No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120211

paradiso perduto


Paradise Lost 3: Purgatory - di Joe Berlinger e Bruce Sinofsky (2011)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: boia che storia!

Qualcuno di voi saprà chi sono i tre di West Memphis (Arkansas). Io non lo sapevo fino a che, nella quarta stagione di Californication, nella dichiarazione finale a suo favore di Hank Moody, lo stesso Moody li cita urlando di liberarli. Essendo internet un pozzo di informazioni, è facile trovarne diverse. Ma se volete capire qualcosa di più, anche del sistema legale statunitense, che ha i suoi problemi come li abbiamo in Italia, questo documentario, che è nella cinquina dei nominati per il miglior documentario, vi aiuterà senz'altro. I due registi, Joe Berlinger e Bruce Sinofsky, che lavorano spesso insieme, insieme hanno diretto Some Kind of Monster sui Metallica, ottimo lavoro, debuttarono nel 1992 con Brother's Keeper, occupandosi quindi già di un omicidio, ma soprattutto avevano già realizzato Paradise Lost: The Child Murders at Robin Hood Hills, documentario che sollevò l'attenzione sul caso (e segnò il debutto dei Metallica, che per la prima volta permisero di usare la loro musica per un documentario, e quindi segnò l'inizio della lunga collaborazione tra i registi e la band), e Paradise Lost 2: Revelations, documentari che mossero molte persone, famose e non, e portarono alla fondazione di un gruppo di supporto a favore di Damien Echols, Jason Baldwin e Jessie Misskelley Jr. (all'epoca 18, 16 e 17 anni), imprigionati pochi mesi dopo il ritrovamento dei corpi senza vita di Stevie Edward Branch, Christopher Byers e Michael Moore, in un bosco vicino alla cittadina, nudi, legati e parzialmente mutilati. I tre giovani furono accusati del terribile triplice omicidio, più che altro sulla base della loro apparenza (amavano il rock, Echols soprattutto vestiva sempre di nero, Baldwin era ritratto spesso con una t-shirt dei Metallica nelle foto sui giornali, e Misskelley, un ragazzo un po' "lento", li seguiva sempre) e di alcuni sospetti di satanismo. All'epoca del processo, a Misskelley, dopo 14 ore di interrogatorio (senza alcun testimone), fu estorta una confessione, risultata completamente falsa, che ammetteva in pratica qualsiasi cosa il poliziotto gli chiedesse. Echols, l'unico maggiorenne, fu condannato al braccio della morte in attesa di esecuzione (la sua ragazza di allora era incinta all'epoca), e gli altri due all'ergastolo.
Il documentario in questione, realizzato con mano sapiente e montato in modo da ottenere un ritmo incessante, utilizza ancora una volta la musica dei Metallica, riassume in un certo qual modo i due "episodi" precedenti, ed arriva in pratica fino ai giorni nostri (è andato in onda il 12 gennaio 2012 sulla HBO, che lo ha prodotto; parentesi nella parentesi, quando avremo una televisione con prodotti di questa qualità in Europa?), sviscera l'argomento in maniera chiara e abbondantemente esplicativa, ci racconta qualcosa dei sentimenti dei tre, ed arriva alla loro scarcerazione, avvenuta nell'agosto del 2011, usando un escamotage suggerito ai tre proprio dal tribunale stesso, l'Alford plea, che, in pratica, ammette l'errore del precedente giudice.
Come detto, grande ritmo, facce curiose della profonda provincia statunitense, facce e corpi che sono radicalmente mutati in questi 18 anni, un documentario che racconta una storia pazzesca, fortunatamente a lieto fine, e che dimostra il fatto che il documentario d'indagine può cambiare la storia. Facce straordinarie anche quelle dei tre protagonisti, storie straordinarie (come quella di Echols, che si è sposato con una donna conosciuta per il suo attivismo pro-innocenza dei tre, e che ha vissuto in isolamento e nel braccio della morte gran parte degli ultimi anni), apparizioni di personaggi famosi che si sono schierati a favore della liberazione dei tre: Eddie Vedder, Johnny Depp, Natalie Maines delle Dixie Chicks. Gran lavoro, appassionante come un fiction thriller.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma si è scoperto poi chi ha scannato i tre sventurati? Per loro non si può certo parlare di lieto fine.

Mog-ur.

jumbolo ha detto...

No. Certo, il documentario diciamo che qualche sospetto lo fa venire.