No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20221109

Il taglio

The Cut - Di Fatih Akin (2014)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)


Nazareth è un fabbro, nella città di Mardin, dove vive con la sua famiglia. Sebbene Nazareth tema i possibili effetti della prima guerra mondiale e stia considerando la possibilità che minoranze non musulmane dell'Impero Ottomano vengano arruolate per combattere nell'esercito, la sua famiglia e i suoi amici cercano di essere ottimisti, sebbene abbiano sentito storie di uomini scomparsi da diversi villaggi. Una notte, i soldati ottomani bussano alla sua porta e lo portano a lavorare per l'esercito alla costruzione di strade, nel mezzo di una zona disabitata. Mentre lavora lì e con il passare del tempo, lui e i suoi amici iniziano a notare diversi gruppi di passanti armeni, agli arresti. Assistono a uno stupro. Ad un certo punto, un ufficiale ottomano arriva al loro accampamento e chiede loro se accettano di convertirsi all'Islam. Alcuni lo fanno e altri no. L'ufficiale e i suoi compagni prendono i convertiti e se ne vanno. Alcuni soldati e detenuti, reclutati esclusivamente per uccidere gli armeni, arrivano il giorno successivo per uccidere gli altri. Il condannato responsabile di tagliare la gola a Nazareth non riesce ad andare fino in fondo e gli infligge solo un piccolo taglio alla gola, che basta a far svenire Nazareth, che sopravvive così al massacro. Tuttavia, pur salvandogli la vita, il taglio lo ha anche reso muto. Questo "taglio" (il titolo originale, modificato in Italia con Il padre) non solo simboleggia il mutismo di Nazareth, ma anche l'essere tagliato fuori dalla sua vita e dalla sua famiglia e il silenzio della società armena sul genocidio dell'epoca.

Intrigante come qualsiasi altro film sopra personaggi apolidi costretti a scappare per il mondo, sorprendentemente "normale" per essere un film di Akin, sorretto meravigliosamente sulle spalle possenti di Tahar Rahim (un attore che ha la sola "colpa" di non essere statunitense, altrimenti avrebbe già vinto almeno un Oscar), questo film sul genocidio armeno per mano turca, scritto e diretto da un regista tedesco ma di chiare origini turche, ha il pregio e il coraggio di mostrare la storia. Indebolito da qualche stereotipo, rimane comunque un buon film storico.

Intriguing like any other film about stateless characters forced to flee the world, surprisingly "normal" for an Akin film, supported wonderfully on the mighty shoulders of Tahar Rahim (an actor who has the only "fault" of not being American, otherwise would have already won at least one Oscar), this film on the Armenian genocide at the hands of Turkey, written and directed by a German director of clear Turkish origins, has the merit and the courage to show history. Weakened by some stereotype, it still remains a good historical film.

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