No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20170228

Bruxelles (B) - Febbraio 2017 (3)

Mercoledì 15 solita partenza alle 7,15, soliti ritmi, ma stavolta si terminano i lavori alle 17: stasera, prima della cena, è previsto un evento team building. Molti di voi sanno già di cosa si tratta, per i pochi che non fossero familiari, solitamente tutti i partecipanti sono divisi in gruppi, e ci si reca in un luogo dove è possibile giocare e, quindi, fare squadra. La nostra destinazione è l'Enygma, un luogo che offre stanze per Escape Game. L'atmosfera è letteraria, quando ci sono tutti (alcuni ospiti di altre divisioni, sponsor dell'Academy, HR, comunicazioni) veniamo divisi in quattro gruppi, e ognuno viene rinchiuso in una stanza, dove bisogna risolvere degli enigmi per sbloccare la porta. Sono stanchino, ma do il mio piccolo contributo, e c'è da dire che il mio gruppo è quello che riesce ad uscire per primo, seppure a solo 1 minuto e 40 secondi dallo scadere dell'ora (allo scadere della quale il gioco finisce). Divertente, bel posto, non avevo idea che ne esistessero, adesso lo so. Via sui taxi, e stavolta siamo a cena al Belga Queen, locale dove sono già stato un paio di anni fa. Il posto è famoso soprattutto per i suoi interni, e per il fatto che si trova dove prima era una banca: nel caveau sotterraneo ci è stato fatto un bar, il ristorante, ampio, forse troppo ampio, con poltrone troppo comode, è al piano della strada. La tavolata è imponente, e ci si sente a malapena, ma la serata è ugualmente piacevole, il cibo a mio giudizio lascia un po' a desiderare. Anche stasera possiamo andare a letto contenti.
Al Belga Queen c'era troneggiava ancora l'amore della sera precedente...

Giovedì 16 è l'ultimo giorno di lavoro "pieno", quindi 7,15 la partenza, 18 il rientro, corsa in camera e via sul taxi per il ristorante Cospaia, luogo un poco più distante rispetto agli altri ristoranti, l'unico che non avevo mai provato. Direi il migliore a livello di qualità, molti apprezzano, rispetto al Belga Queen, anche l'ambiente molto meno rumoroso. Scopro ovviamente che uno dei camerieri è italiano, e si beve un bel rosso pugliese per rallegrare ancor di più la serata, che decisamente è segnata da una certa soddisfazione, sia da parte dei core trainer, che ci vedono tutti coinvolti, sia da parte nostra, felici di essere sopravvissuti fino a stasera.

20170227

Bruxelles (B) - Febbraio 2017 (2)

Lunedì 13 febbraio, so che quasi tutti sono arrivati, ma alcuni arrivano da lontano (USA, India), quindi solo io accetto l'opzione di partire alle 9 insieme a JL e M, che vanno nella sala riunioni che è stata prenotata per tutta la settimana, a prepararla. Io sono libero di far visita a vari colleghi e colleghe, in uno dei molti edifici che compongono il quartier generale. Verso le 12 mi riunisco al gruppo dei core trainer per il pranzo al ristorante aziendale. Dopo pranzo, alle 14, si comincia, sono tutti arrivati. Ci viene illustrato il programma della settimana: questa Academy attualmente propone 3 moduli, 3 corsi, uno da una giornata (Basic Supply Chain), due da due giorni (Cross Functional Collaboration e Advanced Supply Chain), noi, insieme ai core trainer, li ripercorreremo tutti, facendo gli stessi workshop, cercando inoltre di cogliere il messaggio, e di capire come mostrare questo ai partecipanti. Io sono l'unico che ha partecipato a tutti e tre i corsi, ma c'è da dire che gli altri sono tutti molto più accademicamente preparati, spesso ingegneri, più abituati a schedi di progetto, di lavoro, al problem solving. Siamo 8 per 4 tavoli, io capito insieme a J, uno statunitense che mi aiuterà non poco, tra l'altro è già un trainer, ha già tenuto dei corsi Basic in Nord America. Si arriva comunque alle 18, la prima (mezza) giornata è conclusa, è l'ora di riprendere il taxi ed andare in hotel, tra le 19 e le 19,30 ceneremo alla brasserie Meat Me, collegata direttamente con l'hotel. Ci sono stato già un paio di volte, anche in occasione di uno dei corsi da due giorni, un'altra in occasione di una riunione europea. Si arriva in hotel giusto in tempo per salire in camera e scendere subito, il traffico di Bruxelles è a volte delirante. La cena è discreta, le bevande scorrono, la compagnia è buona, c'è coesione, e quindi arriva l'ora di coricarsi.
Un'altra veduta del mio ponte preferito, dalla sala riunioni dove abbiamo passato l'intera settimana

Martedì 14 i taxi partono alle 7,15 del mattino, ma per fortuna possiamo fare colazione direttamente nella "nostra" sala riunioni. Caffé e croissant, yogurt e frutta. Si va avanti con i lavori, si iniziano a provare le presentazioni dei "pezzi" dei corsi, alle 12,30 si pranza, e alle 18, più o meno, finiscono i lavori. Stasera, oltre a venerdì prossimo, è l'unica sera che ci è "lasciata libera", nessuna cena di gruppo (è San Valentino; la cosa divertente è che la settimana scorsa un collega mi aveva invitato, lunedì mi ha chiesto scusa dicendomi che non si era reso conto di che giorno sarebbe stato, e che sua moglie non era molto felice che lui portasse a cena me), ma noi dobbiamo pur cenare, e quindi, noi sette "forestieri" (è escluso il mio capo, che pur essendo francese adesso live qui a Bruxelles) si decide di rimanere assieme. Mentre attendiamo i taxi proviamo a chiamare un ristorante, che ci risponde picche, poi mi viene in mente il Dominican, sempre vuoto, e mi dico che tanto vale provare. Prenoto on line, la prenotazione viene accettata. Io, D e J rimaniamo indietro agli altri, il nostro taxi è in ritardo, ci siamo dati appuntamento per le 19 nella hall (e io ho prenotato per le 19,15, il ristorante non è lontano), arriviamo insomma all'hotel che manca un minuto alle 19 e gli altri son già lì che aspettano. Corsa in camera e via, partenza. La prenotazione era stata recepita, quindi ci accomodiamo, e ci godiamo la cena. Tutti apprezzano la scelta, meglio così. Durante le chiacchiere, viene fuori che da giovane ero un kissomane, e una delle due ragazze statunitensi dice che il suo nome, sua madre glielo ha messo per una canzone dei Kiss. J, il mio compagno di tavolo, dice che non si ricorda quella canzone, e io gliela accenno. Adesso si ricorda. Momenti quasi commoventi.

La foto di gruppo è venuta malissimo, lo so. Ma mi ricorda un momento davvero felice, quindi fatevela piacere. Torniamo all'hotel, e ci salutiamo per la mattina dopo.

