova ad essere intrigante, le recitazioni sono al limite del ridicolo, quasi grottesche. Non c'è davvero niente che funzioni.

I remember that at the time the release of The Canyons, there was a lot of talk. Obvious: a screenplay by Bret Easton Ellis, in my opinion the author of the most important book of the past 25 years (Bret, look out, the 25 years are about to expire), American Psycho, there are quite explicit erotic scenes, use of pornographic actors (and actresses; as well as James Deen, who stars in the role of Christian, there are Danny Wilde/Chris Zeischegg in the part of Reid, Lily LaBeau, and I seem to have seen at least other two, but maybe more), the participation of Gus Van Sant as an actor (is Dr. Campbell, analyst Christian), directed by Paul Schrader. I decided to retrieve it, hoping to see something interesting, but the result has been, how to properly write a imdb.com user, "The greatest WTF movie ever made", where (but you'll know it) WTF stands for "what the fuck? ". I agree. The setting is like to be in the 80s, the period preferred by Ellis, the plot is pretty forecasted, even if it try to be intriguing, recitations are bordering on the ridiculous, almost grotesque. There's really nothing that works.

20170129

Gli ultimi giorni su Marte

The Last Days on Mars - di Ruairi Robinson (2013)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)



Siamo nel 2040, e l'uomo è arrivato su Marte. E' stata impianta la base chiamata Tantalus, che funge da base per le ricerche in loco. L'equipaggio che vi staziona è misto a livello di provenienza (UK, USA, Russia), e normalmente rimane sei mesi, dopo di che viene prelevato da una navicella spaziale, e riportato a casa. Charles Brunel è il capitano della missione in corso, mancano 19 ore al "prelievo" da parte della navicella Aurora, quindi poche ore a lasciare la base per recarsi nel punto di contatto prestabilito. Campbell, un astronauta esperto, Lane, una giovane ricercatrice, e Aldrich, una ricercatrice esperta frustrata perché le ricerche stesse non stanno portando a niente, rientrano dalla loro ultima esplorazione, e immediatamente dopo, Petrovic, il ricercatore russo, che segretamente ha trovato qualcosa senza farne parola con nessuno, si fa rilasciare il permesso di uscire da Brunel, e si porta dietro Harrington. Quando Harrington e Petrovic arrivano sul luogo dove quest'ultimo ha ritrovato dei campioni che potrebbero indicare la presenza di presenze biologiche, Petrovic viene inghiottito da una crepa che si crea improvvisamente nel terreno. Scatta l'allarme, ma ancora il peggio ha da venire.


Mi verrebbe da liquidare il tutto dicendo che sacrificare un cast che vede la presenza di Liev Schreiber (Campbell), Elias Koteas (Brunel), Romola Garai (Lane), e Olivia Williams (Aldrich), senza considerare Yusra Warsama (Dalby), Tom Cullen (Harrington), Johnny Harris (Irwin) e Goran Kostic (Petrovic), per un film di zombie nello spazio, è un'offesa alla miseria, considerando quando immagino siano stati pagati. Ma la storia del cinema ci insegna che non tutti i film (o le serie tv) con la presenza di zombie sono delle cagate pazzesche, quindi bisogna che argomenti un minimo il mio pensiero. Ecco fatto: The Last Days on Mars è un film con una sceneggiatura minimale, che non si discosta granché dai cliché dell'horror, e che per di più è pretenzioso, perché vorrebbe assurgere a metafora (della cattiveria dell'uomo, presumo).
Quindi, il mio spassionato consiglio è, se vi dovesse capitare di avere la possibilità di vedere questo film, evitate, ed impiegate queste due ore in altre attività.


I'm tempted to dismiss it all by saying that sacrificing a cast that sees the presence of Liev Schreiber (Campbell), Elias Koteas (Brunel), Romola Garai (Lane), and Olivia Williams (Aldrich), without considering Yusra Warsama (Dalby), Tom Cullen (Harrington), Johnny Harris (Irwin) and Goran Kostic (Petrovic), for a zombie movie in space, is an insult to misery, considering when I imagine they have been paid. But film history teaches us that not all the movie (or TV series) with the presence of zombies are total crap, so I have to, at least, to elaborate my thought. That's it: The Last Days on Mars is a movie with a minimal script, which does not differ much from horror cliché, and which moreover is pretentious, because it would rise to be a metaphor (the evil of man, I presume).
So, my dispassionate advice is, if you happen to have a chance to see this film, avoid, and employed these two hours in other activities.

20170127

Il peso di queste ali

The Weight of These Wings - Miranda Lambert (2016)




Mi dispiace, ma a volte certe mie fisse musicali non riesco a spiegarle. Epperò, se anche Pitchfork, che qualcuno critica, ma che è pur sempre una delle eminenze critiche musicali, ne parla molto molto bene, magari ho pure ragione.
Il country, anche quello virato in chiave pop, non è mai stato il mio genere, ed ho cominciato ad ascoltarlo soprattutto per le voci femminili, e perché magari erano ragazze carine, oppure perché me le segnalava l'amico Monty (per lo stesso motivo, che sono ragazze carine, e secondo me anche perché lui si vergognerebbe ad ascoltarle). Ma Miranda Lambert si è rivelata, con il passare degli album, una positiva sorpresa. E' un'artista di tutto rispetto, dotata di una gran voce e di una grande capacità di scrivere canzoni belle, e per di più, non scrive testi a caso. E' diventata un po' una delle regine del neo-femminismo, quello delle donne forti ma sexy, ed è spesso un piacere ascoltare anche testi non proprio insulsi. Maturo e pacato, nonostante il recente divorzio (da Blake Shelton), questo doppio dal titolo quasi auto-celebrativo è un disco nel suo genere praticamente impeccabile, e siccome voglio allargare i miei orizzonti, posso annunciarvi che sarà nella mia personale top ten del 2016.





I'm sorry, but sometimes, I can not explain some of my music tastes. Yet, if also Pitchfork, that someone criticized, but that it is still one of music criticism eminences, speaks very well about the new Miranda Lambert's album, maybe I'm also right.
The Country, also that veered into pop, it has never been my thing, and I began to listen to him especially for female voices, and because maybe they were pretty girls, or because my friend Monty suggested some to me (for the same reason, which are pretty girls, and I think also because he would be ashamed to listen to them). But Miranda Lambert proved herself, with each passing album, a positive surprise. She is an artist to respect, with a great voice and a great ability to write good songs, and moreover, does not write texts at random. She became a bit one of the neo-feminism queens, that feminism made of strong women but sexy, and it is often a pleasure to listen to texts not really silly. Mature and calm, despite the recent divorce (by Blake Shelton), this double with an almost self-celebrating title, is a record, in his kind virtually flawless, and since I want to broaden my horizons, I can announce that it will be in my personal top ten of 2016.

20170126

Vorrei conoscere a Berlusconi

Belluscone - Una storia siciliana - di Franco Maresco (2014)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)


Silvio Berlusconi. Un personaggio che ha influenzato almeno 20 anni di storia italiana, ma forse qualcosa di più. Berlusconi, milanese al cento per cento, è stato, e chissà, forse è ancora adesso è, molto amato, e votato, in Sicilia. Sicilia, terra di mafia. Si sa, il collegamento è sin troppo facile. C'è del vero, oppure no? Questa, in sintesi, l'indagine, tra il serio e il faceto, che voleva condurre Franco Maresco, regista e sceneggiatore siciliano noto alla critica e a molti amanti/spettatori di cinema e televisione soprattutto per i suoi dissacranti, iconoclasti, satirici e quasi offensivi lavori insieme al conterraneo Daniele Ciprì. Eppure, dopo mesi di interviste, inchieste, ricerche, Maresco abbandona e scompare. Il collega e amico Tatti Sanguineti si dirige a Palermo per capire cosa è accaduto.


Superlativo Maresco, aiutato da uno straordinario Sanguineti, ricostruisce non senza enormi difficoltà (la gestazione della docu-fiction, poco fiction e molto, molto docu), il legame indissolubile di "Zu Silvio" (alla maniera del mafioso di Corrado Guzzanti) con la Sicilia, non solo quella mafiosa, legame che probabilmente non sarà mai chiarito del tutto, un po' come quello di Andreotti con la stessa organizzazione criminale, ma pure con quella popolare, con personaggi macchiettistici che, non ci si crederebbe, sono verissimi.
Sarebbe una lavoro spassoso, se non fosse che è tutto dannatamente vero... e su questo, c'è di che riflettere per secoli...


Superlative Maresco, helped by an extraordinary Sanguineti, reconstructs not without great difficulty (the gestation of docu-fiction, not so much fiction and way too docu), on the indissoluble bond of "Zu Silvio" (as the Corrado Guzzanti's mafioso character way) with Sicily, not only the mafia, bond that will probably never be cleared of all, a bit like the Andreotti's one, with the same criminal organization, but also with the popular one, with caricaturist characters, that shouldn't be, but that are very, very real.
It would be a hilarious work, except that it's damned real ... and on this, there is something to think about for centuries ...

20170125

Sub urbe

Suburra - di Stefano Sollima (2015)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)


5 novembre 2011, Roma. I titoli dei capitoli ci informano che mancano "sette giorni all'apocalisse". Il Papa, un papa che somiglia a Ratzinger, si appresta a cenare, ma si vede che è attanagliato da dubbi. Confida al suo segretario personale le sue intenzioni di volersi dimettere. Numero 8, boss criminale di Ostia e figlio di un membro della Banda della Magliana, insieme ai suoi scagnozzi, lascia in fin di vita il proprietario di uno stabile nella "sua" zona. Bacarozzo, criminale romano di vecchia data, esce di galera dopo molti anni, e presenta il conto al Samurai, ultimo superstite della Banda della Magliana, garante dei rapporti tra criminalità romana, mafia e politica. Samurai gli fa capire che non è cosa. Escono dal loro appuntamento, Samurai se ne va sul suo scooter, mentre Bacarozzo viene travolto e ucciso da un'auto. In Parlamento, solite scaramucce, cambi di posizione e scambi di favori, ma si capisce che il Governo in carica è in bilico. Filippo Malgradi, politico ex militante di estrema qualcosa (insieme al Samurai, che ancora oggi lo ha in pugno), uscito da un dibattito, anziché andare a casa da moglie e figlio, se ne va nel suo solito albergo, con la sua escort preferita, Sabrina, e un'altra prostituta, minorenne, procurata da Sabrina stessa, che conosce le "esigenze" di Malgradi. Dopo una notte di droga e sesso, la minorenne muore per overdose. Malgradi intima a Sabrina di pensarci lei, lui se ne lava le mani; Sabrina chiede aiuto a Spadino, un amico, ma soprattutto, un giovane appartenente alla famiglia malavitosa rom degli Anacleti. Spadino incrocia Malgradi in corridoio, si occupa del cadavere gettandolo in un laghetto artificiale fuori Roma.


