No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120113

Madrid - gennaio 2012 - 2


Eccomi qua, atterrato da qualche ora. Sono stati 5 giorni densi, anche se vissuti da solo-soletto. Sono arrivato a Madrid Barajas lunedì verso le 13,00, e con dei comodi cambi di metro in una mezz'ora sono riuscito in superficie alla fermata Banco de Espana, quella che mi pareva più vicina all'albergo che avevo prenotato, in Calle Lope de Vega. Neppure 10 minuti a piedi, ed eccomi installato in albergo. Subito fuori per pranzare, scelgo La Cocina de Neptuno in Calle de Cervantes, e dopo un giro a piedi un po' alla cazzo, fino ad arrivare assolutamente per caso alla Puerta del Sol, un luogo dove ormai non so più quanti anni fa avevamo passato, io ed alcuni amici, la mezzanotte dell'ultimo dell'anno. Manco a farlo apposta, assolutamente per caso, mi imbatto nel Cine Ideal, in Calle del Doctor Cortezo. Mi studio il cartellone (nove sale) e gli orari. Prendo un caffé alla caffetteria vicina (non ricordo il nome), situata sull'angolo di detta via con Plaza Jacinto Benavente, fumo una sigaretta e diamo il via agli spettacoli. Prima Thinker Tailor Soldier Spy (in Italia è uscito oggi con il titolo La Talpa, speravo di darvi un'anteprima; in Spagna hanno scelto il titolo - rischioso, perché identico al delirio di Jodorowsky - El Topo), poi a ruota The Iron Lady, che qui uscirà il 27 gennaio. Già soddisfatto, torno verso l'albergo e mi mangio un pezzo di pizza in una delle due, mi pare, pizzerie al taglio che ci sono in Calle de las Huertas. Un po' di zapping tra i canali spagnoli, ci sono le partite di Copa del Rey, mi son simpatici quelli di Marca TV quando fanno le dirette senza immagini, con le sintesi immediate delle partite appena terminate.
Martedì ho l'ingresso alle 9,00 al Museo del Prado. Faccio una colazione solitaria all'hotel, che non l'avevo detto ma è il Lope de Vega, e scopro che non è compresa (la prenotazione non era chiarissima, o io ero un po' distratto), e arrivo con abbondante anticipo all'ingresso Puerta de los Jeronimos; non l'avevo detto, ma il giorno prima avevo avuto il tempo perfino di andare a vedere da dove dovevo entrare, e a chiedere se con la prenotazione via internet avrei dovuto cambiare il voucher con il biglietto o potevo entrare direttamente con la stampata (si entra direttamente con la stampata, troppo avanti). Attendo un po', e il bello è che ci sono due file separate per i gruppi e per gli ingressi individuali. Parto con la temporanea dell'Hermitage, non prima di aver ritirato l'audioguida. Interessante pure questo. Per farvela breve, dopo sono passato al Prado vero e proprio, ed è stato travolgente. Anche faticoso, sia chiaro, per uno come me che ha problemi di mal di schiena. Mi sono fermato spesso a riposare, a metà mattinata mi sono preso un caffé, ho pranzato al ristorante del museo, molto chic per essere un self service ma con prezzi più che abbordabili, e insomma, verso le 19,00 pensavo di aver visto tutte le sale. Visto che avevo un ingresso prenotato anche per il giorno seguente, ci ho dato un taglio, e sono andato a cena solo dopo aver fatto un riposino in camera, ero veramente distrutto. Ho mangiato giusto dietro l'angolo, alla Cafeteria Prado, ma pigramente ho mangiato una pizza (si, avevo mangiato pizza pure la sera prima ma sapete com'è, per me è una droga, ricordate che nel 2006 in Colombia mi nutrivo soprattutto di pizza), sbagliando, perché ho sentito persone mentre camminavo, che dicevano che lì si mangia bene, prima di entrare. Vabè, era giusto per non svegliarsi di notte coi crampi allo stomaco. Mercoledì ingresso alle 9,30 sempre al Prado, dopo colazione allo Starbucks di fronte alla maestosa Fuente de Neptuno, e oltre al ripasso generale (godersi Il giardino delle delizie