No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120203

The Girl with the Dragon Tattoo


Millennium - Uomini che odiano le donne - di David Fincher (2012)

Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: si e lo so che lo di'o spesso maddé...ma un s'era già visto?

Svezia. Il giornalista investigativo Mikael Blomkvist, dopo essere stato citato in giudizio dal potente imprenditore Hans-Erik Wennerstrom, sul quale aveva pubblicato un duro e accusativo reportage che lo accostava alla malavita, perde il processo. Millennium, il giornale che possiede inseme all'amante Erika Berger, sta affondando, e lui non ha più un soldo. Il rapporto con la moglie e con la figlia è deteriorato, la sua reputazione è andata. Ma, nel frattempo, Dirch Frode, il legale del ricco Henrik Vanger, ha commissionato un'approfondita indagine privata dalla Milton Security, e vuole conoscere la persona che ha curato questa indagine: Lisbeth Salander, una giovane orfana, con un passato turbolento e doloroso, immagine punk, piena di piercing, vestita perennemente di nero. Accertato che Blomkvist è onesto, pulito e trasparente, Vanger lo convoca proponendogli un'offerta che non può rifiutare. Una paga che gli permetterà di rialzarsi in piedi, per scoprire qualcosa di più sul mistero dei Vanger, potente famiglia industriale svedese, e sulla nipote prediletta da Henrik, Harriet, scomparsa 40 anni prima, senza lasciare traccia. Henrik è convinto che sia stata uccisa, ma c'è un particolare inquietante: Harriet era solita regalare allo zio un fiore essiccato, ogni anno in occasione del suo compleanno, e nonostante la sua scomparsa, Henrik, ogni anno, continua a ricevere un fiore essiccato.

Remake praticamente instant (a poco più di due anni di distanza), dell'ottimo Män som hatar kvinnor (in Italia uscito come Uomini che odiano le donne), del danese Niels Arden Oplev, tratto a sua volta dal primo capitolo della trilogia Millennium, Uomini che odiano le donne, dello svedese Stieg Larsson, libri che hanno riscosso un successo enorme e planetario, e che forse per questo, col mio solito comportamento da snob, inconscio e ingiustificato, io non ho letto. Rifacimento in inglese, che però conserva l'ambientazione svedese, usando un cast importante (Daniel "Bond" Craig è Blomkvist, Christopher Plummer è Henrik Vanger, Stellan Skarsgard è Martin Vanger, Robin Wright è Erika Berger, Joely Richardson è Anita Vanger), e un volto nuovo, da lanciare, quella Rooney Mara che in The Social Network era la Erica Albright che "scatena" l'accadimento (la ragazza che rompe con Mark Zuckerberg proprio sui titoli di testa), che se la cava discretamente, nei panni di quella Lisbeth Salander che molti fan aspettavano, visto che l'attrice che ha interpretato questo ruolo nei tre film svedesi della trilogia è diventata una celebrità pure negli USA (e le era stato proposto il ruolo anche in questo film). Se la cava bene, visto che è stata nominata per un Oscar, ma vi dirò che non mi trovo d'accordo con la nomination, che però era di facile previsione, visto che è il personaggio in sé che solletica l'interesse lasciatemi definire morboso, del pubblico, e che non vedo la necessità di rifare un film con parametri del genere (come detto, rifacimento in inglese ma ambientato ugualmente in Svezia, e che si distanzia pochissimo - sicuramente in peggio - dall'originale). Come al solito, questo fatto farà si che chi ha visto l'originale, rimanga un po' deluso, e chi non l'ha visto, se non ha problemi di tempo o di mente, andrà a vedersi l'originale. Ovviamente il film è ben recitato e ben diretto, ma non esaltante, se non per la storia, costruita benissimo, e di certo non dovuta al regista o allo sceneggiatore. Naturalmente, non è che Fincher sia improvvisamente diventato un brocco: al contrario. Guardatevi i titoli di testa, con la cover di Immigrant Song (Led Zeppelin) suonata da Trent Reznor (Nine Inch Nails) e cantata da Karen O (yeah Yeah Yeahs), probabilmente la parte migliore del film. Reznor cura la colonna sonora insieme all'altro fedelissimo di Fincher, Atticus Ross (minimale, sottotraccia ma perennemente presente).

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