Discreto dramma italiano d'azione e di criminalità incrociata con politica e religione, tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Lo stile di Sollima (Gomorra - La serie e Romanzo Criminale - La serie) lo conosciamo, e c'è da dire che è quanto di meglio si possa trovare in Italia, per questo tipo di cose. Intendiamoci, siamo ancora molto lontani dall'eccellenza.
Forse eccessivamente lungo, degne le prove di Amendola (Samurai) e Favino (Malgradi), ma, bisogna essere onesti, per il resto siamo ancora, per fare una citazione, troppo italiani.


Discreet Italian drama of action and crossing crime between politics and religion, based on the novel by Carlo Bonini and Giancarlo De Cataldo. We know the style of Sollima (Gomorrah - The series, Romanzo Criminale - The series), and we can say that is the best you can find in Italy, for this kind of thing. Mind you, we are still far from excellence.
Maybe too long, worthy performance of Amendola (Samurai) and Favino (Malgradi), but, to be honest, for the rest we are still, using a quote, too Italian.

20170124

Il Club

El Club - di Pablo Larrain (2015)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)


Cile, La Boca (vicino a Navidad, nella regione O' Higgins), luogo a picco sul mare, meta di sparuti surfisti, piuttosto isolato, con pochi, pochissimi abitanti. In mezzo a questi, cinque personaggi vivono in una delle poche case, e seguono un regime sempre identico (quello che potete leggere sulla locandina), meno quando allenano un levriero da corsa, che tutti accudiscono con amore. I cinque sono quattro uomini e una donna. La donna, madre Monica, è un ex suora, e pare picchiasse la figlia adottiva. I quattro uomini sono padre Vidal (pedofilo dichiarato ma, pare, non ha mai abusato fisicamente di bambini), padre Ortega (cappellano di guerra che ha ascoltato crimini orribili e ha minacciato di renderli pubblici), padre Silva (ha venduto bambini orfani a coppie benestanti), e padre Ramirez (non si riesce a capire cos'abbia fatto). Sono lì chiaramente per un'espiazione continua, allontanati dagli occhi dei più dalla chiesa stessa, e vivono un'esistenza anestetizzata. Gli equilibri, precari, si rompono quando un giorno arriva padre Lazcano, ancora scosso dai suoi crimini (pedofilia), ancora nella fase della negazione, ma che si porta dietro, involontariamente, un ex bambino da lui molestato, tale Sandokan, che comincia a gironzolare intorno alla casa e nella comunità di La Boca, con quel suo fare da rincoglionito.


Sono curioso come un riccio di vedere i due film seguenti di Pablo Larrain, Neruda e Jackie, e come saprete se seguite questo blog, considero il giovane cileno uno dei registi più dotati attualmente (ultimi 3 film recensiti tutti da 4/5, almeno per me, questo compreso). Così come in Post Mortem lo faceva verso il regime di Pinochet, qui Larrain mette in scena un atto d'accusa verso la chiesa cattolica freddo come un'autopsia, ma feroce senza essere troppo spettacolare. Abbina scenari prepotenti a un distacco unico, storie laceranti e personaggi che non hanno bisogno di spiegare fino in fondo le loro nefandezze, e ancora una volta, fa centro. Film agghiacciante nella sua semplicità, con un cast eccezionalmente in parte nella sua interezza: non sono solo i "soliti" Alfredo Castro (Ortega), il suo feticcio, e Antonia Zegers (Monica), la sua ex moglie, presenti in molti dei suoi lavori, a brillare. Tutte le prove, fino a quella di Paola Lattus, che interpreta l'innominata venditrice della pescheria che finisce per avere una relazione con uno dei protagonisti, sono eccezionali, e bucano lo schermo. Non lo perdete.


I'm curious like a hedgehog to see the two following films by Pablo Larrain, Neruda and Jackie, and as you know, if you follow this blog, I consider the young Chilean one of the most gifted contemporary directors  (last 3 films with review as of 4/5, at least for me, including this one). As well as in Post Mortem he did to the Pinochet regime, here Larrain depicts an indictment towards the Catholic church, cold as an autopsy, but fierce without being too spectacular. It combines breathtaking scenarios with a unique detachment, lacerating stories and characters that do not need to explain all the way to their uncleanness, and once again, it's a masterpiece. Chilling in its simplicity, with a cast exceptionally into the characters, as a whole: not only the "usual" Alfredo Castro (Ortega), his fetiche, and Antonia Zegers (Monica), his ex-wife, present in many of his jobs, shines. All the performance, up to that of Paola Lattus, who plays the unnamed girl seller of the fish that ends up having an affair with one of the protagonists, are exceptional, and pierces the screen. Unmissable.

