Il mondo di Horten - di Bent Hamer 2009
Giudizio sintetico: si può perdere
Odd Horten è un sessantasettenne norvegese della capitale, che vive solo (non sappiamo se single, vedovo, divorziato o cos'altro) in un piccolo appartamento, vicino alla ferrovia, e da quasi quarant'anni guida il treno superveloce Oslo-Bergen. Taciturno, posato, abitudinario, fuma la pipa e va a trovare la madre, che vive in una residenza per anziani ma che non parla e guarda dalla finestra. Sua madre, da giovane, voleva fare il salto dal trampolino con gli sci, ma a quei tempi, alle donne non era permesso.
Odd è alla vigilia della pensione. Deve fare il suo ultimo viaggio verso Bergen, ed ha deciso che per tornare, prenderà l'aereo. La sera prima, i colleghi lo festeggiano e gli consegnano l'ambita (non da lui, che non ama premi e cerimonie) locomotiva d'argento, per quasi 40 anni di attività, ma qualcosa va storto e la mattina non riesce ad arrivare in tempo. Da quel momento, sarà un susseguirsi di accadimenti strani.
Ho "inseguito" un po' questo film, prima della "chiusura" della scorsa stagione, e quando ho visto un cinema che riapriva con l'ultima fatica del norvegese Hamer sono andato fiducioso. Forse troppo.
Dopo Kitchen Stories, molto molto bello, rimasi deluso da Factotum, magari perchè mi aspettavo troppo da Matt Dillon in un film su Bukowski; questo Il mondo di Horten mi ha in parte deluso: non l'ho trovato geniale come mi sarei aspettato da Hamer.
Troppo lunga l'introduzione, il passaggio del protagonista alla pensione "conclamata", troppo onirica, confusa e confusionaria la parte seguente, che è tutto un pretesto per dirci quello che il regista, per mezzo del finale a dire la verità non troppo chiaro, a proposito di vivere i proprio sogni e, magari, quelli degli altri, per realizzare qualcosa rimasto incompiuto.
Si apprezza l'idea, come pure una parte della realizzazione, le prove del cast, qualche situazione talmente illogica e grottesca da risultare ovviamente simpatica, ma nel complesso il film scorre malissimo e risulta pesante a dispetto dell'ora e mezzo scarsa di durata.
Peccato.
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