No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120205

cavallo da guerra


War Horse - di Steven Spielberg (2012)

Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: un'antra favolona

Siamo nel 1914 nel Devon, nel Regno Unito. Il giovane Albert Narracott, figlio di contadini, assiste alla nascita di uno splendido cavallo. Poco tempo dopo, il padre Ted, spesso ubriaco ma mai cattivo, seppur costantemente ripreso dalla moglie Rose, vede lo stesso cavallo ad un'asta, e lo compra per una cifra che difficilmente potrà permettersi, sfidando Lyons, il proprietario terriero al quale deve già una somma considerevole. Albert è al settimo cielo, e promette al padre e alla madre che si prenderà cura del cavallo, che decide di chiamare Joey, e gli insegnerà a lavorare. Il primo, e non piccolo, problema, è proprio che Joey non è un cavallo da tiro, da lavoro, è una bestia nobile, da corsa: il suo posto dovrebbe essere negli ippodromi, tutt'al più. Lyons bracca la famiglia Narracott, fregandosi le mani, ma soprattutto Albert, spinto dal "tifo" di tutti i contadini vicini, riesce a far arare tutta la terra a loro disposizione da Joey. Le sfortune, si sa, non vengono mai da sole, e una tremenda pioggia distrugge l'intero raccolto. Ted, sull'orlo della bancarotta, è costretto a fare qualcosa, ma non la vuole dare vinta a Lyons. Ecco che, siccome il Regno Unito è appena entrato in guerra, vende Joey ad un Capitano della cavalleria dell'esercito, Nicholls, un uomo riservato, gentile, coraggioso e sensibile, che, toccato dall'attaccamento che Albert, saputo della vendita, dimostra cercando di impedire la vendita; Nicholls promette a Joey che lo tratterà bene e si prenderà cura di lui, accettando uno stendardo che Albert ha trovato tra le cose di suo padre, un ricordo della guerra boera, durante la quale Ted ha combattuto, è rimasto invalido (zoppica vistosamente), ma della quale non ha mai voluto parlare al figlio. Joey, dunque, diventa adesso un cavallo da guerra, ma nonostante la promessa di Nicholls, finisce, in terra francese, nelle mani dei tedeschi. Qui, prima trova un "amico", il cavallo Topthorn, del Maggiore Stewart, anche lui catturato dai tedeschi, e poi riesce ad entrare nelle simpatie di una coppia di giovanissimi fratelli, Gunther e Michael, arruolatisi nell'esercito teutonico, che disertano portando con loro la coppia di cavalli. I due fratelli vengono scovati e fucilati, ma i cavalli, rimanendo nascosti, non vengono requisiti dai tedeschi. Vengono invece trovati dalla giovane Emilie, orfana di entrambe i genitori, che vive e lavora nella fattoria del nonno, insieme a lui. Emilie si prende cura dei due cavalli, che rinomina François (Joey) e Claude (Topthorn), ma la sua frenesia di cavalcare Joey riporta i cavalli nelle mani dei tedeschi, che li utilizzano come cavalli da tiro per trasportare l'artiglieria. Nel frattempo, mentre si avvicinano gli scontri finali degli ultimi mesi del 1918, Albert si è arruolato, assieme a molti giovani del suo villaggio, e si sta distinguendo per coraggio e generosità.

Proseguo imperterrito nell'esaminare, non senza difficoltà oggettive, dato che molti dei film non sono ancora distribuiti in Italia, i lavori nominati per gli Oscar dell'Academy, almeno nelle categorie meno tecniche e quindi più rilevanti (anche se in questo caso War Horse è stato nominato più per categorie tecniche: scenografia, fotografia, colonna sonora originale, sound editing e sound mixing, oltre che miglior film) per il grande pubblico. E' lecito aspettarsi grande cinema da Spielberg, stesso discorso fatto qualche giorno fa per Hugo e per Scorsese, e Spielberg è sempre lieto di rispondere presente (anche se qualche film, negli ultimi dieci anni, mi ha un po' deluso, penso a La guerra dei mondi o a A.I. Intelligenza Artificiale) alla sua maniera. Se nel caso di Scorsese siamo di fronte ad una grande favola, che gli serve per fare un film sul cinema e sulla sua storia (e su tutte le sue fascinazioni), nel caso di Spielberg ci troviamo davanti ad un film che, in un certo qual modo, riassume due dei temi a lui cari: la guerra e la favola emozionante ed educativa (un binomio che si porta dietro temi e valori quali l'eroismo, la dignità, l'onore, il coraggio, l'altruismo). Tratto dall'omonimo romanzo per ragazzi War Horse, dell'autore inglese Michael Morpurgo (curiosità dai trivia di imdb.com: appare in un cameo, nella scena della prima asta di cavalli, accanto da David Thewlis), che dal 2007 è stato adattato per il teatro da Nick Stafford, e nel 2008 anche per la radio inglese (il grande Timothy Spall prestava la voce a Joey), scritto per il cinema da Lee Hall (Billy Elliot) e Richard Curtis (I Love Radio Rock, del quale è stato anche regista), Spielberg trasforma War Horse in un film dal respiro epico, con reminescenze western trasposte nella verde Inghilterra o, alternativamente, nelle trincee francesi, dove il vero protagonista è davvero lo splendido (in realtà ben 14 cavalli si sono alternati nella parte di Joey) cavallo, con un ricchissimo cast, prevalentemente inglese, che gli gira intorno con ottime interpretazioni. Dopo aver sviscerato in ogni modo possibile la seconda guerra mondiale (Schindler's List, Salvate il soldato Ryan, Band of Brothers, The Pacific), "affronta" la prima da un punto di vista particolare, appunto quello di un cavallo, che, alla fine, così come gli esseri umani soffre per la follia (tutta umana) della guerra. La storia è ovviamente piena di avvenimenti e snodi forzati ed esageratamente commoventi, ma necessari allo scopo: è sempre cinema, è sempre una favola, e nessuno può mettere in dubbio la valenza del messaggio positivo che Spielberg vuole lanciare con questo film. Fa un po' strano, guardandolo in lingua originale, sentire inglesi, francesi, tedeschi, parlare tutti inglese (e spesso, tra i tedeschi, senza neppure un tentativo di accento diversificato), ma qui dovremmo aprire un discorso troppo ampio (oppure fare tutti come Mel Gibson - o tornare al cinema muto, e qui Hazanavicius insegna -), ma fa piacere vedere ancora sullo schermo talenti quali quelli di Peter Mullan (Ted Narracott), Emily Watson (Rose Narracott), David Thewlis (Lyons), Tom Hiddleston (Capitano Nicholls), Benedict Cumberbatch (Maggiore Stewart), David Kross (Gunther), Niels Arestrup (il nonno di Emilie). Due scoperte, due debutti: il vibrante Jeremy Irvine è Albert Narracott, e la dolcissima e giovanissima Celine Buckens è Emilie.
Preparate i fazzoletti.

Nessun commento: