Il Teatro degli Orrori + Love In Elevator, giovedì 16 dicembre 2010, Firenze, Auditorium Flog
Vi ricordate come chiusi la precedente recensione di un live dei
TDO? Ve lo ricordo io: "
a me rimane la voglia di vederli in un'altra location". Succedeva circa un anno fa. Nel frattempo, soprattutto a causa della delusione dovuta ai suoni inascoltabili di quella sera, non ho più colto altre occasioni per vederli in un altro luogo. Senza pensarci bene, dopo circa un anno torno a vederli alla
Flog, con amici.
Aprono i Love In Elevator. Ci metto un po' per capire. Dopo un po', non mi dispiacciono per niente. Sono quattro, ma in realtà il quarto componente, seconda chitarra, tastiere, backing vocals, mi pare proprio Franz Valente, batterista dei TDO. Gli altri tre sono (dopo parecchie ricerche) Roberto Olivotto alla batteria, stile pestone, simile a quello di Valente, del resto, qualche sbavatura ma efficace, Christian Biscaro alla voce e al basso (ma verso la fine si scambierà lo strumento con il componente che vado a dirvi dopo), Anna Carazzai, voce e chitarra e un bel vestito da sera attillato, unica componente originale rimasta.
La voce di Anna non mi è piaciuta, ma l'attitudine della band è interessante, ne esce fuori qualcosa in mezzo al noise, allo sludge, vagamente art-rock. Particolare importante: vedo i primi pezzi dal "piano terra" dell'auditorium, poi uno degli amici mi chiama al piano di sopra per un posto a sedere. I suoni sono molto migliori di sopra rispetto al basso.
Come sempre tardissimo, ecco i
TDO nella formazione a cinque. Sono curioso anche di questo. La fuoriuscita di
Giulio Ragno Favero al basso è stata "compensata" da due arrivi:
Nicola Manzan (componente unico di
Bologna Violenta), che alterna seconda chitarra e violino, e Tommaso Mantelli (
Captain Mantell) al basso. Entrambe, così come da sempre Gionata Mirai (chitarra fin dagli inizi dei
TDO, ma ricordiamolo,
Superelasticbubbleplastic), danno una "voce" ai cori.
Inizio con una parentesi di riflessione. Una persona che è con me ad assistere al concerto, mentre ci rechiamo a mangiare una pizza prima, dice che i TDO fanno musica emo. La cosa mi spiazza un po', a me non pare proprio. Ma mi fa notare meglio il pubblico che entra nella Flog. Ci sono, in effetti, dei giovanissimi evidentemente emo. Quindi, una parte di verità c'è. Rifletto, durante e dopo, sul fatto che probabilmente questi giovanissimi sono attirati, forse dal loro (dei TDO) vestirsi di nero, ma soprattutto da quella sorta di spleen "involontario" presente nei testi di Capovilla, soprattutto da quel suo parlare d'amore in modo disincantato e sottilmente pessimista, tipico e, diciamocelo, proprio di una generazione (la mia, due anni soli di differenza tra me e Pierpaolo) che assiste praticamente impotente alla disgregazione della società, anche per colpa di una classe politica ipocrita perfino sul senso di famiglia. E' una nuova chiave di lettura, almeno per me, della realtà del Teatro degli Orrori. Ha una sua valenza.
Andiamo avanti, e purtroppo devo subito dire che o il tecnico dei suoni non gradisce la
Flog, oppure ha sbagliato mestiere, perché anche questa sera è praticamente indistinguibile il suono delle chitarre: e pensare che stavolta ce ne sono due. E' quindi un peccato, perché i pezzi sono leggermente modificati, ma è difficile capire come: basso e batteria sovrastano troppo il tutto, a parte la voce.
Capovilla è naturalmente mattatore assoluto, si gode una sorta di adorazione da parte del pubblico, e si lascia andare più volte ad un lungo
crowd surfing, e a parte questo sembra più sobrio del solito.
La band pare abbastanza oliata, Gionata è carico e sicuramente il più mobile di tutti, mentre apprezzo sempre di più lo stile massiccio e sincopato di Franz, una vera colonna.
L'apertura è da piegare le ginocchia: E' colpa mia, e subito a ruota A sangue freddo. Come da indiscrezioni, si risentono pezzi dal primo disco messi da parte nei concerti precedenti: Carroarmatorock! è uno di questi, e spacca davvero, l'altro è Lezione di musica, che chiude il concerto, nei due bis, dopo La vera prigione, una poesia, naturalmente di Ken-Saro Wiwa.
Difficile scegliere un climax, ma probabilmente Compagna Teresa è, se facciamo un mix tra esecuzione e risposta del pubblico, quella che vince la palma della serata.
Promossi tutti, Il Teatro degli Orrori si conferma una delle band con maggior seguito live in Italia, a livello non-mainstream, escluso il tecnico dei suoni.