Le lacrime amare di Petra von Kant - di Rainer Werner Fassbinder 1972
Giudizio sintetico: si può vedere
La stilista Petra von Kant vive sola, dopo la morte del primo marito e il divorzio dal secondo, con la governante/assistente/tuttofare Marlene, ridotta a una specie di schiavitù dalla padrona, che serve e riverisce senza proferire una parola che sia una. Petra vive e parla continuamente in preda all'ipocrisia più completa, dicendo tutto e il contrario di tutto, contraddicendosi dopo alcuni secondi dall'aver dichiarato qualsiasi cosa. Un giorno riceve la visita dell'amica Sidonie, che da un po' non vedeva, e questa le presenta una ragazza, conosciuta durante un viaggio: la ragazza si chiama Karin, non lavora, non sa fare niente, le piace stare a letto fino a tardi leggendo fotoromanzi, ma è molto bella, e Petra se ne invaghisce all'istante, al punto da chiederle di trasferirsi da lei. La convivenza, e il lavoro insieme (Petra la trasforma in indossatrice, anche se Karin si rifiuta di prendere lezioni), trasformano il loro rapporto: Petra completamente dipendente dalla tirannia di Karin, che ad un certo punto, se ne va con il marito, che apparentemente aveva abbandonato in Australia. Petra è distrutta, e rischia di distruggere tutto quello che è vicino a lei...
Tratto dall'omonimo dramma teatrale dello stesso Fassbinder, il film è tutto girato in una stanza, e ovviamente, come ogni trasposizione dal teatro, molto dialogato. Il lavoro delle telecamere, aiutato dagli specchi e dai manichini, è interessante, ma le recitazioni rimangono molto teatrali; i dialoghi (e quel che c'è intorno) e i personaggi hanno plurime chiavi di lettura, e la conclusione, a differenza da quella del dramma teatrale, è ottima, ma il film risulta molto pesante. Irm Hermann è brava nei panni di Marlene, Margit Carstensen iper-drammaturgica ma innegabilmente brava e disturbante nei panni di Petra.
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