Dolls - di Takeshi Kitano 2002
Giudizio sintetico: imperdibile
Tre storie d'amore; una, appena abbozzata, quella tra la pop-star che rimane sfigurata in un incidente d'auto, e il fan che si acceca volontariamente per poterla incontrare, visto che lei non vuole più mostrarsi a nessuno; un'altra ancora tra una donna dolcissima che aspetta il suo fidanzato per anni, mentre lui a sua insaputa diventa un boss della yakuza; e infine quella che percorre l'intero film, tra due giovani promessi sposi davvero innamorati, dove lui, costretto dalla famiglia, improvvisamente decide di sposare la figlia del suo capo, e la sua ex impazzisce.
Probabilmente il capolavoro di Kitano, che ci ha abituati a film intensi ma densi di bagni di sangue, e invece ci spiazza con un film sull'amore; viene in mente il David Lynch di "Una storia vera", per dare l'idea di quanto questo film sia una mosca bianca nella filmografia del regista giapponese.
Amore, l'amore che soffre a causa degli eventi che ci travolgono, che ci condiziona la vita, che ci fa perdere la ragione, che ci condanna ad una vita senza gioia. Sequenze più che suggestive, indimenticabili, prevalenza di inquadrature fisse con i protagonisti in movimento che entrano ed escono lentamente, colori forti in primo piano, con il rosso, il colore della passione, a farla da padrone. Alternanza col teatro Bunraku, alternanza tra le storie in maniera quasi sadica, nei momenti in cui la curiosità si fa morbosa si stacca sull'altra. L'inconfondibile tocco orientale, le sequenze in spiaggia tanto care a Kitano, un film simbolico e triste, profondamente triste, dove non c'è perdono, non si rimedia agli errori commessi, anche se ci sembra che i protagonisti ci arrivino vicinissimo, non c'è via di scampo.
Un film dove, se ancora non lo sapeste, imparerete che l'amore, quello vero, viene prima di tutto.
E se lo lascerete scappare, potreste pentirvene amaramente.
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