Vivir dos veces - Di María Ripoll (2019)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Valencia, 2017. Emilio è un misogino e solitario professore universitario di matematica in pensione, puntiglioso e orgogliosissimo, al quale crolla il mondo addosso quando gli diagnosticano il morbo di Alzheimer. Tra lucidità e follia, spronato dalla giovanissima nipote Blanca, che riesce a convincere la madre Julia non solo ad accompagnare lei ed Emilio nell'impresa, ma perfino a trovare il coraggio per altre scelte difficili, Emilio decide di ritrovare il suo amore dell'adolescenza, mai dimenticato, Margarita. Non l'ha dimenticata per tutta la vita, e adesso ha semplicemente paura di dimenticarla per sempre.
Ogni tipologia di regista ha i suoi rischi. La Ripoll, che debuttò nel 1998 con The Man with Rain in His Shoes (che casualmente ebbi modo di vedere a Londra proprio alla sua uscita), ha questo tocco alla Frank Capra, leggiadro, da commedia dolce e amara, che purtroppo ogni volta rischia di scadere nella banalità. Questo ultimo lavoro, a dispetto di una coppia di protagonisti fortissima (Martinez/Emilio e Cuesta/Julia), e una outsider sorprendente (Carbonell/Blanca), non riesce a non annoiare, e commuove pochissimo.
Each type of director has its risks. Ripoll, which debuted in 1998 with The Man with Rain in His Shoes (which I accidentally got to see in London when it came out), has this touch Frank Capra-ish, graceful, as a sweet and bitter comedy, which unfortunately every time risks to fall into banality. This latest work, in spite of a very strong pair of protagonists (Martinez / Emilio and Cuesta / Julia), and a surprising outsider (Carbonell / Blanca), cannot fail to get bored, and it moves very little.
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