20170226

Bruxelles (B) - Febbraio 2017 (1)

Come annunciatovi qui, domenica 12 febbraio parto per Charleroi con l'unico volo al momento, quello delle 9,15 con arrivo alle 11,05. Stavolta è sul volo anche l'amico M., che lavora per una società che fornisce servizi alla mia, lavoriamo sempre a stretto contatto e ci conosciamo da tempo. L'attesa è mitigata quindi dalla compagnia, poi si vola. All'arrivo abbiamo un taxi, c'è questa compagnia tutta italiana che abbiamo scoperto da qualche tempo tramite una collega sindacalista, che fa dei prezzi imbattibili con servizi personalizzati. Ci facciamo portare in centro, nell'albergo dove passerò le notti di questa settimana, il Marivaux, lasciamo lì i bagagli (la camera non è pronta, siamo poco dopo mezzogiorno), e a piedi, cerchiamo un posto dove pranzare. La giornata è fredda ma non piove, il centro di Bruxelles è più che vivibile. Mi viene in mente un ristorante di un hotel lì vicino, dove mi avevano portato pochi mesi fa, The Dominican, il luogo è quasi deserto ma è molto stiloso, il cibo è normale e la scelta è internazionale. Si parla di lavoro ma anche no, a volte è difficile separarli, è una grande parte della nostra vita, per cui è inevitabile. Dopo esserci ricaricati, usciamo e ci dirigiamo verso la Grand Place, freddo ventoso e tanta gente che si fa i selfie (e fa foto agli altri) a ripetizione. La sveglia mattutina pesa sulle gambe, soprattutto le mie, e l'amico se ne accorge, mi grazia dopo una lunga passeggiata senza meta tornando verso il Marivaux. Ma è ancora presto, e quindi allunghiamo fino a Place Rogier, e ci sediamo al Brussels Grill lì vicino. Un paio di birre e l'osservazione della fauna locale ci assorbe e ci fa passare un altro paio d'ore in allegria. Verso le 17 ci lasciamo, aspetto il suo taxi, poi prendo possesso della camera, niente di particolarmente esaltante, ma almeno l'hotel è a tema cinematografico. Mi riposo un paio d'ore, poi vinco la forza di gravità e scendo, senza troppe idee (ce ne saranno tante che gireranno nella mia testa questa settimana) torno al Brussels Grill e mi mangio un'insalata. Mentre ceno, vedo arrivare JL, il francese capo della Academy per la quale sono qua, non mi nota. A fine cena mi alzo, lo vado a salutare e mi scuso per il disturbo, ci auguriamo la buona notte. Rientro, fumo una cicca, e mi deposito nel letto.
Vorrei pensare, ma non ho elementi sufficienti a disposizione. Posso immaginare dove ci porterà questa settimana, ma non ne sono sicurissimo. Adesso, l'importante è cercare di far lavorare la testa con attenzione e attenzione, carpire il massimo, far passare la settimana apprendendo il più possibile. Sono curioso di vedere e conoscere le altre persone che parteciperanno, i formatori li conosco, tre degli "alunni" li conosco, uno è un ragazzo italiano che ha partecipato al corso Advanced insieme a me lo scorso dicembre, l'altro è il mio capo europeo di Supply Chain, instancabile lavoratore con notevoli conoscenze tecniche che a volte mi mette un po' di soggezione, un altro è un ragazzo francese già conosciuto sommariamente, ma gli altri no. Sarà importante anche la coesione del gruppo, credo. Bisognerà capire come avranno intenzione di "utilizzarci" in futuro. Come mi disse un altro dei miei capi quando gli comunicai questa mia intenzione, "stai attento con la tua agenda... hai molti impegni da portare avanti".
Vabbè. Vedremo.

Una veduta del mio punto di riferimento periferico, il Ponte Buda sul canale Brussels-Scheldt, visto dalla finestra di un ufficio dell'Headquarter. Ma qua siamo già a lunedì 13 febbraio...

20170224

Separati alla nascita / Separated at birth

Il Pensatore, di Auguste Rodin (The Thinker)
Io, la settimana scorsa, in un momento di riflessione durante la dura settimana di training / Me, last week, during a moment of thinking in the hard week of training


Thanks to my friend Linda for the idea.

20170223

La vita di Pablo

The Life of Pablo - Kanye West (2016)

Nel caso ci fosse ancora qualcuno che non lo sapesse, Kanye Omari West, rapper statunitense di Atlanta, Georgia, è un genio. Punto. Stavolta, dopo Yeezus e My Beautiful Dark Twisted Fantasy, dopo aver sposato Kim Kardashian, dopo aver interrotto l'acceptance speech di Taylor Swift nel 2009, si è inventato l'album fluido (il disco è stato presentato l11 febbraio 2016, durante una sfilata del suo stesso marchio di abbigliamento, il giorno seguente posticipò l'uscita annunciando di voler aggiungere un pezzo, Wolves, poi è stato pubblicato su Tidal, poi su Pornhub, poi ripubblicato su Spotify, Apple Music, Google Play Music, con continue modifiche), sia per le continue modifiche, sia per il fatto che non abbia avuto un supporto "materiale".
Come che sia, la solita sfilata di collaborazioni infinita (leggetevela qui), ma sempre estremamente funzionale, e la stessa infinita lista di campionamenti (nella lista sopra, cliccate sui "writer(s)": troverete Gepy & Gepy, Il Rovescio della Medaglia e Sergio Bardotti), producono un disco hip hop grandioso, liricamente sospeso tra un ego smisurato ed insicurezze, religione e blasfemia, devozione e turpiloquio. Irresistibili Famous, Waves, FML, Real Friends, Wolves, 30 Hours, No More Parties in LA e via discorrendo. Non fate l'errore di snobbarlo.



In case there are still people don't know, Kanye Omari West, American rapper from Atlanta, Georgia, is a genius. Period. This time, after "Yeezus" and "My Beautiful Dark Twisted Fantasy", after marrying Kim Kardashian, after stopping the acceptance speech of Taylor Swift in 2009, he invented the fluid album (the album was presented on the 11th February 2016, during a parade of his own clothing brand, the next day postponed the release announcing want to add a track, "Wolves", then was released on Tidal, then on Pornhub, then republished on Spotify, Apple Music, Google Play Music, with continuous changes), both for continuous changes, and for the fact that did not have a "material" support.
Anyway, the usual parade of endless collaborations (read it here), but still highly functional, and the same endless list of samples (in the list above, click on the "writer(s)": you will find Gepy & Gepy, Il Rovescio della Medaglia and Sergio Bardotti), produce a great hip hop album, lyrically suspended between a huge ego and insecurities, religion and blasphemy, devotion and foul language. Irresistibles "Famous", "Waves", "FML", "Real Friends", "Wolves", "30 Hours", "No More Parties in LA" and so on. Don't make the mistake of ignore it.

20170222

Stella nera

Blackstar - David Bowie (2016)

Sarebbe stato difficile parlare male del venticinquesimo e ultimo disco in studio di un'icona quale David Bowie è divenuta ben prima della sua morte, morte avvenuta due giorni dopo l'uscita del disco, uscita avvenuta l'8 gennaio 2016, giorno del suo 69esimo compleanno.
La tentazione l'ho avuta, soprattutto perché ho ascoltato il disco poco e molto distrattamente. Come sapete, il jazz non è esattamente la mia tazza di tè, e questo disco ne è fortemente influenzato. Prodotto da Tony Visconti, che aveva già lavorato molte volte con Bowie e molto con i T Rex, il disco è venato liricamente da riflessioni mature sull'approssimarsi della morte, e musicalmente decisamente molto interessante, una dimostrazione lampante di come Bowie avrebbe probabilmente potuto indirizzare ed influenzare ancora in maniera importante l'andamento della musica moderna; si, perché il jazz non è assolutamente l'unico e solo genere che attraversa il disco. Il tentativo, come lo stesso Visconti ha dichiarato, era quello di "evitare il rock'n'roll", usando quindi influenze hip hop, elettroniche, experimental e art rock, industrial, folk-pop, e via discorrendo. Il risultato, ancora, è un'affascinante pugno di canzoni dalla costruzione a volte spiazzante, ma mai prive di una bellezza innegabile. Decisamente, un testamento degno di cotanto personaggio.



It would have been difficult to speak ill of the twenty-fifth and final studio album by David Bowie, a man that has become such an icon well before his death, death that happened two days after the release of the album, release that took place on January 8, 2016, the day of his 69th birthday.
I had the temptation, especially since I heard the record just a little and very casually. As you know, jazz is not exactly my cup of tea, and this record it is strongly influenced by it. Produced by Tony Visconti, who had worked many times with Bowie, and a lot with T Rex, the album is lyrically marked by mature reflections of the approach of death, and musically very interesting, a clear demonstration of how Bowie would probably have been able to direct and even affect in an important way the trend of modern music. Yes, because jazz is definitely not the one and only genre that crosses the album. The attempt, as the same Visconti said, was "to avoid the rock and roll", so using influences like hip hop, electronic, experimental and art rock, industrial, folk-pop, and so on. The result, again, is a charming handful of songs from the building at times unsettling, but never without an undeniable beauty. Definitely, a testament worthy of such a great character.

