Albert Nobbs - di Rodrigo García (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: tristezza dé
Giudizio vernacolare: tristezza dé
Dublino, Irlanda, diciannovesimo secolo. Albert Nobbs è uno dei camerieri/maggiordomi di un piccolo ma elegante albergo della città, diretto con mano ferma dall'inflessibile Mrs. Baker. Nobbs è un taciturno, impeccabile lavoratore, sempre serio, il resto della servitù (è il caso di usare questa definizione) vede in lui un punto fermo, così come la signorina Baker. Nobbs, che conosce a memoria ogni preferenza, ogni abitudine dei clienti regolari, riceve una buona quantità di mance; ogni sera alza un asse del pavimento della sua camera, e su un quadernino fa i conti. Il suo sogno è comprare un edificio in disuso, ha già eletto quale, riadattarlo ed aprire una tabaccheria. C'è un piccolo particolare: Albert Nobbs non è un uomo, bensì una donna, che ogni mattina si stringe il petto in una strettissima fasciatura, si veste da uomo, e comincia a lavorare. Non si ricorda nemmeno più da quanto finge. Non ha quasi più emozioni, solo l'obiettivo della tabaccheria.
Un giorno, per alcuni lavoretti di tinteggiatura da svolgere in albergo, arriva il signor Hubert Page, e, visto che abita lontano ed il lavoro non è brevissimo, la signorina Baker lo fa rimanere per la notte. A corto di stanze per il personale, lo destina a dividere il letto con Nobbs. Nobbs non sa cosa fare, decide di dormire vestito, ma una pulce svela il suo segreto. Page condiscendente, promette di non rivelare niente. Nei giorni seguenti, Nobbs continua a coprire di attenzioni Page, per essere certo che non parlerà. Page gli rivela un segreto grande come quello di Nobbs, per convincerlo che non lo metterà in difficoltà. Nasce una specie di amicizia, e la situazione di Page, unita al differente approccio alla vita dei due, convince Nobbs a tentare di corteggiare la giovane Helen, una delle cameriere, che però ha già una relazione con l'altrettanto giovane e aitante Joe, tuttofare dello stesso albergo.
Intrigante storia tratta dal racconto breve The Singular Life of Albert Nobbs dello scrittore irlandese George Moore, il film è stato fortemente voluto dalla protagonista Glenn Close. L'attrice statunitense infatti, aveva infatti interpretato il ruolo di Nobbs in teatro nel 1982, e da allora ha tentato per anni di realizzarne un film; una decina d'anni fa il progetto sembrava essere in partenza, con la regia di István Szabó, ma mancarono i finanziamenti. Nel dicembre del 2010 sono poi partite le riprese, sotto la direzione di Rodrigo García, che, come ricordato più volte, è il figlio dello scrittore García Márquez, e che ha già diretto la Close in due film che personalmente ho apprezzato molto, Nove vite da donna e Le cose che so di lei (più il secondo del primo). Glenn Close è qui produttrice, protagonista e perfino sceneggiatrice (insieme a John Banville e Gabriella Prekop). C'è da dire che nonostante la complessità della storia, la mano di García infonde un'impronta piuttosto asettica al tutto, e purtroppo il tenore del film rimane, un po' come l'umanità e soprattutto la femminilità di Nobbs, freddo. I sentimenti di Nobbs, nascosti per decenni sotto abiti e movenze maschili, non riescono a riaffiorare, neppure stimolati in diversi contesti; la mano del regista fa la stessa cosa con l'atmosfera del film, e perfino con la direzione del cast, dove forse per la prima volta appare una Mia Wasikowska (Helen) sottotono. C'è pure Aaron Johnson (Kick-Ass, Nowhere Boy), Brendan Gleeson (Dottor Holloran), Jonathan Rhys Meyers (visconte Yarrell). Brave Janet McTeer (Hubert Page) e Bronagh Gallagher (Cathleen), bravo Mark Williams (Sean). Tipico caso di nepotismo: nel cast c'è anche Annie Starke (Aileen): è la figlia di Glenn Close. La prova della Close è ottima, ma come il resto del film appare eccessivamente controllata; di certo, una parte fatta apposta per un Oscar.
Sono del parere che una storia del genere avrebbe potuto emozionare di più.
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