No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070731

convinzione


Può capitare, quando si è molto appassionati di un argomento, che ti chiedano consigli. Devo essere onesto, a me capita. Su cosa, lo sapete. Ecco, può capitare a volte, di perdere l'umiltà (o l'umiltè, alla Sacchi), e di reputarsi superiore. E' un errore, grande, e a volte bisogna farsi forza per rimanere umili. C'è sempre da imparare, ogni giorno, ogni momento, su ogni argomento: anche sui "tuoi".

Piccola introduzione per dire grazie all'amico Emiliano, che per qualche giorno ha martellato me ed altri con John Mayer e la sua Belief.


Mayer è un bravo musicista, niente di veramente trascendentale, ma molto piacevole da ascoltare. Somiglia a molti, ne ricorda altri (e questo è anche il bello dell'arte in generale): Dave Matthews, Jack Johnson, Donavon Frankenreiter fra i primi, Sting e addirittura Slowhand Clapton tra i secondi. Discografia cospicua, collaborazioni importanti (solo per il fatto di aver suonato con Pino Palladino merita rispetto), impegno sociale.


E insomma, discografia a parte, di tutto rispetto ma non di quelle che mi fa perdere la testa, Belief mi ha conquistato. Completamente. Non una nota fuori luogo. Posto assicurato ne "la cassettina 4".

Calatrava


Non sono un esperto di architettura, ma sono affascinato da chi osa. Sia nel passato che nel presente. Di recente, assistendo allo spettacolo di Beppe Grillo a Livorno, spettacolo del quale vi parlai, rimasi un po' male quando Beppe si scagliò contro Santiago Calatrava, uno degli architetti contemporanei più famosi, a causa del suo progetto che riguarda il nuovo ponte sul Canal Grande a Venezia. Le opere di Calatrava mi rapiscono completamente. In Marzo, a Valencia, sarei potuto rimanere ore ad osservare la cittadella della scienza, progettata da lui.

L'amico Ivano, architetto, mi ha segnalato il progetto del nuovo stadio, sempre di Valencia, sempre a cura di Calatrava (nella foto). Se cercate in rete, troverete un sacco di opere già realizzate da questo sognatore; ponti, aeroporti, stazioni.


Non so, da profano, mi appaiono come cose che rimarrano nel tempo.

cocaine


Lo sento, la cocaina sta passando di moda. Nel senso, è ancora sulla cresta dell'onda, ma prima o poi passerà. Tutto sta è quanto ci metterà a passare di moda. Un po' com'è stato con l'eroina: oggi chi si buca è visto un po' da tutti come uno sfigato, non era così quando ero piccolo.

Non ho mai sniffato, e credo non lo farò mai, ma un sacco di gente l'ha fatto e magari continua a farlo. Sentendosi anche figa.

Il guaio è questo, prima di tutto; poi c'è un'altra cosa, secondo me, ma ovviamente è un giudizio "esterno": la coca ti potenzia, ti rende carico, in grado di fare cose che non faresti, anche solamente a livello fisico.

Tutto questo è, a mio parere, veramente miserabile. Il saper riconoscere i propri limiti è uno dei pregi più grandi che una persona può avere. Il volerli superare con "il trucco", è da poveracci. Di spirito, ovviamente.

multiculture


Magari non esiste nemmeno la parola. Magari non riuscirò a spiegarmi. Magari sarò tacciato di pochezza. Ma mi va di scrivere questo post. E quindi.


Sabato a cena mi sono preparato una specie di insalata greca, con la classica feta, e un cous cous di fortuna con ceci, pinoli e uvetta. A parte la reazione notturna del cous cous e dei ceci, la serata è proseguita con una compagnia piacevolissima. Si parlavano tre lingue, abbiamo visto uno spettacolo di profughi Saharawi (non era così male dai, scherzavo), ho imparato che l'usanza (poco rispettata anche in Italia) di fare silenzio e di non rispondere al cellulare a teatro non rientra nella cultura Saharawi (non so se coincida con quella araba in generale, mi pare di aver capito di si). Il giorno dopo, sul mare, nelle pagine centrali di Repubblica, ho letto della linea sette della metropolitana di New York, che ad ogni fermata ti catapulta in un mondo diverso, e un bell'articolo sulla cucina greca.


Forse non bisognerebbe mai stancarsi di ripetere che il confronto ci arricchisce, sempre. E anche se, come teorizzo sempre, ripetendo una mia gag diventata relativamente famosa, in inglese, a differenza che in spagnolo, perdo almeno il 50% del mio potenziale comico, non bisogna mai aver paura di conoscere "l'altro", di lanciarsi nelle conversazioni anche un po' azzardate a livello grammaticale. Ho una regola, stupida e minimale: in qualsiasi paese mi trovo, le prime due parole che voglio imparare nella lingua usata lì sono ciao e grazie. Mi sbaglierò, ma un sacco di gente apprezza gli sforzi.


Se ci sono cose che vorrei che mio nipote imparasse bene, quelle sono le lingue straniere più usate in giro per il mondo. E poi vorrei ereditasse la sfrontatezza di mio padre. La spigliatezza nella comunicazione, anche spicciola, credo sarebbe la sua ricchezza più grande.

everybody loves Jenna


News su Jenna Jameson.

stop trying to save Africa


Vi invito a leggere l'articolo/appello dello scrittore afro-americano Uzodinma Iweala, dal titolo Caro Occidente, smetti di salvare l'Africa, su Repubblica di oggi.

linea morta


Ben Harper and the Innocent Criminals - Lifeline

Evidentemente, al peggio non c'è mai fine. A pochissima distanza dal precedente e ridondante Both Sides Of The Gun, Harper ci riprova, evidentemente per battere il ferro della popolarità ormai conclamata. Il risultato è un disco imbarazzante per un artista (o forse dovrei dire ex) della sua portata. Un disco dove manca la magia, il trasporto, e perfino un singolo trascinante (ma questo ormai non conta: se dal precedente sono riusciti a far digerire alla massa una schifezza come Better Way si può fare di tutto a questo punto).

Il trittico iniziale potrebbe essere inserito tranquillamente in un disco del suo amico Jack Johnson, solo che Jack ha una voce più simpatica. Poi si va avanti con lo scimmiottamento di una band che ormai è il riferimento principe di Harper, i Black Crowes, solo che per il southern rock-blues, i Crowes erano di gran lunga più convincenti. Le soprese non finiscono qui: andando avanti nell'ascolto, ad un certo punto sembra di ascoltare una cover band degli Eagles. A voler essere di manica larga, si salva solo la title-track, posta in chiusura, ma da Lifeline ai suoi capolavori del passato c'è un abisso.

Per uno che si ispirava a Robert Johnson, è una fine decisamente ingloriosa.

Auguro a Ben Harper di vendere miliardi di questo Lifeline, in modo da fare talmente tanti soldi da smettere. Solo così potrebbe salvare quel briciolo di dignità che gli resta. Il problema è che questo disco è proprio brutto, e anche se ci sono molti allocchi in giro, non so se ce la farà.
Ad ogni modo, auguri.

20070730

verona - sambonifacese

PAZZESCO!

VERONA - La Lega Professionisti Serie C ha reso nota la composizione dei Gironi della Coppa Italia Serie C 2007/2008 alla quale sono ammesse 110 società di cui 36 Serie “C/1”, 54 Serie “C/2” e 20 Serie “D” indicate dal Comitato Interregionale.

Hellas Verona è stato inserito nel Girone E, insieme a Carpenedolo, Lumezzane, Rodengo Saiano e Sambonifacese.

la radio vergine

virgin radio sta per iniziare con i palinsesti. per ora niente trasmissioni, solo musica rock e dintorni e soprattutto niente pubblicità. speriamo che con l'inzio delle trasmissioni non decada in una mera mediocrità.

20070729

famolo strano

Un po' lunghetto, ma vale davvero la pena di leggerlo. Anche qui, è il caso di sentirsi davvero arrabbiati con la cappa di sensi di colpa che la Chiesa crea sopra di noi, italiani. Il sesso e i disabili.

Diversamente sesso

Italia - Europa
I disabili e il bisogno di fare l'amore. La ricerca dell'orgasmo (e dell'affetto). A pagamento. Tra segreti e imbarazzi tutti italiani. All'estero, invece, ci pensa lo Stato

di Ambra Radaelli

A volte il corpo è ferito. A volte lo è la mente, o lo sono entrambi. Il desiderio, però, resta, e chiede di essere soddisfatto. Per questa ragione, non pochi disabili (o, come sarebbe più appropriato dire, diversamente abili) si rivolgono alle professioniste del sesso. In alcuni Paesi stranieri con l'aiuto delle associazioni, talvolta addirittura con contributi economici pubblici. In Italia, questo non succede: tutto è lasciato ai soliti metodi, gli stessi da sempre. L'ipocrisia è padrona. E dati precisi non ce ne sono. Per fare luce sulla situazione, l'unico modo è affidarsi alle storie.
La prima è quella di Edoardo Facchinetti (nessuno degli intervistati ha chiesto di essere indicato con un nome falso). Ha 48 anni ed è affetto da tetraparesi spastica. "Non sono autosufficiente. Ho bisogno di essere assistito per scrivere, per mangiare, per i bisogni fisiologici". Racconta di contattare le sex worker "prevalentemente per strada, accompagnato da un amico o da un parente che mi fa da portavoce". Talvolta è stato rifiutato, ma soprattutto perché le donne, "quando vedono due uomini insieme, si spaventano". Alla domanda se abbia mai cercato fidanzate o amanti, disabili o no, tra le donne che non si prostituiscono, risponde, educato ma deciso: "Se mi rivolgo al sesso a pagamento è perché non ho ancora incontrato la persona, uomo o donna, che faccia scattare l'innamoramento prima e poi l'amore". Facchinetti, che si dichiara bisessuale, delle associazioni straniere che offrono sesso a pagamento ai disabili pensa "tutto il bene possibile". Anche perché applicano prezzi chiari e non troppo elevati. Spiega: "La mia pensione di invalidità civile - e faccio notare che sono invalido al cento per cento - ammonta a 260 euro. Poi c'è l'assegno di accompagnamento, 360 euro, che va alla famiglia o alla struttura presso cui il disabile vive. Con le prostitute, sulla strada me la sono cavata con 30 euro; in albergo, prima del cambio della moneta, con 200 mila lire per la prestazione più 70 mila per la stanza". Insomma, un incontro non esattamente alla portata di tutti, quando in casa entrano così pochi soldi. Sarebbe auspicabile un contributo pubblico? "Stante così la situazione italiana", risponde Facchinetti, "chiedere contributi anche per questo aspetto mi sembrerebbe una sciocchezza. Purtroppo, ne approfitterebbero i soliti, che non ne avrebbero bisogno né diritto. Sarebbe più utile investire sugli eventuali operatori e operatrici, perché ritengo che l'assistenza sessuale faccia parte del concetto più ampio di lavoro di cura".