20170221

Stregoneria

Pocho Aztlan - Brujeria (2016)

Gli ultimi mesi dell'anno passato ci hanno regalato ottimi dischi, e pure qualche sorpresa inaspettata. Come il quarto disco dei Brujeria, più un collettivo che una band, nata, come forse qualcuno si ricorderà, alla fine degli anni '80, intorno a Juan Lepe aka Juan Brujo, con la collaborazione di Dino Cazares (chitarra, Fear Factory), Jello Biafra (voce, Dead Kennedys), Pat Hoed (inizialmente alla batteria) e Billy Gould (basso, Faith No More). Vari cambi di formazione, impegni con altre band, storie varie. Dopo Matando Gueros (1993), Raza Odiada (1995) e Brujerizmo (2000), e dopo 16 anni di quasi silenzio, ecco questo Pocho Aztlan, dove pocho sta per senzatetto, e Aztlan fa riferimento a una terra mitica azteca. Ancora una volta, cantato tutto in spagnolo, un disco che mischia grind, death, metal, groove, suonato, tra l'altro, benissimo, a satanismo, narcotraffico, orgoglio chicano, fondendo sarcasmo socio-politico (Angel de la Frontera) a prese di posizione serissime (Culpan la Mujer, interessante testo anti-machista nel quale si criticano antiche abitudini messicane). Chiude il tutto California Uber Aztlan, cover della celeberrima California Uber Alles dei Dead Kennedys. Ottimo anti-sonno, disco durissimo e potente.



The last months of the past year have given us excellent records, and even some unexpected surprise. Like the fourth album of Brujeria, more a posse than a band, born, like maybe someone will remember, at the end of the 80s, around Juan Lepe aka Juan Brujo, with the collaboration of Dino Cazares (guitar, Fear Factory) Jello Biafra (voice, Dead Kennedys), Pat Hoed (initially on drums, now on bass guitar) and Billy Gould (bass, Faith No More). Various lineup changes, commitments with other bands, various stories. After "Matando Gueros" (1993), "Raza Odiada" (1995) and "Brujerizmo" (2000), and after 16 years of almost silence, here we have this "Pocho Aztlan", where "pocho" is homeless, and "Aztlan" refers to a mythical Aztec land. Once again, all sung in Spanish, an album that mixes grind, death, metal, groove, played, among other things, terribly well, with Satanism, drug trafficking, Chicano pride, blending socio-political sarcasm ("Angel de la Frontera") to very serious position ("Culpan la Mujer", interesting anti-machism lyrics, in which they criticize ancient Mexican habits). Closes all "California Uber Aztlan", a cover of the famous "California Uber Alles" from the Dead Kennedys. Excellent anti-sleep, tough and powerful album.

20170220

Prendi questo giro di valzer

Take This Waltz - di Sarah Polley (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)

Durante un viaggio di lavoro, Margot, una giornalista freelance con velleità di scrittrice, conosce Daniel, pittore e conduttore di risciò. La chimica c'è da subito, ma lei puntualizza che è felicemente sposata. Così è, infatti. Dopo aver condiviso volo di ritorno e perfino il taxi, però, i due scoprono che Daniel vive giusto dall'altra parte della strada, rispetto a Margot e al marito Lou. E così, nonostante Lou e Margot sembrino fatti l'uno per l'altra, Daniel e Margot cominciano a vedersi sempre più spesso...

Sarah Polley è una di quelle donne che sposerei all'istante. Non ricordo quando precisamente mi sono innamorato di lei, se in uno dei film che ha fatto per Atom Egoyan, oppure nel bellissimo My Life Without Me della Coixet, o addirittura in The Weight of Water, uno dei film meno Bigelowiani della Bigelow. Fatto sta che quando seppi che si cimentava anche nella regia, fu il colpo di grazia. Scoprire pure che fosse brava, con Away From Her, mi devastò. Ho quindi lasciato passare del tempo, prima di mettermi a vedere questo suo secondo lungometraggio, ma non è servito: Take This Waltz è uno di quei film che non raccontano niente di nuovo, non stupiscono con effetti speciali, uno di quei film che capisci subito come vanno a finire, ma che però ti prendono il cuore e te lo stringono per oltre un'ora e mezzo. Semplicemente perché la vita è così, imperfetta, ma da vivere ugualmente. Così come l'amore, che non è senza fine.

Sarah Polley is one of those women who I would marry instantly. I do not remember exactly when I fell in love with her, if in one of the films she has done for Atom Egoyan, or in the beautiful "My Life Without Me" of Coixet, or even in "The Weight of Water", one of the movies less Bigelow-esque of Bigelow. The fact is that when I heard that she was also involved in directing, was the final blow. Discovering, too, that she was good also with that, with "Away From Her", it devastated me. I then left to spend the time, before going to see this, her second feature film, but it did not help: "Take This Waltz" is one of those films that do not tell anything new, does not amazing you with special effects, one of those movies that you know immediately how it ends, but which, however, take your heart and squeezes it for over an hour and a half. Simply because life is like this, imperfect, but also simply to live. As well as love, and it is not endless.

20170219

Anni '80

Covers 80's - Duncan Sheik (2011)

Vi ricordate Barely Breathing? Un pezzo del 1996, che fece furore nelle radio di tutto il mondo. Era un pezzo dal disco di debutto di Duncan Sheik, cantautore pop rock statunitense. Da allora, ne ho perso le tracce. Tempo fa, mentre facevo le mie piccole ricerche per recensire il nuovo disco di Suzanne Vega, mi sono imbattuto nel suo nome (i due condividono la fede buddista), e mi sono messo a ricercare i suoi dischi. Visto che ultimamente il nostro si cimenta soprattutto con musical e teatro, vi voglio parlare di questo disco del 2010, composto interamente da cover di pezzi degli anni '80, tutti inglesi. Pezzi che sicuramente conoscete, magari alcuni. Ci sono naturalmente Shout dei Tears for Fears, ma c'è anche The Ghost in You degli Psychedelic Furs, What Is Love? di Howard Jones, Gentlemen Take Polaroids dei Japan, la bellissima Love Vigilantes dei New Order, e via discorrendo, tutte rifatte in acustico, voce, chitarra e piano. Un paio di contributi femminili, da parte di Holly Brook e Rachael Yamagata ai cori.
Provatelo. E' semplicemente bellissimo.



Remember Barely Breathing? A piece of 1996, which caused a sensation in the worldwide radio. It was a track by Duncan Sheik debut album, an American pop rock singer-songwriter. Since then, I've lost his tracks. Some time ago, while I was doing my little research to review the new Suzanne Vega album, I came across in his name (the two share the Buddhist faith), and I started to look for his records. Because of the fact he, lately, engages especially with musicals and theater, I want to talk about this 2010 album, composed entirely of covers of tracks of the 80's, all British. Tracks that you will surely know, maybe a few. There are of course Shout by Tears for Fears, but there is also The Ghost in You by The Psychedelic Furs, What Is Love? by Howard Jones, Gentlemen Take Polaroids by Japan, the beautiful Love Vigilantes by New Order, and so on, all in acustic, voice, guitar and piano. A pair of female contributions, by Holly Brook and Rachael Yamagata on backing vocals.
Try it. It 's just beautiful.

