Melanie De Biasio, Teatro Triennale, Milano, sabato 9 novembre 2019
Da qualche anno seguo musicalmente la cantante jazz belga (nata 41 anni orsono a Charleroi, ispirazione per il suo EP del 2016 Blackened Cities) di chiare origini italiane, e l'occasione per vederla esibirsi dal vivo, seppur a Milano, è di quelle da non lasciarsi sfuggire. Eccomi dunque, per la prima volta per me, alla elegante Triennale, all'interno del Palazzo dell'Arte, che ospita a sua volta il Teatro omonimo. Posto in seconda fila senza poltrona davanti, privilegi di chi cerca i biglietti essendo single, e quasi in perfetto orario eccola, accompagnata da tre ottimi musicisti.
Melanie De Biasio è piccola, ma è un fascio di nervi. Eppure, è totalmente in controllo. Si muove lenta ed elegante, quanto basta, sul palco grande, mentre i membri della band, Pascal Mohy alle tastiere, Pascal Paulus chitarra e synth, e Dre Pallemaerts alla batteria, tutti eccellenti musicisti, la accompagnano con grande discrezione ma con assoluta precisione. Sempre con il fido flauto traverso amplificato al seguito, sembra che si arrampichi verso il microfono a volte, ed è a volte sorprendente sentire la voce potente uscire da quel corpo raccolto. Certo, non siamo di fronte ad una urlatrice, ma la potenza è tangibile. Il set dura circa un'ora e venti minuti, dopo un intro vellutato, in ordine sparso, lei e la band eseguiranno interamente l'ultimo Lilies (2017), e una manciata di brani da No Deal (2013). Grandi applausi e, da parte sua, inchini e timidi ringraziamenti. Bravissima.
Melanie De Biasio is small, but she is a bundle of nerves. Still, she is totally in control. She moves slowly and elegantly enough on the big stage, while the band members, Pascal Mohy on keyboards, Pascal Paulus guitar and synth, and Dre Pallemaerts on drums, all excellent musicians, they accompany her with great discretion but with absolute precision. Always with the western concert flute amplified in tow, she seems that she has to climbs towards the microphone at times, and it is sometimes surprising to hear that powerful voice coming out of that collected body. Of course, we are not facing a screamer, but the power is tangible. The set lasts about an hour and twenty minutes, after a velvety intro, in sparse order, she and the band will perform the last Lilies (2017) entirely, and a handful of songs from No Deal (2013). Big applause and, for her part, bows and shy thanks. Very good.
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