Niente effusioni, please
Per osservare il fenomeno dall'altra parte, ascoltiamo Ornella Serpa del Codipep (Coordinamento per la difesa delle persone prostitute) di Roma. "Nel tempo ho abbandonato qualsiasi pregiudiziale fisica, e ho imparato ad avvicinarmi a qualsiasi uomo, senza differenze, con sensibilità e rispetto. Il piacere va ben oltre il modello di efficienza che ci viene imposto". Un cliente disabile le è capitato una volta sola. "È stato il tassista ad approcciarmi, e a fissare i termini dell'accordo. Dopo di che, dall'auto è sceso un ragazzo bellissimo: alto, magro, moro. Ma con evidenti problemi di deambulazione, tanto che, pur con le stampelle, ci ha messo parecchio a percorrere il tragitto tra il mio portone e l'appartamento. Il tentativo di avere un rapporto sessuale è fallito, a causa di un suo problema di erezione. Il ragazzo mi ha spiegato - a modo suo, perché aveva difficoltà nella parola - di non essere tanto interessato all'orgasmo, quanto a un rapporto affettuoso, tenero. Io, però, non offro effusioni, sia perché non mi piacciono sia perché voglio sia chiaro che sono una prostituta: oggi mi si trova qui e domani non so. Così gli ho restituito metà dei soldi, e ho rifiutato di dargli il mio numero di telefono". Serpa nega che il desiderio dei disabili si possa soddisfare con il sesso a pagamento: "Le persone, come quel cliente, presentano una richiesta affettiva che va ben oltre l'orgasmo. È necessario porsi il problema, ma più che altro cercando di cambiare la società, con campagne informative serie. Viceversa, oggi il tema è lasciato alla Chiesa, con la doppia conseguenza della sessuofobia e della sessuomania".

La sua parte di bellezza
Lucia Frisone ha 80 anni, la licenza elementare e una tranquilla famiglia in Sicilia. Tranquilla fino al 1966 quando, dopo due figlie, viene alla luce Fulvio, oggi fisico nucleare all'università di Catania. La sua storia è raccontata nel libro Il figlio della luna di Mauro Caporiccio (ed. Il Saggiatore), che ha ispirato una fiction su RaiUno. Una cattiva assistenza durante il parto lascia il bambino con una tetraparesi spastica con distonia. Ovvero: disabilità totale. Lucia si dedica a lui, tanto che Fulvio, a quattro anni, riesce a esprimersi a parole. Finché, a 16 anni, manifesta un primo interesse per il sesso. Racconta la madre: "Mio figlio iniziò ad ansimare, e a compiere movimenti scoordinati. Mi voltai e vidi la televisione accesa: mostrava due attori che si baciavano con passione. Gli chiesi: "Fulvio, vuoi per caso una signorina?", e lui mi fece più volte segno di sì. "Va bene, amore", risposi. Così mi rivolsi a un amico, membro delle forze dell'ordine, per avere alcuni indirizzi.
Io e mio marito accompagnammo Fulvio sotto l'edificio dove le prostitute lavoravano, ma solo loro due salirono. Li vidi ridiscendere poco dopo: "Nessuna lo vuole perché è su una sedia a rotelle: dicono che fa impressione", spiegò Carmelo. Richiamai il mio amico che, questa seconda volta, mi diede solo un indirizzo: quello del protettore. Quando ci recammo da lui, per raccontare quello che era successo, ci disse: "'O saccio, saccio tutto. Ma non posso obbligare una donna, se l'aspetto dell'uomo che ha davanti la infastidisce". Carmelo insistette un po', ma l'altro sembrava deciso. Finché non lo afferrai per la camicia: "Lei mi deve aiutare", gridai in lacrime, "se mio figlio non va a donne, odierà il mondo! Dio ha creato questa unione tra sessi, perché Fulvio non può goderne?". Il protettore cedette: "Porta o' picciriddo".
Tuttora, quando Fulvio vuole incontrare una sex worker, Lucia gli dà i soldi in buste chiuse, "per non offendere queste donne che comunque lavorano, e alle quali dovremmo essere grate. Non solo: io e mio figlio andiamo a prendere la ragazza e la portiamo qui a casa, nel letto di mio figlio, in un luogo pulito, perché sia un'esperienza bella, dignitosa. Sono donne giovani e carine: Fulvio deve avere la sua parte di bellezza".
Lucia Frisone è fortemente a favore della riapertura delle case chiuse: "Un po' per le donne, che ora sono sfruttate, umiliate e a rischio della vita. Anche per i ragazzi come il mio, però. Perché, se gli uomini sani non hanno problemi, gli altri come fanno?". Già. E come fanno le donne diversamente abili? Lucia Frisone afferma che avrebbe fatto lo stesso per una figlia femmina, ma possiamo immaginare come molte madri ragionino diversamente. Ileana Argentin, affetta da amiotrofia spinale, è consigliere delegato del Comune di Roma per l'Handicap, nonché da sette anni fidanzata di Sandro. Il suo libro autobiografico Che bel viso... peccato (Donzelli) racconta una sessualità piena e felice, in barba alla curiosità morbosa e allo scandalo della società, che "considera i diversamente abili eterni bambini".
"Fare sesso è diverso dal fare l'amore", osserva Argentin. "La possibilità del sesso a pagamento per i disabili è necessaria. Sarebbe bene iniziare anche in Italia un percorso simile a quello dell'Olanda", dove esiste un'associazione ad hoc. Dovrebbe rivolgersi anche alle donne, per cui "il problema è enorme. Un uomo paraplegico può trovare una compagna che lo accolga, perché la cultura collega il femminile alla maternità. Non accade il contrario, e la colpa è anche un po' delle diversamente abili, che si pongono sempre e solo come amiche". Argentin fa inoltre notare come la disponibilità di "servizi sessuali" eviterebbe la penosa situazione che chiunque si interessi al problema conosce: madri e sorelle si sentono in dovere di soddisfare i propri congiunti, i padri di insegnare loro la masturbazione.

Un "altro" corpo, stesso stupore
Non tutti sarebbero d'accordo con l'istituzionalizzazione dei servizi sessuali alle persone affette da handicap. Nel libro Eros e disabili (ed àncora), la psicologa Rita Gay, autrice assieme a Michele Di Bona, osserva che "bisognerebbe chiarire il senso di questi servizi, che ovviamente non si occuperanno solo di prestazioni sessuali; forse di aiuto alla masturbazione, forse di compiti che non riguardano solo la genitalità. Il termine "prestazione", poi, è lontano da una visione della sessualità veramente umana. Sarebbero più utili psicologi capaci di aiutare il disabile a decifrare meglio i suoi stessi bisogni, che non possono essere risolti da una prestazione tecnica, mercificata o no, che umilia entrambi i soggetti".
Più sfumata la posizione di Patrick Giovannetti, psicologo che si occupa di handicap: "Vanno distinti i disabili solo fisici, che gestiscono affettività e sessualità nel modo più "normale" a loro possibile e spesso realizzano un rapporto di coppia anche con partner normodotati, e quelli psichiatrici, che possono reagire all'astinenza con aggressività, con l'inibizione, o sublimandola con carezze e baci. Quest'ultimo atteggiamento è, per ragioni culturali, più diffuso tra le donne, che non ho mai sentito manifestare l'esigenza di avere un rapporto completo. Un maschio con ritardo cognitivo può chiedere di essere messo in contatto con una prostituta. Noi operatori non lo accontentiamo, ma spesso i familiari e gli amici sì. Non so se istituzionalizzare il sesso a pagamento per i disabili sia un bene o un male. Ma è essenziale che tutti i soggetti abbiano la possibilità di esprimere le proprie motivazioni: è una libertà da tutelare". L'ultima parola va a Francesco Ventriglia, ballerino del Teatro alla Scala di Milano e coreografo di Il mare in catene. Lo spettacolo (da cui è tratto questo servizio fotografico), che sarà in tournée in tutta Italia durante la stagione 2007-2008, è stato ispirato da una riflessione sul corpo disabile e affronta il tema dell'eros. Portando in scena i ballerini del teatro alla Scala di Milano sulle sedie a rotelle. Ventriglia ha frequentato a lungo il centro di recupero per le lesioni al midollo spinale dell'ospedale Gaetano Pini di Milano, scoprendo che "disabilità non significa dimenticare l'amore né l'eros. Ho conosciuto donne che sono comunque diventate madri, uomini con fidanzate bellissime. Gli obiettivi dell'essere umano rimangono gli stessi, anche se cambiano i modi per raggiungerli. Un corpo "difettoso" permette di amare con la stessa intensità e lo stesso stupore".

Europa: le relazioni "alternative"
Sono diversi i Paesi stranieri che offrono ai disabili la possibilità - e talvolta l'aiuto economico - per incontrare sex worker. Anche tra le polemiche, come
in Danimarca, dove l'opposizione ha definito il programma pubblico che paga
le prostitute per i portatori di handicap "un modo immorale di spendere i soldi dei cittadini". In Svizzera e Germania è possibile beneficiare di "assistenti sessuali", che hanno seguito corsi di formazione.
In Olanda è attiva la Sar (Associazione per le relazioni alternative), fondata
25 anni fa da René Vercoutre e da altri disabili. "L'idea ci venne dopo alcune esperienze poco felici con le prostitute: qualcuna si era presa i soldi senza poi fare nulla, qualcun'altra aveva aggiunto uno zero alla cifra su un assegno... cose così", ricorda Vercoutre. Ora lavorano per la Sar - che per la verità si occupa solo di mettere in contatto telefonico domanda e offerta - 12 donne (di cui due vivono in Belgio, altro Paese dove l'associazione è attiva, assieme alla Germania), due uomini gay e uno bisessuale, tra i 38 e i 58 anni.
Tutti sono stati selezionati tra infermieri o persone con esperienza nel lavoro
con i disabili. Una è madre di un ragazzo handicappato. "Oltre al sesso, rigorosamente "sicuro", offriamo attenzione personale e consulenza, per esempio alle coppie in cui uno dei due membri diventa disabile". Un'ora e mezzo costa 85 euro. Tremila i contatti annui, per 550 pazienti tra cui nove donne, tra
i 18 e i 102 anni ("Il 102enne ebbe la sua prima visita Sar come regalo dalla figlia 64enne"); ogni anno se ne aggiungono 110. Più o meno metà sono disabili fisici, metà psichici. Il vantaggio di questa attività? "Il paziente acquista più sicurezza in tema di sessualità, e così è facilitato nell'iniziare una relazione. Molti, dopo essere diventati nostri clienti, si sono addirittura sposati".