20170123

Bari/Manfredonia - Gennaio 2017

Come ogni anno, mi tocca una visita ai nostri depositi esterni. In realtà non dovrebbe essere una visita di cortesia (dovrebbe essere il conteggio dell'inventario, cosa un po' empirica visto che stiamo parlando, spesso, di montagne di prodotto pulvirulento - 3mila tonnellate, ma anche 6/7mila a volte), ma quasi sempre si risolve con saluti, chiacchiere, e un pranzo o una cena, a seconda dell'orario. Ancora, le scadenze non sono tassative: l'ultima volta che sono stato a Manfredonia era il dicembre del 2015, e adesso siamo nel 2017, seppur da pochi giorni. Le premesse di questo breve viaggio verso il tacco dell'Italia sono caotiche: ho lavorato tutto il weekend dell'Epifania (venerdì 6, sabato 7 e domenica 8), per via di alcune coincidenze. L'arrivo di una perturbazione che abbassa le temperature sul Centro e Sud Italia, l'arrivo della neve nelle relative regioni, il nostro contratto esclusivo con Autostrade per l'Italia, che comprende anche l'obbligo, da parte nostra, a lavorare in emergenza la notte e i weekend, per la fornitura di quel prodotto che comunemente viene chiamato sale o scioglineve, ma che in realtà è cloruro di calcio (prodotto per il quale io sono il gestore dei flussi, a livello di gruppo quindi mondiale - non vi immaginate chissa cosa ma almeno, questi si, un sacco di menate e rompimenti di scatole, per il resto una tabella excel e un po' di buon senso), e ultimo ma non meno importante, suppongo, il guasto di ogni sito di previsioni del tempo da parte di tutti gli impiegati e dirigenti di Autostrade (tutti sapevano che avrebbe nevicato durante questo weekend, e noi abbiamo assistito all'assenza ingiustificata di molti ordini quantomeno il mercoledì o il giovedì, e alla fine sono stato svegliato da una collega alle 9,30 del venerdì mattina, collega che mi chiedeva se avevo letto la mail di mezz'ora prima, che segnava l'inizio dell'emergenza). Quindi, lunedì 9 gennaio mattina sono uno straccio, passo tutta la giornata a lavoro, ma nel pomeriggio devo partire ugualmente. Sono col collega M., e verso le 17 ci muoviamo verso l'aeroporto di Pisa, dove il volo partirà poco dopo le 19. Forse. Si, perché le condizioni meteo da noi non sono male (freddo, ma nessun tipo di precipitazione), ma in Puglia mica tanto: sta nevicando, e l'aeroporto di Bari, dove atterreremo, ieri è stato chiuso quasi tutta la giornata, e riaperto ai voli dopo le 19. Ci va bene, e il volo parte. Arriviamo verso le 21 prendiamo l'auto a noleggio, e dobbiamo attendere le catene, perché sono obbligatorie e non sono rimaste auto con le gomme invernali. Riusciamo a partire, fuori fa un freddo becco e atterrando, ho visto tutto imbiancato, facciamo quelle poche centinaia di metri che ci separano dall'hotel Parco dei Principi, parcheggiamo l'auto nel garage, e facciamo il check in. Purtroppo, doveva venire con noi anche un altro collega, che domenica sera si è ammalato, e dobbiamo pagare anche la sua stanza (il tempo disponibile per la cancellazione gratuita era esaurito). Saliamo in camera rapidamente e scendiamo per la cena, la gentile addetta dell'AVIS, al momento del ritiro dell'auto, ci ha consigliato la pizzeria lì vicina (Ristopizza dei Principi), e in effetti, si spende nulla e si mangia bene. Ci ritiriamo dal freddo esterno al tepore della camera, l'hotel è una garanzia, l'avevo provato la volta scorsa e devo dire che è veramente di categoria.
Martedì 10 sveglia verso le 6,30, preparazione, colazione, check out e via verso Manfredonia sperando che non nevichi. Speranza non esaudita, lungo il tragitto inizia a nevicare, per fortuna non forte, arriviamo dai nostri ospiti verso le 10 abbondanti, sta nevicando in continuo ma per fortuna non attacca, due chiacchiere, visita veloce del magazzino, e poi si attende l'ora di pranzo. Il pranzo è piacevolissimo, i nostri ospiti sono quattro, i quattro fratelli che avevamo conosciuto tre anni fa all'inizio della nostra avventura (mia e della mia squadra, i fratelli invece lavoravano già con la nostra società da qualche anno) ci sono tutti, e sono delle persone simpatiche e gioviali, il ristorante è quello di tre anni fa e non si riesce a dire di no o a ordinare quello che uno realmente vuole. Si finisce, dopo convenevoli e discussioni post prandiali (la nostra società vuole, giustamente, ridiscutere l'accordo, i gestori non sono al settimo cielo, io e la mia squadra però non siamo decisionali fino a quel punto, gestiamo "solamente" il loro flusso di lavoro in base a quello che abbiamo su scala nazionale), che sono le 16 di pomeriggio, e stiamo scoppiando non di salute, ma dal mangiare. Continua a far freddo ma non nevica più, e spero che sia così anche sul percorso che ci separa dall'aeroporto. Si parte, commenti post incontro mentre guido, e più ci si avvicina a Bari e più neve c'è al bordi della strada, ma per fortuna non nevica più. Guido con aumentata prudenza, si fa rifornimento giusto prima di arrivare a destinazione, e ci siamo, con un buon anticipo (non sono ancora le 18, il volo è alle 21).
Naturalmente, non abbiamo fame, infatti non ceneremo. Attendiamo, e facciamo due chiacchiere con alcuni sfortunati che da stamattina stanno aspettando di prendere il volo Ryanair per Bergamo, e che invece partiranno dopo di noi. In coda per l'imbarco conosciamo alcuni simpatici personaggi, e quando saliamo sull'aereo, due cose fondamentali. La prima: il collega mi chiede se ho tolto l'USB dall'auto. No. Provo a chiamare l'ufficio, ma non ce la faccio. Scoprirò che non è possibile, anche se chiami il numero dell'ufficio AVIS di Bari ti risponde il customer service di Budapest. Meno male che c'erano solo file musicali. La seconda: volo Ryanair, sfortunatamente sul volo di ritorno erano occupati i miei posti preferiti (la fila 2D/2E/2F, la seconda opposta al portellone di ingresso, tenete presente che non c'è la fila 1 da quella parte, quindi c'è più spazio e avete la parete davanti, infatti sono quelli che costano di più), e quindi ho preso la fila 1A/1B/1C: saliamo per primi ma dobbiamo attendere che siano saliti tutti, e questo vuol dire la perdita dell'uso delle gambe causa freddo. Non solo: i piloti chiedono il de-icing, quindi il portellone rimane aperto più a lungo del solito. Vabbé, alla fine si parte, con un certo ritardo, e si arriva, con un certo ritardo. Tanto per cambiare, vado a letto che è quasi l'una di notte.
Allegate un paio di foto fatte lungo la strada di ritorno da Manfredonia...