20170217

Viaggio verso la libertà

Journey To Freedom - Michelle Williams (2014)

Qualche tempo fa, per fare l'anticonformista, dichiaravo che la mia preferita delle Destiny's Child era Michelle. Un giorno mi sono reso conto che non avevo mai ascoltato niente di suo da solista. Adesso che l'ho fatto, recuperando questo suo (per adesso) ultimo album, risalente al 2014, capisco anche perché. Il disco, che curiosamente è catalogato come contemporary gospel, oltre che R&B, è un ricettacolo di canzoni insulse, prevedibili, deboli, che non hanno davvero niente di gospel (la definizione evidentemente si riferisce solo alle tematiche dei testi), poco pure di R&B, con solamente qualche ritornello indovinato, ma niente di più. Una delusione tremenda.



Some time ago, to do the maverick, I declared that my favorite of Destiny's Child was Michelle. One day I realized that I had never heard anything about her solo works. Now that I did it, recovering this her (for now) last album, dating back to 2014, I understand why. The album, which curiously is listed as contemporary gospel, as well as R&B, is a receptacle of poor songs, predictable, weak, who do not really have anything gospel (the definition clearly refers only to the lyrics themes), and even nor with R&B, with only a few chorus guessed, but nothing more. A tremendous disappointment.

20170216

Una pistola in ogni mano

Una pistola en cada mano - di Cesc Gay (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere, ma anche no (2,5/5)

Nonostante abbia praticamente tutto, J è depresso. Invece, E, che possiede solo un gatto, sembra vivere pacificamente, e pensare che è dovuto tornare a vivere con la madre. S sta cercando disperatamente di tornare con la ex moglie, due anni dopo la rottura, ma scopre che lei è incinta di un altro uomo, più giovane, più alto, e con più capelli. G ricorre agli ansiolitici, per cercare di capire perché sua moglie ha un amante, P cerca di sedurre una compagna di lavoro. Maria e Sara, tramite uno stratagemma, fanno in modo di passare un po' di tempo in compagnia l'una del marito dell'altra, in modo da scoprire i loro segreti. L è un uomo che chiama la sua amante con il nome del suo cane.

Film corale di Cesc Gay, precedente a Truman, con un importante cast spagnolo e qualche eccezione argentina. Divertente, come se ne vedono tanti.

Choral movie from Cesc Gay, previous than Truman, with a major Spanish cast and a few Argentine exceptions. Fun, such as one sees many.

20170215

Truman. Senza show.

Truman - di Cesc Gay (2015)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)

Juliàn e Tomàs sono amici di lunga data, ma non si vedono da molti anni. Juliàn è il classico impunito: piacente, sciupafemmine, divorziato, artista (fa l'attore di teatro), scapestrato, sempre squattrinato (ha sicuramente ancora molti soldi da ritornare a Tomàs). Tomàs è l'opposto: inquadrato, serio, ha lasciato la Spagna per andare a vivere in Canada, dove ha una moglie e dei figli. Venuto a sapere che l'amico non sta molto bene in salute, decide di prendere un aereo ed andare a sincerarsi della situazione, perché, da quel che ha saputo, non è delle migliori. Arrivato in Spagna, Tomàs si renderà conto che invece, la situazione è ancora peggiore: a Juliàn rimangono da vivere solo pochi mesi. Ma la preoccupazione più grande di quest'ultimo è: a chi lasciare Truman, l'amato cane.

Come vi ho detto, anche i premi Goya possono essere piuttosto indicativi di buona cinematografia. Il film di cui parliamo oggi ne ha fatto incetta, l'anno passato. Visto che uno dei due protagonisti è il mio attore preferito, l'argentino Ricardo Darìn, ho aspettato pure troppo a vederlo. Ma un motivo c'è: il film non è tutto questo granché. Intendiamoci: è piacevolissimo. Un piacevolissimo divertissement stereotipato, pieno di cliché, messo in scena da un regista esperto, soprattutto di commedie, e da due attori protagonisti straordinariamente bravi. L'amicizia, questa cosa spesso più importante dell'amore, sviscerata in salsa ispano-argentina. Poteva essere meglio, ma anche molto peggio. Bravi anche gli attori non protagonisti.

As I told you, even the Goya awards can be quite indicative of good movies. The film we are discussing today has made it hoarding, in the past year. Given that one of the two protagonists is my favorite actor, Argentina's Ricardo Darin, I also waited too long to see it. But there is a reason: the film is not all that great. Mind you: it is pleasant. A pleasant divertissement stereotyped, full of cliches, staged by an experienced director, especially in comedies, and two extraordinarily talented lead actors. The friendship, this thing often more important than love, eviscerated in the Spanish-Argentine sauce. It could be better, but also much worse. Also good supporting cast.

20170214

A War

Krigen - di Tobias Lindholm (2015)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)

Afghanistan. Una squadriglia dell'esercito danese in pattugliamento nella provincia di Helmand. Un soldato calpesta un ordigno esplosivo improvvisato. Nonostante i tentativi di rianimazione, muore. Appresa la notizia, il comandante della compagnia, Claus, preoccupato per ognuno dei suoi uomini, alcuni di loro sull'orlo di un crollo nervoso, decide di cominciare a pattugliare in prima persona, insieme a loro, per non farli perdere d'animo. Un giorno, una famiglia locale arriva alle porte della base danese, supplicando di farli entrare e di tenerli con loro. Qualche giorno prima, durante un pattugliamento, i militari avevano curato una delle figlie del capofamiglia, per una bruciatura che non stava guarendo. L'uomo sostiene che i talebani stermineranno l'intera famiglia, per questo fatto, e li supplica di tenerli con loro alla base. Claus decide di rifiutare l'ingresso, promettendo però di aiutarli di lì a poco. Nel frattempo, in Danimarca, Maria, lo moglie di Claus, sta tentando di tenere insieme la famiglia rimasta in patria. Non è facile con tre figli piccoli, e il padre lontano. Dopo qualche giorno, durante una missione di routine, i danesi scoprono la famiglia che si era presentata alla base, massacrata. Si ritrovano quindi in mezzo ad un'imboscata, sotto tiro. Senza una corretta identificazione, chiede un bombardamento aereo, per evitare un altro massacro, questa volta dei suoi uomini. Il risultato è che, dopo qualche giorno, viene accusato dell'uccisione di 11 civili, e rimpatriato.
Dovrà affrontare un processo. 

Ottimo film del danese Lindholm, spesso collaboratore di Vinterberg come sceneggiatore. Krigen infatti fece parte della cinquina Oscar per il miglior film in lingua non inglese, due anni fa. Ottime interpretazioni da parte di tutto il cast (il protagonista Pilou Asbaek, è anche Euron Greyjoy in Game of Thrones), regia precisa, e un dilemma etico di fondo pressoché devastante. Davvero niente male.

Great Danish movie, from Tobias Lindholm, often collaborator of Vinterberg as a screenwriter. Krigen, in fact, was part of the Oscar short list for the Best Foreign Language Film, two years ago. Excellent performances by the entire cast (the protagonist, Pilou Asbæk, is also Euron Greyjoy in Game of Thrones), directed with precision, and an bottom ethical dilemma, practically devastating. Truly not bad.

20170213

In the Uncertain Hour Before the Morning

Vikings - di Michael Hirst - Stagione 4 (20 episodi; History Channel) - 2016/2017

Ragnar sta invecchiando. Ferito e vicino alla morte, sogna di avvicinarsi alle porte del Valhalla. Aslaug consulta il veggente, per sapere se Ragnar dovrà morire, perché una donna possa governare Kattegat. Bjorn imprigiona Floki per l'uccisione di Athelstan, ma quando Ragnar si risveglia, rimprovera il figlio per questo. Bjorn quindi se ne va nelle lande desolate e ghiacciate, per rabbia e per provare a se stesso e agli altri di essere un uomo degno, e di poter sopravvivere in ogni circostanza. Aslaug aggiunge alla sua servitù una nuova schiava, Yidu, che proviene dall'oriente. Yidu diventerà intima di Ragnar. A Hedeby, intanto, il conte Kalf annuncia che regnerà insieme a Lagertha, suscitando le ire di Einar. A questo punto, Kalf invità Einar ed i suoi a votare per l'esilio di Lagertha, e quando loro lo fanno, li uccide, permettendo a Lagertha di uccidere Einar. A Parigi, Rollo sta ormai diventando un nobile franco. Sposa la principessa Gisla, che non ne vuole sapere, piange durante la cerimonia e si porta un coltello a letto durante la prima notte di nozze. Rollo cavalca fuori dalle mura, e ordina lo sterminio dei vichinghi, ancora accampati lì fuori in seguito all'accordo.