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giornalismo nu style

0086-0091: Call Cindia
Se il giornale è delocalizzato

La stampa in Occidente soffre la concorrenza gratuita di Internet, in India, invece, ha un futuro radioso davanti a sé

di Federico Rampini

James Macpherson è proprietario e direttore del Pasadena News, online dell'omonima città californiana situata nell'area metropolitana di Los Angeles. Il suo sito vanta 45mila frequentatori al mese e gli affari vanno piuttosto bene. Per fornire ai lettori un'informazione completa sulla vita politica locale, ha assunto due giornalisti che seguono i lavori del consiglio municipale di Pasadena. Con i loro stipendi Macpherson non si è certo rovinato. Uno dei due giornalisti guadagna 700 euro lordi al mese, l'altro 500. Viste le retribuzioni abituali nel loro Paese non hanno ragione di lamentarsi. Perché uno vive a Mumbai e l'altro a Bangalore. Il consiglio comunale di Pasadena trasmette le sue sedute su Internet, quindi i due cronisti indiani possono seguirle quasi come se fossero sul posto. Per eventuali interviste ai politici della città, la email è ormai usata spesso anche dai reporter californiani. "Certi lavori nei giornali possono essere fatti facilmente da gente che vive in un altro continente, con dodici ore di differenza nel fuso orario, a salari molto competitivi", sostiene Macpherson. Prima di dirigere il sito online, lui aveva una piccola azienda di abbigliamento e commissionava vestiti in India e in Vietnam. I due redattori indiani li ha trovati mettendo un'inserzione, naturalmente online, sul popolare sito di annunci Craigslist. Alla descrizione del lavoro ha aggiunto: "La distanza tra California e India non sarà un ostacolo, una volta che avrete acquisito dimestichezza col gergo dei nostri politici e con i problemi della città". Secondo lui per i contatti con i membri dell'amministrazione "usare l'instant messaging è come sbirciare una persona da dietro le spalle". Mentre i lettori di Pasadena News dormono, i due indiani da 15mila km di distanza scrivono le cronache cittadine. La portavoce della giunta comunale Ann Erdman ha commentato: "Purché le notizie siano corrette non ho nulla da obiettare".
Dopo i call center delle compagnie aeree e delle catene alberghiere, dopo la manutenzione del software, dopo i grandi studi legali, i commercialisti e i centri ospedalieri americani che hanno spostato in India intere mansioni e centinaia di migliaia di posti di lavoro, è l'ora della delocalizzazione del giornalismo. La trovata del Pasadena News ha fatto scalpore per il carattere locale della sua informazione ma non è una primizia nel mondo dei mass media. La Reuters, una delle maggiori agenzie del mondo, ha trasferito in India gran parte della "manifattura" dei suoi notiziari economico-finanziari. Se le Borse di Londra e Wall Street sono ormai dei luoghi virtuali dove le transazioni avvengono su schermi informatici, i giornalisti che ci informano sui movimenti degli indici Dow Jones e Footsie sempre più spesso lavorano a Mumbai e Bangalore, come i due del Pasadena News. E mentre a New York il Wall Street Journal insidiato da Rupert Murdoch si appresta a varare un piano di licenziamenti, il nuovissimo quotidiano economico indiano, Mint, ha già ricevuto centinaia di email con curriculum vitae da giornalisti americani e inglesi che cercano un posto di lavoro in India. Perché se in Occidente la stampa soffre la pressione della concorrenza gratuita di Internet, qui i giornali scoppiano di salute e le tirature salgono.
L'India ha già 300 quotidiani importanti, con una diffusione complessiva di 157 milioni di copie al giorno, in aumento del 13 per cento da un anno all'altro. Nonostante l'affollamento di testate ne continuano a nascere di nuove. A New Delhi sono stati lanciati nel corso del 2007 due tabloid. Per l'informazione economica ci sono ormai sei giornali concorrenti a Mumbai e cinque nella capitale. Gli investimenti pubblicitari crescono a un ritmo doppio rispetto all'aumento già poderoso del Pil, cioè del 20 per cento all'anno. In questo boom della pubblicità la stampa scritta riesce perfino ad allargare la sua quota di mercato, nonostante il proliferare di emittenti televisive. I più dinamici sono i giornali in lingua inglese come The Times of India e The Indu. Tutti insieme gli anglofoni raggiungono 35 milioni di copie di tiratura quotidiana; si aggiudicano quasi la metà di tutti gli investimenti pubblicitari perché sono letti dai ceti più ricchi. Secondo il direttore di Asian Age, M.J. Akbar, "l'inglese è la lingua delle ambizioni e la lettura del giornale è uno status symbol dell'ascesa sociale, per cui i quotidiani in inglese sono la scala su cui i nuovi ceti vogliono salire". In un Paese dove il ceto medio continua ad allargarsi e il tasso di alfabetizzazione è destinato a migliorare, la stampa ha ancora un futuro radioso davanti a sé.

calcio ecologico

COLORADO RAPIDS
Nessun gadget inquinante o slogan violento per la prima squadra di calcio al mondo che gioca in difesa dell'ambiente. Il cui motto è: "The world's first carbon neutral soccer team". Spiegano subito come il loro nemico numero uno non è tanto l'avversario sul campo, quanto l'inquinamento atmosferico. Dribbling e gol in nome della difesa della Terra, insomma. Lo spirito verde sembra aver contagiato non solo i giocatori ma anche i tifosi, che, sugli spalti, esibiscono spesso striscioni contro il riscaldamento globale e scandiscono cori in favore dello sviluppo sostenibile. E il loro pubblico è sempre più numeroso, tanto che la squadra ha trovato uno sponsor, un'agenzia di viaggi. Eco-friendly, naturalmente. Un primo successo, i Colorado Rapids l'hanno già raggiunto: il consiglio comunale di Boulder, la loro cittadina, ha votato all'unanimità un ordine del giorno che aderisce al protocollo di Kyoto.
Monica Lang

ancora donne

Sempre sul tema delle donne, ho trovato interessante, anche se non obbligatoriamente condivisibile, questa intervista a Corinne Maier, scrittrice francese. Il discorso dei figli è interessante e bisognerebbe davvero affrontarlo con schiettezza. Mi è venuto in mente un dialogo avuto con un'amica su questo tema: spesso, quando arrivi ad una certa età, le tue amiche o i tuoi amici sembrano volerti far sentire un disadattato se non hai figli.
Sentite qua.


Non fate figli, please
PROVOCAZIONI
"Giovani, crescete, ma non moltiplicatevi!".
La scrittrice Corinne Maier rompe un tabù con un inno alla non maternità
di Maria Grazia Meda
Consiglio per le giovani generazioni: crescete, ma per favore non moltiplicatevi. Ecco l'ultima provocazione di Corinne Maier, scrittrice e psicanalista francese, famosa per aver scritto Buongiorno lettino, Come sopravvivere alla psicanalisi ridendo e soprattutto Buongiorno pigrizia (Bompiani), un breve libro nel quale proponeva una teoria della resistenza passiva in ufficio, cioè come portare a casa lo stipendio lavorando il meno possibile. Il manuale fu un caso editoriale e valse a Maier l'ammirazione incondizionata dei dipendenti dell'intero mondo industrializzato. Oggi si è spinta oltre. Il suo nuovo pamphlet - No Kid. Quarante raisons de ne pas avoir d'enfant (No Kid. Quaranta ragioni per non avere figli, ed. Michalon, uscirà per Bompiani l'anno prossimo, e di cui anticipiamo alcuni stralci) - forse non raccoglierà lo stesso incondizionato favore dei lettori. Perché, come lei sottolinea: "Sono pochissimi i genitori, e in particolare le madri, che hanno il coraggio di fare un vero coming out". Ecco: Corinne Maier ha fatto un coming out: confessa che le è capitato di rimpiangere di aver voluto dei figli. E aggiunge che, quando discute con le amiche, si rende conto che altre donne condividono questo inconfessabile sentimento. Ma lei ha avuto il coraggio di sancirlo con un libro. Provocazione? In parte. Attaccando il mito dei figli quale "bene più prezioso e gioia ineguagliata", Corinne Maier solleva alcune questioni scomode sul ruolo ricoperto dai figli nella società. Senza essere necessariamente d'accordo con lei, dopo averla ascoltata è impossibile non guardare con occhio diverso le famiglie che la domenica spingono passeggini e raccolgono giocattoli nei parchi o sulle spiagge: se potessero tornare indietro lo rifarebbero? Signora Maier rimpiange davvero di avere due figli? "Ci sono dei momenti in cui mi chiedo se ho fatto la scelta giusta e comincio a pensare a cosa avrebbe potuto essere la mia vita senza figli. Mi rendo conto insomma che certe scelte implicano certi sacrifici... Quindi sì a volte mi pento".E lo sanno i suoi figli? Ha detto loro, citando il suo libro, che sono dei "parassiti"? "Certo che lo sanno e non credo che sia così drammatico, sono abbastanza grandi per capire che magari uno non ha voglia di essere sempre lì sull'attenti quando si svegliano al mattino, di pianificare tutta una vita in funzione dei loro bisogni... di fare da domestica...".Ma non è distruttivo far capire a un figlio che è di troppo? "Se ne dicono tante di cose... Le faccio una domanda: crede che sia sano proiettare sui figli tutti i nostri desideri e le nostre aspirazioni?". Si spieghi."Oggi gli adulti proiettano un'infanzia ideale sui figli, viziandoli senza responsabilizzarli. Nel contempo, ci si aspetta così tanto da loro in termini di socievolezza, di risultati scolastici, di eccellenza, di successo che i genitori saranno per forza delusi e i figli schiacciati dal peso della pressione".È per questo che lei dice che le persone felici sono quelle alle quali non è stato chiesto nulla? "Ripeto: non credo che esista una ricetta miracolosa per far crescere degli individui felici e realizzati ma sono convinta che meno ci si aspetta dai figli e maggiori saranno le sorprese positive. Perché non ci sarà la pressione del risultato. Dai miei non aspetto nulla".Lei stigmatizza la costruzione dell'immagine dei figli contemporanea."Schematizzo: in passato i figli erano pensati in termini utilitaristici. Nelle classi alte servivano alla trasmissione del titolo, del patrimonio, dei valori. A rinnovare le élite e a forgiare le alleanze. Nelle classi povere erano delle braccia, forza lavoro e - caricaturando - il bastone della vecchiaia. Oggi sono un'altra cosa ancora".Infatti scrive che nella nostra società il bambino è re: come lo spiega?"È una questione interessante. Certamente, nella nostra società completamente votata al consumismo, i figli sono un oggetto ricercato e prezioso. Un oggetto meraviglioso che dovrà colmare i tanti vuoti della solitudine contemporanea, un oggetto che dovrà realizzare i sogni del genitore. E poi il figlio riempie il vuoto lasciato da un desiderio forte che non abbiamo il coraggio di realizzare". Infatti nel libro lei dice che spesso usiamo il pretesto dei figli per non fare certe cose."Sì, si guardi intorno: la coppia che non divorzia "per il bene dei figli" e vive una relazione miserabile, o le persone che si privano di un certo tipo di vita, di carriera, di avventura con la scusa dei figli, ma in fondo perché non hanno il coraggio di affrontare e realizzare i propri desideri".Secondo lei carriera e figli sono aspirazioni inconciliabili. "È una questione complessa ma osserviamo ad esempio la situazione francese: lo Stato promuove una forte politica natalista con un sistema abbastanza efficiente di sussidi, asili nido e doposcuola. Eppure anche se le donne vengono spinte a lavorare rimangono in posti subalterni". Perché?"Perché è troppo faticoso! Stando alle statistiche in Francia le donne hanno il primo figlio a 30 anni. Non sono ancora all'apice della carriera e quindi non guadagnano ancora a sufficienza per pagare una tata a tempo pieno. Devono lavorare il doppio di un collega maschio e la carriera ne risente".Nel suo caso lavorava 70 ore alla settimana: 40 in ufficio e 30 con i figli..."È sfiancante. Con ritmi così non si ha più energia. Altro che far carriera! Credo davvero che l'unico modo per essere felici con dei figli è di essere ricchi".Ecco perché lei dice che per Madonna e Angelina Jolie è facile circondarsi di bambini."Sarebbe assurdo negarlo: con dei mezzi economici importanti ci si può permettere una governante e uno stuolo di super nanny. Semplifica la vita". Le donne sono coscienti degli ostacoli che incontreranno, eppure continuano a coltivare il desiderio di maternità."Mi sta dicendo che tutte le donne desiderano avere un figlio? Non credo proprio".Diciamo che ci sono poche donne che e-sprimono un chiaro desiderio di non procreare. Come lo spiega?"."Penso che sia una costruzione sociale, una pressione fatta sulle donne".Nei Paesi dove è stato imposto il controllo delle nascite non è stato sradicato il desiderio di procreare."Continuo a pensare che oggi un figlio sia un puro oggetto capitalistico. Ma è chiaro che ci sono anche fattori più profondi quali un certo modo di ripagare un debito verso i propri genitori procreando e una certa idea d'immortalità espressa attraverso la prole. Aggiungo che i figli sono un importante elemento di integrazione sociale e, per dirlo con termini freudiani, sono un fallo ambulante, un oggetto magnifico che ci riempie".Un oggetto che faciliterebbe la carriera politica. Perché? "Perché un capo di Stato senza figli è sospetto. A livello inconscio la nostra società giudica in modo negativo una persona senza figli. Come se la persona in questione fosse incompleta e - caricaturando - immatura. In particolare per chi vuole condurre una carriera politica, la mancanza di figli può essere un handycap: come se mancasse l'esperienza di gestire una famiglia, direi quasi l'esperienza della vera vita". Insomma un genitore è più rassicurante di una persona senza figli."Sì, l'individuo senza figli è spiazzante, è un elettrone libero che dipende meno dalla struttura sociale".Infatti lei parla del ruolo normativo dei figli nella nostra società."Dico che una coppia con figli è più facilmente "controllabile"". Che significa?"Una coppia con figli non cambierà mai attività, città, amicizie sulla base di un colpo di testa. Non potrà permettersi un comportamento asociale, non si ribellerà facilmente proprio perché deve pensare al benessere dei figli. Un individuo o una coppia senza figli sono molto più liberi e imprevedibili. In un certo senso il nucleo familiare è un elemento stabilizzante della società, è il collante di un certo ordine e conformismo. Provi a immaginare un gruppo importante di persone che decide di non procreare e di realizzare invece i propri desideri: non c'è nulla di più sovversivo!".Lei dice anche che il capitalismo adora i bambini."Nel libro scrivo che un figlio è il più fidato alleato oggettivo del capitalismo nel senso che è il più potente motore di consumo della nostra società. Provi a pensare a quanti prodotti superflui e inutili compriamo ai nostri figli: lo sa che in Inghilterra due terzi dei bambini tra i 6 e 13 anni hanno già un cellulare? È così essenziale per lo sviluppo che un bimbo di otto anni abbia telefono, gameboy, costose trading cards che perde sistematicamente e delle sneakers da 100 euro?". Aggiunge che la società ama i neonati e i bambini piccoli. Ma quando arrivano a 18 anni li abbandona. "Perché li amiamo in quanto oggetto. Ma quando diventano soggetto è tutto molto più problematico e nessuno si preoccupa del loro avvenire. È drammatico vedere tutti questi giovani vittime della precarietà e senza sbocchi. È un paradosso interessante: abbiamo dedicato uno spazio enorme ai piccoli ma una volta cresciuti né lo Stato né la società attribuiscono loro un posto".Ci dia il motivo principale per non avere figli."Se vogliamo davvero realizzare i nostri sogni e i nostri desideri, dobbiamo sapere che i figli sono un ostacolo a questa realizzazione".E se una donna le rispondesse che la sua più bella realizzazione sono, appunto, i figli?"Avrei dei dubbi sulla sua sincerità: mi interesserebbe andare oltre le apparenze e scavare nel vissuto di questa persona".

