No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20190103

Angelo della Morte

Slayer + Lamb of God + Anthrax + Obituary, Mediolanum Forum MI, 20 novembre 2018

Eccoci qua, per quello che dovrebbe essere (condizionale sempre d'obbligo, ormai i musicisti sono più bugiardi dei politici) l'ultimo tour dei seminali Slayer, o meglio, quel che ne rimane. Esattamente a distanza di una settimana, sono di nuovo dentro il Forum di Assago, e c'è da dire che stavolta è davvero pieno, anche se di 50enni. Mi incontro con degli amici, e, non troppo sorprendentemente, con uno dei loro figli, prima che le band, ben quattro stasera, diano inizio alle "ostilità", in perfetto orario. 
Ecco per primi gli Obituary da Tampa, Florida, band anch'essa seminale, visti live in un concerto indimenticabile ben 27 anni fa (quando mi rendo conto di quanto tempo è passato non me ne capacito) alla FLOG di Firenze: professionali, decisi, dritti al punto, scaletta di 7 pezzi dei quali 6 dai primi tre album. Chapeau.
Dopo di loro, un'altra band che ha segnato la mia giovinezza musicale: i newyorkesi Anthrax, con una formazione che vede 4/5 di quella di Spreading the Disease. La scaletta, anche per loro, è a dir poco sorprendente. Entrano sul palco sulle note di The Number of the Beast degli Iron Maiden, nessun pezzo dall'ultimo For All Kings, ben due cover, seppure ormai parte integrante del loro repertorio: Got the Time di Joe Jackson (era in Persistence of Time, del 1990, nella loro versione), e Antisocial dei Trust (State of Euphoria, 1988), e superclassici quali Caught in a Mosh, Efilnikufesin (N.F.L.), Indians, Be All, End All, un solo pezzo da Worship Music (2011), Fight 'Em 'Til You Can't. Belladonna in splendida forma vocale, Benante idem dietro i tamburi, Bello a scorrazzare lungo il palco e Ian a fomentare la folla. Compitino fatto apposta per gli anziani, ma davvero un piacere esserci.
Arriva il tempo dei Lamb of God. Palco molto bello, nero e argentato metallico, curioso che inizino con Omerta qui in Italia, durante la scaletta dedicano 512 agli amici Lacuna Coil. Naturalmente, visto il pubblico, sono quelli che probabilmente sono piaciuti meno in generale, personalmente devo ammettere che la loro esibizione risulta meno eccitante (anche perché dopo gli Anthrax, i LOG, a parte Randy Blythe, sono piuttosto fermi), ma non per questo meno interessante. Il drumming di Chris è da applausi a scena aperta, i due chitarristi fanno un gran lavoro, la band è molto coesa ed il suono che esce richiama moltissimo i Pantera.
Eccoci al piatto forte della serata. La scaletta è stereotipata, per questo Final World Tour (da quello che sembra, anche il saluto finale, in lingua del Paese ospitante, da parte di Tom Araya, "mi mancherete"), quindi dopo averne avuto la certezza (primi pezzi identici alle altre date), mi ritaglio una decina di minuti anche per andare al bagno e a mangiare un panino freddo. Ma c'è da dire che, sempre la scaletta, è impeccabile. Equilibrata e distribuita lungo i circa 35 anni di carriera, ci regala delle chicche: Mandatory Suicide, War Ensemble, Post Mortem, Black Magic, Seasons in the Abyss, Hell Awaits, e un encore da paura vera. South of Heaven, Raining Blood, Chemical Warfare, e la conclusione con Angel of Death, durante la quale lo sfondo cambia e diviene una sorta di parodia del marchio Heineken, dove invece campeggia la scritta Hanneman Angel of Death Still Reigning. Palco pirotecnico nel vero senso della parola (le esplosioni e i lanciafiamme si sprecano), ma, supportati da Paul Bostaph alla batteria (ad essere davvero pignoli, la differenza rispetto a Dave Lombardo si sente, ma a dirlo si rischia di risultare snob) e da Gary Holt alla chitarra, Tom e Kerry suonano ancora come la band più cattiva del panorama metal, e non danno l'impressione di essere la caricatura di se stessi. L'applauso finale, a luci ormai accese, e il ritorno per il saluto di Araya, mi fa capire che è stato giusto esserci.



After Obituary, Anthrax and Lamb of God, here we are at the main course of the evening. The set list is stereotypical, for this Final World Tour (from what seems, even the final greeting, in the language of the host country, by Tom Araya, "I will miss you"), then after having had the certainty (first songs identical to the other dates), I take about ten minutes to go to the bathroom and eat a cold sandwich. But it must be said that, always about the set list, is impeccable. Balanced and distributed over the 35 years of their career, they gives us some goodies: Mandatory Suicide, War Ensemble, Post Mortem, Black Magic, Seasons in the Abyss, Hell Awaits, and a true fearful encore. South of Heaven, Raining Blood, Chemical Warfare, and the conclusion with Angel of Death, during which the background changes and becomes a sort of parody of the Heineken brand, where instead stands the phrase: Hanneman Angel of Death Still Reigning. Pyrotechnic stage in the true sense of the word (explosions and flamethrowers are wherever), but, supported by Paul Bostaph on the drums (to be really fussy, the difference compared to Dave Lombardo is heard, but saying this you risk to be taken as a snob) and Gary Holt on guitar, Tom and Kerry King still sound like the most bad ass band in the metal scene, and they do not give the impression of being the caricature of themselves. The final applause, with lights on, and the return of Araya's greeting, makes me understand that it was right to be there.

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