No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20200306

Funerale

Panihida Drabikowski's Batushka (2019)

Eccoci quindi al nuovo disco dei Batushka nella versione del fondatore Krzysztof Drabikowski, polistrumentista di Bialystok, Polonia, disco uscito alla fine di maggio del 2019. Il titolo, Panihida (in cirillico панихида) significa pressappoco "servizio commemorativo", funerale in pratica; da ricordare che la città polacca che ha dato i natali ai Batushka si trova al confine con la Bielorussia, quindi bilingue, e che a livello religioso vede la più alta concentrazione di credenti ortodossi in Polonia (naturalmente, questo non significa che i membri della band siano devoti...). Tornando al disco, il naturale il confronto con il "concorrente" omonimo (Hospodi dei Batushka di Krysiuk, ne abbiamo parlato ieri) ci porta a dire alcune cose, giusto per contestualizzare: Panihida è leggermente più grezzo nella produzione, verosimilmente in maniera voluta da Drabikowski. I canti liturgici sono inglobati nella struttura delle varie tracce, otto, intitolate semplicemente "canzone 1" fino alla "canzone 8" (Песнь, Pesn'), rendendo quindi l'impressione di un lavoro meno spettacolare, più concentrato sulla musica. Ci sono dei difetti: la voce è affogata nel missaggio, e il disco nella sua interezza, un Black Metal ibridato dal doom con molti passaggi estremi e selvaggi, soffre di una certa omogeneità, nel senso negativo del termine. Di certo, non un disco "debole", adatto senz'altro a chi cerca l'estremo.



So here we are at the new Batushka album in the version of the founder Krzysztof Drabikowski, multi-instrumentalist from Bialystok, Poland, album released at the end of May 2019. The title, Panihida (in Cyrillic панихида) means roughly "memorial service", funeral in practice; to remember that the Polish city that gave birth to Batushka is on the border with Belarus, therefore bilingual, and that religiously sees the highest concentration of Orthodox believers in Poland (of course, this does not mean that the band members are devoted ...). Going back to the album, the natural comparison with the "competitor" of the same name (Krysiuk's Batushka's Hospodi, we talked about it yesterday) leads us to say a few things, just to contextualize: Panihida is slightly rougher in production, probably in a manner desired by Drabikowski. The liturgical chants are incorporated into the structure of the various tracks, eight, simply titled "song 1" up to "song 8" (Песнь, Pesn'), thus making the impression of a less spectacular work, more focused on music. There are some flaws: the voice is drowned in the mixing, and the album in its entirety, a Black Metal hybridized by the doom with many extreme and wild passages, suffers from a certain homogeneity, in the negative sense of the term. Certainly not a "weak" album, definitely suitable for those looking for the extreme.

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