Motivo 2: Il parto, una tortura"La realtà è che per partorire ci vogliono ore, a volte un'intera giornata; ti ritrovi immobilizzata come un grosso scarabeo con un tubo piantato nella schiena; quando arrivano le contrazioni hai l'impressione che la pancia ti esploda dall'interno... Il parto significa dolore, sangue e fatica (e sembra anche un po' di cacca, un omaggio per l'ostetrica o il ginecologo). Avete presente la scena di Alien, quando un mostro esce dal corpo di uno dei protagonisti, squarciandogli la pancia? Sapete perché è così famosa? Perché si avvicina molto alla nascita, perbacco!".
Motivo 8: Chiuderete con i giochi "I bambini sembrano fatti apposta per impedirvi di godere delle gioie della vita. È il lato nascosto del loro bel faccino. Credetemi: in questo settore il marmocchio mostrerà un'inventiva straordinaria. Si ammalerà quando avete deciso di uscire a divertirvi e vi romperà le uova il giorno del compleanno, quando speravate di festeggiare con gli amici. Non accetterà che invitiate a casa uno sconosciuto per passarci la notte e voi eviterete di farlo, per non rischiare di 'traumatizzarlo'. E poi si ingegnerà per strillare proprio quando vi infilate sotto le coperte con il partner. Ammesso che dorma nella sua cameretta".

Motivo 9: Ammazzerete il desiderio "Spesso è proprio durante la gravidanza che ha inizio un lungo inverno sessuale. Una brutta notizia. E l'astinenza non cesserà con la nascita. Non ti viene di certo voglia di fare l'amore dopo un'episiotomia e anche nel caso ti venisse, il dolore va avanti per settimane. Ma lo sapete, che cos'è un'episiotomia?".

Motivo 12: "Il bambino è una sorta di nano depravato, di una crudeltà innata" (Michel Houellebecq)"La nostra visione del bambino è plasmata da Rousseau. Questo autore, che si liberò dei figli affidandoli all'assistenza pubblica, celebra con grande sensibilità l'analogia fra il bambino e il selvaggio. L'uno e l'altro vivrebbero in comunione con le cose, nell'apprendimento del vero, in una purezza non ancora alterata dalla civiltà. Un po' di serietà, per favore. L'innocenza di un bambino - lo diceva già Sant'Agostino - ha a che vedere con la debolezza dei suoi arti, non certo con le sue intenzioni. Il bambino è come il vostro cane: se fosse due o tre volte più grande, sarebbe un animale feroce, e il vostro peggior nemico". Motivo 38: Perché ammazzarsi di fatica per un futuro incerto?"Porterete sulle spalle vostro figlio per decine di anni. Un vero e proprio fardello, di cui farete fatica a sbarazzarvi. Un consiglio: invece che accollarvi un simile parassita, scegliete piuttosto un gigolo. È più piacevole e almeno sapete fin dall'inizio per che cosa spendete i vostri soldi". (Da No Kid. Quarante raisons de ne pas avoir un enfant. © Corinne Maier, ed. Michalon)

donne

Fortunatamente, questa settimana di ferie è riuscita talmente a rilassarmi che ho trovato il tempo per leggere più del solito l'inserto del sabato di Repubblica, D. Ci sono settimane nelle quali non ci sono cose interessantissime, ma sono più quelle dove invece ci sono un sacco di articoli interessanti; è davvero qualcosa di più di un inserto, e il fatto che sia scritto da un punto di vista femminile può, a mio parere, aiutare molto anche noi maschietti a capire qualcosa di più sulla famigerata "altra metà del cielo". Vi posterò qualche articolo di quelli che mi hanno colpito di più, nella speranza che anche voi li possiate leggere (magari l'avete già fatto, meglio così). Cominciamo con la rubrica fissa di Concita De Gregorio, che parte dallo spunto lanciato da un articolo di qualche settimana fa su un giornale inglese, che denunciava la deriva tutta italiana della donna oggetto che fa carriera col sedere, soprattutto nel mondo dello spettacolo.
La conclusione è semplice ma interessante. Credo di avere molte amiche, non so perchè a dire la verità, me lo chiedo spesso, e mi impegno ad essere amico leale ma soprattutto a trattare le mie amiche con dignità totalmente uguale a quella con la quale tratto i miei amici maschi. Di più, non posso fare, se non sperare per loro che, se proprio vogliono trovare un uomo, ne trovino uno che non le "schiaccia" ma le rende libere soprattutto di esprimere le loro vocazioni e le loro attitudini, senza tarpar loro le ali, che in molti casi, sono ali splendide che sorreggono il volo di un'intelligenza superiore alla media, e una profondità che spesso ti destabilizza.
A voi la lettura.


Invece Concita
40 anni, 2 lauree e un bel sedere
Nel dibattito estivo "meglio studiare o sedurre, essere simpatiche o intelligenti" aggiungo una tradizione spagnola: la topolina con la scopa
di Concita De Gregorio
Propongo di estendere all'autunno e all'inverno lo strepitoso dibattito e-stivo su lauree e sedere: in Italia, per una donna di 40 anni, è più conveniente avere due lauree (e un master, una specializzazione, un dottorato, sei libri pubblicati, 200 articoli su riviste specializzate) o un sedere ancora valido, capace di attrarre interesse ed eventualmente produrre reddito? Suggerisco alcuni corollari a mio giudizio altrettanto interessanti. È meglio lavorare molto e guadagnare qualcosa (mai molto, certo) o cercar qualcuno disposto a mantenervi vita natural durante? Meglio esser simpatiche e sciocche, o scontrose e intelligenti? È meglio vivere libere e sole o vincolate e in compagnia? Grasse e felici o magre e infelici?Avevo una vecchia zia, che dovendo trovare una dote nella figlia bruttina e lenta d'ingegno, diceva: si appoggia benissimo, guardate che eleganza. Qualche talento bisogna pur averlo. Meglio più d'uno, potendo scegliere. Non esser condannati all'alternativa tra un bel curriculum e un sedere piatto: coltivare aspirazioni plurime. La stessa zia, messa di fronte a un pretendente di un'altra sua figlia - "non ha una lira ma è bellissimo" - le spiegava paziente che "le due doti non stanno nella stessa cesta". Si possono anche avere modiche quantità di bellezza, saggezza e fortuna insieme. Scherzo, ma il tema è serio. Parliamone pure tutto l'anno, incessantemente, di lauree e sederi: parliamone finché qualcuno dica basta, vi prego, sono meglio le lauree, peccato per i sederi però finiamola qui. Parliamone così poi di certo, nel giro di pochissimi mesi, assisteremo a una rivoluzione paragonabile solo all'avvento della 500 nell'economia e nei costumi del Paese, tanto per restare a un altro dibattito d'attualità. Di seguito avremo, per sfinimento, plurilaureate o anche no, non importa, alla guida dei partiti d'opposizione e di governo, delle maggiori banche, di giornali, centri di ricerca, catene alberghiere, eventualmente del Paese. Gianni Clerici è già dell'avviso che sarebbe meglio così: guardate lo sport, dice al resto del mondo, guardate cosa fanno le donne nello sport e svegliatevi. Il risveglio collettivo s'annuncia per l'autunno, congediamoci da questo faticoso, malinconico luglio: ci aspetta un anno grandioso. È uno scherzo anche questo, ma ridere fa bene. Ho trovato un libriccino intitolato Psicologia femminile, è del '43. "La volontà che la donna metterà nella riuscita nello studio sarà a detrimento di un'altra sua funzione: di questo soffriranno i figli e la razza". Fa veramente ridere, eppure... Il tema dell'alternativa fra laurea e sedere, fra emancipazione e "vocazione femminile" - alla seduzione, alla maternità - come si vede è intatto. Da bambina mia madre mi regalò una spilla appartenuta a sua madre e, credo, a sua nonna: una topolina con una scopa in mano. Non l'ho mai indossata: sia il soggetto che l'attività mi parevano assurde. Quest'estate nel libro d'una psica- nalista spagnola, Mariela Michelena, best seller in patria, ho trovato la chiave della spilla. Il libro s'intitola Mujeres malqueridas, donne malamate. Vi ricordate la storia della topolina che scopava le scale, domanda. Spazzando trovò un soldo, pensò di comprarci un fiocco rosa per esser più bella e trovare marito. Si presentarono pretendenti d'ogni tipo. Dopo aver a lungo pensato scelse il gatto. Naturalmente il gatto un attimo dopo averla sedotta fece quel che doveva: la mangiò. La psicanalista riflette pagine e pagine sulla vocazione di donne "anche molto colte, indipendenti, forti" a scegliere il gatto. Dice che si tratta di un eccesso di autostima, non di un difetto: vedrai che io saprò redimere il gatto, a me il gatto non mi mangia. Ho chiesto a mia madre: dice che è tradizione in Spagna regalare alle bambine "la topolina". Un'antica saggezza, un amuleto contro una tentazione nei secoli intatta. Le lauree non bastano, e un bel sedere, come il fiocco, semmai accelera il disastro.