Vikings, con tutti i suoi difetti, è arrivato alla quarta stagione, e si è permesso il lusso di raddoppiare la durata, passando da 10 episodi (9 nella prima stagione) a 20. Non è finita: è già stato rinnovato per una quinta stagione da altri 20 episodi, nonostante (mi costa non fare spoiler) uno dei protagonisti principali sia venuto a mancare durante questa ultima stagione. Segno che, nonostante come ogni serie che esce da History, si dimostri sempre un po' più goffa di quelle dei canali che ci deliziano con serie super professionali, qualcosa di interessante c'è. Personalmente, posso spiegare: come già detto in altre occasioni, il popolo vichingo è uno di quelli che ritengo fondamentale per lo sviluppo dell'umanità. Pieno di contraddizioni, ma moderno, contadino ma curioso, belligerante ma capace di equità, non dimentichiamoci che questo popolo, partendo dal Nord Europa, è riuscito a raggiungere molto del mondo allora conosciuto, ed è giunto 3/400 anni prima di Colombo, sul continente americano. Questa stagione è stata sofferta, ed ha lasciato un vuoto probabilmente incolmabile. Ecco spiegato l'improvvisa entrata in scena di un nuovissimo protagonista, giusto negli ultimi secondi dell'episodio finale, che pur essendo un sacerdote, pare essere all'altezza della situazione, per così dire (si chiama Heahmund, ed è interpretato nientemeno che da Jonathan Rhys-Meyers). Vedremo come Hirst, che si è già avvalso di Rhys-Meyers in The Tudors, riuscirà a pilotare Vikings nella prossima, difficile stagione.

Vikings, with all its faults, is in its fourth season, and indulged itself, allowed the luxury to double the length, from 10 episodes (9 in the first season) to 20. It is not over: it has already been renewed for a fifth season other 20 episodes, although (it cost me not to do spoilers) a major player left us during this last season. Means that, despite how each series coming out from History Channel, it always shows a bit more clumsy than those of the channels that delight us with super professional series, there is something interesting. Personally, I can explain: as already said on other occasions, the Viking people were of those that I consider essential for the development of humanity. Full of contradictions, but modern, farmer but curious, belligerent but capable of fairness, let's not forget that this people, starting from Northern Europe, has managed to achieve much of the known world, and reached 3/400 years before Columbus, the American continent. This season has been painful, and has left a gap probably unbridgeable. This explains the sudden entrance of a brand new character, right in the last final seconds of the final episode, which despite being a priest, it seems to be up to the job, so to speak (called Heahmund, and is played by no less than Jonathan Rhys-Meyers). We'll see how Hirst, who has already made use of Rhys-Meyers in The Tudors, will be able to steer Vikings in the next, difficult season.

20170212

New path

Tra poche ore prenderò l'ennesimo volo. Destinazione Bruxelles. Ci rimarrò per l'intera settimana, tornerò a casa sabato prossimo. Tutto pronto, bagagli fatti, biglietti e prenotazioni, umore giusto, compiti a casa. Vado per un corso di una settimana, il titolo è Train the Trainers. Ve ne ho già parlato: un piccolo nucleo di esperti formatori, interni alla società per cui lavoro, organizza ciclicamente tre "moduli" di formazione per persone che lavorano nella Supply Chain, sempre dentro alla società per cui lavoro, che come forse avrete capito è molto grande, per cui consta di migliaia di persone, e diversi tipi di produzioni. Stanno cercando delle persone disponibili a divenire formatori (docenti, trainer, chiamateli come volete), e che, poco a poco, verranno chiamati a far parte di questo nucleo che tiene corsi di formazione.
Tutto questo senza smettere di fare il mio, o meglio, i miei lavori. Almeno, per il momento. Come ho scritto, rispondendo ad una delle tre domande alle quali ci hanno chiesto di essere preparati a rispondere, come introduzione a questa settimana, è stata una decisione irresponsabile, soprattutto guardando al mio attuale carico di lavoro, ma dettata senza dubbio dal mio amore per le novità, per questo tipo di lavoro, e anche perché mi piace viaggiare. La curiosità mi guida sempre.
Una nuova sfida, non ho idea di dove mi porterà: so solo che l'ho già accettata.
Seguendo l'insegnamento di Nikos Katzantzakis: I hope for nothing. I fear nothing. I'm free.
A presto.

20170210

Nearly. Humans.

Humans - sviluppato da Sam Vincent e Jonathan Brackley - Stagione 2 (8 episodi; Channel 4 / AMC) - 2016

Niska è fuggita a Berlino, ed inizia una relazione con una umana di nome Astrid. Dopo qualche giorno dall'inizio di questa relazione, decide di caricare il "consciousness program", il programma che dà la coscienza di sé ai robot, sulla rete di ricarica dei synth. Il fatto comincia a provocare delle "epifanie" in alcuni robot. Leo e Max si rendono conto di cosa sta accadendo, e si organizzano per metterli in salvo. Un robot sudamericano, chiamato Dieci, sta dando loro una mano. Mentre stanno cercando di salvare una synth chiamata Hester, Dieci viene ucciso da un gruppo che è sulle loro tracce. Mia è in disaccordo con Leo, e sostiene che sta mettendo in pericolo tutti, per salvare i loro simili. Nel frattempo, continua a lavorare come se fosse un "normale" synth, per cercare di capire di più dell'umanità, ma si innamora del suo datore di lavoro, e la storia si complica. Negli USA, la dottoressa Athena Morrow, che sta già sviluppando indipendentemente una coscienza synth, viene ingaggiata da Milo Khoury, un giovane miliardario che produce robot di ultima generazione, che la ingaggia per produrre synth coscienti.
La famiglia Hawkins si trasferisce in un nuovo quartiere, per lasciarsi alle spalle il passato, ma ormai i synth sono nel loro futuro: Joe perde il posto a favore di un robot, e Niska torna, avendo deciso di confessare l'omicidio del bordello, ma vuole essere processata come un umano, e vuole che Laura sia il suo avvocato difensore.

Devo dire che, a parte la mia attrazione quasi violenta per Gemma Chan (l'attrice che interpreta il robot Mia), questa Humans, versione inglese (ma co-prodotta con la statunitense AMC) dell'originale svedese Akta Manniskor, ha definitivamente iniziato a camminare sulle proprie gambe, ed è riuscita ad introdurre elementi nuovi ed interessanti, su un tema già abbastanza usato, come quello dei robot coscienti. La visione di questa seconda stagione è stata dunque interessante e piacevole, e spero ve ne sia una terza, anche se al momento non è dato sapere. Grande nuova entrata nel cast Carrie-Anne Moss nei panni della dottoressa Athena Morrow.

I must say that, apart from my almost-violent attraction to Gemma Chan (the actress who plays the robot Mia), this Humans, English version (but co-produced with the US AMC) of the original Swedish Akta människor, has finally started to walk on their own feet, and has managed to introduce new and interesting elements on a theme already quite used, such as that of conscious robots. The vision of this second season was therefore interesting and enjoyable, and I hope there is a third, although at the moment we do not know. Great new entry in the cast Carrie-Anne Moss as Dr. Athena Morrow.

