No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120227

Life During Wartime






Perdona e dimentica - di Todd Solondz (2010)




Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Giudizio vernacolare: inniorante




Qualche anno dopo gli accadimenti di Happiness, la vita delle sorelle Jordan è andata avanti. Joy ha sposato Allen Mellencamp, il molestatore telefonico di Helen, ma nonostante gli sforzi di quest'ultimo, continua a ricadere negli stessi errori. Nel contempo, Joy continua ad essere turbata dal ricordo tangibile dell'ex fidanzato Andy, morto suicida. Trish si è trasferita in Florida ed è andata avanti senza il marito Bill, incarcerato per pedofilia, ed ha cresciuto i tre figli da sola, ma adesso sente che è arrivato il momento e la persona giusta per sposarsi di nuovo. La persona giusta è nientemeno che Harvey Weiner, il padre di Dawn di Welcome to the Dollhouse. Nello stesso periodo, Bill ha finito di scontare la sua pena in carcere, e sta viaggiando per la Florida. Il figlio maggiore Billy è al college e sta facendo la sue prime esperienze di vita da solo, mentre Timmy, il secondo, sta per festeggiare il suo bar mitzvah. Joy si prende un periodo di tempo per stare lontana da Allen, e va a fare visita a Trish, dopo di che si reca in California, dove adesso risiede l'altra sorella, Helen, ormai affermata sceneggiatrice per il cinema, che pare avere una relazione con il famoso attore di nome Keanu.




Solondz, stavolta con l'ausilio di una fotografia sfavillante che sottolinea l'ambientazione in Florida, chiude il cerchio "disegnato" da ben tre suoi film precedenti. Nelle dichiarazioni dell'autore, infatti, Life During Wartime ("l'amore in tempo di guerra", titolo originale, ma per stavolta è apprezzabile anche il titolo italiano Perdona e dimentica, che sottolinea il tema portante del film) è il terzo pezzo della trilogia cominciata con Welcome to the Dollhouse e proseguita con Happiness, ma i più attenti fanno notare che due caratteri qui presenti, nello specifico Harvey e Mark Weiner, sono presenti, oltre che in Welcome to the Dollhouse, anche in Palindromes, film, quindi, che in qualche modo forma un tutt'uno insieme agli altri tre (e del resto, anche lì i temi scottanti che tocca normalmente Solondz sono ben presenti). Detto questo, c'è anche da premettere che, sempre parlando di personaggi, gli stessi sono interpretati da attori diversi, a volte con risultati destabilizzanti (uno su tutti il personaggio di Allen Mellencamp, che in Happiness era interpretato da Philip Seymour Hoffman, mentre qui viene affidato all'ottimo attore di colore Michael Kenneth Williams, l'uomo dalla cicatrice sul viso che abbiamo imparato ad apprezzare con The Wire e, susseguentemente, con Boardwalk Empire). Il succo, però, è lì ed è indiscutibile: l'ennesimo film che, con un umorismo perfino macabro, quantomeno non per tutti i palati, che mette i brividi, con una serie di personaggi che incarnano difetti, paure ed insicurezze all'ordine del giorno, tiene incollati allo schermo con questa atmosfera mista tra divertimento e paura. L'ennesima scena madre, che tanto per cambiare vede protagonisti Bill e Billy Maplewood, stavolta beneficia della faccia di marmo di Ciarán Hinds nei panni di Bill, è una di quelle sequenze che fanno trattenere il fiato allo spettatore. Il dialogo finale tra Timmy Maplewood e Mark Weiner fa da contraltare a quello tra l'ormai (ennesimo) fantasma che perseguita Joy, quello di Allen, e la stessa Joy, e passa la palla del possibile perdono allo spettatore.



Cast come sempre ben diretto, fatto di ottimi caratteristi e qualche sorpresa. Oltre a quelli già citati, Shirley Henderson è Joy, Allison Janney (Juno, American Life) è Trish, Ally Sheedy è Helen, Michael Lerner è Harvey, il giovanissimo ma promettente Dylan Rilay Snyder è Timmy, l'ottimo Chris Marquette (Fanboys) è Billy, Paul Reubens (il "vero" Pee-Wee Herman) è il fantasma di Andy, e Charlotte Rampling, ammiccante come sempre, fa una breve parte nei panni di Jacqueline. La colonna sonora è come sempre interessante. La canzone che dà il titolo alla versione originale del film è suonata da Devendra Banhart sui titoli di coda, mentre durante il film è eseguita da Shirley Henderson stessa nei panni di Joy, il testo è di Solondz, e c'è lo zampino pure di Beck.



Un ennesimo gran film da uno dei migliori registi in circolazione, a mio parere.

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