Pina - di Wim Wenders (2011)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: perzonaggione
Philippine Bausch detta Pina, è stata una delle coreografe mondiali di maggior fama. Visionaria e innovativa, tenace e quasi zen, sostenitrice del Tanztheater, è stata amata, rispettata, seguita, ed è morta di cancro nel 2009, a 68 anni. Il connazionale Wim Wenders, di lei amico da dopo aver assistito al suo Café Muller nel 1985, rifletteva da anni insieme alla coreografa sulla possibilità di fare un film insieme. Wenders, con l'avvento e la messa a punto del 3D, ha capito che era la tecnologia giusta per far conoscere, anche a chi lo ignorava, il lavoro di Pina.
Dopo molti anni di lavori tutto sommato mediocri, Wenders ha avuto davvero una buona idea, e l'ha realizzata ottimamente. Sono uno di quelli che conosceva Pina Bausch solo di nome e di fama, e sono andato a vedere questo film solo per riempire due ore: a volte le sorprese che escono da casualità come queste, sono le migliori.
Wenders fa parlare praticamente tutti i componenti della compagnia di Pina, senza fretta, un po' alla volta, sul loro rapporto personale con la grande coreografa, sui suoi lavori, su come riuscisse a tirare fuori da loro il meglio, come riuscisse ad estirpare da loro le paure. Alterna le interviste (che in realtà sono più dei monologhi, su primi piani muti, dei ballerini) con estratti dei lavori della Bausch, mettendo in scena con scenografie sontuose, anche in esterno, e sfruttando in pieno la potenza del 3D. Un lavoro di grande impatto, che si è guadagnato la nomination all'Oscar nella categoria documentari.
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