20170209

La tresca s'infittisce

The Affair - di Sarah Treem e Hagai Levi - Stagione 3 (10 episodi; Showtime) - 2016/2017

Sono passati tre anni. Noah se li è fatti tutti in prigione, ed è uscito da poco. Vive dalla sorella Nina (scusate se per una volta anticipo i commenti: Jennifer Esposito, uno spettacolo), cosa che il di lei marito non gradisce affatto. Non ha quasi più rapporti con i figli, mentre si nota che Helen prova ancora qualcosa per lui: lo si nota al funerale del padre dei Solloway. La situazione di Noah non sembra delle migliori: tutti i conoscenti e i parenti sono convinti che il padre sia morto a causa del suo comportamento, lui è quasi dipendente da pillole antidolorifiche per un dolore lancinante alla spalla, Nina odia che si sia fatto crescere la barba, ma nonostante tutto, ha un lavoro come insegnante in una discreta università, anche se è ancora in libertà vigilata, e deve incontrare regolarmente il suo ufficiale di riferimento. La situazione con la sorella e il marito si aggrava quando si conosce la notizia che il padre ha lasciato la sua casa a Noah, anziché alla sorella. Noah decide quindi di prendersi uno straccio di appartamento vicino all'università dove insegna. Ma si capisce che è paranoico: in ogni dove, vede una figura con un cappello da baseball.

Che vi devo dire: ho sentito molte lamentele su questa ultima stagione di The Affair, e pure io ho avuto a volte la sensazione che la storia stesse girando a vuoto. Eppure, non ho mai avuto dubbi, venuto in possesso dei nuovi episodi, a proposito della curiosità di vedere dove si andava a parare. Segno che, per i miei parametri, qualcosa di interessante c'è ancora. Non vi so dire bene cosa, ma ci posso provare. Sono d'accordo con chi ha scritto, o detto, che The Affair è una storia sulle scelte. Che quelle dei protagonisti siano sempre tutte sbagliate, è umano. Siccome pure noi siamo umani, è un po' come ci guardassimo allo specchio. E ci incuriosisce vedere come uno o più umani possano continuare a sbagliare.
New entry nel cast un imbolsito (ma efficace) Brendan Fraser, ed una sempre splendida Irène Jacob. La serie è stata rinnovata per una quarta stagione. E sono sicuro che, almeno io, continuerò a farmi del male.

What can I say: I heard a lot of complaints on this last season of The Affair, and I also sometimes had the feeling that the story was turning in circles. Yet, I never had any doubts, come into possession of the new episodes, about the curiosity to see where it was going to end up. Means that, for my parameters, there is still something interesting. I can not tell exactly what, but I can try. I agree with those who wrote, or said, that The Affair is a story about the choices. That those of the protagonists are always all wrong, it is human. Since we are human as well, is a bit as we look in the mirror there. It intrigues us see how one or more human can continue to make mistakes.

New entry in the cast a flabby (but effective) Brendan Fraser, and an always beautiful Irene Jacob. The series has been renewed for a fourth season. And I'm sure, at least I do, I will continue to hurt me.

20170208

Fuochi d'artificio mercoledì

Chaharshanbe Suri - di Asghar Farhadi (2006)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)

Teheran, Iran. Roohi è felicemente fidanzata, e insieme al suo promesso sposo flirtano e fanno progetti, viaggiando sul loro motorino. Per racimolare qualche soldo in più per la cerimonia, Roohi si appoggia ad un'agenzia interinale per trovare un lavoro temporaneo, e le viene assegnato un lavoro di pulizie, in una casa in centro, in un bel quartiere, dove vive una famiglia benestante. Roohi si presenta nella casa di Mojdeh e Morteza, capendo fin da subito che la situazione è molto tesa. Mojdeh sospetta che il marito la tradisca con Simin, una donna separata, che ha messo in piedi un salone di bellezza nell'appartamento di fronte.

Altro mirabile esempio di scrittura e direzione cinematografica, seppure qua la sceneggiatura sia scritta a quattro mani insieme al collega Mani Haghighi, da parte di Asghar Farhadi, regista iraniano ormai famosissimo grazie all'ordine esecutivo 13769 firmato Trump: non potrà essere presente alla cerimonia degli Oscar di quest'anno, premio per il quale è candidato per il suo ultimo film The Salesman. Storia che si svolge nel giro di neppure 24 ore, e che parte da una relazione pressoché perfetta in una classe sociale tutto sommato non troppo abbiente, e che arriva ad un'altra praticamente rovinata, in una classe sociale che ha quasi tutto. Niente male.

Another fine example of writing and film direction, although here the script is co-written with his colleague Mani Haghighi, by Asghar Farhadi, the Iranian director now famous thanks to the Executive Order 13769, signed by President Trump: he won't be able to be present at the ceremony of the Oscar this year, the prize for which is a candidate for his latest film, "The Salesman". Story that takes place in the space of not even 24 hours, and that starts from an almost perfect relationship in a class all in all not too well-off, and come to another virtually ruined, in a social class that has almost everything. Not bad.

20170207

M.M.M.M.

Martha Marcy May Marlene - di Sean Durkin (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)

E' una mattina presto, quando Martha fugge da una sorta di comune, sui monti Catskill. In realtà, il gruppo del quale faceva parte è una setta, guidata da un leader chiamato Patrick. Dopo essere stata rintracciata da un membro della setta, che la lascia andare, Martha si decide a telefonare alla sorella Lucy, chiedendole aiuto. Dopo qualche ora, Lucy raccoglie Martha presso una stazione degli autobus, e porta la sorella in una splendida casa su un lago, nel Connecticut, casa che condivide col marito Ted. Martha si apre pochissimo, a proposito del periodo nel quale non ha dato nessuna notizia di sé; non dice niente a proposito della setta, ma inventa che si era trasferita sui Catskill insieme al fidanzato, e che la storia è finita. Ma nei giorni successivi, Martha esibisce un comportamento decisamente insolito, sicuramente senza prestare troppa attenzione agli usuali confini sociali comunemente accettati dalla cultura statunitense.

Film molto interessante, diretto dal debuttante (all'epoca) sulla lunga durata (aveva diretto due cortometraggi) Sean Durkin, canadese di nascita ma inglese di crescita. Il regista, anche sceneggiatore, dice di scrivere sulle cose che lo spaventano di più, e direi che possiamo sposare questa sua paura: le sette. Film che è stato molto apprezzato al Sundance e a Cannes nel 2011, Martha Marcy May Marlene si fa forte di una fotografia low profile, un cast misto tra medie celebrità (Hugh Dancy, Sarah Paulson) e giovani attori di belle speranze (Louisa Krause, Julia Garner, Christopher Abbott, Brady Corbet, e, nel ruolo della protagonista, una bravissima Elizabeth Olsen, la sorella minore delle gemelle), con la ciliegina sulla torta di un caratterista spettacolare come John Hawkes in un ruolo a dir poco inquietante, e disegna un quadro che risulta quanto mai credibile di una parabola che non auguriamo a nessuno.

Very interesting film, directed by debutante (at the time) on the long length (he directed two short films, before this one) Sean Durkin, Canadian-born but British growth. The director, also a screenwriter, says to write about what scares him the most, and I think we can marry this fear: the cults. Film that was very much appreciated at the Sundance and Cannes in 2011, "Martha Marcy May Marlene" is built, and it's strong, because of a "low profile" cinematography, a mixed cast of "medium" celebrities (Hugh Dancy, Sarah Paulson) and young actors hopefuls (Louisa Krause, Julia Garner, Christopher Abbott, Brady Corbet, and, in the title role, a talented Elizabeth Olsen, younger sister of the twins), with the icing on the cake of a spectacular character actor John Hawkes, in a role to say the least disturbing, and draws a framework that is very credible, of a parable that we do not wish to anyone.