20070728

follia

Non so se avete già sentito di questa notizia. Due elicotteri di due televisioni si sono scontrati mentre riprendevano l'inseguimento di un automobilista braccato dalla polizia, naturalmente negli USA. La cosa folle, a mio parere, è che la polizia dice che l'automobilista arrestato potrebbe essere incriminato anche per le morti dei 4 componenti degli equipaggi degli elicotteri.

20070727

fight fire with fire

Pare che la stragrande maggioranza degli incendi italiani sia dolosa. E allora, magari son cazzate, ma sentite queste proposte.

Una e due.

20070726

run to the Hill


Ms. Lauryn Hill, Lucca, Piazza Napoleone (Summer Festival), 24/7/2007


Sto ascoltando l'unico inedito (che poi inedito precisamente non è, essendo parte integrante della colonna sonora del film Surf's Up) eseguito dalla signora Hill l'altra sera, Lose Myself. Una canzone semplice semplice, anche pop se volete, con un retrogusto quasi Motown, ma che goduria ascoltare la sua voce, diamine. Stavo ripassando la scaletta del suo concerto nella stessa piazza, all'interno dello stesso festival, praticamente due anni precisi fa: pochissimi cambiamenti. C'è qualcosa che non mi convince, non mi soddisfa, e a distanza di due giorni mi lascia ancora l'amaro in bocca. E comincio a convincermi che dipenda da me. Ma sono io che scrivo.


Dunque: torna Lauryn Hill, e stavolta ha il prefisso Miss, un vezzo nuovo, lei che è campionessa di vezzi. In questi due anni, cos'è successo? Praticamente niente, nessun disco nuovo, nessun nuovo figlio, niente all'orizzonte. Non vorrei diventare ripetitivo, ma siccome ho un profondo rispetto per l'artista, con tutte le sue controversie, oltre ad esserle grato per avere, nel 2003, fatto alzare e andarsene Ruini dal concerto in Vaticano, essersi meritata la definizione di patologicamente miserabile dalla Catholic League, ed aver fatto incazzare di brutto anche Monsignor Fisichella (sempre nella stessa occasione), vorrei continuare ad esserle grato per la sua musica.


Veniamo alla stretta cronaca: una band di supporto italiana della quale non voglio sapere il nome, da tanto era fastidiosa, introduce la Miss; verso le 22,15 entra la band, questa volta conto 14 elementi, 2 batterie, 1 percussione, tromba, sax, chitarra, basso, 2 tastiere, 1 dj, 4 coriste, e passano circa 5 minuti di virtuosismi prima di vedere Lauryn. Ha i capelli vagamente color nocciola, si è pettinata con la 220 volt (la foto che vedete rispecchia pettinatura e trucco), è truccata un po' alla Cleopatra (l'eyeliner si allunga per diversi centimetri sul viso), ha stivaletti marroni con tacco vertiginoso, pantaloni neri ampissimi, una sahariana militare e sopra uno spolverino bianco che la contiene tre volte: neppure Cavalli avrebbe saputo fare di peggio. Sicuramente con un sacco di iuta addosso sarebbe risultata più sexy. Take it or leave it.

Un paio di pezzi che non riesco a riconoscere, e passano tipo 20 minuti quasi. Sono basito e leggermente infastidito. E le canzoni? Riesco a riconoscere, più che altro dal testo (sarà la fatica maggiore della serata, o almeno una delle più grandi), When It Hurts So Bad, ma è tutto confuso in un'orgia di strumenti, di arrangiamenti che virano in continuazione, e come al solito la voce spesso ci annega dentro. Ed è un peccato. Ecco Final Hour miscelata con Marley (il suocero) e, dopo quasi 35 minuti di concerto, un gran pezzo: Ex-Factor, meno ridondante del resto, leggermente più lineare, riarrangiata si, ma con gusto (sobrietà no, non è la serata). Risulterà la miglior cosa della serata. Arriva To Zion, che come sempre finisce dentro Iron, Lion, Zion di Bob, comincia free jazz, passa dallo standard rock, finisce in un delirio brasilian-cubano di percussioni. Troppe. Ancora qualche pezzo irriconoscibile per il povero cronista sprovvisto di scaletta perchè fuori dai grandi circuiti, nel mezzo si fatica a scorgere Doo Wop (That Thing) e a rimpiangere l'originale arrangiamento, e francamente ci si comincia a stancare di tutto questo pentolone che cola musica da tutte le parti. Arriva Hammer, sempre di Marley, poi cominciano i pezzi dei Fugees: in sequenza How Many Mics e una discreta Fu-Gee-La. Il problema è che la band in alcuni momenti ha anche un gran tiro, e sciorina musica tosta, ma sembra quasi senz'anima. E noi che siamo qui anche e soprattutto per la voce di Lauryn, ci indispettiamo quando, come in una enorme jam session, sentiamo ripetuta per 25 volte la stessa frase con pochissime variazioni. Ad un certo punto, la session falla in sala prove, for God's sake! Dopo la doppietta Fugees arriva So Much Things To Say, un'altra che mi sfugge, e ancora Fugees con l'immancabile e intramontabile Ready Or Not. E ci si ricorda com'era quando la musica era semplice e diretta. Quel pezzo lì fa sempre un certo effetto. E' passata oltre un'ora, e spariscono tutti dal palco. Conoscendola, potrebbe finire qui. Non ci crederete, ma dei circa tremila che c'erano all'inizio, una parte se n'è andata. Non è stata solo una mia impressione, che la serata sia stata ridondante.

Ma Miss Hill è fatta per stupirci, e torna carica. Per intenderci, la voce ha le consuete lievissime flessioni, ma regge alla grande, e lei sul palco pare avere una gran voglia di starci.

Si ricomincia con Killing Me Softly With His Song, che mi fa una buona impressione, poi Lose Myself e Everything Is Everything. Gli arrangiamenti lasciano un po' spazio alle canzoni, e se lo avessero fatto fin dall'inizio ne avrebbe giovato l'insieme. Questa parte è decisamente la migliore, la più godibile. Lauryn è abbastanza coinvolta, e va avanti con Freedom Time che più che a cappella è recitata come una poesia rap. Bella prova.

Sembra non aver voglia di smettere, e quindi ci sono ancora I Used To Love Him e Sweetest Thing per chiudere. Mezzanotte e mezza abbondante. Stupefacente.


La conclusione è pressappoco la stessa di due anni fa. La classe c'è, la voce c'è, il personaggio c'è, il carisma anche. Mancano le canzoni. Le canzoni nuove, sue, da inserire in una set list di tutto rispetto insieme ai pezzi forti che sono e devono essere immancabili. Perchè in questo panorama dove tutto si brucia in fretta, c'è bisogno di qualcosa che resti. E, se mi permettete, The Score e The Miseducation Of Lauryn Hill sono due dischi che restano. Attendiamo ancora, Lauryn, ma non pretendere troppo dalla nostra pazienza.



foto tratta da http://www.nymag.com/

ci ruma cata ossi

il titolo e la tipologia del post è opera di lemi. tutti i meriti a lui. io lo adatto solo al mio blog.

tanta gente capita su questo blog utilizzando i motori di ricerca. cercavano queste cose qua:
- elegantemente allezzito ...???chi traduce?
- "benedetta xvi" ...finalmente donna
- "due di picche"+"marco"+"siena" qui c'è una storia finita male
- "pesce che sa di pesce" giustamente!
- "storia di" "traude krüger" e chi non la sa?
- adattatori universali 220 volt armenia siamo qui per questo!
- aiutami a trovare un regalo per il compleanno di mia moglie di ann 35 jumbolo ha un idea in merito!
- antifurti jumbolo ale hai aperto l'aziendina?
- babel c'era scritto nel biglietto che la giapponese sordomuta ha lasciato al poliziotto buono a sapersi
- baudo contro kaurismaki ubriacone dai fate la pace!
- death of angelo paracucchi italy povero
- del bomber coinvolto in un'orgia gay sui gay ce n'è a bizzeffe
- dove posso trovare da scaricare i gol di mark hateley non qui, io andrei su youtube!
- festival di pippe gay cvd!
- mya diamond blogspot c'ha il blog anche lei?
- neffa+pellino+padre comunista vai vado proprioa vederlo stasera
- palline cinesi non si sa mai...
- pangono ...????
- risparmio qualità "sapone sole" la qualità della vita conta!
- trasferimento in treno da dar es salaam a mwanza no alpitur?
- un altopiano dove lentamente scorre pigro il magdalena, eccolo qua!


olè!

l'oroscopo del giorno

Ariete: giornata silenziosa , non essere testardo la luna nell'ariete richiede semplicità nelle ricette della sera, sconsiglio la cipolla che i vicini si lamentano
Toro: le corna sono ormai assodate, quindi rifatti col campari, marte nel toro ti rendono nervoso , sciogli l'indifferenza dei tuoi cari con assalti ai tir
Gemelli: l'unione fa la forza, non lasciatevi condizionare dal condizionatore, uscite e siate recettivi nei confronti di altri gemelli
Cancro: saturno nel cancro vi rende piacevoli nelle cene di gala, vestitevi e profumatevi per migliorare il vostro sex appeal, farfalle sui fiori
Leone: non sempre si può avere tutto dalla vita, accontentatevi di un saluto di chi vi vuole bene, chiudete il conto in banca prima che vostro figlio ve lo prosciughi, la pesca in mare di oggi darà buoni frutti
Vergine: troverai il coraggio delle tue azioni nel pomeriggio, non sentenziare sui gusti culinari dei tui colleghi potrebbero fare la spia col capo relativamente alla puzza dei tuoi piedi
Bilancia: scriverai oroscopi come fossi il mago othelma, vedi di volare un pò più basso
Scorpione: attento alle scale sociali, non ritenerti ricco che in pensione tanto non ci arrivi, venere nello scorpione ti rende bel visto dal cardinale, è ora di chiedere un aumento
Sagittario: recati subito in posta, ci sarà un pacco che ti cambierà la vita
Capricorno: giove nel capricorno ti rende pranoterapeuta, prendi il primo aereo per il mozambico e cerca di diventare un santone, cibo e notorietà assicurate
Acquario: un bagno in piscina è sempre gradito, metti la cuffia e le ciabatte, urano nell'acquario è un segno di perseveranza , finirai il tuo puzzle
Pesci: chi lo dice che plutone nei pesci non ti dia un pò di fiducia? sii cordiale con le amiche se ne ricorderanno al momento del testamento

paradise now


Ma insomma, l'avete sentito o no il nuovo singolo del nostro amico Manu Chao? Allora, qui il video e qualche notiziola interessante, qui il testo (anche se non ce ne sarebbe bisogno).