blabla

20170122

Quarto stadio

Stage Four - Touché Amoré (2016)

Mai sentiti neppure nominare fino a qualche settimana fa, mi incuriosisce il nome su una delle classifiche dei best 2016 sull'unica rivista musicale italiana che leggo, e rimango stupito che, con siffatto nome, i Touché Amoré suonino un post-hardcore che sta esattamente a metà tra i Converge, i Fugazi, e i Thursday. Sono la dimostrazione musicale che si può fare punk, o quello che ne è venuto dopo, e belle canzoni senza per forza diventare i Green Day. Il disco ha una forza muscolare che è pari alla bellezza emozionale dei pezzi e dei testi, e contiene delle perle. Sono di Los Angeles, California, e sono al quarto disco (il titolo è riferito a questo, ma anche agli stadi del cancro, la madre del cantante Jeremy Bolm è morta appunto di cancro nel 2014). 
Un disco dalla bellezza chiara, una bellezza che sarà negata da chi non è uso ad un certo tipo di sonorità, ma che non sa cosa si perde. 



Never heard them, even mention, until a few weeks ago, I'm curious about the name on one of the charts of the best in 2016 on the only Italian music magazine I'm still reading, and I am amazed that, with such a name, the Touché Amoré playing a post-hardcore that is exactly halfway between Converge, Fugazi, and Thursday. They are the musical demonstration that you can do punk, or what came after, and beautiful songs without necessarily becoming Green Day. The album has a muscular force that is equal to the emotional beauty of its tracks and lyrics, and contains pearls. They are from Los Angeles, California, and this is their fourth album (the title refers to this, but also to the stages of cancer, the mother of the singer Jeremy Bolm died of cancer in 2014).
An album from the clear beauty, a beauty that will be denied by those who are not used to a certain kind of sound, but they do not know what they are missing.

20170120

Grande TV

Big TV - White Lies (2013)

Avendo seguito la band inglese fin dai loro inizi, con To Lose My Life nel 2009, e con Ritual nel 2011, come vi ho detto, ho saltato l'ascolto di questo disco, e me li sono ritrovati con Friends, nel 2016, molto più orientati verso canzoncine più orecchiabili che intense, e mi sono quindi deciso a recuperare quello che, evidentemente, era stato il disco di passaggio: Big TV, del 2013. Ora, devo dirvi che questo Big TV a me piace, probabilmente più di Ritual, ma che devo ammettere che il confine tra la cupezza di fondo del loro debutto, e quello che ho definito uno stile A-ha moderno, è sempre stato molto sottile. I pezzi di questo disco sono tutti belli, orecchiabili, pieni, accattivanti, con ritornelli indimenticabili, ma sono più pop che rock, o almeno, sono una bella miscela di post dark new wave spruzzata abbondantemente con influenze disco inglesi degli anni '80. Quindi, se a volte, come nell'ultimo disco, eccedono in poppaggine, è del tutto naturale (anche su questo disco, ascoltare Getting Even per capire).
La versione deluxe del disco contiene 7 versioni demo dei 10 pezzi del disco (2 sono interludi), dove si capisce quanto sono importanti gli arrangiamenti, le linee di basso corpose e i tappeti di tastiere, per la riuscita delle canzoni dei White Lies e per creare la loro atmosfera/marchio di fabbrica, e che segnalano pure che, senza l'eco robusto, la voce di Harry McVeigh non è così affascinante come potrebbe sembrare. 



Having followed the British band since their beginnings, with "To Lose My Life" in 2009, and "Ritual" in 2011, as I told you, I missed listening to this record, and I have found them with "Friends", in 2016, very more oriented towards more catchy that intense songs, and I have therefore decided to recall what obviously had been the passage album: "Big TV", 2013. Now, I must tell you that I like this "Big TV", probably more than "Ritual", but I have to admit that the line between the darkness taste of their debut, and what I have called an "A-ha modern style", has always been very thin. The tracks on this record are all beautiful, catchy, filled, with memorable choruses, but are more pop than rock, or at least, have a nice blend of post dark new wave splashed with plenty of English discomusic of the '80s. So if sometimes, like the last album, they go far toward a poppish style, it is quite natural (also on this album, listen to "Getting Even", in order to understand what I mean).
The deluxe version of the album contains 7 demo versions of the 10 tracks of the album (2 are interludes), where we understand how important are the musical arrangement, full-bodied bass lines and keyboard mats, for the success of the White Lies songs and to create their atmosphere/trademark, and also report that, without the massive use of the echo, the voice of Harry McVeigh is not as glamorous as it sounds.

20170119

Canzoni d'amore parte due

Love Songs Part Two - Romare (2016)

Incuriosito da una recensione su una rivista estera, mi sono posto all'ascolto di questo disco. Romare è lo pseudonimo di Archie Fairhurst, produttore londinese, e il genere non è propriamente quello che "maneggio" solitamente. Eppure, c'è voglia di sperimentazione, in tutto questo lavoro, secondo full length dopo il debutto con Projections (2015), e che, idealmente, segue il suo EP del 2014 Love Songs: Part One. E' una dance elettronica strana, invasa di influenze quali jazz, blues, R&B, funk, campionamenti, discomusic anni '80, che ricorda tutto e niente. Personalmente, l'ho trovato un po' confusionario e stordente, ma c'è chi gli ha dato 4/5. Curioso.