di Bosch da solo nella sala non è cosa da tutti i giorni) mi sono accorto che avevo saltato alcune sale; sono salito al chiostro, ed ho "assaggiato" la zona riposo (ebbene si, c'è pure quella). Naturalmente, oltre ai lavori di Bosch, probabilmente il mio preferito (Il giardino delle delizie, ma anche I Sette Peccati Capitali e i Quattro Novissimi, una tavola che sembra un gioco dell'oca, Il carro di fieno - una delle due copie- , l'Adorazione dei Magi, L'estrazione della pietra della follia e le Tentazioni di Sant'Antonio - il "singolo", non il trittico - ), i grandi Goya (2 maggio 1808 e 3 maggio 1808, ma soprattutto tutte le tele del periodo de Las Pinturas Negras, l'inquietante Saturno, il bellissimo per me Il sabba delle streghe), il famosissimo Las Meninas di Velazquez, Il Trionfo della morte di Peter Bruegel il Vecchio, ma insomma, ci sarebbe da stendere un elenco lunghissimo, e non è il caso. Mi sono regalato un poster (naturalmente, de Il giardino delle delizie), e siccome era presto, sono passato a metterlo in camera, ho chiesto una mappa e indicazioni sul Reina Sofia. Siccome anche quello era vicinissimo, ho mangiato velocemente a un Burger King sul Paseo del Prado, e alle 13,00 ero già dentro. Enorme, modernissimo, organizzatissimo, centrato sul novecento (arte moderna e contemporanea), vi cito solo gli highlights: il Guernica di Picasso, la proiezione continua di Un chien andalou di Bunuel, ma pure di Nuit et brouillard di Resnais. Dicendo così dimentico un sacco di altre cose, ma che ci vogliamo fare. Mi ha colpito pure una temporanea a proposito dell'architetto Emilio Ambasz, che non avevo mai sentito nominare ma che invece ha realizzato diversi progetti in Italia, e che risiede anche nel nostro paese. Sono uscito alle 20,00, ed ero talmente stanco ed avevo talmente fame che non ce l'ho fatta ad aspettare che aprisse un ristorantino italiano esattamente di fronte al museo (apre alle 20,30), e quindi ho dato un'occhiata in giro ma ho ceduto per la seconda volta in un giorno: McDonald's all'angolo, e a letto prestissimo, distrutto ancora una volta.
Ieri, giovedì, solita colazione al solito Starbucks, e alle 10,00 ingresso al Thyssen-Bornemisza, inclusa la temporanea Arquitecturas Pintadas, con molti italiani e molte vedute italiane. Una collezione meno imponente delle altre due, ma non meno importante. Tra i "moderni", di tutto: Modigliani, Rothko, Magritte, Chagall, Gauguin, Monet, Hopper, Kandinskij, Toulouse-Lautrec, Picasso, Balthus, Dalì, Bacon, Cézanne, Klee, ma c'erano delle robe notevoli anche dal 1200 in poi, Tintoretto, Canaletto, El Greco, Carracci, Ghirlandaio, Rembrandt, Van Dyck. E chissà cosa mi dimentico. Verso le 13,30 ero pronto, quindi ho mangiato qualcosa al ristorante del museo, forse un pochino più caro di quello del Prado, ma va bene lo stesso, e addirittura un riposino in albergo. Dopo di che, sono tornato al Cine Ideal per un'altra doppietta. In realtà, ero partito per vedere solo un film, ma arrivato lì avevo sbagliato orario, e quindi ho ingannato il tempo recuperando Pina di Wenders, e devo dire che ho fatto bene a recuperarlo, e a ruota un'altra anticipazione, We Bought a Zoo di Cameron Crowe, che in Italia pare uscirà il 16 marzo. Ve ne parlerò. Uscito dal cine mi sono infilato subito nel café-ristorante dove avevo preso il caffè lunedì, questa volta per mangiare qualcosa e per concedermi, per la prima volta questa settimana, un bicchiere di vino (spagnolo, of course), e via a dormire.
Questa mattina check out, Starbucks, passeggiata all'alba (in Spagna alle 8,00 di questi tempi è ancora buio, ed il sole tramonta dopo le 18,00) fino alla Gran Via, e giù nella metro per l'aeroporto. A breve, recensioni dei film visti.

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