Il disco nuovo, che pare si intitolerà La radiolina, uscirà a settembre. Per il momento, Manu ha già fatto centro per l'ennesima volta. Il singolo è tremendo, in senso positivo, ti si conficca in testa al primo ascolto, semplice, incessante, incalzante, una specie di crescendo rock e melodico, con il "tappeto" di una chitarra che alterna armonici a piccoli assoli con scale semplici, una sezione ritmica lineare che scandisce un tempo pari abbastanza veloce e sostenuto; il testo, diretto e senza peli sulla lingua, denuncia tutte le guerre del mondo, quelle famose e quelle dimenticate. L'inglese basico e pronunciato senza sforzarsi troppo, con tutte o quasi le consonanti dure, ha il suo fascino e, paradossalmente, è un valore aggiunto.

Bentornato Manu!

20070725

cassettina 3 all'inferno e ritorno

Green Machine Kyuss
Books From Boxes Maximo Park
Everything Is Average Nowadays Kaiser Chiefs
Whiskey In The Jar Metallica
Crazy In Love Beyoncé
Satellite P.O.D.
Rainin' In Paradize Manu Chao
Standing In The Way Of Control The Gossip
Sabotage Beastie Boys
Cohiba Daniele Silvestri
Whip It Devo
Smokers Outside The Hospital Doors Editors
So Sorry Feist
Chain Of Flowers Grinderman
Pace Is The Trick Interpol
Here Comes The Flood Peter Gabriel
Umbrella Rhianna feat. Jay-Z
Rain The Cult
Illumination Rollins Band
Hold Me Daniele Silvestri

vacanze

tra poche ore entrerò ufficialmente in periodo vacanziero. ancora non so dove e se andrò da qualche parte. vari eventi han fatto si che non abbia ancora deciso. forse chiederò al mio coblogger se mi ospita per qualche giorno, probabilmente starò un pò con la mia nipotina ed è probabile un giro in svizzera tedesca. improbabili viaggi distanti.

intanto mi accorgo che sto leggendo tantissimo. il viaggio in treno per e da milano concilia la lettura, nelle ultime settimane ho letto in ordine sparso: simenon con alcuni suoi gialli, sandone dazieri e il suo gorilla, gomorra di saviano, ora sto leggendo le particelle elementari di houellebecq. mi piace, al mattino, quando prendo il treno prima del previsto, fare un giro alla feltrinelli di stazione garibaldi e sfogliare un pò di libri e poi comprane un paio. è rilassante. lo facevo spesso quando ero in città il sabato o la domenica pomeriggio. una passeggiata da casa a corso buenos aires e poi un oretta alla feltrinelli a sfogliare e leggere.
farlo ora prima di iniziare a lavorare da energia.

olè

e finalmente c'ho pure l'adsl a casa!

20070724

la coperta di Linus


Voglio dare manforte al mio co-blogger a proposito di Pasquale Di Molfetta in arte Linus.


Ho un mio pensiero su di lui, elaborato negli anni, come ognuno di noi ha un'idea su qualunque personaggio pubblico. Scrivo questo post come se potesse leggerlo anche lui.




Linus, che hai delle qualità nessuno lo nega, credo. Hai saputo dare ricambio a Radio Deejay, scoprire nuovi speaker, creare un genere di conduzione radiofonica "confidenziale". Ho ascoltato Radio Deejay, mi piacevano il primo Fabio Volo, la prima Platinette, Ciao Belli, Fiorello e Baldini, Baldini da solo, mi piace ancora La Pina. Diciamoci la verità, è tutta gente che ci sa fare anche fuori dalla radio, ma tu hai saputo introdurla, anche se a lungo andare molti di loro hanno seguito una parabola un po' simile alla tua. Forse non te ne accorgi, ma a parte la musica di merda del pomeriggio (il programma di Albertino, simpatico dal punto di vista dei conduttori, ma tremendo dal punto di vista musicale; non so se va ancora in onda), uno degli scogli più grossi da sopportare sono le tue due ore mattutine. Sei diventato troppo protagonista, troppo personaggio, e sei convinto di saperne un po' di tutto.


A livello musicale, i bene informati sanno che fino a qualche anno fa dietro le quinte c'era un personaggio che a livello italiano decideva tutto, era uno al quale le case discografiche portavano i dischi perchè lui scegliesse i singoli. Ma siete stati evidentemente costretti a cambiare, perchè non riuscivate a stare più al passo con i tempi, causa forse anche tua, e avete assunto un giovane, che ha sensibilmente spostato sul rock (anche se leggerino) la direzione musicale.


Voglio dire, anche la trasmissione con gli Elio è sempre stata superba, ma anche il fatto che la volessi fare tu, e non credere che mettiamo in dubbio la tua amicizia con loro, è segno di protagonismo a 360 gradi. E spesso, le battutine degli Elio avrebbero dovuto farti drizzare le antenne.


Adesso, questo fatto di Capital. Sono dubbioso, la radio è orientata verso un pubblico davvero interessato alla qualità e all'informazione, e anche qui sei sicuro di farcela. Magari i dati tra un po' ti daranno ragione, ma domandati a quel punto se non hai snaturato la radio.




Casualmente, la scorsa settimana insieme a Repubblica regalavano Velvet. Un giornale che non comprerò mai. Lo sfoglio e trovo "Il pesce fuor d'acqua", poche righe fatte scrivere a chi con la moda non c'entra niente, per capire cos'è la moda. Il pezzo è di Linus. Comincia con "Ieri ho provato a comprarmi un paio di pantaloni bianchi, non li ho mai particolarmente amati, ma una seconda chance la si concede a chiunque"; continua dicendo che quelli che avevi o si erano allargati nell'armadio o eri dimagrito tu (simpatico), che però quelli che ti sei provato a Riccione, la tua seconda città, erano di Gucci ma non ti salivano oltre il ginocchio, e continua citando occhiali, camicie e magliette che erano troppo da giovane (occhiali troppo grandi, camicie e maglie troppo strette). Si conclude con un gran finale e dice "non potrei mai appartenere al popolo in grisaglia, non ho messo la cravatta nemmeno al mio matrimonio, non vedo perché dovrei cominciare adesso. Però non ho neanche voglia di vestirmi come Fabrizio Corona. Quindi?"


Caro Linus, ti do alcune notizie. Corona porta i pantaloni bianchi. La stragrande maggioranza degli ascoltatori di Radio Capital non se li metterebbe neppure sotto tortura. Gli occhiali "normali", le maglie XL, le camicie sopra la 40 di collo si trovano. Basta uscire da Riccione.

Non mettere la cravatta al proprio matrimonio è da snob.


Tira le conclusioni da solo. E lascia, per un attimo, balenare nella tua mente, che a una buona parte degli ascoltatori sia di Capital che di Deejay, delle tue maratone, dei progressi di tuo figlio, dei tuoi giudizi cinematografici, della tua juventinità, dei tuoi giudizi su tutta la sfera dello scibile umano, non gliene frega un cazzo. Goditi la vita, lo puoi fare anche dietro le quinte. E puoi anche lasciare la buona musica su Radio Capital, che, su Capital, 50 Cent non ci dice granché.


Foto tratta da http://www.deejay.it/

radio

quando facevo l'ispettore igienico sanitario giravo molto in macchina e ascoltavo tantissima radio. ho iniziato ad ascoltare radio capital. la sorella intelligente di radio dee jay. dalle 13 alle 15 c'era area protetta di mancinelli. una delle migliori trasmissioni radiofoniche di sempre. e poi altre simpatiche trasmissioni. la musica era abbastanza buona, non mancavano pezzi ricercati. radio capital: classici e notizie.
ora è arrivato linus come direttore artistico. in poche settimane la qualità della radio si è abbassata ad un livello mediocre. uno studio aperto radiofonico. una radio dee jay alternativa. linus ha licenziato mancinelli e gegè telesforo , che conduceva capital groove master il faro della musica jazz radiofonica. i dee jay (come voce degli autori) parlano ormai solo di notizie inutili, tipo quelle dei trafiletti presenti anche su repubblica.it che io non sopporto. si parla di notizie, non provate, che girano anche sui blog o sui siti nella rete. inutili e mediocri.
quindi basta.
cambio radio.
dopo qualche settimana di prove e ascolti, mi ha conquistato radio due. veramente superiore. ironica e intelligente. ottime trasmissioni, a tratti anche con musica molto ricercata e bravi dee jay.
in casa ascolto anche radio popolare, tanto per non perdere la vena critica.

giulietta e romeo aggiornamenti


Ecco qui e qui altre notizie sulla gestione Tosi di Verona.
Amici veronesi, vi siamo vicini.

playlist

Nel lettore mp3 now

Bad Religion New Maps Of Hell
Basia Bulat Oh, My Darling
Black Flag The First Four Years
Candie Payne I Wish I Could Have Loved You More
Daniele Silvestri Il latitante
Editors An End Has A Start
Interpol Our Love To Admire
Isis In The Absence Of Truth
Mammatus The Coast Explodes
Neurosis Given To The Rising
Roy Paci & Aretuska SuoNoGlobal
Rufus Wainwright Release The Stars
The Gossip Standing In The Way Of Control
Yeah Yeah Yeahs Is Is (EP)

paraguay


In riferimento a questo post, come promesso, l'intervista a Lugo sul Manifesto di domenica, e l'approfondimento sempre nella stessa pagina.