Intrigued by a review on a foreign magazine, I set myself to listening to this record. Romare is the pseudonym of Archie Fairhurst, London-based producer, and the genre is not exactly what I usually handle. Yet, there is a desire for experimentation, in all this work, the second full length after the debut with "Projections" (2015), and that, ideally, follows his 2014 EP "Love Songs: Part One". It is made from a strange electronic dance, invaded by influences such as jazz, blues, R & B, funk, sampling, '80s discomusic, who remembers everything and nothing. Personally, I found it a bit confusing and dizzying, but somebody gave him 4/5. Curious, this is for sure.

20170118

Erezione femminile

Lady Wood - Tove Lo (2016)

Ve lo dico in anteprima: il secondo disco della svedese Tove Lo (Ebba Tove Elsa Nilsson) finirà nella mia personale top ten del 2016. Ed è difficile da giustificare, per chi mi conosce da una vita e conosce i miei gusti (anche se non dovete dimenticare che, insieme ad Alive II dei Kiss comprai Bad Girls di Donna Summer, nel lontano 1978). Eppure, dopo aver letto sempre bene di questa svedese, terra che non finirà mai di stupirci (ogni tanto ci dimentichiamo che i suoi abitanti discendono dai vichinghi, però), in occasione del suo debutto Queen of the Clouds (2014), stavolta, dopo la prima recensione (positiva) di questo suo secondo lavoro, ho deciso di provare. E, debbo essere onesto, mi ha stregato.
Disco e genere indubbiamente dance, ma con testi estremamente consapevoli, c'è da dire che la svedese ci sa fare, e sa da chi farsi aiutare (Ilya, Joel Little, Rickard Goransson, Ludvig Soderberg come compositori e produttori, Wiz Khalifa e Joe Janiak a livello di featuring vocali). Il disco, diviso in due parti concettuali (Fairy Dust, "quando sento i fans gridare il mio nome e sto per salire sul palco", e Fire Fade, "quando invece sto perdendo il contatto con loro, e cerco di tornare allo stadio precedente"), è un susseguirsi direi quasi elegante di canzoni ballabili e orecchiabili, sinuose e accattivanti.
Come spiega lei stessa, ragazza piuttosto esplicita, il titolo è la sua personale definizione dell'erezione femminile. Lady Wood sarà seguito, nel 2017, da un disco che, nelle intenzioni dell'autrice, ne compone la seconda parte, e che, a sua volta, sarà composto da due "sezioni": Light Beam e Pitch Black. Lo aspettiamo. Per il momento, mi godo questo guilty pleasure e fingo di saper ballare.



I tell you this preview: the second album of the Swedish Tove Lo (Ebba Tove Elsa Nilsson) will end up in my personal top ten of 2016. And it is hard to justify, for those who know me from a life and knows my taste (though you don't have to forget that, along with the Kiss "Alive II", I bought "Bad Girls" by Donna Summer, in 1978). Yet, after reading always good about this Swedish singer/composer, by the way, Sweden, the land that will never cease to amaze us (sometimes we forget that its inhabitants are descendants of the Vikings, though), on the occasion of her debut "Queen of the Clouds" (2014), this time, after the first (positive) review of this second work, I decided to try. And, I must be honest, I was bewitched.
Album and gender undoubtedly dance, but with extremely conscious lyrics, it must be said that Lo knows how to do it, and knows who to call to get help (Ilya, Joel Little, Rickard Goransson, Ludvig Soderberg as composers and producers, Wiz Khalifa and Joe Janiak as vocal featuring). The album is divided into two conceptual pieces (Fairy Dust, "when I hear the fans shouting my name and I'm about to go on stage", and Fire Fade, "when in fact I'm losing touch with them, and I try to return to the previous stage"), it is a succession, I would say, by a bunch of almost elegant danceable and catchy songs, sinuous and captivating.
As she explains, pretty explicit, the title is her personal definition of the female erection. "Lady Wood" will be followed, in 2017, from an album that, in the author's intentions, he dials the second part, and that, in turn, will consist of two "sections": Light Beam and Pitch Black. We expect it. For the moment, I enjoy this guilty pleasure and I pretend to know how to dance.

20170117

Cittadino di vetro

Citizen of Glass - Agnes Obel (2016)

Amanti della musica di ogni tipo, se non lo sapete già, nel 2016 è uscito finalmente il terzo disco della cantante e compositrice danese Agnes Obel. E', nuovamente, un disco in cui perdersi, e farsi cullare. Difficile trovare qualcosa di simile, oggigiorno. Violini, violoncelli, clavicembali (uno strumento, non ci crederete, il cui suono mi affascina più di quello del pianoforte), spinette, celesti, e trautonium, insieme alle superbe composizioni e alla voce soave della Obel, costruiscono un tutt'uno eccezionalmente moderno e antico, stranissimo e familiare, intenso, struggente e coinvolgente, che può sorprendere perfino amanti del rock più duro. Raffinatissimo senza essere snob.



Music lovers of all kinds, if you do not know already, in 2016 was finally released the third album by the Danish singer and composer, Agnes Obel. It is, again, an album into you can get lost, or be cradled. Hard to find something like that nowadays. Violins, cellos, harpsichords (an instrument, you couldn't believe it, the sound of which fascinated me more than the piano), spinets, celestas, and trautoniums, along with the superb compositions and the sweet voice of Obel, build a whole exceptionally modern and ancient, strange and familiar, intense, poignant and compelling, that may surprise even fans of hard rock. Refined without being snobby.