20170206

Not Yet Titled

Mozart in the Jungle - sviluppato da Roman Coppola, Jason Schwartzman, Alex Timbers e Paul Weitz - Stagione 3 (10 episodi; Amazon Studios) - 2016

Rodrigo se ne va in Italia, dopo l'interruzione delle attività della NY Philarmonic (sciopero ad oltranza per vertenza sindacale su stipendi e pensioni), in cerca di nuovi stimoli. Sembra trovarne uno interessante a Venezia, dove decide di lavorare al rientro sul palcoscenico de La Fiamma (vero nome Alessandra), una soprano italiana un tempo famosissima e ancora oggi molto rispettata, ma già da un po' di tempo non più in attività, che conduce vita da reclusa. Nel frattempo, Hailey è in tour con l'ensemble di Andrew Walsh, che arriva proprio a Venezia.

Ho apprezzato la recensione della terza stagione di Mozart in the Jungle di Liz Shannon Miller, su Indiewire. Riflette più o meno il mio pensiero. Questa serie, che ho molto amato durante le sue prime due stagioni, divorate in un attimo con un feroce bingewatching vacanziero, continua senza troppi cambiamenti, ma con alcune particolarità che la rendono estremamente facile da guardare. Ne percepiamo i difetti, ma poi accade sempre qualcosa che ce ne fa innamorare, anche se solo per 30 minuti. Personalmente, ho trovato stiracchiati i primi episodi, non troppo interessanti seppure le regie sono riuscite a dipingere Venezia in maniera viva e non glamour, preferendo il ritorno a NY, ma all'episodio 3x07 (appunto, Not Yet Titled) mi sono arreso a tanta grandezza e genialità. Il cast è sempre spassoso e davvero simpatico (McDowell e Peters sono probabilmente più bravi di Bernal e Kirke, almeno in questo contesto), e debbo confessare che mi è piaciuto più Christian De Sica (molto più sciolto in inglese, tra l'altro) di Monica Bellucci, durante gli episodi iniziali girati a Venezia e dintorni. Non ancora rinnovata per una quarta stagione.

I appreciated the review of the third season of Mozart in the Jungle from Liz Shannon Miller, of Indiewire. It reflects more or less my thoughts. This series, which I really loved during his first two seasons, devoured in an instant with a fierce holiday bingewatching, continues without too many changes, but with some peculiarities that make it extremely easy to look at. We perceive the flaws, but then always something happens that makes us fall in love, even if only for 30 minutes. Personally, I found weak the first episodes, not too interesting though the directions managed to paint Venice real and not glamorous, preferring to return to NY, but the episode 3x07 (precisely, Not Yet Titled) I surrendered in front to such greatness and genius. The cast is always hilarious and really nice (McDowell and Peters are probably better than Bernal and Kirke, at least in this context), and I must confess that I liked the most Christian De Sica (much more loose in English, by the way) than Monica Bellucci, during the initial episodes filmed in and around Venice. Not yet renewed for a fourth season.

20170205

Nemo Nobody

Mr. Nobody - di Jaco Van Dormael (2009)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)

Siamo nel 2092. Nemo Nobody ha 117 anni, ed è l'ultimo uomo rimasto della vecchia generazione. Grazie alla telomerasi, l'umanità ha ormai conquistato l'immortalità. Nemo sta morendo di vecchiaia, e la sua morte è uno spettacolo/reality osservato in tutto il mondo: tutti vogliono sapere qualcosa di lui, della sua vita vissuta con lo spettro della morte. Eppure, lui dice di non ricordare niente. Uno psicologo, il dottor Feldhiem, cerca di far riaffiorare i ricordi tramite l'ipnosi, mentre un giovane giornalista, intervista Nemo, che gli racconta storie contraddittorie. Nessuno riesce a capire cosa realmente sia accaduto a Nemo, quale sia la sua vera storia. Sembra quasi che Nemo abbia vissuto tre vite diverse. Ognuna delle quali, affascinante, difficile, bellissima.


Strano ma vero, non avevo mai visto nessun film di Van Dormael, nonostante capissi che ha delle idee che mi sarebbero piaciute. Nell'attesa di vedere il suo ultimo Dio esiste e vive a Bruxelles, solita traduzione italiana così così di The Brand New Testament, che è appena rientrato nella cinquina finale degli Oscar per il miglior film in lingua non inglese, mi sono quindi deciso a recuperare questo monumentale (quantomeno per la durata) Mr. Nobody, film nel quale giganteggia Jared Leto nei panni del protagonista. Mr. Nobody è un film nel quale si stenta ad entrare, un po' come un paio di scarpe costose, per via della macchinosità dell'impianto, ma che, dopo qualche decina di minuti, capito il meccanismo (neppure fino in fondo, perché, ho avuto la stessa epifania di quando rifletto sui film di Lynch, non devi farti troppe domande per apprezzarlo), ti avvolge completamente, ti prende per mano, e ti porta in giro per questo mondo immaginario ma non troppo, e ti conquista definitivamente, al punto da ritrovarti a sperare che non finisca più. Riflessione spettacolare e molto libera sul senso della vita (e della morte), che ha beneficiato di un budget molto alto, e di un cast non troppo roboante, ma più che apprezzabile nel suo complesso. Naturalmente, è uno di quei casi in cui la storia è molto più potente delle singole prove attoriali. Da vedere.


Strange but true, I had never seen any of Van Dormael's film, although I understood that I would have liked his ideas. While waiting to see her latest The Brand New Testament, which is just back in the shortlist of the Oscars for Best Foreign Language Film, I have therefore decided to recall this monumental (at least for the duration) Mr. Nobody, the film in which Jared Leto gave an outstanding performance in the lead role. Mr. Nobody is a film in which it is hard to come in, a bit like a pair of expensive shoes, because of the cumbersome nature of the plot, but which, after a few tens of minutes, understood the mechanism (even not too much, because, I had the same epiphany when I reflect on Lynch movie, you do not get yourself too many questions to appreciate it), it envelops you completely, takes your hand and leads you around this imaginary world but not too much, and will conquer you definitely, enough to find yourself hoping that does not end up more. Spectacular and very loose reflection about the meaning of life (and death), which has benefited from a very high budget, and a cast not too bombastic, but more than appreciable as a whole. Of course, it is one of those cases in which the story is much more powerful than the individual actors' rehearsals. To be seen.

20170203

Lamezia Terme/Gioia Tauro - Gennaio 2017

Passano due settimane, e siamo già alla seconda visita (lunedì 23 gennaio), stavolta al piccolo deposito calabrese nei pressi del porto di Gioia Tauro. Le premesse non sono delle migliori, il tempo prevede rovesci copiosi da quelle parti, già dal fine settimana precedente, e infatti, in quelle tre ore antecedenti alla partenza, io e il mio collega F. controlliamo meteo e siti degli aeroporti. Dato che sembra tutto a posto, verso le 9 ci muoviamo verso Pisa, e aspettiamo con calma l'imbarco, che avviene quasi in orario. Si parte con una bella giornata, e si arriva dopo poco più di un'ora in mezzo ad un grigiore unico, cosa che non è normale solitamente. Piove, a Lamezia Terme, mangiamo qualcosa al volo, e attraversiamo la strada per prendere l'auto a noleggio. Mentre mi fumo una sigaretta prima di ciò, noto sulla mappa il paese di un caro amico (Davoli).




Eccoci all'auto a noleggio: una decappotabile. Viene da ridere a tutti, ufficio AVIS compreso.