20070723

introducing


Joss Stone, Lucca, Piazza Napoleone (Summer festival), 20/7/2007

In fondo, perchè no? A Lucca si va in un'ora, e i concerti iniziano quasi in orario, l'inglesina è brava, i dischi non sono granché, ma non avendola mai vista, è un buon diversivo dell'ultimo momento per un venerdì sera improvvisamente scarico di impegni. Quindi, eccomi qui, fatto il biglietto sul momento, con un risparmio secco di 3-4 euro rispetto alla prevendita, tanto non vuoi mica che faccia il pienone, che mi avvio all'ingresso. Mi ferma una coppia di inglesi e mi chiede cosa succede, vedendo le transenne che impediscono l'ingresso alla piazza (domandandomi se parlo inglese, mi schermisco con un just a little, dopodiché rispondo semplice, e loro dopo un ah! mi augurano buon concerto). Dentro, pubblico giovane sotto il palco, adulto nelle retrovie. Fa un caldo torrido, e mi posiziono a distanza di sicurezza da chiunque. Le cronache parlano di 2500 persone, e più o meno posso concordare.

Si parte con una ventina di minuti di ritardo, la band (due tastieristi, due coriste, batteria, basso, chitarra, tromba e sax) introduce l'artista su note classiche, ed ecco la piccola (per modo di dire) Joss. E' scalza, as usual, indossa un vestitino celeste chiaro sopra al ginocchio, niente scollatura (né davanti, né dietro), i capelli sono lisci ed hanno sono riflessi fulvi. E' molto carina, pur se conserva la faccia leggermente paffuta e il ginocchio robusto. E' truccata sopra gli occhi, inclusi brillantini.
Mi attardo nella descrizione della persona, perchè sulla musica c'è pochino da dire. Arriviamo quindi dritti alle conclusioni. Il concerto dura un'ora e cinque minuti, un bis da una canzone compreso. Joss è timida come front-woman quanto è potente nella voce, un raro caso nel quale le coriste, due nere sovrappeso e simpaticissime, si vede dal sorriso, servono solo per fare il lavoro per il quale hanno questo nome: coriste. Quanti casi ricordo di artisti, vocalist, che alla prova del nove fanno fare il lavoro sporco ai coristi, appunto. Qui non è aria.
Band impeccabile, e anche un po' ingessata, onestissimi session man visibilmente esperti e navigati. La voce, dicevamo. E pensare che nelle poche frasi che dice tra un pezzo e l'altro, sembra fioca. Forse risparmia la voce, o forse no. Beve più volte una tisana da una tazzina.

Il problema sono le canzoni. Lo stile è soul, e dalla sua carriera si capisce che, pur essendo l'antitesi (bianca e inglese) di quello che, nell'immaginario collettivo è il soul, lei ce lo ha dentro. Ma, per assurdo, il suo miglior disco rimane il primo The Soul Sessions del 2003, quando aveva solo 16 anni, proprio perchè fatto interamente di cover. Se non sbaglio, stasera esegue solo Super Duper Love (Are You Diggin' On Me?), che difatti risulterà tra le migliori forse insieme a Right To be Wrong, dal secondo lavoro Mind, Body And Soul.
Cover, dicevamo. Cover di pezzi nemmeno troppo famosi, ma che si prestavano alla perfezione per definire la sensibilità dell'artista, mentre al contrario, nel percorso che segue, si è persa un po' alla ricerca di un cambiamento (magari è quello del quale parla Vinnie Jones nell'intro dell'ultimo Introducing Joss Stone), cambiamento che non ha migliorato (forse al contrario) la credibilità della Stone. E dal vivo si nota. Ed è un peccato, perchè i mezzi ci sono alla grande.
Manca perfino l'unico pezzo degno di nota dall'ultimo album, quella Arms Of My Baby che, a mio avviso, sarebbe capace di infiammare un pubblico meno ingessato (tra la band e il pubblico, quindi, sembrava di stare in ortopedia).

La chiazza di sudore sulla schiena della bimba, verso la fine del concerto, fa tenerezza come lei, nel suo complesso. Ha 20 anni, una discreta classe anche nelle movenze, una gran voce come detto, e quindi ha potenziale e tanto tempo davanti a se.
Per il discorso dei pezzi, del soul, non appena risponderà al mio invito a cena, magari glielo spiego io.
C'è di buono che alle 23 la piazza si svuota. Martedì prossimo ci sarà Lauryn Hill, e magari chi ci sarà avrà modo di rendersi conto di una certa differenza.

nabka

Su Repubblica di oggi ho letto una notizia che mi pare interessante, ma non la trovo in rete. Cerco di riassumervela.

Il Ministro della Pubblica Istruzione israeliano, Yuli Tamir, un intellettuale con idee liberal, ha autorizzato che in un libro per le elementari si legga per la prima volta che, se gli israeliani chiamano la guerra del 48-49 "la Guerra d'Indipendenza", per gli arabi, al contrario è la Nabka, che significa "guerra disastrosa e catastrofica".
Il libro è destinato ad un segmento particolare della scuola, quello al servizio degli alunni arabo-israeliani, vale a dire i figli e i nipoti di quelle famiglie palestinesi che, proprio in seguito alla guerra del 48-49, piuttosto che affrontare un futuro da profughi, rimasero o tornarono nelle loro case e accettarono sotto il profilo giuridico cittadini israeliani.
Naturalmente, il deputato Zuvulum Orlev, del Partito nazionale religioso ha accusato Tamir di aver adottato una "decisione antisionista, che va contro l'esistenza stessa d'Israele come stato ebraico".

Qualcosa si muove.

tempistiche

Questa settimana sono in ferie. Non ho trovato niente che mi soddisfaceva come last minute, e quindi ho deciso di abbronzarmi al sole di Rosignano, o, al massimo, a quello di Caletta.

Ieri alle 12, dopo 3 ore piene di sole, mi sono alzato per andare a pranzo. Sono arrivato alla bicicletta alle 13. Dalla spiaggia alla bici ci saranno si e no 100 metri. Ho incontrato 3 persone, due delle quali non vedevo da un po' di tempo. La prima persona era la moglie di un ex collega, la seconda era una amica che è nata lo stesso giorno, nello stesso anno, nello stesso ospedale dove sono nato io, solo qualche ora dopo, il terzo era un vecchio amico che non vedo più tanto spesso ma col quale ho condiviso, tra l'altro, un viaggio in Cile nel '94.

Questa mattina ero un po' in ritardo, e sono arrivato a parcheggiare la bici alle 10,20. Sono arrivato a stendere l'asciugamano alle 11,30. Nel parcheggio ho trovato un'amica che non vedevo da qualche mese, all'inaugurazione del suo negozio.

Il fatto che le persone, amici o conoscenti, si fermino a parlare con me per più di un semplice saluto di cortesia, lo trovo importante e mi riempie d'orgoglio. A parte che secondo me è il segno di un ritmo di vita rilassato, ma in seconda battuta, vuol dire che qualcosa di buono nella mia vita l'ho fatto, fosse solo fare presenza. Quando mi capitano questi incontri, cerco tra l'altro di non parlare troppo. Perchè credo che il saper ascoltare sia un arte nella quale non si finisce mai di imparare.

italia wave


Kaiser Chiefs + Avion Travel + Mika + Tinariwen + CSS, Sesto Fiorentino, Italia Wave, 19/7/2007


Nuova location per il "Love Festival". Due parole sul fatto: tutto ben organizzato, ma parcheggi molto distanti dall'area dei concerti, aree ampie e dove l'erba si brucia subito (non è un'allusione), quindi si sprigiona da subito un gran polverone. Uno sbaglio passarci con l'autobotte e annafiare, si crea fango. Un punto da mettere a posto per il prossimo anno. Campeggio brullo, in tutta l'area, compresa quella concerti c'è un solo albero, ma non si può avere tutto. Si perde il fascino dei palchi in mezzo alla città (Arezzo), ma si va verso una dimensione europea del festival, un happening che si può vivere in maniera rilassata avvicinandosi ai palchi quando e come si è interessati.


Il problema, però, è un altro, e sono alcuni anni che ci penso: è un festival fatto per chi non lavora. Oppure prende un periodo di ferie in occasione. Impossibile altrimenti, anche se si abita relativamente vicini, come me (diciamo 100 km), riuscire a seguire tutti i concerti, da mattina a notte inoltrata (il gruppo principale di tutte le serate iniziava il set ben oltre la mezzanotte. Scusate se sembrerò vecchio decrepito, ma questo preclude il festival stesso a una buona fetta di pubblico.


Detto questo, veniamo alla musica. Arrivo con le C.S.S. (Cansei de Ser Sexy, dal Brasile) che sgallettano già sul palco del Main Stage e propongono la loro musica insopportabile. Abbigliate quasi da carnevale (ma non quello di Rio), sboccate anche in italiano, un classico caso di montatura da stampa specializzata.


Ci avviamo senza vedere la fine del set, decisamente verso il Global Stage, dove tra poco ci sarà l'evento vero di tutto il festival, per me: il concerto dei touareg malesi Tinariwen, mentre il sole tramonta svogliato. Arrivano alla spicciolata sul palco, avvolti nei loro abiti tradizionali e nei loro turbanti da cavalieri del deserto, e fin dalle prime note si capisce il perchè il loro Aman Iman (Water Is Life) è uno dei dischi più belli, sorprendenti, avvolgenti, decisivi e definitivi dell'anno 2007. L'atmosfera è realmente magica, l'uso che fanno delle chitarre è al tempo stesso tribale e moderno, sa di mille e una notte, di blues, di rock, di globalizzazzione buona, di quell'antico che fa bene, di qualcosa che si lancia nella modernità con un occhio attento al passato non della musica, ma dell'uomo, che odora di tradizione fiera, che non abbassa la testa anzi, ma la tiene ben dritta, consapevole della superiorità della tradizione che non si ripiega su se stessa. Dite che esagero? Provate a vedere un loro concerto e ne riparliamo.

Sono sette in tutto, ed è un peccato perchè, non so per quale motivo, manca la bellissima cantante (non indispensabile però nell'economia dei loro pezzi, anche se non avrebbe certo indebolito l'impianto sonoro); in quattro si alternano alle chitarre e alle voci, mentre il leader esce solo per alcuni pezzi (per intenderci, quello che nelle foto è l'unico senza turbante, che da vicino sembra l'anello di congiunzione tra il Neanderthal e il Sapiens, con i capelli che sembrano quelli di Jimi Hendrix ma pieni di sabbia del deserto), un bassista che spesso ha anche la faccia coperta dal turbante e che imbraccia un basso da destri alla rovescia, essendo mancino (ovviamente con le corde invertite), ma che lo imbraccia come si tenesse tra le mani una scimitarra, e un percussionista di djambé portentoso, che sorregge la sezione ritmica, insieme ai battiti di mani in levare, che caratterizzano tutta la musica dei Tinariwen. Il set è irresistibile, con alcuni pezzi dal nuovo disco che impediscono a chiunque dallo stare fermi (Tamatantelay ne è l'esempio più lampante), ed altri che inchiodano il pubblico come ipnotizzato (Assouf, dove il bassista diventa assoluto protagonista sfoggiando una tecnica invidiabile, e un tocco sopraffino).