20170116

Cavalli selvaggi

Mustang - di Deniz Gamze Erguven (2015)
Giudizio sintetico: da non perdere (4,5/5)

Giorno d'oggi, Turchia orientale, in un villaggio minuscolo e sperduto, vicino a Trabzon, non lontano dal Mar Nero. Lale, insieme alle sue quattro sorelle più grandi, stanno dando un addio commosso alla loro giovane insegnante di scuola, che le sta lasciando per trasferirsi ad Istanbul. Forse per affogare la tristezza dell'addio, le sorelle decidono di non prendere il bus per tornare a casa, ma di passeggiare: è una bella giornata. Sulla via del ritorno, scendono in spiaggia, e si mettono a giocare con i compagni di scuola, maschi. Fanno il bagno, vestite, e ad un certo punto si mettono a giocare schizzandosi, e due di loro salgono sulle spalle di due maschi. Le cinque sorelle sono orfane di padre e di madre, e vivono con la nonna e lo zio Erol. Appena giunte a casa, la nonna è furiosa, le sgrida pesantemente e le picchia una a una: le è già giunta voce che "hanno strusciato le loro cosce contro alcuni ragazzi, per darsi piacere". Lo zio Erol è anche lui arrabbiatissimo. Da quel giorno, sarà impedito alle cinque ragazzine di uscire di casa perfino per andare a scuola.
Inizia una routine assurda, fatta di lezioni casalinghe di cucina, pulizia domestica e cucito. Possono uscire solo sotto l'attenta sorveglianza della nonna, e vestire abiti castigatissimi e di un colore sciatto, che le ragazze definiscono "color merda". La nonna, cominciando dalle due sorelle più grandi, Sonay e Selma, le sta preparando per un matrimonio combinato e veloce.

Se vi piace il cinema, ma come me, avete poco tempo, vi do nuovamente le mie dritte su come restringere il campo di scelta. I migliori film dell'anno, di solito li trovate nella cinquina degli Oscar (Academy Awards), ma nella categoria Best Foreign Language. Ultimamente, ottimi consigli vengono anche dai Goya, i premi spagnoli, che spesso guardano all'Europa tutta. Questo Mustang è un'opera prima, la regista è nata ad Ankara ma ancora in giovane età, si è trasferita con la famiglia in Francia, e lì è rimasta. Non si è dimenticata della sua terra di origine, e questo film lo dimostra. Difficile trovare un film più politico di questo, eppure non sembra. Ultimamente, anche se non ne vedo molti, è sicuramente il film più bello, intenso, straziante e pieno di speranza al tempo stesso, che mi sia capitato. Non starò a perdere troppo tempo nel cantarne le lodi: dovete vederlo. Le cinque ragazzine sono spettacolari, la storia alterna momenti raccapriccianti ad altri incredibilmente gioiosi, e perfino molto divertenti, e come detto, è un film dall'intensità unica.
La regista, forte del successo del suo debutto, pare stia riuscendo ad iniziare il suo progetto iniziale, dal titolo The Kings, che dovrebbe essere un film ambientato durante le rivolte di Los Angeles del 1992, e che sembra, avrà come protagonista Halle Berry.
Le auguriamo di riuscirci. Dopo un film così bello, si merita una prosecuzione.
Non dimenticate: Mustang.

If you like the cinema, but like me, you have little time, I give you again my tips on how to narrow the field of choice. The best movies of the year, usually you can find them in the shortlist of the Oscars (Academy Awards), but in the Best Foreign Language category. Lately, great advice are coming also by the Goya, the Spanish movie awards, which often look to all Europe. This "Mustang" is a debut, the director was born in Ankara, but still at a young age, she moved with her family to France, and there she remained. Not forgotten her homeland, and this film proves it. Hard to find this movie not political, yet it doesn't seems. Lately, though I do not see too many, is the most beautiful movie, intense, heartbreaking and hopeful at the same time, as I've experienced. I will not waste too much time in the accolades: you must to see. The five girls are spectacular, the story alternates gruesome, other incredibly joyful, and even a lot of fun, and as mentioned, and it is a unique movie for the intensity.
The director, strong by the success of her debut, apparently will be able to start its initial project, entitled "The Kings", that should be a film set during the Los Angeles riots of 1992, and it seems, will star Halle Berry.
We wish to happens. After such a nice movie, she deserves to keep tell stories.

Do not forget: "Mustang".

20170115

Lanzarote, Isole Canarie (Spagna) - Dicembre 2016 (6)

Da martedì 13 a venerdì 16 dicembre le giornate la faccio scorrere così, come anticipato. La sera alle 23 spegno la luce, gli aerei non atterrano più, la mattina mi sveglio alle 7, faccio colazione, mi vesto e parto per la camminata di 6 km, con nelle orecchie la musica che vi racconterò. Torno, mi doccio e mi sbarbo, se è da mare vado al mare, altrimenti mi metto a vedere serie, film, verso le 12,30 pranzo, pomeriggio identico, verso le 18 esco per un po' di spesa, verso le 19,30 ceno, film, e stop. Mercoledì e giovedì dopo pranzo ho due riunioni telefoniche di lavoro alle quali non ho avuto il coraggio di dire di no, dopo cena controllo le mail di lavoro. Le foto sotto mostrano le ispirazioni mattutine, soprattutto.