La brutta scoperta, sarà che la capote ogni 5 minuti, fa una goccia, che mi cade sull'avambraccio. L'auto ha un motore quasi spaventoso. Cambio automatico. Guido con prudenza visto il tempo. Quando arriviamo (dopo circa un'ora) all'imbocco del porto di Gioia Tauro, chiamiamo i nostri referenti, che ci rimandano alla sera per cena, direttamente, sono circa le 15,30, piove molto, non è cosa andare a visitare il deposito, e poi abbiamo tempo domattina. Ci salutiamo e ci mettiamo alla ricerca del luogo dove ho prenotato la notte: un camping tra San Ferdinando e Nicotera (il Mimosa). Il luogo è un classico camping, con alcune strutture in muratura, dove si trovano alcune camere, con riscaldamento. E' lì che siamo destinati, niente di lussuoso o particolarmente professionale, ma mi era sembrata la soluzione più utile per una notte, e per essere vicini al punto di interesse al mattino seguente. Purtroppo, essendo "costretti" a passare lì circa 3 ore, il fatto che su ben 4 reti diverse wireless, non ne funzioni nemmeno una, ci mette un po' in difficoltà, perché lavorare con il telefono non è il massimo. Ma, così è. Il tempo continua imperterrito a scaricare pioggia, quindi non è neppure il caso di fare un giro. La pioggia si allenta un po' verso sera, e per le 20 abbiamo l'appuntamento vicino a Polistena, con due dei nostri tre contatti. Partiamo verso le 19,15, e il GPS ci fa fare una strada buia e piena di buche, ma arriviamo a Polistena, richiamiamo G., che dopo nemmeno 5 minuti ci raggiunge, insieme a B., dato che F. aveva un impegno. Ci guidano verso il loro paesino, San Giorgio Morgeto, dove ha avuto origine la famiglia dell'attuale Presidente della Repubblica Argentina, Mauricio Macri.
Il luogo dove ceniamo si chiama Castello degli Dei, di un amico dei due, simpaticissimo, ma soprattutto, dove passiamo una bella serata mangiando veramente benissimo. Ci salutiamo verso le 23 passate, e con calma, torniamo al camping, dove dormiamo il sonno dei giusti.




Martedì 24 gennaio ci alziamo, e verso le 8 siamo fuori dalle camere, aspettando il proprietario, al quale avevamo espresso la volontà di avere la colazione. Lui fa lo gnorri, e ci fa lo sconto che ci aveva proposto in alternativa il giorno precedente, e noi non battiamo ciglio, e ce ne andiamo. Facciamo un giro in San Ferdinando, un paese che ha il solo "merito" di essere il più vicino all'imboccatura del porto di Gioia, cercando un bar, dove facciamo colazione, poi usciamo e ci fermiamo proprio dove dice la foto sotto, davanti all'entrata del porto. Chiamiamo i colleghi, che mandano il fax con le nostre generalità alla GdF in ingresso, dopo di che, ci richiamano e ci dicono di entrare. Entriamo.




Arriviamo presso gli uffici, ci accolgono tutti, compreso F., assente ieri sera, e altri colleghi. Facciamo un giro dei loro magazzini, dove ci sono molte altre cose, non il nostro prodotto, dopo di che facciamo un giro al piccolo magazzino che, invece, contiene il "nostro" prodotto, che si trova all'esterno rispetto al perimetro del porto, torniamo indietro, salutiamo, sono le 11, perfetto orario, e torniamo verso l'aeroporto di Lamezia. Continua a piovere, un po' meno di ieri, molti corsi d'acqua sono esondati. Arriviamo all'aeroporto verso le 12, lasciamo l'auto, entriamo nell'aeroporto, pranziamo, passiamo i controlli, e ci mettiamo a sedere presso il gate dal quale verrà imbarcato il nostro volo. In orario ci imbarchiamo, facciamo conoscenza di alcuni personaggi che prendono quel volo abitualmente, il volo di ritorno è tranquillo, dormicchio, si arriva in orario, scarico il collega a casa, e io rientro a lavoro. Anche questa è fatta.

20170202

Tesi su un omicidio

Tesis sobre un homicidio - di Hernàn Golfrid (2013)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)

Buenos Aires, Argentina. Roberto Bermúdez è un avvocato di 55 anni famoso, con una carriera densa di riconoscimenti; con il tempo, si è allontanato dalla pratica legale per dedicarsi all'insegnamento. Piacente a dispetto dell'età, non ha "trovato pace": separato dalla moglie da molti anni, non ha più trovato una relazione stabile. Un po' misogino, e sempre scettico, ama forse un po' troppo il whisky. Come ogni anno, sta per cominciare il suo prestigioso seminario sul diritto penale. Tra i 15 alunni scelti per il corso, c'è anche Gonzalo, figlio di un diplomatico un tempo molto amico di Roberto (nel suo legame con la famiglia c'era anche altro). Una sera, durante una lezione del seminario, la polizia trova il corpo di una studentessa, assassinata brutalmente. Il corpo viene ritrovato nel parcheggio antistante all'aula dove si svolgono le lezioni. Un indizio insignificante per la polizia, colpisce Roberto, e lo convince che Gonzalo è il colpevole, e che ha assassinato la studentessa per sfidarlo.

Secondo film da regista per l'argentino Goldfrid, che mette in scena l'omonimo romanzo del conterraneo Diego Paszkowski. Il film ha un inizio interessante, poi si perde lungo la strada, nonostante la presenza sempre magnetica di un sempre più bravo Ricardo Darín (Roberto Bermúdez). Niente di particolare, il film è stato campione di incassi in patria, ma è arrivato in pochi paesi al di fuori dell'Argentina, e vedendolo, si capisce perché.

Second movie as director for the Argentine Goldfrid, which portrays the eponymous novel by fellow countryman Diego Paszkowski. The film has an interesting start, then it lose interest along the way, despite the always magnetic presence of an increasingly skilled Ricardo Darin (Roberto Bermúdez). Nothing in particular, the film was a box office hit at home, but it arrived in a few countries outside of Argentina, and seeing him, you can understand why.

20170201

Hitch

Hitchcock - di Sacha Gervasi (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)























Siamo tra il 1959 e il 1960. Alfred Hitchcock, dopo il successo di critica e pubblico di North by Northwest (Intrigo internazionale), si trova in un momento privo di ispirazione. Scarta una proposta di copione di Whitfield Cook, sceneggiatore col quale aveva collaborato in passato, persona che sta particolarmente simpatica alla moglie di Alfred, Alma, si appassiona oltremodo al romanzo Psycho di Robert Bloch, romanzo dal quale nessuno si sogna di trarre un film, dati i temi scabrosi trattati. Deciso a farne un film, incontra enorme resistenza da parte della Paramount, e decide quindi, in accordo con la moglie, di ipotecare la sua villa, e di pagare tutto di tasca propria, eccetto la distribuzione. 
La lavorazione non sarà una passeggiata, e le insicurezze di Hitch si accumulano, divenendo ossessioni, portando il suo rapporto con la moglie al limite estremo. Eppure...

Ottimo bio-pic diretto da Gervasi, noto per il suo precedente Anvil! The Story of Anvil. Il film si concentra sulla creazione del maggior successo commerciale di Alfred Hitchcok, quindi su pochi anni, ma riesce a concentrare molte cose interessanti sul maestro del brivido. Piacevolissimo anche se piuttosto lungo, è forte di un ottimo ed esteso cast, perfettamente diretto. Ci sono infatti Anthony Hopkins (Hitch), Helen Mirren (Alma), Scarlett Johansson (Janet Leigh), Toni Collette (Peggy, la segretaria di Hitch), Danny Huston (Whitfield Cook), Jessica Biel (Vera Miles), oltre a molti altri caratteristi bravissimi.

Great bio-pic, directed by Gervasi, known for his previous Anvil! The Story of Anvil. The film focuses on the creation of the most commercially successful of Alfred Hitchcock, so only a few years, but it focus on a lot of interesting things on the master of suspense. Pleasant though rather long, it is strong also because of a great and  extended cast, perfectly directed. There are in fact Anthony Hopkins (Hitch), Helen Mirren (Alma), Scarlett Johansson (Janet Leigh), Toni Collette (Peggy, the Hitch secretary), Danny Huston (Whitfield Cook), Jessica Biel (Vera Miles), plus many other talented character actors.