Il loro modo di muoversi, di ballare, di ringraziare, è insieme umile e fiero. Ringraziano in italiano (grasie mile), francese (mercì) e inglese (thank you so mushhh), sembrano onorati dalle ovazioni che le poche centinaia di spettatori dedicano loro anche a scena aperta, e ogni tanto rilasciano perle di minimalismo e saggezza araba (il thank you so much........and welcome to the desert con tutte le consonanti ben dure, sarà perchè sono l'ultimo dei romantici, sarà perchè sono ammaliato dai personaggi, rimarrà scolpito nella mia memoria probabilmente per l'eternità).

Per la prima volta dopo diversi anni, al momento del congedo vorrei che suonassero ancora. Non mi succede praticamente mai. Maybe il concerto dell'anno. Dopo questo, nulla ha più senso.


Eppure, la vita continua, ed il risveglio è brusco. La folla si accalca sotto il Main Stage per Mika, e già mi sento mancare. Questi fenomeni dopo un disco mi urtano e mi fanno venire il prurito. Ma ci siamo, e tanto vale guardare ed ascoltare. Condannati immediatamente i pantaloni verde pisello attillatissimi, constatato che oltre che far impazzire le ragazzine è un'icona gay, mi ripeto tutte le assonanze che avevo trovato nel suo disco Life In Cartoon Motion: tantissimi Queen, ma anche molti Village People, frullati in un moulinex rigorosamente pop. Le canzoncine sono canzoncine, ma suonano bene e fanno ballare tutti (o quasi). Vedo gente in delirio. Ma quel falsetto ostentato ed onestamente reiterato all'infinito dopo quattro pezzi risulta insopportabile. Adorabile faccia da schiaffi che, mi accorgo mirandolo ben bene nei maxischermi, somiglia ad un Ben Stiller con i capelli da giovane brit pop. Non lascerà tracce, almeno dentro di me.


Ancora Global Stage per gli Avion Travel, bravissimi ed elegantissimi (anche in senso non figurato, nella figura del loro cantante Peppe Servillo, per chi ancora non lo sapesse fratello di quel Toni, attore feticcio di Paolo Sorrentino, regista), non sono il mio genere, ma li apprezzo per qualche canzone, poi devo riposare le membra stanche e cibare questo corpo ormai dilaniato dagli anni, lasciandoli quindi in sottofondo.


Sono pronto per l'atto finale al Main Stage: Kaiser Chiefs, brit-rock con cenni di elettro-punk. Non sono mostri di tecnica, sono giovani e sfacciati, e si danno da fare per padroneggiare l'enorme palco, ma alla fine sono troppo statici. Mi riprometto, vista l'ora, di levare le tende al quarto pezzo, e i Chiefs leggono alla perfezione il mio dolore: il quartetto iniziale comprende Heat Dies Down ed Everything Is Average Nowadays, quindi posso ritenermi soddisfatto. Prendo la via dell'uscita, e mentre passo sotto le forche caudine del biglietto dopo le 21, attaccano Ruby.

Me ne vado fischiettandola, e pensando che domattina sarà durissima.

casa+

è arrivato pure l'armadio e sono scomparsi gli ultimi scatoloni. ho appeso qualche quadro e preso il porta tv.
è quasi tutto apposto. c'è pure il telefono.
si può iniziare a pensare alla festa d'ingresso!

Monsignor Paraguay


Lo sapevate? C'è un vescovo che ha lasciato la Chiesa per candidarsi alle elezioni presidenziali in Paraguay, dalla parte dei deboli, dei contadini e degli oppressi. Si chiama Fernando Lugo.

Approfondiremo ulteriormente la cosa, intanto, se vi interessa, ne parlano qui.


dove sta paganese?

la c1 dell'anno prossimo:

Cavese
Cittadella
Cremonese
Foggia
Foligno
Hellas Verona
Lecco
Legnano
Manfredonia
Monza
Novara
Padova
Paganese
Pro Patria
Pro Sesto
Sassuolo
Ternana
Venezia

l'uomo che cadde sulla terra


Mi è piaciuta l'intervista a Ziggy Marley sul Manifesto di sabato. Secca e diretta. Da quando l'ho letta lo rispetto un po' di più.


Fondamentali, per me, due passaggi.


Il primo, sulla violenza soprattutto in Giamaica. Credo che coloro che sparano in Giamaica, come altrove, sono persone cattive e basta.


Il secondo su suo padre. Senza tirarsela troppo dice quando è morto avevo soltanto 13 anni e poi siamo stati allevati molto da nostra zia, ma credo di aver ereditato da lui la sua apertura mentale, mentre da mia madre la diplomazia. Per il resto credo di conoscere mio padre molto più dalla sua produzione musicale...

20070722

parcheggi

Piccola riflessione scaturita da una colazione al bar.
Questa mattina, di buon ora, diciamo le 8,40, inforco la bici per andare al mare. Sulla strada di casa mia, prima mi fermo a comprare i giornali (Repubblica, Manifesto, Corriere dello Sport edizione toscana), poi al bar a fare colazione. Mentre mi avvicino al bar, una macchina parcheggia dove già ce ne sono altre tre (lato destro della strada; per farvi capire: in pratica, occupando tutta la carreggiata di marcia nord-sud, ne rimarrà mezzo metro. E' importante notare che dall'altro lato c'è un parcheggio a pettine). Il conducente apre lo sportello mentre con la bici gli passo accanto; lo guardo, lui mi guarda, poi guarda la macchina quasi soddisfatto del parcheggio. Si vede chiaramente che sono villeggianti. Appoggio la bici ad un paletto sul marciapiede (nota bene: sono stati messi per evitare che le macchine fossero parcheggiate sul marciapiede stesso), entro, c'è un gran casino, attendo il mio turno, mi faccio servire due cornetti e alla ragazza che me li dà dico "fuori c'è il campionato mondiale di parcheggio". Scoppia a ridere, capendo cosa voglio dire.

Ora, il problema è che è inutile prendersela con i villeggianti. Ma, per capire meglio, è necessario dire che la strada della quale stiamo parlando è in pratica l'asse principale di attraversamento del mio paese (e stiamo parlando impropriamente di paese, sono io che sono abituato così, d'inverno fa 18mila abitanti, d'estate chiaramente molti di più); ostruendo una carreggiata intera di un'arteria così importante è un po' come se si bloccassero i viali di circonvallazione a Firenze, o a Milano, o la Colombo a Roma. Se passa un camion della nettezza urbana, siamo pronti.

Dicevo, è inutile prendersela con loro, anche se dovrebbero comportarsi meglio, essendo nella maggior parte dei casi allenati ai caos di città. E' inutile perchè anche d'inverno, anche la mattina alle 7, quei posti e questa strada, a quell'altezza, è sempre ostruita per metà, perchè ci sono i furgoncini delle ditte parcheggiati alla stessa identica maniera. E, udite udite, quando la pattuglia dei Carabinieri si ferma per la colazione, parcheggia alla stessa maniera.
D'inverno, l'aggravante per i locali, è che il parcheggio a pettine dall'altro lato della strada è vuoto, e il parcheggio enorme di una piazza a 15 metri lineari è vuoto per metà.

Allora, se quando andiamo all'estero ci additano come maleducati, non hanno tutti i torti. E aggiungo: siccome spesso la mattina verso le 6,40, una ragazza di chiare origini francesi (si capisce da come parla) non solo lascia l'auto davanti all'ingresso del bar, ma la lascia anche in moto, hai voglia a ratificare l'accordo di Kyoto: siamo inesorabilmente destinati all'Apocalisse per mano di Madre Natura.
E ce la meritiamo, la catastrofe.

giulietta e romeo


Flavio Tosi, leghista, è da qualche tempo il nuovo sindaco di Verona. Si è già distinto per parole e fatti forti, da vera destra. Ieri, Il Manifesto (e, pare, nessun altro giornale), ha dato questa notizia che ha dell'incredibile: Andrea Miglioranzi e Lucia Cametti entrano in rappresentanza del Comune, nell'assemblea dei soci dell'Istituto per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea.

Che c'è di strano? C'è che, come leggerete meglio nell'articolo del Manifesto (ripreso oggi da Michele Serra su Repubblica, dove inizia la sua "Amaca" dicendo proprio "veniamo a sapere dal Manifesto di ieri che..."), Miglioranzi è un esponente importante del Veneto Fronte Skinhead, membro della band nazirock Gesta Bellica (leggerete di cosa trattavano i temi delle loro canzoni), eletto per la Fiamma Tricolore; mentre Cametti fa parte di Alleanza Nazionale.


Ne vedremo delle belle. Amici di Verona, vigilate.


Qui l'articolo sul Manifesto di ieri. Domani vi linkerò quello apparso sul giornale di oggi.

pop


Cominciamo con un post frivolo. Una delle canzoni candidate a "tormentone dell'estate" (uno dei classici servizi da tg luglio-agostani, quando ormai uno tipo il massone di Guzzanti ha fatto tagliare tutte le notizie importanti), è chiaramente Umbrella della simpatica (non la conosco personalmente, ma vorrei; non la conosco, ma già mi piace) poco più che ventenne Rhianna, autrice di un anonimo r'n'b black-style da classifica, col solo valore aggiunto di essere una bellissima ragazza con una voce passabile.


Ora, il disco nel quale è contenuta si chiama Good Girl Gone Bad, si pone nell'ottica rampante del sessismo al rovescio (donne molto piacenti che si dimenano a livello di film porno, soprattutto nei video, che ostentano la loro sessualità ai quattro venti), e, diciamolo francamente, fa assolutamente cagare. Ma la canzone, posta giustamente in apertura, è incalzante, ha un incedere quasi rock, un tappeto tastieristico nel bridge quasi prog, e sfocia in un ritornello del quale ci si accorge appena, ma che ti avvince. Ha qualche calo, ma si riprende subito reiterando il ritornello, e il gioco è fatto.


Chi c'è dietro? Presto detto: un tipo corpulento dal nome d'arte di Jay Z, una specie di Re Mida del nu r'n'b (se mi passate la terminologia un po' azzardata), noto anche per essere il fidanzato sempre negato di Beyoncé Knowles (e qui tutti i maschietti dovrebbero esibirsi in un inchino). Fra le cose nelle quali ha dato una mano alla sua fidanzatina, vi ricordo un pezzo dal titolo Crazy In Love; tralasciando il video, che poteva facilmente portare ad un infarto i deboli di cuore, e stiamo parlando di maschi, quel pezzo lì spacca, e spacca ancora oggi a distanza di qualche anno.


Certo, è pop, più che r'n'b, ma è pop d'autore, bisogna riconoscerlo. Credo che la stessa cosa che avviene oggi quando ti capita di sentire Crazy In Love alla radio, accadrà con Umbrella tra un po'. Perchè anche questo tipo di musica andrebbe valutato dopo un po'.


Voglio dire, provate oggi ad ascoltare un qualsiasi pezzo di Bad Girls di Donna Summer (triplo inchino), a distanza di, credo, quasi 30 anni. Che ne so, Hot Stuff, Bad Girls stessa, oppure l'indimenticabile Our Love. E' roba leggera, ma è roba buona. E dietro c'era uno che si chiamava Giorgio Moroder.


Jay, ti ho fatto un gran complimento. Come diceva Rutelli/Guzzanti a Berlusconi ne l'Ottavo Nano, ricordate degli amici!!!