La casa sul lungomare che mi intrigava più di tutte.
Simpatica, non so neppure perché.
Una scritta con un gioco di parole davvero carino, tra l'altro di non facile traduzione (potrei tentare con "non sapevo cosa mettermi, e mi sono vestito di felicità", ma non rende come in castigliano).
Sabato 17 dicembre salto la camminata mattutina perché piove, lo farà a sprazzi per tutta la giornata. Naturalmente, la cosa non mi disturba assolutamente: sono andato al mare quanto bastava, per essere dicembre, le previsioni lo avevano detto, e io ormai sono deciso a cancellare un po' di film in arretrato da tempo, e a godermi appieno questi quasi 10 giorni di quasi completo ozio. In settimana è passato a trovarmi il padrone di casa, mi sono scusato per non esserlo passato a trovare, dicendogli onestamente che non avevo voglia di fare un cazzo; è stato gentile, e sicuramente se dovessi tornare penserei nuovamente a questo posto. La sera impacchetto tutto, non prima di aver comprato un bagaglio in stiva su Ryanair, per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese, e faccio il pieno all'auto.
Domenica 18 dicembre mi alzo con largo anticipo, mi preparo, porto fuori la spazzatura, poi carico i bagagli, e parto. Mi fermo per fotografare la scritta di cui sopra, giusto sullo svincolo di entrata dell'autostrada, ed esco all'uscita seguente per l'aeroporto. Al momento della riconsegna dell'auto, non c'è nessuno dell'AVIS. C'è pure una coppia di tedeschi, credo, che attendono un po', poi li invito a seguirmi all'ufficio dentro l'aeroporto, dopo aver provato a chiamare il numero stesso dell'ufficio. Anche all'ufficio non c'è nessuno, nonostante l'orario di apertura sia passato da un po', quindi lascio le chiavi nel box, vado al banco del check in, imbarco il bagaglio, passo i controlli, compro il classico magnete da portare a mia sorella, bevo un caffè, e attendo. Il volo di ritorno è uno dei voli più vuoti mai visti con Ryanair, e quindi si conferma il fatto che europei, ma soprattutto italiani, non pensano come me, che le Canarie in inverno siano una scelta intelligente (o forse non tutti se lo possono permettere). Si arriva a Bologna in orario, e fa freddino. Il minibus che mi riporta al parcheggio è guidato da un ragazzo del sud molto più ciarliero dell'altro che ho già incrociato un paio di volte usando questo parcheggio, e per l'ennesima volta sono l'unico passeggero. Mi incammino verso casa, stasera mi attende una cena di vecchi come me, gli amici del bar. Sarà divertente, basta prenderla nel verso giusto. Sono pronto per affrontare le feste comandate.

20170112

Lanzarote, Isole Canarie (Spagna) - Dicembre 2016 (5)

Visto che ormai la giornata è quasi andata, senza aspettarmi niente scelgo una delle altre attrazioni citate dalla mappa turistica, tra quelle che avevo intenzione di non cagare neppure. Sto parlando del Mirador del Río, un semplice punto panoramico, che, sarà la giornata spettacolare, si rivela un bellissimo spettacolo. Il luogo è stato creato per volere dell'artista locale César Manrique, ed è un'altra delle cose turisitiche da ammirare, e da imparare. Si gode di una splendida vista sull'isoletta de La Graciosa, e per il resto c'è poco da dire, sono estremamente rilassato, e questo luogo mi rilassa ancora di più. Me ne vengo con tutta la flemma di questa Terra, mi fermo al supermercato fuori paese e faccio un po' di spesa, rientro in casa e mi preparo la cena, dopo di che ho quasi terminato la scorta di serie tv. Alterno con un po' di sano calcio spagnolo, di qualsiasi serie o categoria, ma poco, e progetto già di dedicarmi, terminate le serie, alla scorta di film. E' una vita che non vedo un film. Vi rendete conto?


20170111

Lanzarote, Isole Canarie (Spagna) - Dicembre 2016 (4)

E' quasi l'ora di pranzo, e medito di fermarmi in qualche ristorante visto sulla strada per venire qua. Alla fine, faccio due conti in termini di tempo, e rientro a "casa", pranzo con calma, e riparto verso sud, per la Cueva de los Verdes. Seguo le indicazioni della mappa per turisti che mi hanno dato a Timanfaya, e cerco di arrivare lì dopo le 15, per una minore affluenza. La giornata è sempre bellissima, il viaggio dura meno di un'ora, le strade scorrevoli, ben tenute, e con poco traffico.
L'attrazione è di quelle già viste, ma la sorpresa finale, che non vi racconterò, perché pregano tutti i visitatori di non raccontarla, è davvero sorprendente. La storia della grotta è interessante, e la formazione è imponente.


La sorpresa...

20170110

Lanzarote, Isole Canarie (Spagna) - Dicembre 2016 (3)

Lunedì 12 dicembre continuo la routine, e all'ora di andare al mare, nonostante la giornata sia molto bella, vedo che c'è parecchio vento, quindi decido di farmi l'escursione dei punti importanti dell'isola, e togliermi il pensiero, come si suol dire. Mi dirigo quindi verso il Parco nazionale di Timanfaya. Una zona vulcanica come tante, che, organizzata alla perfezione (pure troppo, mi vien da dire), è divenuta un po' il simbolo dell'isola. Un po' di coda per entrare, biglietto forse un po' caro (ma, come dico sempre, bisognerebbe imparare), parcheggio sorvegliato, arrivi, scendi, sali sul bus, 40 minuti di giro tra i crateri senza mai scendere, così si preserva pure l'ambiente, scenari lunari (aggettivo ormai abusato).



Ormai anch'io ho ceduto alla moda dei selfie. Soprattutto quando non ho un cazzo da fare.