Le idi di marzo - di George Clooney (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: nulla di novo sotto 'r sole
Stephen Meyers è un giovane idealista, che fa parte dello staff politico del Governatore (democratico, supponiamo) Mike Morris, che sta partecipando alla corsa delle primarie del suo partito, per avere il posto per correre alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Meyers è il numero due dello staff, dopo il boss/guida Paul Zara, più esperto e scafato, ma Meyers è giovane, brillante, fa un ottimo lavoro di ghost writing e sa come intercettare i consensi. Lavora così bene anche perché crede ciecamente in Morris. Anche Mike è un uomo, fatto di carne. Da una parte, anzi dall'altra, Tom Duffy, il capo dello staff dell'altro candidato democratico in corsa per le primarie, il Senatore Pullman, lo lusinga con un'offerta per cambiare sponda, lui inizialmente chiama Zara per metterlo al corrente, questi non risponde, e dopo aver parlato con Duffy (che gli dice che il suo idealismo è mal riposto, in un mondo come quello), quando Zara lo ricontatta, non gli dice la verità; poi, quando Molly Stearns, una stagista che lavora per Morris, con la quale aveva già lavorato insieme ma della quale non ricorda nulla, lo invita ad uscire, Mike ne rimane affascinato, e i due fanno sesso. Dopo poco tempo, Mike scopre che qualcosa non va. Qualcosa di molto grave.
A parte la parentesi leggera (e deludente) di Leatherheads, Clooney regista pare che abbia un'idea molto molto chiara su che tipo di cinema vuole dirigere: Confessioni di una mente pericolosa e Good Night, and Good Luck sono abbastanza chiari. Esseri umani intelligenti e con dei valori, che vengono trascinati in situazioni losche. (Anche) Questa volta c'è la politica di mezzo, ma probabilmente stavolta è affrontata in maniera diretta, dal di dentro. Il film è bello, interessante, ritmato, ben diretto e ben recitato. E ci mancherebbe: Ryan Gosling (Stephen Meyers), George Clooney stesso (Governatore Mike Morris), Philip Seymour Hoffman (Paul Zara), Paul Giamatti (Tom Duffy), Evan Rachel Wood (Molly Stearns) e la sempre splendida Marisa Tomei nei panni della giornalista politica d'assalto Ida Horowicz. What a cast!
Niente di nuovo sotto il sole, ma ogni tanto è bene ricordare che "la più grande democrazia del mondo", come qualcuno si ostina a definirla, ha le sue zone d'ombra.
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